La preparazione militare dell'Etiopia

La preparazione militare dell'Etiopia La preparazione militare dell'Etiopia e gli scopi di un viaggio del Negus La Francia rifiuta ogni fornitura d'armi a Addis Abeba Roma, 14 notte. Hailè Selassiè ha fatto ritorno ad Addis Abeba dopo un soggiorno di quasi un mese ad Harrar e, poiché è legittimo chiedersi per quale ragione il Negus ha lasciato la capitale del suo régno in un momento che può apparire critico, il Giornale d'Italia si affretta a rispondere questa sera con gran copia di dati. La prima ragione del viaggio di Hailè Selassiè ad Harrar è stata, come si è annunciato ufficialmente, quella dell'insediamento del nuovo governatore Nassibu. Il governatore uscente, il Degiac Gabre Marian, è precisamente il comandante del corpo di spedizione abissino, che nel 1931 tentò l'avanzata verso Mustahil sull'Uebi Scebeli, la gran via aperta verso Mogadiscio, della quale abbiamo già parlato. Nella regione di Harrar L'avanzata, predisposta sulla previsione di non trovare serie resistenze da parte italiana, aveva l'evidente scopo di portare avanti verso il mare la linea del possesso etiopico, secondo, quel movimento di continue pressioni e usurpazioni, che caratterizzano da molti anni il piano abissino nei riguardi dei possedimenti italiani. Il tentativo fu stroncato e il Degiac Gabre Marian fu sconfes-sato da Addis Abe.ba; ma la scon-fessione non era sincera. Sta di fatto che il comandante del la spedizione fu plócò doponominato Governatore a Harrar, ed ora lascia il suo posto per salire di grado e trasferirsi ad Addis Abeba come mi nistro dell'Interno. Il Degiac Nassibu, che gli succede nel governo di Harrar, ha anche esso un passato notevole. Suo fratello fu console all'Asmara dal 1916 al 1918; egli stésso dopo il 1918 fu console nella capitale dell'Eritrea, dove imparò l'italiano. Di là passò alla legazione etiopica di Roma. Era kantibai di Addis Abeba quando avvenne, il 5 settembre 1928, il tentativo del colpo di Stato. In quella occasione egli si agitò per elevare al trono l'attuale imperatore. Ne è così divenuto l'uomo di fiducia, uno dei più tipici e,diretti rappresentanti del regime attuale. Nel 1932 fu inviato in Francia per negoziare un prestito. Di ritorno, fu nominato Governatore del Baie, la regione a sud-est dei laghi, che è in rapporti con i britannici dei vicini possedimenti. Lo si considera nazionalista ad oltranza, guerriero e ambizioso. Harrar è una delle basi di operazioni dell'Etiopia contro la Somalia italiana. La sua preparazione è dunque pure essa in atto. Appunto durante il soggiorno dell'imperatore, è stata intensificata la mobilitazione delle genti guerriere che popolano la corona dei monti Arussi, da Harrar verso il lago Rodolfo. Anche l'aviazione — riferisce il Giornale d'Italia — ha tentato di organizzarsi. Mentre nel nord un nuovo trimotore Fokker, per esempio, ha compiuto il 16 maggio il suo primo volo di prova diretto a Debre Marcos, nella regione di Harrar si sono sperimentati nuovi apparecchi.Uno di essi, un Potez-Hispano, svizzero, pilotato dall'aviatore indigeno Bahru Kaba, con il meccanico Maignal, ed un misterioso agente, Degiac Mas Nassibu Zamanel, partito d'urgenza da Goba, nel Baie, per Harrar, e andato ad infrangersi su un campo di fortuna a Rullale, ed è andato miseramente distrutto. I tre aviatori sono arrivati tre giorni dopo a Harrar, percorrendo la strada camionale di Gig Gica. L'imperatore, oltre che all'insediamento del nuovo governatore, ha dunque anche pensato ad ispezionare e organizzare le preparazioni militari che si svolgono nei territori meridionali della Etiopia contro l'Italia. Ostentati contatti con gli inglesi A Harrar, vi è anche, come ab' biamo già detto, un centro belga distruzione e di comando di cui e capo il maggiore Dothee. Pare anzche il Governo di Addis Abeba abbia sollecitato dal Governo belga l'invio di altri ufficiali, che gli sarebbe però stato rifiutato. Ma il viaggio di Selassiè a Harrar, ha pure avuto uno scopo politico: prendere contatto con gli inglesi, confermare con ciò la impressione di una intesa fra l'Etiopia e l'Inghilterra. « Dobbiamo però subito dire — continua il « Giornale d'Italia » — che in questi ultimi giorni, forse per istruzioni pervenute da Londra — le nostre segnalazioni non sono forse rimaste senza risultato — le autorità britanniche dell'Africa Orientale, si sono rivelate più caute e riservate. Ad ognmodo, l'imperatore si è incontrato con funzionari e agenti britannici a Harrar. Sintomatico il fatto che in un ricevimento ufficiale, egli non ha voluto ricevere il Console di Francia, mentre si è intrattenuto, lungamente e con ostentazione, con gli inglesi. « Da Harrar, l'imperatore si è anchspinto fino a Gig Gica, il noto centro di arrivo e smistamento di rifornimenti bellici, dei quali abbiamo più voltparlato. Anche qui, ha cercato di documentare agli occhi dei presenti, suoi amichevoli contatti con i britannici. « L'imperatore aveva, per sua manovra politica, un più ambizioso pianoEgli progettava di incontrarsi con igovernatore della Somalia britannica eottenere il permesso di recarsi a Berbera. L'autorità britannica non si prestata a questa troppo palese mano vra, che avrebbe avuto tanta vasta ri sonanza in Etiopia e altrove. « L'incontro è stato rifiutato. Ma evidente che l'imperatore si agita in , tutti i modi per sfruttare, a fini dimostrativi, interni ed esteri, la improvvisa cordialità che agenti e giornali britannici dimostrano alla causa abissina, per creare nel paese la persuasione che in una lotta contro l'Italia, l'Etiopia potrà contare sull'aiuto della grande Inghilterra. « Sono state diffuse voci, lungo i territori dell'Ogaden, di possibile intervento protettivo britannico. Altre voci vengono diffuse tra le popolazioni somale, etiopiche e isak, di non allarmarsi per eventuali concessioni che fossero fatte al britannici nel territori dell'Ogaden. • « E evidente che il Governo di Addis Abeba, vorrebbe assicurarsi, almeno in questi territori, la collaborazione britannica. Le comunicazioni dalla Somalia Italiana, verso il nord, passano in territorio etiopico, attraverso una strozzatura che si apre appunto fra il confine del Somaliland e Harrar, lungo la strada che per Harrar e Gig Gica va ai porti della Somalia britannica. Se questo passaggio, dischiuso fra il confine del possedimento britannico e la complicata catena di montagne che si prolunga ad ovest fino verso Addis Abeba e oltre fosse sbarrato da una presenza britannica — si pensa ad Addis Abeba — il governo etiopico avrebbe più libertà di azione, e più forza nelle sue operazioni di offesa e di attesa >. La comunicazione francese all' Ambasciatore d'Italia Parigi, 14 notte. Si apprende che il Governo francese ha comunicato all'ambasciatore d'Italia conte Pignatti Morano di Custoza che la Francia ha negato qualsiasi fornitura di armi all'Etiopia. (Stefani). lRapabAsatellcsscdpqadvsvdrtpficas—naadtgnslNctmgccocnnsLa causa italiana sempre meglio compresa in Francia Parigi, 14 notte. Il Consiglio dei Ministri si è occupato dell'accordo navale anglo-germanico in gestazione ed ha concordato le linee maestre della risposta che Lavai e Pietri redigeranno ed invieranno a Londra quanto prima. Grosso modo sembra potersi prevedere che il documento francese manterrà le posizioni ; fassunte dalla Francia alle Conferenze]Ddi Washington e di Londra e riserverà ila sua libertà d'azione completa. E' schiaro tuttavia che, assumendo questo,^atteggiamento, il Governo di Parigi Sspera indurre 11 Gabinetto di Londra a ; rendersi conto degli inconvenienti della: posizione presa senza concertarsi con Parigi e con Roma, e a riflettere prima sdi assumere impegni definitivi. Si ri- dttene qui che conversazioni siano in cor- : con 1 Italia per esaminare «sterne lo,stato di cose creato dalla iniziativa bri- ! tannica. | In quanto all'Abissinia, i giornali si fanno eco delle smentite romane alla voce di negoziati italo-anglo-francesi, avvertendo in base alle medesime che la facoltà- di costruire una ferrovia at- traverso il territorio abissino per riunì- : re l'Eritrea alla Somalia fu riconosciuta ! una prima volta all'Italia dal trattato del 1906 e una seconda volta dal trat- tato italo-inglese del 1925, di guisa che non c'è bisogno di nuovi patti perchè l'Italia proceda al lavoro in questione, ma unicamente della realizzazione di' uno stato di fatto tale che permetta la esecuzione materiale del progetto, ese-j cuzione che non potè mai venire inizia- ta per l'opposizione dell'Abissinia, co- me non potè venire iniziata quella del-1 la camionabile concordata direttamen-1 te fra Roma e Addis Abeba nel loro ; accordo del 1928. I giornali persistono per lo più nel,loro atteggiamento simpatico verso l'I- talia. n corrispondente romano del Temps scrive che dopo il discorso di Ca n gllarl è difficile farsi illusioni e che sej l'Etiopia non si piega alla volontà di Roma offrendole i mezzi per giungere a una soluzione pacifica, l'Italia si impegnerà a fondo. L'Ami du Peuple, facendo seguito agli articoli più che calorosi della Tribune des Nations e della Paris London Ayency, dove la causa italiana era sposata per intero e senza riserve, scrive anch'esso che Roma è decisa a porre termine alla torbida situazione italoetiopica e che non è il caso di farsi il lusioni sulla possibilità di fermarla nel limbo di una soluzione apparente o in' completa che comporrebbe il dissidio sulla carta senza mutare un pelo allo stato di cose reale e cioè farebbe il gioco dell'Abissinia. L'Italia intende liquidare il proprio conflitto col Negus in piena indipendenza, senza occuparsi di quello che se ne dice all'estero. E qui, alludendo alle reiterate constatazioni della stampa quotidiana e di innumerevoli autori coloniali e politici italiani sulla necessità vitale di disporre di nuo vi territori per trasportarvi l'eccedente demografico del Paese, il giornale pa rigino riconosce che il problema sta tutto qui e che contro tale urgente im prescindibile necessità le teorie ed i sofismi giuridici non contano nulla. Voler imporre al mondo l'immobilità consacrando le situazioni acquisite e vietando ai popoli giovani di farsi un posto al sole è assurdo. « L'Italia — scrive l'Ami du Peuple — si lamenta, non senza ragione, di non aver ottenuto dai trattati del 1919 alcun territorio al di là dei mari, ove avrebbe potuto trapiantare l'eccedente della propria popolazione. Essa ha voluto trovare attraverso le vie pacifiche gli sbocchi necessari alla sua attività nell'impero del Negus. Senonchè quest'ultimo si è opposto in un modo per lo meno sorprendente. Nientemeno il Negus domandava alcuni giorni or sono che le Potenze europee rinunciassero a tutti i loro interessi politici ed econo¬ mici in Africa. Ma l'Italia è decisa a garantire, se occorre con la forza, la si- curezza delle proprie frontiere e del commercio dei proprii sudditi in Africa orientale ». La conclusione dell'Ami du Peuple è che la Francia non deve opporre il minimo impedimento alla politica italiana nell'Africa orienta5 « Il Capo del Governo francese — scrive— conosce troppoil valore della ; fraternità delle due " Nazioni latine, ]D'accordo col Duce, egli pensa che una intesa franco-italiana è un elemento di stabilità e di pace, anzi la condizione ,^^^^ S^^le^^ Snu^eab^mt ?ev*Se%l&e ; a turbarla ». : Il Petit Bleu, a sua volta scrive: « Le accuse di Roma contro il Negus sono certe. Esse costituiscono un fon damento legittimo per una impresa co : Jomale. Nessuna Potenza colonizzatri- ,|uerra dei boeri nonMè tanto antica e fa ! parte di quel genere di ricordi che vai | meglio lasciar dormire in pace ». L'Information crede di poter affer mare dal canto suo che le sfere roma ne sono rimaste bene impressionate dal fatto che la Cecoslovacchia ha deciso di vietare alla Skoda l'invio di mate : riale bellico in Abissinia ed aggiunge ! che il contegno tanto di questo come degli altri due Stati della Piccola Inte- sa a cominciare dalla Rumapia, sembra reagire favorevolmente sulla prepara zione della stessa Conferenza danu biana. ' il viaggio di Jeftic in Italia dopo la conferenza del Consiglio della Piccola j Intesa, convocata per il 20 giugno a Bled in Slovenia, e dopo la visita a Pa rigi, sarebbe ormai certo e altrettanto 1 dovrebbe dirsi di quello che Benes fa1 rebbe subito dopo il Capo del Governo ; jugoslavo. in complesso; l'insieme della situazio- ,ne, per quanto concerne il settore ita liano, viene considerato qui oggi con minori allarmi che non gli scorsi giorni. j C. P. , 1 a cartina mostra r: tracciato della linea ferroviaria fra l'Eritrea e la Somalia che l'Italia avrebbe dovuto costruire in base all' accordo italofranco-inglese del 1906 in corrispondenza del diritto attribuito alla Francia, N da <*uesta attuato, per la ferrovia Gibutl-Addis Abeba, ed all'Inghilterra ! Per un al*ro tronc.0' che non è stato costruito, a sud J ' di Addis Abeba. In base a tale accordo, la ferrovia, che sarebbe lunga circa 1800 chilometri ci attribuirebbe, con una fascia di 50 chilometri al due lati dei binari, un territorio complessivo di 180 mila chilometri quadrati gravitante sulla linea ferroviaria stessa. Un diritto dell'Italia, quindi, uno dei tanti diritti che il governo etiopico è sinora riuscito a frustrare. Il percorso della ferrovia in progetto, collegato alla Massaua-Asmara-Cheren già esistente, è Indicato dalla linea tratteggiata tei e il [lini insto r o l e i 9 e e e à r l o a ¬ a - [VEgitto il diritto di provvedere alla si a è a — a|SIt0 atteggiamento riguardo alla terna italo-etiopica ». a e ^ e s - a i l o e e esaminano la situazione abissina Alessandria (Egitto), 14 notte. (L.) L'Ahram informa che le conversazioni svoltesi in questi ultimi giorni tra il Capo del Governo egiziano Nessim Pascià e l'Alto Commissario britannico sir Miles Lampson, si sono aggirate intorno alla questione abissina. Il giornale dice: « Era naturale che Nes3im esaminasse la situazione nei suoi diversi aspetti insieme con l'Alto Commissario per mettersi al corrente della portata della questione abissina per sapere sino a che punto l'Inghilterra possa impedire una guerra tra l'Italia e l'Abissinia, per conoscere se il Governo inglese tenterebbe in caso di guerra di chiudere il canale di Suez alle navi da guerra italiane e di impedire il sorvolo degli aeroplani italiani, per conoscere se l'Egitto non potrà ottenere la sua parte di acque del Tana, se il Governo egiziano dovrà offrire un contributo materiale o morale. Il Governo, conclude il giornale, doveva chiedere stmiH chiarimenti per essere pronto ad affrontare le evenienze ed a evitare sorprese ». JZ Mokattam scrive che il governo egiziano avrebbe aderito al punto di vista della Residenza per il rinvio della soluzione delle questioni interne egiziane e del ritomo alla vita costituzionale stante la situazione internazionale derivante dal conflitto italo-abissino. I giornali in genere sono concordi nell'esprimere l'opinione che il Governo egiziano deve assolutamente precisare il suo atteggiamento nei riguardi della vertenza italo-etiopica e non lasciare alla autorità britannica il compito di parlare in nome proprio di Questioni cosi vitali per il Paese come quella del Lago Tana e quella del Canale di Suez. L'Ahram osserva particolarmente in un suo articolo di fondo che l'aggravarsi della vertenza italo-abissina da una parte e della tensione dei rapporti tra Roma e Londra dall'altra, mette in una situazione molto critica l'Egitto che si trova tra l'incudine e il martello, confinando via Sudan con l'Abissinia, con l'Italia (Libia), e possiede i passaggi obbligati tra l'Italia e le sue Colonie dell'Africa Orientale. Tutti i giornali concordano nel dire che il Canale di Suez è territorio egiziano e che pertanto, in base ai trattati, all'Egitto spetta di vegliare per l'esecuzione dei diritti che gli spettano. Il giornale Rosa el Iussef si. domanda se il Governo egiziano sia determinato a lasciare al Governo britannico il diritto di permettere o meno alle navi straniere di attraversare il Canale di] Suez a seconda dei suoi interessi. « Ha mai saputo il Governo egiziano — continua il giornale — c7ie la convenzione relativa alla libertà di navigazione nel Canale di Suez è ancora in vigore ed è ricordata nel trattato di Versailles come in quello di Losanna, concluso tra la Turchia e gli Alleati? Ha mai saputo il Governo egiziano che tale convenzione riconosce il diritto dell'Egitto a tutelare il rispetto e l'applicazione della convenzione medesima? Se il Governo è al corrente di ciò, perchè permette alle autorità britanniche di precisare il loro atteggiamento nella questione del Canale di Suez, come è avvenuto attraverso le dichiarazioni fatte ai Comuni nei giorni scorsi ? ». Secondo il giornale Al Siassa la storia del Canale di Suez può essere divisa in due periodi: 1) dall'apertura sino alla rivoluzione egiziana di Arabi Pascià nel 1882. In questo primo periodo il Canale era aperto a tutte le navi senza distinzione di nazionalità; 2) dalla rivoluzione egiziana sino al 1904, data alla quale l'Inghilterra firmò l'accordo concluso il 29 ottobre 1S8S a Costantinopoli tra le Potenze. Con questo accordo è stato riconosciuto al¬ cure«3a del Canale e al rispetto delle condizioni formulate nell'accordo stesso circa il transito di navi da guerra. « In virtù di quest'accordo — conclude Al Siassa — i diritti dell'Egitto nella questione del Canale sono ben definiti e, come conseguenza, il Governo egiiano potrebbe facilmente precisare il ver- Telegramma di De Bono al Duce sul risparmi degli operai in Africa Roma, 14 notte. Al Duce è pervenuto il seguente telegramma dall'Asinara, direttoGli dall'Alto Commissario per l'Africa orientale: « Sono contento comunicarTi che i risparmi inviati in Italia nel mese di maggio dagli operai, con vaglia postali, sommano a lire 3.500.582,50. Devozione - De Bono ». Richiamo dei sottufficiali del ' 13 e di truppa di ferma di secondo grada Roma, 14 notte. La Gazzetta Ufficiale pubblica il se-ìguente Regio decreto: a Art. 1,) Sono richiamati alle armi per a a a o o - n . mobilitazione i seguenti militari in congedo illimitato del Regio Esercito residenti nel Regno: a) sottufficiali della classe 1913; b) militari di truppa ascritti alla ferma di secondo grado della classe 1913. Art. 2.) I militari richiamati a norma del precedente articolo riceveranno apposita partecipazione personale, nella quale sarà anche indicato il giorno di presentazione. Art. 3.) La durata del richiamo verrà stabilita con determinazione del Ministro per la Guerra. Il presente decreto è entrato in vigore l'8 maggio scorso, to U O V E STRADE IN COSTRUZIONE SULL'ALTIPIANO ERITREO