I silenzi di Cordova di Riccardo Forte

I silenzi di Cordova L'ANDALUSIA IITSTTiR,ARISTA. I silenzi di Cordova o a o n a n . a n i e n n . a i a . a i , a a r , n e l a a a a a, ri a, o, a l o. n- CORDOVA, luglio. Se Granata è grazia, voluttà, mollezza e abbandono, Cordova è silenzio e poesia. L'Alhambra ci era apparsa come una aiuola di celestiali e terrestri aromi, un braciere di essenze soavissime, che stordiscono dolcissimamente, che dilettano, che innamorano, che incantano senza stancare, senza saziare. Era il dolce paradiso d'Allah in terra, luogo di mistiche e amorose voluttà, di tenerezze senza nome e senza fine. Erano tutte le seduzioni dei più lontani paesi d'Arabia, portati da messi solerti e sagaci di crtispbcvmbttliptsciviltà, che venivano da Damasco,] fda Giaffa e dallo Yemen fiorito E tutto si traduceva in arabeschi gentilmente disegnati su mura marmoree trapunte come il broccato, ricamate come seta e leggere come trine; in giardini dalle acque zampillanti e mormoranti tra boschetti di mirti; in bagni e stanzucce segrete dai mosaici azzurri; in deliziosi letti di pietra ove posavansi cuscini e drappi destinati ad accogliere e ad avvolgere i corpi voluttuosi e belli delle fanciulle ammucchiate nelle camere dei Leoni. Qui a Cordova troviamo ben altro. La foresta di palmizi La Moschea è una foresta intricata di colonne e colonne che debbono arieggiare, dicono, una foresta di palmizi. E difatti colonne e archi s'intersecano così opportunamente le une con gli altri, su venti, quaranta, sessanta file uguali ma diversamente disposte, che l'occhio, situato in un angolo dello sterminato edilizio, vede le arcate incontrarsi via via come le foglie acuminate di innumerevoli palmej i cui tronchi sarebbero le colonne del tempio. Colonne ed archi sono tutte composte di lastre bianche e rosse alternate, sicché l'effetto è dei più fantastici. Ma non è la grazia voluttuosa e ricercata della squisita Alhambra; è una vera cattedrale mora, piena di una maestà serena e riposata, ancor vicina alla terra. Quei religiosi Arabi che non avevano conosciuto il Cristo non sapevano sublimarsi se non magnificando l sapori e i sentori del loro cielo e del loro suolo; e così qua le colonne non si slanciano verso una vetta infinita come le guglie delle cattedrali gotiche, ma arieggiano semplicemente, in un contenuto paganesimo di sembianze e di ricordi, la foresta di palmizi. Ma il mondo maomettano che si intravede, luminoso e pacato, attraverso questa distesa d'archi e di colonne, non è solo nella moschea. Carlo V vi suscitò dentro tutto una vasta chiesa di stile barocco, di cui l'unica cosa bella è il coro; e ben altro avevano fatto i Mori. Guardate i capitelli delle colonne: essi non hanno nulla di arabico: sono capitelli visigotici che i Mori, forse per economia, presero dal tempietto cristiano che qui si ergeva; le stesse colonne sono in parte romane. I marmi di Andalusia si mescolano con quelli di Carrara; le scannellature doriche s'alternano con le spirali moresche. Dal tempio già in rovina, e dove s'erano di già avvicendate le civiltà, romana e cristiana, i Mori portarono via tutti i capitelli che potevano ancora utlizzare, e alcune colonne: e fecero essi le altre colonne e le collocarono sotto capitelli dei Visigoti e sotto le arcate arabe che costruivano. Essi salvarono del resto l'armonia e l'arte costruendo un tempio unico per la sua bellezza e per la forza] di rappresentazione della civiltà moresca, e non si può imputar loro in sostanza nessun oltraggio. I pudori di Carlo V Corto V, come aveva fatto a Granata, inorridi allorché vide questa meraviglia architettonica, che poteva suggestionare le menti ancor memori dei suoi sudditi. E con un atto che può sembrare di cieco puritanismo, ma forse non lo fece coprire gran parte delle colonne e delle arcate, sommergendole in pareti artifciali, che dividevano l'immenso tempio in una serie di cappelle cristiane. Ed ecco così dei miscugli mai visti di barocco col moresco, il quale già si era spontaneamente e senza sfregio mescolato con elementi dell'architettura visigotica e con resti di cMpltcscnussltfidtlsrdpctetlsbsvtvmcbrtuzvsasrtdcfnmgtcmltmalevqrtcceaGcMszndcfdcsqtgsnpntuscvsldzc ostruzione romana; l'insieme saebbe grottesco se quelle ceninaia di colonne e d'archi non porgessero sempre fuori, invincibili, insopprimibili, con un'aria calma e lenta di cosa morta che vive ancora, di chi è vinto e afferma pur di esistere e non vuol combattere. Queste soprastrutture in muratura sono rimaste press'a poco intatte fino a tre anni fa. Spetta alla Repubblica il merito di aver intrapreso gli assaggi e i lavori per sondare e rimettere alla luce tutto l'interno del tempio moresco nello stato suo originario. I frati non hanno fatto difficoltà, il che prova una volta di più che la Monarchia spagnola era più papista del Papa, e che .certe intolleranze, certi fanatismi, certe ottenebrazioni non fanno che procacciare al potere civile o religio so che vi ricorre il ridicolo e la condanna universale. E' straordinariamente interessante il vedere una per una queste arcate che risorgono fuori da muri del Rinascimento, queste pareti che crollano lasciando dietro di sé il vuoto d'una galleria moresca, delle finestre rotonde che allargate ri diventano finestre rettangolari terminanti in semicerchio, rivelando disegni preziosi, grazie in sospettate; perfino marmi traforati, e che sono un aereo ricamo di pietra come a Granata, e sopra i quali era stata gettata la calce per nascondere, per velare tutto; perfino il pavimento, che era stato arbitrariamente rialzato d'un buon metro, sì che le colonne sbucavano fuori da terra senza base, come grosse canne di bambù, e ora il suolo si riabbassa, e le basi tornan fuori, e il pavimento in mosaico risorride sotto il legno fracido che lo copriva; perfino il muro che separa la moschea dal giardino di palme e che invece non esisteva e sarà abbattuto: la moschea deve rimanere tutta aperta e i palmizi architettonici e i veri continuarsi gli uni con gli altri — effetto deliziosamente audace. Questa sala, vi dicono, è stata aperta due mesi fa; questo angolo data da due anni: prima se ne ignorava l'esistenza; questo arco è risorto fuori in questa settimana; qui, dentro questa muraglia spesùssima, deve esserci una galleria ai archi che fa simmetria con questa di fronte, cioè un'altra meraviglia nascosta di cui però già conosciamo tutti i particolari e tutte le grazie. Star comodi in casa Ma Carlo V non volle tappar tutto, e io debbo rettificare l'idea che forse alcuni lettori si sono formata di questo Principe. Tappò l'essenziale per edificare una cattedrale cristiana nell'interno della moschea, disegno che può parere alquanto peregrino, ma che era all'epoca, e anche fuori dell'epoca, elevato e nobile in sé; e dei meravigliosi colonnati della Moschea, quelli che potevano rimanere fuori del piano delle edificazioni interne, delle cappellette e del coro che l'Imperatore si proponeva di costruire, quelle furono rispettate, ed è grazie a ciò che le abbiamo ancora qui sotto i nostri occhi. Grazie alla Chiesa, possiamo dire, che senza la trasformazione della Moschea in cattedrale cristiana, il superbo edificio sarebbe stato senza dubbio distrutto, come avvenne d'un certo altro di cui ora vi dirò; sicché, come in molte altre cose, la Chiesa assunse qui una funzione civilizzatrice, fu la custode dei tesori d'arte lasciati dalla civiltà moresca e che grazie a questa impensata e per noi di oggi quasi assurda trasformazione, poterono essere sottratti alle plebaglie fanatiche e al saccheggio dei soldati briacfti e a mille stupri che non avrebbero fatto rimanere in piedi una sola pietra. Deliziose strada dall'aria sonnolenta, signorile, tutte ombra e tutta pace, dove ogni tanto s'apre una piazzetta che è un salotto nostalgico e profumato, perchè ogni casa, pensate, ogni casa di Cordova, e sono parecchie migliaia, possiede un patio. Il patio, cosi alla lettera, è un cortile; ma il patio delle case di Cordova è una creazione unica di eleganza e di dolce comodità. Ogni casa è formata di due soli piani, il terreno e il superiore, ed ha una scala interna. Avautcsgscttmtctssmmpcl(muqdsgasddrqsvidatpccinucpsqdfdmlfpsczspgduzc Appena varcata la soglia, ci troviamo' nel patio, tutto spalancato all'aria, di solito però coperto da una tenda che è tesa fra le quatro pareti interne della casa: sicché è cosi stretto il pertugio lasciato ai raggi del sole, che vi si gode un'oscurità deliziosa, una freschezza incomparabile. Ma questo cortiletto riposante non è un corile: vi si trovano i radiatori del ermosifone per l'inverno, è pavimentato come un salotto, è tutto appezzato di arazzi, di sete, di cortinaggi, è ammobiliato di polrone, di tavoli, di piccole dispense, di molti divani; è ornato di vasi di fiori con piccole palme nane, mentre nel centro s'alza una palma gigante; e tutt'intorno gira un porticato ricamato d'erbe rampi canti e dalle elegantissime co lonne. Elegia su Medina Zahara — La gente de Cordova sale (esce) poco, pourque se encuentra muy comoda en su casa, mi dice un amico di qui. Non c'è modo in queste case dolcissime, ora tepide, ora fresche, di soffrire i rigori, dell'inverno e le arsure dell'e state. Questi cortili dove la famiglia vive tutta la stagione buona all'aperto — dal febbraio all'ottobre — e che offrono al visitatore, tosto varcata la soglia, l'in timità dolce della vita di casa, che sono sale di musica, salotti di riunione, biblioteca, sale da tè. sala da pranzo, — e non per economia di spazio; che nel piano superiore vi sono le dieci, le dodici, le quindici 'stanze dove la famiglia si ritirerà l'inverno — e dove si assortiscono gli ornamenti più diversi, i fiori, le piante, gli arazzi, quadri, i grandi vasi cinesi e andalusi, ma tutti mobili, gingilli e aggeggi destinati aJZ'esparcimento, cioè olio spargimento del tempo e dell'attività di uomini che credono il lavoro una condanna e che reputano un segno di nobiltà il non far nulla, e la vera missione dell'uomo il passar il tempo, in un'intimità piacevole e onesta di cose poetiche e care, sono nel tempo stesso un prodotto e un conservatòrio di civiltà. Io mi figuro questi patios soavissimi come delle vere casse ovattate e tappezzate di materie coibenti per non far filtrare nei costumi e nell'anima di questo popolo dal volto spianato, e che non canta e non freme e non ironeggia come il Napoletano ma sogna e amoreggia con la vita, le correnti civilizzatrici che soffiano dal Nord. Non ho visto Medina Zahara, il più grande palazzo che sia mai stato al mondo, dove abitavano cinquecento cortigiani, mille funzionari e dodicimila favorite e schiave, fantastica reggia i cui appartamenti occupavano da soli miglia, e miglia di terra e i cui giardini chiusi avevano un'estensione uguale a quella di tutta la Cordova moderna. Il sultano ambi zioso che edificò questa mitica e reale Babele moresca non previde che dopo pochi anni dal suo compimento essa sarebbe stata rasa al suolo, pietra per pietra, si che oggi ne resta appena la traccia nei dintorni della città. C'è così poco — alcuni sassi — che l'escursione non è raccomandata. Riccardo Forte

Luoghi citati: Andalusia, Arabia, Carrara, Damasco, Yemen