Storia dello nano di Norimberga

Storia dello nano di Norimberga Storia dello nano di Norimberga Con Rambaldo fummo compagni di scuola: dalle elementari fino a tutto il ginnasio. Io, poi, proseguii pel liceo a cercare — bel minchione ! — lungo i ciottolosi sentieri delle grammatiche i fiori grami della letteratura. Lui, ancora ragazzo, si buttò al commercio. Bella intelligenza, Rambaldo : pronta, elastica, piena di risorse : tutte le virtù che più giovano in commercio. In più possiede il colmo delle perfezioni per un uomo che sta negli affari : è gobbo. Ma gobbo sul serio : gobbo davanti e di dietro : e con tale abbondanza che pare si porti a spasso — come i facchini, sapete, con la cinghia accavalciata alla spalla — due voluminose valigie. Per quanto seguissimo itinerari così divergenti, pure, in gioventù, stemmo molto insieme. Poi, io presi moglie : lui mi fece da testimone (io ci credo molto a certe cose) : e la mia vita, necessariamente diversa, mi allontanò alquanto dall'amico. Ogni tanto, al ritorno da qualche viaggio all'estero che gli riempiva i bauli di quattrini, ci si presentava in casa all'ora giusta di pranzo (o di colazione), con un bel mazzo di fiori per mia moglie e qualche lussuoso giocattolo per le bambine. E s'invitava cordialmente a mensa. Una sera — era la sera dell'Epifania ; me ne rammento come se fosse ora — Rambaldo parlò nei seguenti termini : — Mio caro; ogni volta che penso alla tua carriera di uomo di lettere, mi torna a mente quello che fu il mio primo commercio : il commercio delle patate... Non ti offendere: intendo dire soltanto che le patate hanno l'8o per cento d'acqua. Ma il consumatore di patate — qui sta la differenza r— paga anche l'acqua come fosse patata. Il risultato è che. oggi, a parecchi anni di distanza, tu hai una chiara fama nel mondo delle lettere e io ho una fortuna che neanche la mia modestia può più permettersi di definire modesta. Con tutto ciò... — Con tutto ciò? — Con tutto ciò... Eh sì, mio caro; tu hai la tua casa, hai la tua cara moglietta, hai queste due bellezze di bambine. Io ho trentotto anni, domani ; e sono solo come un cane. Bisogna proprio che mi decida a prender moglie... E come il silenzio che seguì alle sue parole fu pieno di stupore e di allusioni inespresse, l'amico Rambaldo fu pronto a soggiungere : — Gobba : naturalménte. Gobba come me... Passò qualche mese. Una sera, mi arriva un telegramma : da Amburgo. Diceva : « Sposeremo giorno 25 mese venturo stop Conto vorrai rendere vecchio amico servizio già da lui resoti stop Con fidanzata salutiamovi affettuosamente ». L'aveva trovata ! Con quella rapidità che era una delle ragioni del suo successo in affari, l'amico Rambaldo s'era già snidata la sua brava gobbetta. Io sarei stato, automaticamente, testimone alle sue nozze. Se non che, a differenza del gobbo maschio, è comunemente accettata l'opinione che la gobba femmina... Seguì una lettera, breve, con qualche particolare. Era tedesca: di Norimberga. Non gobba : ma piccola : molto bassina : anzi bassotta. Insomma : nana. Di ottima famiglia, di buona coltura, di docilissimo temperamento, discreta musicista. Un po' giovane, per lui : vent'anni appena compiuti. Ed ecco, a brevissima distanza, eccoti i due colombi. Appena a vederli, non si poteva non dire : « è una coppia bene assortita ». La fidanzata, gobba non era (e fu un bel respiro !) : ma era un quadro di Velasquez in movimento. Discorrendo con lei, si aveva l'impressione di stare affacciati a un primo piano e di parlare a una persona giù nella strada. Veniva fatto ai alzare la voce. Quando, dopo pranzo, la signorina sedette al piano per dare un saggio dei suoi talenti, la più grande delle bimbe (tre anni e mezzo), stropicciandosi gli occhi carichi di sonno e di noia, domandò, con quella sua vocetta acerba tutta spiegata e cantante: — Mamma, perchè, quella signorina, non li appoggia per terra, i piedini? Da quel matrimonio nacque, dopo un po' meno d'un anno, un bimbo. La natura, avendo freddamente fatta la media delle gobbe messe insieme dai due coniugi, ne aveva assegnata, al piccino, una : una gobbetta a pizzo, in cima in cima alla schiena. Quella gobbetta, peraltro, era stata a un punto dal costar la vita a sua madre. La puerpera, per oltre un mese, oscillò sospesa sul limite dell'ombra ; per altri due, fu un'ombra ella stessa, senza più fiato, senza più peso, con poche once di sangue tra vasato nelle sue fioche vene dal le vene generose di Rambaldo. Poi lentamente, lentissimamen- gbPbbbMspVpcmpldvNpasnavtfiotImsmrsdcsilutzdpcdEgmcratszosgfmvcbsanvgcdafpccblncèdagsbplnidpnlsaestriicacpqnAdcrelrcataslpdmrnmtcu te, si risollevò, rifiorì... Cioè, dico male. Fiorì, fiorì, veramente. Quando si levò di letto, apparve come si fosse dischiusa in lei, con pudore e con ardore, una adolescenza in ritardo; come le tremasse, dentro, un'ansia di giovinezza tenuta fino allora al buio da una sorte tiranna. Una mattina, sul piazzale del Pincio, ce li vediamo davanti, babbo, mamma e bimbetta sgambettante con la sua brava gobbetta rigonfia sotto la pelliccia. Mia moglie si ferma e mi fa, stupefatta : — Ma... dì... non ti pare più alta, lei? — Più alta? Buona, questa! Vuoi che sia cresciuta? Ma, sùbito dopo la reazione polemica, dovetti lealmente riconoscere che si, un tempo, prima del parto, Rambaldo era, se pure di poco, certo più alto di lei : oggi, invece, era lei più alta di lui. Notevolmente. E accadde l'incredibile. E l'inverosimile fu vero. La nana di Norimberga, come una pianta potata a fondo dal giardiniere, aveva riscosse tutte le difese disperate della vita contro la minaccia mortale : e la vittoria aveva superato il segno. I suoi ventunanni, compressi e sfigurati da chissà quale peso di stratificazioni ataviche, erompevano ora all'improvviso dal loro grottesco, sbalzavano gridando, eb¬ sp bri di stupore e di gratitudine, a una corsa folle verso la ignota gioia della vita, lasciavano miseramente indietro i coriacei trentanove anni del loro signore; signore senza più signoria e senza speranza. La nana di Norimberga era cresciuta : cre-sceva: non era più nana! Un dramma si delineò rapido e logico assai più che non s'usi nel moderno teatro italiano. Nè valse la presenza innocente del piccolo a scongiurarne la catastrofe. Dopo un anno — uh anno d'inferno in cui Rambaldo aveva rinfacciato con parole roventi, ora per ora, alla moglie il suo tradimento — la moglie, smagrita e languida come una bimba troppo rapidamente cresciuta, si trovò ad averlo superato di tutta la testa e di tutta la spalla. Un'ira demente sconvolse l'animo e infine, ahimé, armò la mano del mio povero amico. Per fortuna la pallottola ebbe più buon senso di lui e si limitò a tirar via una strisciolina di pelle alla poveretta, insieme con una ciocca di capelli : che aveva biondissimi e assai lunghi e assai belli. **# In tribunale, Rambaldo sostenne con fermezza che la moglie lo aveva ingannato. Disse che, agli effetti sociali, il comune tradimento si identifica col rdrgsdpvfatoapPpapddaegleftrsmg—psdvnlo idicolo : ora domandava ai giudici e ai giurati se poteva darsi idicolo più ridicolo di un uomo gobbo che si sposa una nana e i ritrova invece marito di una donna (non gobba), due palmi più alta di lui. Proclamò a gran voce che egli aveva agito in diesa della sua rispettabilità. Gli vvocati misero innanzi il vizio otale di mente. E Rambaldo fu ssolto. Ma non volle più saperne nè di moglie nè di figlio. Piantò lì tutto e partì. Prima di partire mi disse, con infinita amarezza : — Vado a cercare un popolo di giganti; vado a vedere se mi vogliono come ciondolo da orologio... E non seppi altro, di lui, per nni. Qualcuno, poi, mi disse che era finito in non so quale Congo, dove, così piccolino e di pele bianchissima e con quelle bufe architetture davanti e di diero, s'era impiegato in qualità di stregone presso una tribù di uomini-scimmia. E godeva di grandissima autorità. Autorità che aveva sfruttato — naturalmente — per avviare,! pel tramite di certi padri missionari, un lucroso commercio di burro di gangos e di un certo veleno terapeutico estratto da non so quale specie di scorpioni ocali. Giuseppe Zucca

Luoghi citati: Amburgo, Congo, Norimberga