Eden espone alla Camera dei Comuni le proposte che Mussolini non ha accettato

Eden espone alla Camera dei Comuni le proposte che Mussolini non ha accettato L'Inghilterra e la vertenza italo - etiopica Eden espone alla Camera dei Comuni le proposte che Mussolini non ha accettato Londra, 1 notte. Negli ambienti politici inglesi si attende con malcelata impazienza la riunione di Gabinetto ordinaria di mercoledì prossimo, nella quale, secondo il convincimento generale, il Governo britannico dovrà prendere decisioni importanti nei riguardi dell'atteggiamento da seguire di fronte alla vertenza italo-abissina e indirettamente di fronte alla Lega. Si riconosce che la situazione non potrebbe essere più delicata per 1 Inghilterra. « 0 la Lega o l'Italia » Come la riassume un giornale oggi, da ciò che nelle prossime settimane deciderà Londra, dipenderà « l'intera questione della pace o della guerra fra l'Italia e l'Abissinia, la sorte della Lega, i rapporti fra l'Inghilterra e l'Italia e infine la reputazione del nuovo Ministro degli esteri Sir Samuel Hoare ». Il giornale forse esagera alquanto la parte che l'Inghilterra si sente chiamata o crede di dover recitare al momento presente in Europa; ma certo si trova dinanzi al dilemma: o la Lega o l'Italia, dilemma voluto in quanto che il Governo ha voluto porre al di sopra di tutto il leghismo ed è riuscito a persuadere l'opinione pubblica che la sola politica possibile per l'Impero britannico è quella di Ginevra. Il fatto è che, non assumendo la difesa della Lega, Londra comprometterebbe la sua posizione in Europa. Da ciò la gravità della situazione, così come appare all'opinione pubblica inglese. Alla Camera dei Comuni l'annunzio di dichiarazioni sulla visita di Eden a Roma ha attratto oltre a un numero inconsueto di deputati, molto pubblico. Le tribune erano piene di diplomatici e di notabilità di ogni genere. Si pensava, come avevano d'altronde annunziato tutti i giornali, che la esposizione del viaggio del Ministro per gli affari leghisti sarebbe stata fatta dal Ministro degli Esteri. Ciò sembrava normale, ma non è avvenuto. Ha preso la parola Eden il quale ha riferito sui suoi colloqui con Lavai e con Mussolini, rammaricandosi dell'insuccesso dei passi che egli era stato autorizzato a compiere a Roma, in vista di un appianamento del conflitto con l'Abissinia. Egli ha confermato che il Governo inglese aveva proposto di cedere all'Abissinia una striscia di territorio della Somalia britannica con sbocco-al mare, allo scopo di facilitare concessioni territoriali ed economiche all'Italia. La visita a Parigi Parlando anzitutto della sua visita a Parigi, Eden ha detto: « II Governo desiderava in primo luogo di cogliere l'occasione di dare al Governo francese un'ampia e franca spiegazione nei riguardi dell'accordo navale anglotedesco. Esso inoltre desiderava considerare, in consultazione col Governo di Francia, i modi e i mezzi di progredire, al più presto possibile, con i negoziati su tutte le questioni sollevate nella dichiarazione anglo-francese del 3 febbraio. Io comunicai al Primo Ministro dì Francia l'intero contenuto dell'accordo navale anglotedesco e gli descrissi — ha detto Eden — le circostanze nelle quali venne negoziato e i motivi che indussero il Governo a concluderlo. Con eguale franchezza Lavai espo lthzlantttactimetdpctspvcslanaapdlodsbsbspqeatddssbslsutmnMidpcse le vedute sull'argomento dei ! Governo francese e le sue vedute j anche sui rapporti dell'accordo con % vari problemi europei, alla soluzione dei quali i due Governi erano impegnati. Venne riconosciuto nel corso di questo colloquio che nella sistemazione di tali questioni, il patto aereo, il patto orientale, il patto dell'Europa centrale e l'accordo sugli armamenti di terra, una intima cooperazione fra la Francia e l'Inghilterra era necessaria. Queste due questioni non interessavano Francia e Inghilterra soltanto. Al momento attuale, in congiunzione col Governo, francese, noi tentiamo di formare la collaborazione meglio appropriata a ottenere l'adempimento rapido del programma enunciato nel comunicato del S febbraio. « Ora che sono terminate le discussioni su questi argomenti che io ebbi successivamente a Romacol signor Mussolini, sono felice di essere in gr^Wdnnun^órévhé l'accondo è stato ottenuto circa lu possibilità di continuare a lavorare alla pacificazione europea in base al principio direttivo del comunicato di Londra e della risoluzione di Stresa. Vi è ora ragione di sperare che la migliore linea delle trattative potrà essere trovata fra breve ». Dopo di che il Ministro degli affari leghisti è passato à parlare dei suoi colloqui romani sul problema abissino. I colloqui romani In un silenzio profondo, la Camera ha ascoltato le brevi dichiarazioni di Eden. «Ho parlato col signor Musso- lini — ha detto Eden — sulla vertenza fra l'Italia e l'Abissinia. Gli ho espresso la grave preoccupazione del Governo britannico per la piega che gli eventi stavano assumendo fra l'Italia e l'Abissinia e gli ho detto che i nostri motivi non erano nè egoistici nè dettati da interessi in Africa, ma soltanto dalla nostra appartenenza alla Lega delle Nazioni. Io dissi che la politica estera dell'Inghilterra è fondata sulla Lega e che il Governo non potrebbe quindi rimanere indifferente dinanzi ad eventi j quali potrebbero esercitare effetti profondi sul futuro della Lega e inoltre che su questo punto il sentimento della pubblica opinione era ben chiaro. Soltanto la sicurezza collettiva, a nostro giudizio, poteva preservare la pace. Per questa ragione, il Governo britannico era ansioso di recare ogni possibile contributo costruttivo per promuovere una soluzione del problema. Io descrissi allora al signor Mussolini il genere di contributo che il Governo aveva in mente e che io ero stato autorizzato a comunicare quale progetto a titolo di suggerimento da esaminare. Il suggerimento in linea generale era questo: che, per ottenere una sistemazione finale della vertenza fra l'Italia e l'Abissinia, il Governo britannico sarebbe disposto a concedere all'Abissinia una striscia nella Somalia britannica, tale da dare all'Abissinia un accesso al mare. Questa propósta era intesa a facilitare quelle concessioni territoriali ed economiche da parte dell'Abissinia all'Italia che potevano essere contenute in una sistemazione mediante accordi. « Il Governo britannico non chiederebbe concessioni di scambio salvo il diritto di pascolo per le sue tribù nei territori che potrebbero essere ceduti all'Italia. Tale suggerimento non era fatto alla leggera e soltanto la gravità della situazione potrebbe giustificare una concessione di territorio britannico senza compenso. Sono molto dolente -elle questa proposta non sia stata gradita dal signor Mussolini il quale si è dichiarato incapace di accettarla come base di sistemazione della vertenza. Al mio ritorno a Parigi io comunicai tutto ciò al signor Lavai ». La Camera ha vivamente applaudito alle parti delle dichiarazioni di Eden che potevano essere interpretate come un proposito di sostenere ad ogni costo il leghismo. Ma ha manifestato con rumori spesso violenti la sua profonda disapprovazione per le proposte che a nome del Governo Inglese Eden aveva recato a Róma. nfslictptfttdsnoSatnSl«nlscctfrpsmlneldndgpI Ciò non perchè un proget- ' to di sistemazione della vertenza italo-abissina le sembrasse inopportuno ma perchè era stata posta di fronte ad una situazione realmente senza precedenti, quella cioè di un Governo il quale si apprestava a cedere ad una Potenza straniera un frammento dell' Impero senza averne ottenuto previa autorizzazione dal Parlamento. Mussolini, rifiutando la magra offerta di Eden, ha forse evitato serie difficoltà al Governo britannico e, a giudicare dalla reazione della Camera, fors'anche una crisi politica in Inghilterra. Il riserbo di Hoare Lansbury ha preso subito la! pania per chiedere al Governo che cosa intendesse fare per im pedire il ripetersi di errori analoghi a quelli commessi in occasione della invasione della ! Man«uria da parte del Giappo j ™- A. lul s}av°lta tha. "sposto e il Ministro degli Esteri rimasto sino allora in silenzio per dire che il Governo non poteva dire nulla per' il presente ma che sperava di poter parlare in futuro. Il deputato liberale Dickie ha interpretato l'opinione della Camera dicendo che essa intendeva essere assicurata che nessun frammento di territorio britannico sarebbe stato ceduto nel futuro senza il suo consenso. « La Camera deve aver fiducia nel potere esecutivo — ha replicato Hoare — e se non intende aver fiducia l'intera base del Governo è distrutta ». Da tutti i banchi della Camera si grida: «No, no, non è vero ». , Hoare ha allora aggiunto che: la proposta comunicata da Eden a'a Mussolini ha avuto il carat- [i Itere di un tentativo nel senso j I-u-Ai eiciomnrn ima si-1 é I che tentava di sistemare una si-1 1 tuazione prrfondamente «i ica, la quale poteva esercitare disa-1u n e a i l - strose reazioni tutto ali intorno.,Non vi era intenzione di agire ;all'insaputa della Camera; Si era presentata la necessità per il Governo di compiere un ten- l„fi,7„ *A olniini Tinsoi npr-pcsari tativo ed alcuni passi necessari a giungere ad una soddistacen- te soluzione di una situazione pericolosa. La Camera si è peròcalmata soltanto quando il de-putato conservatore Sandys chiedeva se la proposta fatta rimaneva in vigore, e otteneva da Hoare la risposta che essendo stata respinta doveva considerarsi caduta. R. P. La neutralità dell'Egitto in caso di guerra Alessandria (Egitto), 1 notte. (L.) Tutti i giornali pubblicano la smentita all'affermazione fatta sabato dall' Abram circa presunti passi della Legazione italiana presso il Governo egiziano in ordine al conflitto italo etiopico. A questo proposito il Mokattam afferma che l'Egitto si propone di restare assolutamente neutrale. La riprova di ciò è data dal fatto della sospensione del progetto del Ministero degli Esteri di trasformare il Consolato egiziano di Addis Abeba in Legazione allo] scopo di non dar luogo ad un atto non gradito all'Italia. Il Mokattam osserva come il Governatore del Sudan sir Stewart Symes abbia anticipato di un mese la sua partenza per l'Inghilterra avvenuta nei giorni scorsi. MdmtmvscmccSzdiritti materiali e morali ill'ltalia sul Canale di Suez Fatti che è bene ricordare Roma, 1 notte. Sulla questione del canale di Suez e sul contributo dato dall'Italia alla sua costruzione, la « Tribuna » pubblica interessanti notizie. Alla libertà de] canale di Suez l'Italia ha diritto dal punto di vista legale, non solamente per la clausola della concessione, ma anche per la dichiarazione di neutralità del canale e dei suoi porti, fatta nel 1880 e opportunamente ricordata dal marchese De Voguè, presidente della Compagnia, nel suo discorso all'inaugurazione del monumento eretto in Ismailia alla memoria dei difensori del canale durante la grande guerra: egiziani, francesi, inglesi e italiani. Ma esiste per l'Italia anche un diritto morale. Il canale di Suez non può dirsi concepito dal genio di Ferdinando De Lesseps, giac che l'idea di una via di comuni cazione tra Suez e il Mar Rosso è antichissima. Nel 1855 l'inge^ gnere trentino Luigi Negrelli, eso. nerato dalle alte cariche che copriva nell'amministrazione trentina e del LombardoVeneto perchè troppo favorevole all'elemento Ita. liano,, andò in Egitto per portare a termine gli studi sul canale di Suez, da lui iniziati fin dal 1838 e che si conclusero col piano completo adottato per la esecuzione dei lavori. La Compagnia del canale volle onorare la memoria dell'ingegnere italiano, elevando un monumento e dando il suo nome a una delle principali vie di Ibrahimia. Il giovane console francese Ferdinando De Lesseps ha avuto il grande merito di realizzare il grande progetto, lottando strenuamente contro l'opposizione inglese, capitanata da lord Palmerston, e anche in ciò fu aiutato dal avqCnmmaobseiqhdI giudizio tecnico del Paleocapa, mi ' nistro dei Lavori Pubblici del Ee ! di Sardegna, il quale demolì tut te le obbiezioni sulle possibilità tecniche dell'impresa. Allorché, il 5 novembre 1858, vennero offerte al pubblico le 400 mila azioni di 500 franchi cadauna, che dovevano costituire il capitale della nuova « Compagnie Universelle du canal mar'time de ^«^??.?H«^e^mT«hm~"Ìzione sottoscritta ne in Inghilter- ra, nè negli Stati Uniti d Ame rica, nè in Russia. Figurarono invece come soci fondatori i Municipi di Genova, Venezia e Trieste.'L'Inghilterra ha saputo riparare all'incomprensione dei suoi tecnici e dei suoi ministri con la abilità dei suoi finanzieri. Il Disraeli riuscì ad acquistare per quattro milioni dì sterline le 176 mila 602 azioni possedute dal khédive di Egitto, Ismail pascià. qu^™ L'operazione, conclusa in venti- ha dato all'Inghilterra circa i sette decimi del capitale azionario della Compagnia del canale di Suez. L'Italia, quindi, ha dato la sua collaborazione tecnica e finanziaria alla grande impresa e non lesinò nemmeno la collaborazione materiale di centinaia e centinaia di operai, che costituirono le prime maestranze. Le opere idriche nell'Africa Orientale Asmara, 1 notte. Per gli approvigionamenti idrici con le opere eseguite e quelle in corso in Eritrea e in Somalia, sono stati notevolmente incrementati gli acquedotti preesistenti e messi in condizione di sopperire ai bisogni dell'accresciuta popolazione, nonché dei contingenti militari e degli operai che si trovano nelle due colonie e che prossimamente potranno affluirvi. Dagli elementi che seguono risulta , che tanto in Eritrea che in So: malia c'è acqua sufficiente per tutti. [ All'Asmara sono stati rimessi j in efficienza e attrezzati con au 1 tooomon oltre 70 pozzi che orL una quantità complessiva 1 ^P^1 ^an?,tr^Dl«.ivS , Trulli ofi™ "mila S Si1 bi almgiorrl0| che soddi3(a le , genze idriche di tutta la zona. A ; questi pozzi attingono anche i re I parti di carri-botte e le autobotti r • adibite al rifornimento degli ac- cantonamenti dislocati fuori dali 1 abitato. Inoltre sono state capi ; tate ,e ac naturali dell'altipia- n() per £ormare bacini di acqua e potabile. ò, j, nu0vo acquedotto di Adi Ne-jfas, fornito di sette chilometri di s a o condutture, che ha la portata mi nima di mille metri cubi giornalieri e massima di 2 mila metri cubi, è in corso di avanzata costruzione. Un altro acquedotto a Nefasit, che ha la portata di 4 mila metri cubi al giorno è già ultimato. AU'approvigionamento idrico di Massaua si provvede con acquedotti a caduta naturale di mille metri cubi giornalieri, con un altro acquedotto a pompa di 8 mila metri cubi al giorno e con un servizio di navi cisterna. E' in corso di costruzione a Mas-, saua un impianto idrico distillato che darà acqua potabile per circa mille metri cubi al giorno. L'acquedotto Dogali-Massaua, che darà al minimo mille metri cubi d'acqua al giorno e al mas< Simo 2000, è in corso di costruzione. Nuovi documenti sulla malafede del Negus Barcellona, 1 notte. La stampa catalana continua ad' occuparsi ampiamente della vertenza italo-abissina e oggi, il quotidiano barcellonese « Correo Catalan », che dedica alla questione due colonne, rileva i principali motivi per cui ritiene difficilissimo che si possa giungere ad un accordo per via diplomatica. Il giornale fonda questa sua opinione anzitutto sull' italof obia dell'Etiopia, sulle barbarie del suo governo feudale e retrogrado e sulla schiavitù ancora in auge in questo paese che anche nella questione del sultanato di Gimma ha nuovamente messo in evidenza quali siano i sentimenti pacifisti di Hailè Selassié, la cui tracotanza non deve assolutamente essere tollerata. Dopo avere passato in rassegna i fatti che dimostrano come il Negus non ha mai voluto rispettare gli impegni a causa del suo odio contro l'Italia, il « Correo Catalan » scrive: « Halle Selassié, che aveva apposta la sua firma in molti trattati che lo impegnavano a mantenere un atteggiamento amichevole nei riguardi dell'Italia, ha dimenticato tutto, e, mentre si atteggia ad apostolo della pace, si prepara accanitamente alla guerra. Ne è la prova di ciò la decisione che si assicura ha preso di annettersi il sultanato di Gimma. E' questo un vasto paese rimasto autonomo da Addis^Abeba fino dal tempo della conquista di Menelik ed è inoltre uno Stato mussulmano che sì trova fra i territori compresi nella zona di influenza italiana definita dai trattati firmati dalla Inghilterra e dall'Italia nel 1891 e nel 1924 ». L'articolista fa poi la storia dell'ammissione della Etiopia nel1 ei« 1, ,, u^I"tt.-c'"u*".a """a Società delle Nazioni; ricordaiI naia onopBiamfintn rtpll Tra in III il leale atteggiamento dell'Italia in quella circostanza, riassume il preciso discorso pronunciato allora a Ginevra dal rappresentante del Governo italiano, ed elenca in seguito gli impegni che l'Etiopia assunse davanti l'Assemblea societaria; impegni che il Negus non ha mantenuti. ÌS" permettessero di risolvere i B r . .L unico scopo del Capo dello !Stato etiopico non era quello di | entrare a far parte della Società delle Nazioni per poter poi avere da questa degli appoggi che quello della schiavi- !a-, „.i--.i ai valersi aena con- gravosi problemi che assillano il paese, come tù, ma bensì dizione di membro dell'istituzio- ! ne ginevrina per potere godere poi di una specie di immunità. Il quotidiano catalano continua: « La schiavitù impera in Etiopia e guai allo stesso imperatore.se volesse sul serio abolirla; schia- ' vitù feroce, inumana, bestiale che inorridisce chiunque ha potuto soggiornare qualche tempi, nel- l'Impero del Negus, schiavitù che si fa alla luce del sole, con la benevolenza, subita, diciamo così, dell'imperatore ». Dopo avere riprodotto succintamente le dichiarazioni fatte dagli schiavi, riusciti a rifugiarsi nelle colonie italiane, il giornale conclude ricordando le frasi più salienti dello storico discorso pronunciato dal Duce a Cagliari.