Manovre e voci di nuove proposte inglesi
Manovre e voci di nuove proposte inglesi Manovre e voci di nuove proposte inglesi pp gParigi, 6 notte. La nota dell'Agenzia «Reuter», secondo cui la commissione giuridica della Lega delle Nazioni avrebbe riconosciuto al Consiglio della medesima la facoltà di mettere l'embargo sui trasporti d'armi attraverso il canale di Suez, nonostante le disposizioni della convenzione di Costantinopoli del 29 novembre 1888, viene commentata con scetticismo da parecchi giornali francesi. In generale, si inclina a ritenere che nei colloqui che avrà la settimana prossima a Londra col Governo britannico il signor Avenol cercherà di distogliere l'Inghilterra da una procedura che, ad onta dei cavilli giuridici invocabili per farla trionfare, si presenta come estremamente aleatoria. La convenzione per Suez Tuttavia, la prospettiva di una controversia giuridica sulla materia non è esclusa in talune sfere, dove si ritiene che l'Inghilterra mediti di assumere per l'occasione le riserve formulate all'atto di firmare la convenzione con riferimento alle necessità dell'occupazione dell' Egitto da parto delle sue forze armate. Le persone bene informate pretendono che il Governo di Londra speri oltre tutto sfruttare le circostanze per prendere due piccioni ad una fava e utilizzare la eventuale revisione dell'atto internazionale che fissa il regime del canale non soltanto per tagliare la strada alle comunicazioni militari italiane, ma per ottenere che d'ora innanzi i diritti di transito non siano più pagati in franchi oro bensì in sterline-carta. E' noto, infatti, che 11 2 maggio scorso il Governo egiziano, obbedendo ad una pressione di Londra, ha emanato un decreto annullante gli effetti della clausola oro nel contratti internazionali. Sin qui il decreto è oggetto di contestazioni e di controversie animate. Minacciata dal pericolo di vedersi d'ora innanzi pagata dagli utenti del canale in una moneta svalutata e fluttuante anziché in oro, la Compagnia ha preso ieri la decisione di sospendere a buon conto il pagamento in oro dei «coupons » e dei titoli ammortizzati, liquidando dal primo agosto gli uni e gli altri in carta e trattenendo la differenza, in attesa che le sorti del decreto si decidano. Si tratta di un provvedimento destinato a far pressione sugli azionisti, 1 quali, come è noto, sono in grandissima maggioranza inglesi. Se ia pressione otterrà o no lo scopo è ancora difficile dire; ma l'episodio è interessante come inizio dell'ardente battaglia finanziaria che da tempo è in corso intorno al canale e dei pretesti supplementari che il Governo inglese potrebbe essere indotto ad accattarvi per mettere sul tappeto la revisione della convenzione dell'88. La stampa parigina segue, intanto, con attenzione, le voci messe in circolazione a Londra circa il colloquio avuto ieri da sir Samuel Hoare con 1' Ambasciatore d'Italia. La soddisfazione delle sfere londinesi per la decisione del Governo di Roma di non comprendere l'on. Grandi nel movimento diplomatico annunziato viene in; terpretata qui come un sintomo che l'Inghilterra voglia fare un nuovo tentativo per risolvere 11 problema abissino con mezzi pacifici e conti per assecondarlo sui cordiali rapporti esistenti fra il Foreign Office e il diplomatico italiano. Un condominio anglo-italiano? Secondo l'« Intranslgeant » sir Samuel penserebbe pel momento ad una specie di condominio anglo-italiano sullEtiopia. Superfluo rilevare che se l'ipotesi dovesse confermarsi, come si confermò a suo tempo l'offerta di Eden a Mussolini, la Francia, che già dimostrò di non gradire l'idea di fare di Zeila una rivale di Gìbuti, potrebbe sentirsi indotta a invocare contro il supposto progetto di condominio anglo italiano l'accordo tripartito del 1906. L'Intransigeant, il cui collaboratore diplomatico è ordinariamente bene informato, avverte a tale riguardo che, qualora Roma fosse tentata di far buon viso aTe nuove proposte inglesi, il suo Governo non potrebbe perdere i'ucchlo che dei vantaggi internazionali di questo genere « non possono essergli conferiti da un solo Paese ». Si tratta, sin qui, di reazioni della prima ora e quindi appena accennate. Ma dal loro indirizzo e dalle frequenti allusioni agrodolci fatte qui in questi giorni all'accordo un glo-italiano del dicembre 1925, non è illecito dedurne che lo scopo principale delle pretese nuove offerte britanniche possa essere quello di obbligare la Francia a uscire dalla sua attuale neutralità, provocandola con la prospettiva di un accordo che si farebbe senza la sua partecipatone. Le sfere francesi controbattono in anticipo la manovra, lasciando comprendere che Parigi preferisce vedere l'Italia andare in Abissinia da sola. Sarebbe comunque interessante stabilire fino a qual punto tale preferenza può essere rite nuta definitiva e inaccettabile alle contingenze. C. P.
Persone citate: Mussolini, Samuel Hoare
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