Il Duce trebbia il primo grano del nuovo Comune di Sabaudia

Il Duce trebbia il primo grano del nuovo Comune di Sabaudia Il Duce trebbia il primo grano del nuovo Comune di Sabaudia L'intensa operosa giornata nell'Agro redento - // saluto di 250 contadini volontari per l'Africa Orientale - Tre ore di lavoro alla trebbiatrice: sette quintali di grano in un'ora - Di borgo in borgo fra ardenti manifestazioni di popolo Littoria, 27 notte. Come Mussolini, compiuta la prima ora di lavoro da trebbiatore, discose nell'aia, qualcuno di questi contadini di Littoria disse a voce alta, senza enfasi, quasi in cordiale confidenza: « Come siamo bravi lavoratori, saremo bravi soldati ». » Poco prima il Duce aveva raccolto il saluto di 250 contadini volontari d'Africa. Essi appena ieri avevano finito il lavoro dei campi: sono quasi tutti cadorini e friulani, quasi tutti reduci della grande guerra e molti decorati al | valore: trenta medaglie d'argento 0 altrettante di bronzo. Rurali volontari d'Africa La tradizione di ardimento e di eroismo della nostra gente mai si spegne, anzi rinvigorisce e si accresce di nuove sorgenti. Questa giornata mussoliniana nell'Agro Pontino, ricca come l'altra di episodi significativi e suggestivi, è appunto segnata, dal raduno e dalla partenza di questa compagina di contadini-soldati e dalla trebbiatura del grano, nella quale la parte di Mussolini, trionfatore nella conquista di questa terra, non è soltanto simbolica. La compagnia dei contadini volontari d'Africa si era schierata in triplice fila in mezzo al campo, vicino al luogo dove il Duce ha posto le fondamenta di un grande zuccherificio, che darà lavoro a più di mille operai. Sarà uno stabilimento tra i più notevoli d'Europa. Sarà questa la prima affermazione agricolo-industrialc dell'Agro Pontino, che è consacrata dalla pergamena che verrà murata nella pietra di fondazione: « Vittorio Emanuele III regnante — Duce Benito Mussolini — nel testé nato Comune di Littoria — della Provincia bonificata — presente il Capo del Governo — il cui fausto auspicio tra il giubilo dei rurali — accompagna l'avvento dell'industria agraria — nel rifiorito Agro Pontino ». L'arrivo del Capo Il Duce era atteso por le 7 sulla via Appia, e giunse puntualissima, ricevuto e ossequiato dal Segretario del Partito, S. E. Starace, dal Ministro per la Stampa e Propaganda, S. E. Conte Galeazzo Ciano, dal Ministro dell'Agricoltura, S. E. Rossotti, dal Sottosegretario alla Presidenza, S. E. Medici del Vascello, dal Sottosegretario alla Bonifica, S. E. Cartelli, dal Presidente dell'Opera Combattenti, S. E. Di Crollalanza, dal Prefetto e dal Segretario federale. Squilli di tromba annunciano l'arrivo ai volontari, i quali scattano sull'attenti come vecchi soldati. Al loro fianco è un plotone tipo di Giovani fascisti, pure volontari per l'Africa. Vi sono tra essi alcuni tipi interessanti, e, primo fra tutti, occorrerà citare Francesco Pretto, padre di 10 figli, il quale, a qualcuno che insisteva perchè non partisse, rispose: «I miei figli verranno dopo di me; io debbo essere per loro di esempio »; e vi è poi il comandante Camillo Baratij, garibaldino delle Argonne e quindi capitano degli Alpini, decorato di tre medaglie al valore; Renato Cecchi, nipote del grande esploratore Attilio Guerralto, in guerra aiutante di battaglia, tre medaglie al Valore, in pace colono fra 1 migliori; Carlo Muschioni, fratello di quattro Caduti sulle Alpi, e altri ancora, giovani, anziani, ognuno con la sua avventura antica e nuova, ognuno con il suo ardimento ansioso. Il Duce percorre la fronte dello schieramento a passo rapido e guarda in volto questi uomini dallo sguardo fermo. C'è tra le file, e traspare tra quella severa compostezza, un orgoglio luminoso, una certezza superba. L'« A noi! » clamoroso dei volontari, infrange il religioso silenzio dei campi. Compiuta la rassegna, chiamato a sè il Comandante della Compagnia, il Duce gli offre un suo contributo « per i bisogni del viaggio », e quindi, seguito dalle acclamazioni dei contadini, si avvia verso la « capra » imbandierala che sorregge il blocco di fondamenta dello zuccherificio di Littoria. Lo zuccherificio di Littoria Prima il Duce prende visione del disegno della grande costruzione, ed ascolta attentamente le spiegazioni dei dirigenti, ai quali esprime il Suo compiacimento esclamando: «Bene, molto bene a; quindi firma l'atto di fondazione stillato su pergamena e lo innesta nel masso granitico, che, benedetto da monsignor Navarra, Vescovo di Terrucina, scende giù per la « capra », entro lo scavo. Quando il Duce risale in automobile, le acclamazioni dei volontari si rinnovano alte e unanimi. Un centinaio di metri ancora ed il Duce deve ridiscendere per gradire dai coloni, adunati foltissimi lungo la strada, la fresca offerta di un mazzo di fiori da campo. Il Duce indugia fra i rurali che lo acclamano con insistenza, e gli applausi lo accompagnano da podere a podere, nella corsa veloce verso Borgo Pasubio, ove, dopo una breve sosta all'Azienda Ita¬ Zinna Generale Petroli, .Egli giunge alle 8, traversando, per magnifiche strade asfaltate, Borgo F.aiti plaudente. Sono al podere 1316 i coloni ferraresi. L'anno scorso dai loro poderi è venuta una invocazione: « Duce, Vi vogliamo a trebbiare anche il nostro grano ». E il Duce, che allora promise, prima di inaugurare i lavori di trebbiatura di Sabaudia adempie anche questa promessa. La trebbiatura è sempre simile ad un rito, ma qui, in questa terra sacra al lavoro, il rito assume più vasto significato. Il borgo è colmo di letizia; le mamme, con i figli ancora teneri in braccio, sono le prime ad accogliere il Duce, che tra esse volentieri si indugia e chiede delle cose loro, e accarezza con dolcezza i bambini. La trebbiatura a Borgo Pasubio Il grano è abbicato, e al sua maturità fulva, arrossata dal sole, appare più pingue; la trebbiatrice apre la bocca vorace. Incomincia il lavoro. La squadra, anzi la « gavetta », come s'. dice, è pronta, ed è composta di sette contadine, e di due contadini che tagliano covoni e porgono le mannelle al Duce. Mussolini sale sveltamente la scaletta della trebbiatrice, e getta nella imboccatura la prima mannello. La macchina è tutta un fremito, uno spagliettio tiepido vela gli uomini; il buon grano cola dai portelli nei sacchi come una pioggia d'oro. Il volto bruno del Duce spicca scultoreo tra la biondezza delle spighe. Mussolini lavora con slancio, con attenzione e con impegno. Nugoli di pula si levano dalla macchina in moto e si diffondono all'intorno. Di questa polvere è già coperto anche il volto abbronzato del Duce. Lavoro lungo, ma il Duce non ne è stanco. Alle 9 il lo-' comotore lancia un sibilo festoso.'] Al segnale della sosta il Duce continua il lavoro, ammonendo: « Il buon trebbiatore, prima di riposarsi, deve assicurarsi che la trebbia abbia consumato l'ultima sua spiga di grano ». I compagni di lavoro acclamano e quando anche l'ultima spiga è stata maciullata dalla trebbia, il Duce finalmente smette la sua prima fatica, di cui ecco il risultato: un'ora di lavoro, oltre 7 quintali di grano. Mussolini si asciuga il sudore, si terge la polvere, e sorride ai compagni di lavoro, i quali pare che aspettino ora un discorsetto; ma il Duce non parla, dice soltanto sorridendo: « Si lavora, oggi, noti si parla ». Poi discende dalla trebbiatrice, firma il foglio di paga per la sua ora di lavoro, poi esamina il gra no, e quindi si avvia ad un capannone, sotto il quale è impiantata una rustica tavola. Cambio di tovaglioli, buon jìane campagnolo, alcuni piatti colmi di affettato e di formaggi, qualche bottiglia di vino e di acqua. C'è posto per miai trentina di commensali. Il Duce siede a capotavola e gli fanno corona i suoi compagni di\ lavoro. Lieta sosta dopo la fatica.) Il Duce conversa con i suoi vicini di mensa, che, conquistati da tanta famigliarità, gli confidano le loro preoccupazioni, le loro soddisfazione e le loro speranze, e soprattutto gli manifestano la loro gioia di averlo tra loro. « Evviva il Duce rurale! » grida un contadino anziano che gli siede alla sinistra e ha di fronte la moglie, che parla con il Duce come ad un suo grande figlio; ora la soggezione iniziale è subito vinta dalla confidenza. Il Duce consuma interamente e di buonissimo appetito la colazione. Una fanciulla si alza e chiede: «Duce, va bene? E' contento? ». « Benissimo », Egli risponde sorridendo. « Meno male! Ora sono contenti tutti » commenta la ragazza, e si stede. A Pontinia Tavolata lietissima, di famiglia numerosa, lieta attorno ad un Capo. Anche quest'ora bella finisce: il Duce si avvia per risalire in automobile, non senza compiacersi con i rurali per il buon raccolto, che è « premio alle loro fatiche ». « Brain agricoltori — arida qualcuno — e bravi soldati quando occorra! ». Preso congedo da questi coloni, fra applausi vivissimi e grida di invocazione, il Duce risale in auto¬ i \ ) mobile e riprende là corsa verso Pontinia. Fondata il 29 dicembre dell'anno scorso, Pontinia rivela già le linee dei suoi principali edifici. Quasi all'ingresso del Comune di Pontinia, il Duce si ferma pei visitare un campo di alloggiamento delle maestranze che lavorano nella costruzione del centro nuovissimo. Le maestranze lo accolgono affettuosamente. La visita è, come sempre, minuziosissima. Alla partenza, lo salutano acclamazioni altissime. Gli operai circondano Mussolini nel momento in cui risale in macchina, dopo avere firmato una sua fotografia destinata alla sede del Dopolavoro. Poco dopo siamo al centro di Pontinia in costruzione. Gli edifici sono già alti. A buon punto è la costruzione del Palazzo comunale, all'ingresso del quale il Duce, mentre da lungi le maestranze applaudono, si sofferma a esaminare i disegni relativi e i progetti degli edifici principali di Pontinia. Indi il Duce, dal più alto ponte del Palazzo Comunale osserva a lungo i progressi di tutte le altre costruzioni. Pontinia va già assumendo la sua fisonomia. Il Duce è soddisfatto, ed esprime questa sua soddisfazione ai dirigenti dei lavori. Fra i rurali, di Sabaudia Dopo Pontinia. il Capo del Governo si reca nel Comune di Sabaudia a visitare i lavori di Borgo Vodice e si ferma al podere 2022, abitato dalla famiglia del colono Giuseppe Dapit di Gemona. Di una particolare festosità è stato questo inizio di lavori: in gruppo nell'aia le contadine si sono messe a cantare lente canzoni dall'aria lunga e lieve; il cappellone, i grembiuli ed i vestiti a fio-', rami davano alle'fisionomie delle donne una grazia fresca e felice di giovinezza. Una intera famiglia ha schierato intanto i suoi componenti: trenta. Il Duce si è intrattenuto con la mamma e con i più piccoli. La conversazione è stata confidenziale, come di profonda confidenza sono state le carezze che il Duce ha fatto ai bimbi, le parole che ha detto alla madre. Ma dall'aia viene un sibilo di sirena; questo nuovo lavoro del Duce è l'adempimento di un'altra promessa. Questo è il primo grano di Sabaudia, che il Duce ha\ promesso, l'anno scorso, di venire a trebbiare. Egli sale sulla trebbiatrice ac-\ colto dal fervido applauso dei battitori. Un paglierino alza il grido, che Vanno scorso udimmo a Borgo Montella e poi per tante piazze d'Italia: « Tu sei tutti noi! ». Il Duce si toglie di dosso la maglietta e a torso nudo, forte, saldo, scultoreo nell'evidenza della muscolatura atletica, si mette al lavoro, che compie con ritmo sempre uguale e con inimitabile attività. Il sole cade a picco ed arrossa le biche ed i volti degli uomini. Dopo una mezz'ora di lavoro, alcune soste di qualche minuto, affinchè i contadini e le donne possano calmare l'arsura che il sole, l'aria afosa e la polvere hanno provocato. Anche il Duce, da camerata, da contadino fra contadini, beve il vino del podere. Approfittando della pausa, un colono ferrarese, Pietro Tosi, prende coraggio e, con parole modeste, ma dentro le quali trema la commozione e l'orgoglio, ringrazia Mussolini di questo momento e di questo onore di averlo cosi vicino, come ha tante volte e per tanto tempo desiderato. Il lavoro del Capo II Duce sorride, gli si avvicina, gli dice che anche lui è contento di stare fra i forti, schietti contadini dell'Agro Pontino. Poi il lavoro riprende con nuo- vo vigore. Il Duce ha trebbiato complessivamente per quasi treore. Una acclamazione appassionata saluta la sua bella fatica. Egli sta ora con le mani sui fianchi, il torso di un profondo bruno lucente nel pieno sole, il volto chino e l'occhio fisso sui cento e cento rurali, protesi a lui. Poi discende dalla trebbiatrice; osserva il grano battuto, che è nei sacchi ricolmi, e passa fra icrità del loro lavoro e per il buon raccolto. colòni tripudianti. Anche fra essiindugia^ compiacendosi per^ W«-fumo che si sente è di cucina friulana schietta « senza imbrogli ». Ma mezzogiorno è vicino. Il Duce sale iti automobile rispondendo col saluto romano, sorridendo soddisfatto alle acclamazioni dei rurali e riparte per Sabaudia. Consumata rapidamente la colazione al Palazzo del Municipio, il Duce discende nella piazza di Sabaudia e si confonde fra la fol la acclamante, salutando tutti tutti sorridendo, carezzando i barn bini e quindi, risalito in antonio-bile, si reca a visitare il Borgo Mantenere, dove procede all'inaugurazione della prima acqua irrigua dell'Agro Pontino. Apre con le sue mani la diga grande, da cui l'acqua, in un ribollire spumoso, irrompe nei canali. Quindi apre le varie dighe minori che immettonoliei campi. Attraverso i cunicoli l'acqua solca la terra, gorgoglia nella terra rossastra, irrorando. Non meno affettuose sono le ma- infestazioni della popolazione di Borgo Hermada, anche esso di nuo-va costruzione. Tutta la popola- -ione del borgo, gli operai con iloro strumenti ai lavoro, le donne con i bimbi, è raccolta nella piaz- za e quando il Duce arriva l'acca-glie con una ondata di caldo e vibrante entusiasmo Fra il popolo di Littoria Dopo una visita ai lavori, per i quali il Duce si compiace, si va verso Littoria, che segna l'ultima sosta della giornata mussoliniana nell'Agro Pontino. La popolazionedel capoluogo si è adunata sulla piazza antistante il Palazzo deiGoverno, attorno alle organizza- sioni del partito e all'è formazionigiovanili inquadrate, che accolgo-no il sopraggiungere del Duce conim: « A noi!», cui seguono uccia-inazioni e grida di evviva. sono i fascisti, gli operai e i ru-rati del capoluogo, ognuno venutodai borghi ove lavora. Ininterrot- ta è l'invocazione al Duce, che èscandita con vigore sempre più intenso. Il Capo del Governo sale sulla torre arengario e, dalla cella del- ta campana, che domina l'Agro Pontino, osserva la vasta distesa Il Duce si intrattiene cordial- mente con i giornalisti esteri, che, durante la sua giornata nell'Agro.ha chiamato sovente a sè. A essi par/a delle opere compiute, delladensità della popolazione in continuo aumento e dell'avvenire, per certo luminoso, della nuova pro-Poi ridiseende a piano terreno e, quando riappare alla folla, che non ha smesso di acclamarlo, la mltoroT St ^ m il n,,l ' -V ir w * i * - predellino aeuauto, saluta romanamente ii iti au, gli operai ed t fascisti c si allontana verso Roma, seguito dal- t'onda delle acclamazioni Alfio Russo | ti. DUCE AL LAVORO A TORSO NUDO SOTTO IL SOLE ARDENTE (Fotografia trasmessa per filo alla stazione telefotografica de LA STAMPA) IL DUCE PASSA IN RASSEGN COLONI DELL'AGRO CHE HANNO FATTO DOMANDA IL DUCE PASSA IN RASSEGNA I COLONI DELL'AGRO CHE HANNO FATTO DOMANDA DI ESSERE ARRUOLATI VOLONTARI PER L'AFRICA ORIENTALE IL DUCE COADIUVATO DALLE COLONE DELL'AGRO LAVORA SULLA TREBBIATRICE