La Francia decisamente contro le manovre di Londra

La Francia decisamente contro le manovre di Londra Mentre l'Italia continua imperturbabile per la sua via La Francia decisamente contro le manovre di Londra Dopo i precedenti della Manciuria e della Germania non si riconosce all'Inghilterra il diritto di ergersi a paladina della Lega Salvare la (accia Nella assurda situazione internazionale determinata dall'inconsiderato atteggiamento britannico nella vertenza italoabissina, il fatto più notevole della giornata è nella presa di posizione sempre più energica e risoluta della Francia contro le proposte di Londra. Parigi reagisce con veemenza e non le mancano davvero gli argomenti : l'ufficioso Temps usa dei termini categorici che non ammettono equivoci o zone d'ombra. La Francia è consapevole del pericolo che incombe sulla civiltà europea qualora con una impudenza ipocrita si vogliano mettere sullo stesso piede di diritto e di giustizia una Nazione ricca delle glorie più imperiture come l'Italia e un agglomerato di tribù schiavistiche quale è la Abissinia; la Francia comprende l'apporto prezioso dell'amicizia italiana, base indispensabile di pace e di equilibrio in Europa; la Francia sente che nei decenni trascorsi una enorme ingiustizia storica fu compiuta ai danni del nostro Paese e che ora, quando si presenta una via di soluzione non disgiunta da una riaffermazione dei diritti e delle capacità della nostra civiltà, sarebbe un delitto contrastarvi. Il formalismo leghista, che è stato disprezzato in tanti casi, non può essere invocato quale deus ex machina a favore degli interessi dell'imperialismo britannico; la Società delle Nazioni non perderebbe un briciolo del suo prestigio, anzi ci guadagnerebbe, se avesse il coraggio di coadiuvare l'Italia nella sua impresa di cancellare una delle macchie più ignominiose del secolo ventesimo. Sfumando ogni possibilità di appoggio francese, cosa decideranno a Londra? Gli errori si scontano e non spetta a noi indicare le più opportune vie di ritirata. Ma sarebbe l'ora che il Foreign Office e i suoi inspiratori o leghisti o colonialisti o dell'Intelligence Service, con uno di quei movimenti flemmatici di cui sono maestri gli inglesi, facessero una bella finta e rientrassero nella logica e nella realtà dei fatti. Chiusura del Canale di Suez, offerte di Eden, crociata della Lega con blocchi economici, ecco le tappe di una iniziativa disastrosa che ha finito per rovesciarsi sulle teste di coloro che l'hanno concepita. Ritirarsi in tempo, cercando di salvare la faccia; non esiste un consiglio migliore e veramente... disinteressato. Si parla chiaro Un articolo del "«Temps» Parigi, 5 notte. L'adesione delle sfere francesi alla tesi italiana sul problema abissino sembra accentuarsi sempre più. Il Tempii, che da vari giorni manteneva il silenzio sull'argomento, lo affronta oggi coraggiosamente nel proprio editoriale, non esitando a dare sulla voce all'In ghilterra e a far noto in termini espliciti l'intenzione del Governo francese di non associarsi alla politica sconsiderata che Londra vorrebbe fargli adottare verso l'Italia. Una nota inglese in viaggio Anzitutto l'organo ufficioso smentisce che l'ambasciatore britannico abbia comunicato al Quai d'Orsay il desiderio dell'Inghilterra di applicare all'Italia il regime delle sanzioni economiche. Ora, è noto che le smentite di questo genere significano che qualora un certo passo venisse fatto realmente, lo si respingerebbe senz'altro. Se, dunque, la consultazione cui ha alluso la stampa inglese non ha davvero avuto luogo, Londra sa ormai che è inutile procedervi. Risposte analoghe essendo giunte a quanto pare al Foreign Office dai suoi ambasciatori a Washington e a Berlino, non sembra esagerato concluderne, come qui fanno tutti, che l'affare delle sanzioni economiche è morto prima di avere veduto la luce. In secondo luogo, il Temps respinge senza amenità gli squilli di allarme inglesi per la Lega delle Nazioni, lasciando chiaramente Intendere che a Parigi non si accorda loro serietà alcuna. Quando un governo ha, come quello inglese, dato prova della « più colpevole compiacenza » (l'espressione è del Temps) verso un paese quale la Germania nel punto in cui violava trattato di Versailles e patto societario, quando questo medesi¬ i o a o e è o n . a a a . e e i i e e o è e o ¬ mo governo ha lasciato le mani libere al Giappone in Cina, nonostante che l'uno e l'altra fossero membri della Lega, esso non ha più il diritto di parlare in nome di alcuno. Allo atesso modo che l'Inghilterra non ha tirato in campo le sanzioni economiche allorché la Germania denunziò le clausole militari del trattato di pace e procedette al proprio riarmo, allo stesso modo che l'Inghilterra non ha tirato in campo le sanzioni economiche quando il Giappone occupò la Manciuria e costituì il Manciukuò, essa non può invocarle oggi contro l'Italia. D'altro canto, come osserva concludendo lo stesso giornale ufficioso, nessuno ha dimenticato che le difficoltà fatte "da Ginevra al Giappone all'epoca del suo conflitto con la Cina, senza ottenere il menomo vantaggio pratico, ebbero quale conseguenza l'uscita del Giappone dalla Lega. Se domani lo stesso errore venisse ripetuto con l'Italia, anche l'Italia uscirebbe dalla Lega: e quale sarebbe l'importanza politica di una Società delle Nazioni della quale non facessero più parte Italia, Germania, Giappone e Stati Uniti. Un piatto di lenticchie Il Governo inglese, dopo alcuni scambi di idee orali fra l'Ambasciatore Clerk e Lavai, avrebbe annunziato a Parigi l'imminente arrivo di una nota scritta, nella quale sarebbero specificati tanto i « desiderata » inglesi sulla questione abissina quanto i compensi politico-diplomatici che sir Samuel Hoare sarebbe pronto ad offrire alla Francia in cambio della sua assistenza nella contesa africana. Senonchè, quello che già si sa di tali compensi, e che poco differisce da quanto vi Indicammo gli scorsi giorni, non sembra destinato a modificare l'atteggiamento francese. Gli inglesi si limiterebbero infatti a offrire a Parigi la partecipazione della Germania e della Polonia ad un patto di non aggressione e di non assistenza all'aggressore nell' Europa nordorientale, la comunicazione del programma di costruzioni navali del Reich contro comunicazione del programma' francese e una ripresa della discussione sugli armamenti terrestri. Se la Francia abbandonasse l'Italia per una elargizione di questa entità, potrebbe dire davvero di essersi accontentata del piatto di lenticchie di Esaù. Una manovra danubiana? Secondo le voci che hanno corso a Parigi, comunque, la situazione non è in realtà cosi semplice come le considerazioni che precedono potrebbero indurre a supporre. Non potendo separare Italia e Francia sulla questione abissina, alla quale Parigi è troppo poco interessata per subordinarla ai proprii interessi europei, Londra avrebbe in animo di riattizzare fra le due grandi capitali latine divergenze e inquietudini in altri campi. La decisione del Governo austriaco di riammettere gli Absburgo al godimento dei loro diritti civili e l'effervescenza che questo gesto ha prodotto in seno alla Piccola Intesa, il cui più turbolento ministro si trova ora a Londra, sarebbero i primi segni che il Foreign Office, ben lungi dal favorire il Patto danubiano ideato a Stresa, cerca di spingere gli Absburgo a decisioni imprudenti, capaci di determinare fra Vienna e il trinomio Belgrado-Praga-Bucarest una recrudescenza di tensione. Vero è che tanto l'arciduca Ottone quanto il barone Von Wiesner, intervistato oggi dal Petit Journal, si sono affrettati a dichiarare che il pretendente non ha preso nessuna decisione di rientra re in Austria e che la questione richiederebbe di essere molto ac curatamente esaminata. Ma si sa che le dichiarazioni di questo genere non sono mai da prendere al la lettera. Il barone Von Wiesner non ha forse detto sull'organo parigino che « gli Stati successori non hanno nulla da temere da una restaurazione in Austria perchè il legittimismo austriaco non aspira a revisioni territoriali nè alla risurrezione dell'antico sistema dualista » ? Dire questo è lo stesso che confermare le intenzioni attribuite a Ottone dai suoi avversari. Ora i giornali della Piccola Intesa hanno già incominciato a ricantare il noto ritornello che « il ritorno degli Absburgo sarà la mobilitazione ». Titulescu a Londra getta fuoco e fiamme. A Parigi l'ufficioso Petit Parisien dichiara che il provvedimento del Gabinetto Schuschnigg è stato inopportuno. D'altra parte, Stahrenberg è corso a Venezia. E' questo un complesso di circostanze il quale giustifica il sospetto che una manovra sia incominciata e venga sviluppandosi per obbligare Roma a occuparsi dell'Europa più che dell'Africa, e Parigi a rendersi conto che i suoi interessi nell'Europa centrale sono ancora quelli della Piccola Intesa. Che la manovra parta da Londra, con o senza la connivenza di Berlino, qui nessuno ne' dubita. C. P. LcfpmnivlPczrscrdtelqvl Le pressioni inglesi Londra, 5 notte. Alcune dichiarazioni fatte dai, consueti portavoce del Foreign Of-' fico ai rappresentanti della stampa londinese e riprodotte in termini quasi identici da tutti 1 giornali hanno diffuso la sensazione in qualche ambiente che il Governo o avesse già ricevuto dall'ambasciatore di Inghilterra a Parigi ragguagli tutt'altro che incoraggianti circa una collaborazione anglo-francese a Ginevra nei riguardi della vertenza italo-abissina o, temendo un rifiuto francese, si preparasse già la via della ritirata. In base a ciò che è stato detto ai giornalisti, il Governo britannico ammette che la politica estera deve rimanere fondata sulla Lega e che l'Inghilterra in quanto membro di essa ha assunto impegni collettivi, ma nessuno individuale. In altre parole, l'Inghilterra deve far sì che il Covenant sia rispettato ma ciò soltanto in collaborazione con le altre potenze societarie e anzi col loro consenso. In nessun caso, si dichiara, l'Inghilterra seguirà il principio di un'azione isolata contro l'Italia. Londra non scanserà responsabilità di qualunque natura esse abbiano ad essere, ma farà tutto il possibile per non trovarsi a doverle assumere da sola. Tutto ciò tende a riassumersi in una brevissima formula dalla quale una vaga minaccia non è del tutto assente: « La chiave della situazione è a Parigi ». Su Parigi dunque potrebbe essere fatta ricadere la piena responsabilità dello sfacelo del leghismo. Parigi sola può salvare la situazione schierandosi dalla parte dell'Inghilterra. E' chiaro che il Governo francese si ' guarderà bene dall'accettare una situazione prospettata in questi termini un po' troppo semplicistici. Di guisa che la intenzione recondita di Londra non potrà sortire i frutti che qui si attendono. Il Times, a corto di argomenti, fa oggi della filosofia dicendo che la strana ironia della storia è che a difendere indirettamente la posizione dell'Abissinia a Ginevra sia proprio quell'Inghilterra la quale fu la sola grande Potenza a protestare contro l'ammissione dell'Abissinia nell'ambiente del leghismo e a far rilevare che quel paese non era degno di sedere a fianco degli altri perchè era paese selvaggio, arretrato e per giunta paese di schiavi. Il Times non dice però per quali motivi l'Inghilterra assunse questa posizione e per quali non meno chiari motivi la Francia e l'Italia consentirono a dare al Negus un provvisorio brevetto di civiltà. Per ora la situazione è allo stato fluido. Le dichiarazioni fatte ieri ai giornalisti non significano in alcun modo una ritirata, ma, come abbiamo detto, una mossa strategica. Cosa farà Parigi? Nessuno qui può dirlo. Il collaboratore diplomatico del Daily Telegraph pretende che Parigi non potrà associarsi all'Inghilterra e a prova di ciò si dice in grado di rivelare che nel protocollo annesso al trattato concluso tra Mussolini e Lavai nel gennaio scorso la Francia aveva dichiarato di disinteressarsi dell'Abissinia ad eccezione della linea ferroviaria Gibuti-Addis Abeba. Il corrispondente parigino del « Daily Express > si dice persuaso che la Francia non potrà in alcun caso prestar man forte all' Inghilterra dato che egli ha appreso da « fonte eccellente » che un accordo militare è stato concluso fra Italia e Francia corrispondente a una vera e propria alleanza. « Fra le concessioni fatte dalla Francia all'Italia, dice il corrispondente, vi sarebbe perfino quella dell'isola di Dumeira nel Mar Rosso che l'Italia avrebbe già incominciato a fortificare solidamente ». Contrariamente all' infr-rmatore del « Daily- Express », Vernon Bartlett nel «News Chronicle» sostiene di avere appreso anihe lui da fonte degna di fede che il governo francese sarebbe opposto a una campagna militare italiana in Abissinia, ma non solleverebbe obiezioni allo sviluppo dell'influenza economica Italiana in quel paese. La ver' è che di concreto non si sa nulia, anche perchè molto probabilmente nè Londra nè Parigi hanno preso decisioni chiare sul da farsi. E' indubitabile però che l'ambasciatore d'Inghilterra a Parigi farà offerte precise alla Francia e che l'atteggiamento inglese sarà deciso in base all'accoglienza che tali offerte otterranno. Per intanto « Daily Express » e « Daily Mail » continuano la loro - ! attivissima campagna contro l'Intervento dell'Inghilterra nella vertenza italo-abissina, l'uno per piantare nuovi chiodi sulla sua tesi dell' isolazionismo a fondo, l'altro per difendere l'atteggiamento assunto dall'Italia di fronte al Negus. R. P. Il Vice-Segretario dei Guf si è arruolato volontario Roma, 5 notte. Con Foglio ài Disposizioni in data 3 luglio XIII il Segretario del Partito comunica che il console Poli, .arruolatosi per l'Africa Orientale col grado di seniore, si è presentato il l.o luglio XIII al Comando della Divisione Camicie Nere « 3 Gennaio ». Il Direttorio Nazionale, su proposta del Segretario, gli ha tributato un vivo elogio per il gesto che ha compiuto con schietto spirito fascista e per l'attività svolta con fede e con entusiasmo quale vice-segretario dei Guf e Capo di S. M. dei Fasci Giovanili di Combattimento. In sostituzione del console Poli, che è stato diretto collaboratore del Segretario del Partito durante tre anni e mezzo, sono stati nominati il fascista Fernando Mezzasoma, vice-segretario dei Guf, e il colonnello Umberto Mo- retti, Capo di S. M. dei Fasci Giovanili di Combattimento. Con lo stesso Foglio di Disposizioni il Segretario del P. N. F. dà notizia che al rapporto del 6 luglio XIII interverranno anche i comandanti in seconda dei Fasci giovanili di combattimento; che nel corrente mese di luglio il Popolo d'Italia pubblicherà, per le Provincie di Catania, Novara, Piacenza, Rovigo e Trieste gli elenchi dei fascisti che hanno chieste il brevetto della Marcia su Roma approvati dalla Commissione istituita con Foglio di Disposizioni n. 353 del 2 febbraio XIII E. F., ed infine che tra la Segreteria dei Gruppi universitari fascisti e la Presidenza della Confederazione dei lavoratori del commercio è intervenuta una convenzione diretta a stabilire precisi criteri per la assunzione, ogni anno, di giovani camerati che abbiano compiuto o frequentino i corsi di preparazione politica e che si siano particolarmente interessati di problemi sindacali e corporativi. o - ! Assistenze sanitarie e vitto r affli 0p8T31 DlSIOCall 111 A, Di a o, e n o na L'alto morale dei lavoratori Asmara, 5 notte. I servizi sanitari per le mae-| stranze operaie dislocate in Africa Orientale hanno raggiunto la stessa efficienza di quelli predisposti per le truppe. I bollettini sanitari delle ultime settimane registrano un irrilevante numero di infermi e progressivamente decrescente in relazione alla massa della popolazione e degli operai in continuo aumento per i nuovi contingenti che arrivano in Colonia. II servizio è stato posto alla diretta dipendenza della Direzione sanitaria militare della Intendenza dell'Africa Orientale e l'organizzazione prestabilita assegna a ciascun cantiere un medico civile o militare; quando il numero degli operai supera i 1200 sono assegnaci due sanitari. Ogni cantiere dispone di un posto di medicazione e di una infermeria e le infermerie fanno capo agli ospedali civili e agli ospedali militari da campo. Ad Asmara, Massaua, Mogadiscio sono stati istituiti depositi di smistamento serviti da automezzi per la visita medica ai nuovi arrivati e l'avviamento ai cantieri. L'assistenza devoluta all'apposito ufficio dell'Alto Commissario integra l'organizzazione sanitaria e 11 controllo del trattamento materiale e delle condizioni morali dei diversi cantieri. A ciascun operaio vengono distribuiti quotidianamente le seguenti razioni di generi alimentari principali: pane grammi 900, carne 300, pasta 335, formaggio 50, patate 150, oltre ai condimenti. Il pane è fornito dai forni militari o confezionato presso i cantieri dove esiste un deposito riserva viveri, per 10 giorni continuamente rinnovato. Camicie Nere della Cirenaica partite per l'Africa Orientale Bengasi, 5 notte. Salutato da un'imponente massa di popolo con a capo tutte le autorità e le gerarchie, è partito per l'Italia il battaglione permanente di Camicie Nere « Berenice » che poi raggiungerà l'Africa Orientale. Alla manifestazione hanno partecipato le organizzazioni del Partito e combattentistiche. La partenza del battaglione si è effettuata tra vivo entusiasmo delle Camicie Nere e del popolo, tutti inneggianti al Re al Duce e all'Italia fascista. " 9 IL CONSOLE POLI