Quando la Costituzione serve e quando invece non serve di Amerigo Ruggiero

Quando la Costituzione serve e quando invece non serve PLUTOCRAZIA AMERICANA Quando la Costituzione serve e quando invece non serve NEW YORK, giugno. Quelli che avevano creduto potere il supercapitalismo americano subire modifiche e limitazioni così, alla chetichella, per mezzo di delegazioni di potere da parte del Congresso al Presidente hanno avuto un piuttosto brusco risveglio. S'è incaricata di disingannarli la Corte Suprema degli Stati Uniti. La Costituzione non permette nessuna delega di potere e non permette che s'intervenga, sia apertamente sia di straforo, nelle faccende interne degli Stati che compongono l'Unione. Nè in materia politica nè in quistioni economiche. Altrimenti gli Stati Uniti non sarebbero più gli Stati Uniti cioè un assurdo e un anacronismo politico vivente. Per chi osserva da vicino lo sviluppo l'andamento e le tendenze di questa nazione la cosa non è riuscita inattesa. Fin dagli inizi della agonizzante N. R. A. era stato preveduto che ogni tentativo di risolvere la crisi con un accentramento di poteri che riducesse la libera competizione e mettesse freno all'individualismo sfrenato sarebbe andato a infrangersi sullo scoglio della Costituzione. Il tragico della decisione della Corte Suprema è ch'essa toglie dalle mani del Governo Federale ogni controllo sulla situazione del Lavoro e dei suoi rapporti col Capitale. Intanto un'azione è urgente, perchè non ostante le belle frasi pronunziate in questa o quell'altra occasione la situazione economica non tende a migliorare. I dirigenti sono rimasti paralizzati. La confusione e la mancanza di direttive a cui il « new deal » aveva cercato di riparare sono ritornati ad imperversare come torrenti_che abbiano spezzate le dighe. Con la mira di salvaguardare la democrazia e mantenere in piedi le autonomie statali il popolo americano è stato condannato a rimanere più che mai lo schiavo del « big business ». L'accentramento della ricchezza, della produzione industriale e delle risorse nazionali in poche mani è proceduto trionfalmente avanti senza che avesse trovato mail ostacoli nella Costituzione e senza che il Congresso si sia sognato d'intervenire.'Perchè laCostituzione è quel monumentale tabù che può esser modificato quando ai tratta di proibire a un popolo di 120 milioni di persone di bere birra e vino, ma non si può toccare quando si tratta di migliorare le condizioni dei lavoratori. Anche senza procedere ad emendamenti essa avrebbe potuto essere interpretata in un senso assai più confacente ai tempi e alle necessità della nazione. Tanto più che l'epoca in cui fu scritta era quella del cavallo e del calesse, come efficacemente l'ha definita Roosevelt, un'epoca cioè in cui le distanze tra gli Stati e le necessità economiche che li differenziavano erano enormi e sarebbe stata pazzia imporre una forma di governo unico. Quali sono state le conseguenze più evidenti della decisione della Corte Suprema? Un disorientamento tra i governanti e soprattutto tra gl'ideatori e i promotori del « new deal », un disorientamento che non ha an cora permesso loro di metter mano ad alcun programma nuovo per far fronte alla crisi di tutto un sistema che, a parte le dichiarazioni ufficiali ottimisti che, va sempre più aggravali dosi. La prima reazione del Pre sidente al verdetto della Corte fu improntata a risolutezza e a combattività. Sembrava che volesse portare la quistione dinan zi al popolo per la decisione ti naie. Proporre, in altri termini, nei comizi una modifica radicale alla Costituzione degli Stati Uniti. Ma dopo s'è calmato e non si parla più di toccarla in alcun modo. Egli è preso in mezzo tra la Destra e la Sini stra del suo stesso partito. La seconda ritiene che la prossima campagna presidenziale dovrebbe essere impostata sulle rifor me, sulla legislazione sociale e contro i grandi interessi capitalistici che hanno avuto mano libera assoluta dalla decisione della Corte Suprema. La prima, e specialmente i reazionari dei Sud, non vogliono sentir parlare di limitazione dei diritti statali. Ma c'è il fatto che il Presidente stesso sente e pensa come l'alta borghesia americana e non osa affrontare riforme radicali, soprattutto non osa compiere il sacrilegio di mettere su nuove basi la Costituzione ch'è il simbolo intangibile della casta a cui egli appartiene. Sono invece i repubblicani, a quanto pare, che impernieranno la loro prossima campagna intorno alla quistione costituzionale. Mancando di un programma vitale che possa interessare la nazione essi se ne costituiranno uno sulla difesa della Costituzione. Intanto la N. R. A. è morta. Per salvare le apparenze e non produrre uno scoraggiamento pericoloso tra le masse, Roosevelt e i suoi consiglieri cercano di mantenerla in piedi in forma ridotta, abolendo i codici delle varie industrie e sopprimendo le misure coercitive. Si spera in accordi consensuali tra indu¬ sinlozisnv«bdpvsddgtfinrasgdfiivsacstsdtfrnljdgdllg stria e lavoro che mantengano in piedi con reciproca buona volontà i provvedimenti più essenziali dei codici. Illusioni ! S'è visto per lunga esperienza che non c'è da fidarsi di promesse volontarie e intese verbali. Intanto a quanto dichiara la « American Federation of Labor » dopo la prima settimana della decisione della Corte Suprema « circa un milione di lavoratori in tutto il paese erano stati colpiti sia dall'aumento delle ore lavorative che dalla riduzione dei salari. Decine di migliaia di operai erano stati gettati sul lastrico, mentre una infinità di altri avevano sofferto in differenti maniere. In molte regioni si minacciava il ritorno alle sweat-shops, le officine del sudore, e in una quantità di casi gli adulti erano stati sostituiti dai ragazzi ». Ecco quanto c'è da fidarsi della buona volontà degli industriali. La N.R.A. non valeva molto come tipo di riforma sociale. Ma qualche beneficio lo aveva apportato. Gli stessi piccoli e medi commercianti e industriali che avevano sempre protestato contro la tirannia delle sue disposizioni e la privazione di libertà a cui erano stati sottoposti nell'esercizio dei loro affari, adesso sono terrorizzati dal ritorno alla concorrenza scannatoria e all'individualismo delle zanne e delle unghie della jungla primitiva. Ma oltre al disordine materiale le conseguenze morali della sentenza della Corte Suprema saranno di lunga portata. Con essa l'eccellentissimo Charles Evans Hughes, presidente dell'Alto Consesso, sembra abbia voluto ribadire l'opinione di Stalin che il capitalismo non è modificabile. Amerigo Ruggiero

Persone citate: Charles Evans Hughes, N. R. A., Roosevelt, Sini, Stalin

Luoghi citati: New York, Stati Uniti