Pechino sotto la minaccia di duemila banditi
Pechino sotto la minaccia di duemila banditi Pechino sotto la minaccia di duemila banditi Il Giappone ne sa qualche cosa ? Sciangai, 6 notte, ,/Si riceve stasera da Pechino che nella località di Ciang Sing Tsien sono concentrati duemila banditi i quali hanno distribuito fra la popolazione dei manifesta Oggi o domani, dicono i mani /esti, Pechmo sarà da loro attac caia e presa. Naturalmente que- sta notizia ha prodotto un enorme panico tra la popolazione dell'antica capitale cinese. Il consiglio militare si è subito riunito e ha deliberato in mei-ito a misure di protezione. Le truppe che sono di guarnigione nella città hanno già occupato le mura a nord pronte a opporre resistenza ai banditi. In tutti gli ambienti ci si domanda che cosa farà il Giappone. Si sospetta anche questa volta, che come nel caso dei banditi che erano concentrati a Feng Tien, col movimento siano in rapporto giapponesi. Si ricorda infatti che tra i banditi di Feng Tien catturati dalle truppe cinesi si trovavano alcuni giapponesi. Sembra in altre parole che questo banditismo di nuovo genere sia fomentato dal rlaèlntIrhddcdld ! ne per un intervento militare in ! piena regola. Giappone allo scopo di portare lai confusione nella zona circostante] a Pechino e avere così una ragio- j che i banditi di cui si parla oggi ,non si sono mostrati come prima sud dell'antica a sud dell'antica capitale bensì già nella zona demilitarizzata che costituisce l'obbiettivo principale della strategia nipponica. Un'altra notizia giunta questa sera riguarda la Mongolia. Si apprende che il presidente del consiglio nazionale della repubblica mongola esterna lia opposto una replica molto forte alle domande lNotevole è if fatto'; , nipponiche presentate recentemen- jte in seguito a un incidente di i \ frontiera. La Mongolia si rifiuta',e o o di concedere ai giapponesi di stabilire sul suo territorio un consolato speciale che, secondo quanto domanda Tokio, dovrebbe essere fornito di una speciale linea telegrafica e avere un'autonomia assai maggiore di quella che godono i diplomatici in genere.
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