Dietro lo schermo

Dietro lo schermo Dietro lo schermo Ventiquattro film italiani — La guerra del Nuovi libri di testo - Tabelle cliniche della colore gloria Questi sono giorni di festa, per quanti hanno creduto in un cinema italiano. Da sei anni, fra tentativi e tentativi alquanto polìcromi, la cosidetta « rinascita » aveva preso parvenze sempre più mitiche. Crisi perenne di qualità, di quantità, di esperienza. Oggi sono ventiquattro, i film italiani in preparazione. Stanno per conoscere le tavole di montaggio: Scarpe al sole, Passaporto rosso, Cantico della terra, Freccia d'oro, Milizia territoriale, Fiat voluntas Dei, Darò un milione, L'amore, Un colpo di vento e Fiordalisi d'oro, questi ultimi tre in due versioni, l'italiana e la francese. Sono invece allo studio, e certuni saranno iniziati a giorni nei varii teatri di posa: Aldebaran (Blasetti), Cristoforo Colombo (Brignone), I fratelli Castiglioni (Alessandrini), Ginevra degli Almieri (Brignone), Idillio 1848 (Mattoli), Lohengrin (Alessandrini), Mater admirabilis (Righelli), Nina no far la stupida (Gallone), Non ti conosco più (Malasomma), Re Burlone (Righelli), n serpente a sonagli (Matarazzo), Lo squadrone bianco (Genina). Sono in progetto due altri film, da affidarsi a Gustav Machaty, il regista cecoslovacco di Estasi. E' un gruppo imponente di pellicole, che presenterà registi vecchi e nuovi in una gara feconda; Darò un milione sarà girato esclusivamente con pellicola italiana; Cristoforo Colombo avrà il soggetto ideato da Massimo BontempeUi, prevede la spesa di circa dieci milioni di lire, due versioni, l'italiana e l'inglese, per la, quale pare decisa la collaborazione di Fredrich March; Aldebaran, il nuovo film di Blasetti, rievocherà la nostra marina da guerra; Lo squadrone bianco, che ci riporteràAugusto Genina, s'inquadra fra alcuni nostri tipici sfondi coloniali; e ciascuno degli altri film, come già dicemmo altre volte, ha in sè elementi di sicuro interesse, il desiderio di scostarsi da vie troppo battute, il proposito di fare anzitutto del cinema, d'allontanarsi dal teatro filmato. E' un concreto, rapidissimo successo dovuto all'opera svolta dal Ministero per la Stampa e la Propaganda per mezzo della Direzione tìenerale del Cinema. Istituita nell'autunno scorso, ci presenterà in agosto a Venezia una ricca produzione italiana vagliata, meditata e raggiunta in questi pochi mesi. Risultato da inorgoglire non uno ma cento dei più agguerriti « capi della produzione ». arnpAcrLnqnTdm(sDagtvci a n è e a l n a liasrpuna carica riconosciuta, in ogni'studio: quella dell'* ingegnere deiI colori», che si pone cosi accanto ! all'« ingegnere dei suoni». Il pri-| mo ingegnere dei colori apparso ! su di un set di Hollywood è per la| storia (in queste cose non si è mai Continuano a giungere i bollettini di quella che Hollywood ha addirittura chiamato la guerra del colore. E' tutta imperniata su di un grossisslmo calibro, una Bertha dei brevetti cinematografici: il Technicolor. Questo gruppo fu fondato nel 'quattordici dal dott. Herbert Kalmus, dell'Istituto Tecnologico del Massachussetts. Inizi grami, tentativi maldestri. Il primo film, girato otto anni dopo, con quel sistema, Il mare, desta un po' di curiosità, null'altro. Nel 'ventisette si hanno le prime avvisaglie del sonoro. I produttori cercano di sposarlo al colore, parecchi film sono ripresi con il Technicolor; prosperità passeggera per il gruppo, che può cosi continuare nelle sue esperienze e raggiungere risultati più soddisfacenti. Sapete chi fu il suo miglior alleato? Il papà di Topolino, Walt Disney, con i suoi disegni animati a colori. Ormai il procedimento si è affermato. E' complicato, è costosissimo, ma appunto per ciò chi potrà trattenere ì produttori americani? Si ha ormai abbastanza precisi) Robert Ed mund Jones. Il secondo alleato del Technicolor è poi un gruppetto di giovani miliardari. John Hey Whitney e suo cugino, Cornelio Vanderbilt junior, fondano la « Pioneer Picture », con lo scopo di girare esclusivamente film a colori: per nove film, si stanziano cento milioni di lire. Il primo è un corto metraggio La Cucaracha, seicento metri di pellicola che stanno facendo il giro del mondo; il secondo è Becky Sharp, tratto da La fiera della vanità del Thackeray, diretto dal Mamoulian, protagonista Miriam Hopkins. Il film è atteso con molta impazienza; molti altri si sono subito posti nella sua scia. La realtà di dietro le quinte, è un po' diversa. I costi del nuovo sistema sono proibitivi. Accordi che subito si tenta di stabilire con l'Inghilterra .divenuta la più temibile concorrente del cinema lI americano, e quindi la più desiderabile alleata, falliscono. Il giovane Whitney va a Londra. Il non più giovane Kalmus va a Londra. Approcci con la Gaumont British, con la British International Pictures e, quel che più conta, con la London Film. Non si può saper nulla di quegli storici colloqui; ma quando Whitney e Kalmus lasciano Londra, in tutto e per tutto la Technicolor ha concluso un accordo con un'altra British ancora, ma la British Dominions Films. (Si dice che Becky Sharp sia costato duecentomila sterline, e ohe Disney possa dare i suol disegni a un abbordabile prezzo di noleggio perchè il sovrapprezzo effettivo di un disegno Disney a colori viene addossato al film normale che l'accompagna ). E in tutti que- sti discorsi comincia ora a correre come una parola d'ordine: non più film « a colori naturali » come erano stati strombazzati in un primo tempo, ma film « dipinti ». La sottigliezza c'è, ha la sua importanza. Già in partenza si cercano alibi. Staremo a vedere. Ma fin da quest'autunno, consolatevi, una meta dei film che vedrete, saranno « dipinti » : volti di mastice, labbra di ceralacca, cieli di percalle. Al. * # La Direzione Centrale del cinema sovietico ha deciso di raccogliere in volume i migliori scenarii di film girati ad Hollywood Saranno altrettanti libri di testo per le scuole russe di cinematografia. Il primo volume compren derà le sceneggiature di Viua ViZIa, Nostro pane quotidiano, Shanghai Express. *** In fatto di carenate sta per apparire una sequenza che determinerà uno strano primato. Per il ballo che vedremo in Lie lifce a gentleman e più precisamente per il valtzer danzato da William Powell e da Luise Rainer, si è riusciti a dare al carrello lo stesso 'ritmo della danza da riprendere, I munendolo di uno speciale dispo! sitivo e di circa mezzo chilometro | di cavi. Pare che il risultato del ! « pezzo », in chi deve vederlo, sia | un tale turbinio, su di un ritmo di valtzer, da dare il capogiro. I pro- è i n a duttori ne sono assai fieri. rosahgubvTabella clinica. Una rivista cinematografica ha inaugurato « diagrammi scientifici ». E comin. I eia con Joan Crawford. Accanto | a una testona della sempre spiritata diva, fra ascisse e ordinate si stacca una linea tutta spezzata: è la linea del successo. Con Bambole di teatro (1927) la linea appena s'affaccia timidamente; sale poco dopo a un diapason con « Rosa • Maria» (1929); e da allora si cam- mina a mezza costa, in una mulat-l tiera tracciata sull'abisso dell'oblio le sotto il cielo della gloria (sic) : I uno zig-zag che fa ogni tanto un saltellino con Grand Hotel (1932) o con Incatenata (1934). Al film,che ora sta girando (Forsalcing ali others) la linea s'arresta, ornata di due punti interrogativi: verso i quaranta o i trentasei e cinque ? m. g. sI LAURA NUCCI è tra le Interpreti di «Freccia d'oro», di Corrado D'Errico. SIMONE SIMON la giovanissima attrice rivelatasi in « Lac aux dames », interpreterà a Hollywood ■ Sotto due bandiere» di Franck Lloyd.