Il Governo discorde il Paese disorientato

Il Governo discorde il Paese disorientato Riunione di Gabinetto & Londra Il Governo discorde il Paese disorientato Assurde campagne per una "crociata leghista,, / ■ Minacce in pura perdita Come aveva annunciato alla Camera dei Comuni air Samuel Hoare, il Gabinetto inglese si è radunato per esaminare la situazione determinata dal conflitto italo-abissino. Non si conosce nessuna decisione adottata; anzi non si sa se Sia stata presa alcuna misura: le indiscrezioni parlano di forti divergenze in seno al Gabinetto. Non è nostra abitudine occuparci delle faccende interne altrui ; ma non ci possiamo stupire se fra gli onorevoli Ministri britannici non si raggiunga facilmente un minimo di accordo fra le varie opinioni. E' sbagliato il punto di partenza: l'Inghilterra vuole ostinatamente giudicare a suo arbitrio di questioni e di dissensi che non la toccano nei suoi interessi fondamentali. Gli uffici coloniali, l'Intelligence Service tempestano prospettando assurdi pericoli catastrofici all'avvenire dell'Impero in Africa; ma quando si entra sul terreno concreto ci si accorge dell'inconsistenza di tale castello visionario. Parallelamente a questa pressione di ordine colonialistico, e che è la più forte, si svolge la campagna a miraggio leghista.jsì che gli elementi laburisti si accordano in ibrida solidarietà coi rappresentanti più puri ed esclusivisti dell'imperialismo. L'aspetto societario della propaganda è quello più appariscente ed è quello che provoca le più cervellotiche proposte. Ecco che sfumata la minaccia di chiusura del Canale di Suez si accenna ad una proclamazione di un blocco economico contro il nostro Paese. Gli Stati ancora à'derenti a Ginevra dovreb- bero essere .mobilitati per talecrociata; e la Francia che nella presente occasione ha mantenu to un atteggiamento inspirato a realismo ed equità verso !e sacrosante ragioni dell'Italia, viene particolarmente chiamata in causa. E' una montatura balorda che non ha dinanzi a sè nessuna prospettiva di successo nemmeno forse nello stesso ambiente ginevrino. Comunque a Londra non si illudano che minacce simili ci faranno deflettere da un'azione in cui è impegnato l'onore della nostra bandiera. Vi sono dei limiti oltre i quali l'intervento di un'altra Potenza, sia pure ammantata dell'ipocrisia leghista, è assolutamente inammissibile. Il disagio inglese Londra, 3 notte. Durante due ore il Gabinetto ha esaminato oggi, sotto la presidenza del Primo Ministro Baldwin, la situazione creata in Europa dalla vertenza italo-abissina, allo scopo di vedere se esista ancora oggi per l'Inghilterra la possibilità di un intervento in favore della sistemazione. Vi è qualcuno, in seno al Gabinetto, il quale pensa che nessuna decisione definitiva e nessun passo debba essere compiuto in Europa, fin tanto che il Governo non abbia ottenuto la prova incontrovertibile che ogni possibilità di sistemazione sulla base di un compromesso, è stata esaurita. In realtà, dato l'atteggiamento adottato di fronte alla vertenza dall' Inghilterra, quest' ultima si sente forse in una situazione che può farsi da un momento all'altro tragicamente pericolosa per il proprio prestigio nel mondo. Ormai aui a Londra ci si rende conto che un conflitto italo-abissino, in se stesso è meno importante delle sue ripercussioni sulla posizione dell'Inghilterra nel mondo. Risulta chiaro infatti che, nel caso in cui Londra incontrasse un secondo rabbuffo come quello subito a Roma da Eden, il suo prestigio ne uscirebbe fortemente compromesso. Si esclude quindi, almeno per ora, la possibilità che Londra esaurisca i suoi sforzi conciliativi con una seconda mossa a Roma. Dispareri tra Ministri Al contempo il Governo non può lasciarsi guidare dalle insistenze di quei gruppi politici i quali vanno esigendo un fermo atteggiamento del Governo a sostegno dei sacrosanti principii del leghismo ginevrino. Si parla qui di sanzioni economiche con una leggerezza che lascia addirittura sbalorditi gli osservatori stranieri, come se delle sanzioni, in questo momento, non potessero coinvolgere seri pericoli di guerra. Senonchè, anche in fatto di sanzioni, il Governo britannico deve manovrare con la massima prudenza. Esse non possono essere adottate che dalla Lega. Orbene, è chiaro che, se a Ginevra l'Inghilterra per jriferita con obiettività la posizio- a - difendere i principii del leghismo, chiedesse l'applicazione dell'articolo 16 del Covenant, e tale sua richiesta non fosse approvata dalla Lega, il rabbuffo per l'Inghilterra sarebbe di natura addirittura irreparabile. Agire, vuol dire correre il serio rischio di uno scacco; e tutti vedono che l'Inghilterra deve pensarci su due volte prima di agire perchè lo scacco potrebbe costarle il posto che occupa nel rango delle Potenze che dettano legge al mondo. Ciò che il Gabinetto ha deciso, non è rivelato, e non lo sarà per qualche tempo ancora. In alcuni ambienti politici corre voce oggi che decisioni preciso non potranno essere prese entro le prossime settimane perchè occorre al Governo allacciare contatti con i luminari internazionali del leghismo, o, in lingua povera, accordarsi con altri membri della Lega onde pesare in anticipo quali probabilità di favorevole accoglienza possa avere una domanda di applicazione di sanzioni economiche a danno dell'Italia. In questi stessi ambienti non si esclude affatto la possibilità che Antonio Eden sia nuovamente inviato In giro nelle varie Capitali europee per appurare l'atteggiamento dei vari Governi di fronte alla vertenza italo-abissina e ai suoi logici e inesorabili svolgimenti. Il « no » dell'Italia Su qualche giornale frattanto la questione italp-abissina comincia ad essere posta con obiettività, o, per lo meno, comincia ad essere ne presa dall'Italia. Cosi il corrispondente da Roma del « Times », riferendo insieme a tutti gli altri giornali i primi commenti della stampa italiana alle dichiarazioni di Eden, scrive: « Secondo l'opinione pubblica italiana le spiegazioni di Eden hanno dimostrato il deplorevo'e, deficiente apprezzamento del Governo britannico sui punti essen- te|lia ha concluso con l'Abissini a un a e a è o i e a i . e e e o a i e o , e . n e , e i n i i , o a. e o r ziali della posizione itahanaL Ita- ha rivendica gli stessi diritti chegli altri Paesi, a capo dei quali sta ila Gran Bretagna, si sono arro- gati per intraprendere l'espansio-1rie coloniale. A questo scopo l'Ita-1trattato di amicizia « di collabo' tTleata^ w lealmente applicato avreDDe 1portato al compimento di un ope. ra pacifica ed" utile di civilizza-1zione. L'Italia ritiene che l'Abis-1 sinia ha sempre, deliberatamente non soltanto rifiutato di applicare Iil trattato, ma ha proceduto ad L-,armarsi e ad esercitare una mi- nacciosa pressione sulle colonie italiane. Non essendo riuscita a ... . i realizzare le proprie aspirazioni conmezzi Dacifici l'Italia è auin- aVobbufa?! a disporre mlù?e! per garantire la sicurezza delle jproprie colonie ed aprirsi un campo di lavoro produttivo. Essendo questa la tesi italiana, le proposte avanzate da Eden sono state respinte da Mussolini, come inadeguate. La cessione dell'Ogaden all'Italia, si sostiene a Roma, non recherebbe nulla di utile, perchè quel territorio è povero, e, ciò che l'Italia cerca non è una vasta regione desertica, ma una terra che possa essere sfruttata. « La cessione di Zeila all'Abissinla — scrive poi il corrispondente — costituiva un effettivo attacco agli interessi italiani e francesi. Essa avrebbe, fra l'altro, servito ad infondere nei governanti abissini l'impressione che con la loro irrequietezza era possibile ottenere dei compensi dalle Potenze. Per tutte queste ragioni, le proposte britanniche sono state respinte in quanto non fornivano neppure le basi per una seria discussione. Si spera — conclude il giornale — che le argomentazioni italiane ed il punto di vista del Governo di Roma potranno essere meglio compresi e valutati tanto in Gran Bretagna come altrove e cne il mondo potrà ora convincersi del fatto che l'Italia è decisa ad insistere per una piena sistemazione dei suoi conti aperti con Addis Abeba ». I paradossi di Baldwin ìa'Evening Standard in un articolo di fondo scrive che nel 1923 l'Inghilterra si era opposta all'ingresso dell'Abissinia nella Società delle Nazioni poiché si trattava, allora, secondo il punto di vista britannico, di uno Stato barbaro le cui condizioni sociali non lo rendevano pari agli altri Stati civili. II giornale poi osserva che quella bardatura di civiltà che i governanti abissini si sono attribuiti stava allora in grottesco contrasto di fronte alle condizioni primitive del paese dove ancora fioriva la schiavitù, un istituto ripugnante agli istinti britannici. Appunto la promessa abissina di abolire la schiavitù è stato l'elemento che ha potuto, alla fine, vincere l'opposizione del Governo britannico all'ingresso dell'Abissinia nella Lega. « Baldwin — contìnua il giornale — era a capo del Governo nel 1923 ed oggi vi è di nuovo. La schiavitù continua a fiorire ln Ablssinia. Qual'è ora l'atteggiamento di Baldwin ? Chiede egli ora furiosamente l'espulsione dell'Abissinia dalla Società delle Nazioni, dato che quei governanti non hanno mantenuto gli impegni assunti ? Proclama egli a tutto il mondo l'orrore che gli inspira un regime che permette che gli uomini siano trattati come cose? Tutto il contrario, invece. La scorsa settimana Baldwin propose di passare un pezzo di territorio britannico sotto il controllo di quel regime. Egli era pronto a dare un pezzo del So- j maliland britannico; compreso un sporto e cinquemila abitanti, per i quali il dominio britannico costituisce una garanzia di sicurezza, nelle mani dello Stato schiavista che sta al di là della frontiera. Ha non è questo il solo paradosso nella condotta di Baldwin. Ve n'è un altro. La Gran Bretagna ha dei trattati con i Somali, fatti allorché i capi ed il popolo somalo si posero sotto la protezione del Governo inglese, H Governo di Baldwin proponeva la scorsa settimana che l'Inghilterra rinunciasse apertamente agli impegni derivanti da quei trattati per quanto riguardavano una. parte della popolazione somala, a favore dell'imperatore abissino ». Il giornale riferisce poi la voce cui abbiamo accennato più sopra, che il Governo intenda applicare sanzioni economiche contro l'Italia nel caso in cui questa faccia la guerra all'Abissinla, perchè con una simile azione verrebbero violati gli impegni assunti in base al patto della Società delle Nazioni. «Baldwin può proporre; egli però — osserva il giornale — non può determinare un sentimento di simpatia nel pubblico a favore di questa soluzione. Egli non può applicare la sua volontà perchè l'intera opinione pubblica è saldamente contro di lui. Nulla potrà indurre il popolo britannico a difendere un paese che soltanto nel 1923 il governo inglese condannava come barbaro. Senza dubbio in Inghilterra vi è una parte dell'opinione pubblica che critica l'azione italiana. E' questo proprio quel tipo di opinione pubblica che si è manifestato in Francia e in Germania, durante la guerra sudafricana, contro mtutnnpszidnSnaabsvaclgcnctlnvmdCpaese in Europa dove non si esprimevano sentimenti antibritannici. Si tratta di un tipo di opinione pubblica che esagera ogni contrasto e la cui esistenza nel nostro paese è dannosa e demoralizzante ». Discussione in vista Se l'opinione pubblica è tutt'.ol t n unanime e concorde col ' . . _ iGoverno- anche ln seno 41 Gab " netto — a quanto sostengono al1 cuni collaboratori politici di que1 sti giornali — le opinioni sono divise. Alcuni membri vorrebbero che il Governo si affrettasse, fin- , dl'atteggiamento i Cinglese. Questo stesso tipo non era dSW'ff^t»»^ vi è temP°' ad adottare la P0' 111HriD Ho, „„m„,or„ i,nin,inniSnln mqpElplitica del completo isolazionismo 1 annunciandola in termini chiari c 1 drammatici al mondo intero, ini I „ Lamento con gli Stati Uniti Gli IUl etili ili ci. LH, 1 «Li JllflIUU in le i w, i*n isolazionismo, però, che potrebbe andare a sfociare in un riawici- ,n«mentn ron trli Stati Uniti Gli ' "ltJ.vorrebbero oer contro' che S^ÌM^^U ^-^mto^ 'Inghilterra aesse ai monao aL i Yifmn» rialla alia nnrpn7.n #» r»nn lino Prova.della s"a potenza, e con una energica politica dimostrasse ai ! membri della Lega e a quelle Po- jtenze che se ne stanno fuori, che |, o e o n i - non si cambia la carta del globo j senza il consenso britannico. E non mancano gli indecisi, coloro I quali, anche in quest ora grave, parteggiano per la politica asqui- j tiana, quella cioè t. dell'attendere per vedere »; una politica la qua-1 le, a vero dire, non è mai ridon- data a prestigio dell'Impero bri- i " ° r tannico. Per una azione moderatrice dell'Italia, di tipo leghista, si riconosce qui francamente stasera che le probabilità di appoggio da parte di' altre Potenze, sono scarsissime. Ciò che si vedrà nei prossimi giorni, è il sorgere e il diffondersi di un risentimento verso la Francia. Se ne hanno già ; primi segni. Attraverso gli organi della pubblica opinione si delincano malumori indicanti perdite di pazienza alle viste. Come dice oggi il collaboratore diplomatico del News Chroniclc, Vernon Bartlett, se il Governo francese non si erge a difesa del Covenant al momento in cui il Governo britannico si prepara a farsene il sostenitore, la Francia non avrà più in futuro una Lega degna del proprio nome, su cui basare la sua politica. Per lo scrittore il leghismo è In fin di vita e sembra — a giudicare da quello che egli'scrive — che ciò sia una disgrazia, semplicemente perchè la Germania non consentirà mai di far ritorno all'ovile di una Lega la quale tollera le aggressioni. Par di sognare! La questione poi dello scacco subito da Eden a Roma continua a essere discussa dai giornali e così pure a essere sfruttata a scopi di propaganda elettorale. La estrema destra conservatrice intende continuare la battaglia in Parlamento e tempeste a Westminster sono previste per domani, quando Hoare ed Eden saranno sottoposti a numerose interpellanze, miranti a-chiarire fino a qual punto il Governo britannico intendesse distribuire roba appartenente all'Impero a un Paese fra i più selvaggi del mondo. Negli stessi ambienti politici.siI attribuisce grande importanza al ritorno a Londra del nostro Ambasciatore Dino Grandi. In tale ritorno si vuole scorgere l'inizio di nuovi scambi diplomatici tendenti — come dice, per esempio, oggi il corrispondente romano della « Morning » — a « porre la vertenza italo-abissina su un nuovo piano per ciò che concerne la posizione assunta di fronte a essa dal Governo britannico ». Si annunzia al contempo che l'Ambasciatore d'Inghilterra a Parigi slr George Clerk è in costante contatto col Governo francese per di- scutere i vari aspetti del proble- ma abissino. Ma finora non è stata presa decisione di sorta circa una particolare linea di azione. Secondo voci circolanti a ora tarda, i membri del Gabinetto nella loro riunione di oggi si sono dichiarati convinti che non si possono ancora abbandonare le speranze di escogitare una soluzione la quale, pur preservando la indipendenza abissina, soddisfi le domande italiane di sviluppi eco nomici in quel Paese. E' giudica S imaP°frtailte-, l fa"° Che/ I nn nro torno il rlnvoTnn roflnnrln 1 ad ora tarda il Governo, cedendo! alle insistenze dell'opposizione liberale, abbia consentito che la seduta di giovedì della settimana ventura sia interamente dedicata a un dibattito di politica estera in cui sarà discussa la vertenza italo-abissina e l'accordo navale anglo-tedesco. L'importanza di tale concessione deriva dal fatto che negli ambienti governativi si dichiara che Samuel Hoare farà tutto quanto in suo potere perchè l'atteggiamento della Inghilterra nei confronti della vertenza possa venire, se non altro in linea di massima, deciso prima della seduta stessa. R. P.