L'esodo da Pechino

L'esodo da Pechino La macchia d'olio nipponica al estende ' L'esodo da Pechino Di ultimatum in ultimatum -- Gli incidenti si moltiplicano - class Kai Cek con le spalle al muro Londra, 13 notte. Il gioco diplomatico militare del Giappone nella Cina settentrionale è o troppo semplice o troppo complesso per prestarsi a una coerente esposizione. I telegrammi da Tokio, da Pechino e da Nanchino giunti nel corso della giornata a Londra tracciano un quadro a tal punto incoerente della situazione e della piega assunta dagli eventi nelle ultime ventiquattro ore da risultare quasi indecifrabile. La verità è che si assiste alla messa in esecuzione metodica di un piano militare elaborato da lunghissima data in tutti ì suoi più meticolosi particolari e a una parallela azione diplomatica destinata essenzialmente a gettare polvere negli occhi della Cina e del mondo. Duplicazione militare e diplomatica Agisce con chiarezza, o meglio con la chiarezza asiatica, il comando militare, mentre a base di ultimatum, di affermazioni e di smentite procede la diplomazia. Nel momento stesso in cui le torpediniere Fugi e Tsuta sbarcavano a terra cannoni, a Tien Tsin, nella sede del comando militare di quella città, si affermava con imperturbabile serietà che le voci di nuove domande da parte di Tokio erano frutto della fantasia cinese. Nel momento in cui alcuni aeroplani sorvolavano la provincia di Cihli, come se volessero fare una dimostrazione di forza atta a impressionare le autorità cinesi, il rappresentante del Giappone a Nanchino negava che un « ultimatum » fosse stato diramato ieri, nel quale l'esplorazione aerea della provincia era preannunciata. Quando poi risultò impossibile continuare a smentire ciò che appariva chiaro anche agli occhi dei ciechi, dal quartiere generale militare nipponico di Pechino veniva diramata la stupefacente notizia che le nuove domande la cui esistenza era stata smentita categoricamente la mattina, erano state presentate dal colonnello Takahasci addetto militare del Giappone residente a Pechino agendo di sua propria iniziativa, cioè a dire all'insaputa dei suoi superiori. Poche ore dopo le autorità cinesi di Pechino ricevevano per iscritto l'annuncio che diciassette aeroplani nipponici da bombardamento dovevano sorvolare la vecchia capitale dell'Impero cinese, e il consiglio di raccomandare alla popolazione la massima calma. Il volo delle squadriglie, secondo la versione ufficiale giapponese, mira¬ va a invescare ì movimenti delle truppe evaviinti Pechino. Cian Ka< Cèk però non può nutrire dubbi aitile intenzioni reali dì Tokio perclv con la fermezza necessaria gli è itera detto che egli deve accettare lo ntùazione e che qualsiasi tentatidi alterarla ricorrendo ad aiuti a a buoni uffici di terzi scatenerà Imnzata militare delle forze combw'té giapponesi e mancesi sino al 'ime Azzurro. Questa mossa è sta imposta al Giappone dalle notizk attenute da buoni informatori, viralmente di nazionalità cinese, ■< un consiglio di ministri e di nota !Ì>tà tenutosi ieri notte a Nanchino. ìlolH collaboratori di Cian Kai Ce "vevano sostenuto la assoluta e u i"tie necessità di alterare del tutù 1 ' politica del Governo centrale c < 'ò mediante l'abbandono delle o-jt^ioni militari contro Id così detta ''■• '* comunista e il ravvicinamento 11'sso accelerato verso la Russia. 0> Kai Cek non si è pronunziato ù i» favore nè contro questa politir- «<* Tokio gli ha tolto oggi la ; ibilffi di pensarvsopra. Cian Kai Cek Wide II giapponese D'altra pai'- °ra dei giochi diplomatici è ■ i-orsa per la CinaMai il Kiain- cetterà una pace offerta da C < ,:af Cek e mui la Russia collal" 1 con questo che essa giudica il in/#° fra ali s*a"listi cinesi. C";S(ri'P ha sorriso • rava che coll'aiu-:ari nipponiche, alaiche .piccolo saavrebbe potutoa Tokio percH to delle forze costo magari crificio terriU'" debellare le ]<"'■'■ fortemente sul'-1,; si. Oggi si ac : non ha la più ' castagne dal /?« Kai Cek e che1 cole rettifiche '' Quando il G'1 caricava il su"1 ra, generale fi l'una dopo Va' di Tokio spero ponesi facesser ribelli trincerate ntiera del Kiangche il Giappone ta idea di cavar •er conto di Cian -i contenta di picmtieta. • di Nanchino bistro della Gueri<jé domande ora che i giapscherzo. Avevain, di accettare no chiesto evacuazioni di truppe, ri-' mozioni di uòmini incomodi, espulsioni di gruppi nazionalisti e Ho In Cin aveva accettato. Ma nè Cian Kai Cek nè il ministro della Guerra credevano, a dispetto delle prove più che abbondanti di serietà, che Tokio volesse esigere una capitolazione completa. È sono rimasti sincera- mente sbalorditi quando ieri il ministro del Giappone a Nanchino e il rappresentante di Tokio a Pechino presentavano l'uno a Cian Kai Cek e l'altro a Ho In Cin un lungo documento nel quale le domande erano poste per iscritto e il Governo di Nanchino era trattato come da un padrone può esser trattato il suo lustrascarpe. Cian Kai Cek stavolta capì. Vide in altre parole che mentre i militari organizzavano l'avanzata in territorio cinese, i diplomatici preparavano a questi il terreno screditando, anzi ridicolizzando iGoverno della Cina. Se Cian Kai Cek avesse firmato il documento preparato da Tokio egli sarebbe divenuto lo zimbello della Cina e forse demondo. Cedendo alle insistenze desuoi colleghi e particolarmente a quelle del ministro della Guerra, iMaresciallo ha deposto la penna e ha rifiutato di firmare. E' proprio quello che Tokio desiderava. Minacele aeree Come abbiamo già detto altre volte, l'occupazione della provìncia dCihli, o di Hopei, come è talvolta chiamata, non è per il Giappone che una misura precauzionale in vista doccupazioni ben -più vaste e importanti di territorio. Per procedere a queste occupazioni Tokio si serve da un lato del rifiuto di Cian Kai Cek di firmare il documento presentatogli ieri e di un incidente prodottosi or sono alcune settimane nell'immensa provincia di Ciahar. Qui vennero arrestati quattro agenti segreti giapponesi, i quali in veste di pacifici borghesi erano entrati nella provincia senza passaporto. Al momento in cui si produsse l'incidente, Tokio fece la voce grossa. Poi, visto che il Governo cinese aveva tutte le prove necessarie per dimostrare che i quattro modesti borghesi erano agenti del servizio segreto nipponico, preferì chiudere l'incidente e dichiararsi pienamente soddisfatto delle spiegazioni cinesi. Oggi Tokio ri- prende l'incidente, lo dà in pasto al la sua stampa, la quale lo prospetta come il più rovente insulto che sia mai stato rivolto al Giappone. Il risultato è che se il colonnello Takahasci ha, agito di sua propria iniziativa avanzando nuove domande a Nanchino, l'alto comando delle forze nipponiche sul continente asiatico si è affrettato a dar ragione al colonnello e a rinforzare le domande di quest'ultimo con un volo di aeropla ni sulla provìncia dì Cihli e con minacce di operazioni militari immediate. Sulle ultime domande poco viene rivelato. Sembra tuttavia che in esse sia contenuta la richiesta di sgombero immediato delle truppe dall'intera provincia di Ciahar la quale, al la stregua di quella di Cihli, dovrà essere posta sotto il controllo delle autorità nipponiche. E se la stampa di Tokio riflette esattamente le intenzioni del Governo, si può dire che i giorni di indipendenza dell'intera Cina settentrionale sino al fiume Giallo sono contati. Per ora a fianco di conati di azione militare, sì assiste alla metodica rimozione di tutte quante le organizzazioni del Kuomintang nella Cina del nord. La rimozione avviene in gran fretta perchè è effettuata contemporaneamente dalle autorità cinesi colte da panico e da quelle giapponesi che non sembrano aliene dal desiderare qualche piccolo incìdente il quale dovrebbe dimostrare al mondo come il nazionalismo cinese sia incompatibile con l'esistenza dì amichevoli rapporti tra la Cina e il Giappone. A Pechino il panico in seno alla popolazione è al colmo e gli sforzi fatti dalle autorità civili per ■tranquillizzarla sembrano rimanere senza effetto. I treni che sino a pochi giorni fa partivano carichi di truppe cinesi oggi sono stati invasi da intere famiglie che hanno preferito abbandonare la vecchia capitale per cercare un po' di tranquillità nel sud. Gran parte del nervosismo deriva dall'arrivo incessante di truppe e di materiale bellico a Tien Tsin e da movimenti di armati nella zona fra questa città e Pechino. Negli ambienti diplomatici di Nanchino è diffuso ormai il convincimento che il Giappone stia giocando una grande carta e che dalla partita uscirà vincitore occupando oltre al Cihli le intere Provincie di Sciangsi, di Ciahar e tutta la regione altamente industrializzata dello Sciantung. In tal modo esso si approprierà di una zona di territorio comprendente all'incirca sessanta milioni di anime. Per i primi tempi essa sarà un protettorato nipponico, poi la finzione verrà abbandonata e ciò forse al momento in cui sul trono di Pechino salirà l'attuale imperatore Pu Yi e Cian Kai Cek sarà stato forzato con le buone o le cattive a firmare la propria condanna di morte. LplccfMbCfbpsElldq IL GENERALE CIANG KAI CEK Km. so tao >SQ 200 Q Wei-chang Chao-ysngy ùng- n Sl-hai-yi /u Shunti •. \ \ Cnang-pmgW A QPing^uO'Sun \ J |PEpHINOk\ oSan-no u • . Ltang-siang l / r/ otien-tS) Pao-r lupgchaiv QPao-r' Yungi LWsn- ■shan -uanip- 'u-fai ,-^-v.-~); riano-ku= )7à- Cheng/h* te- Ho°k/Pf. Ó^A/'-c/row. L'IMPERATORE PU-YI