I maestri al Torneo di Bruxelles

I maestri al Torneo di Bruxelles I maestri al Torneo di Bruxelles , ggnChe ci siano, nessuno lo ignora; quel che valgano nessuno 16 sa. Parlo dei maestri di scherma militari, e non soltanto di quelli italiani. A Roma come a Joinville, a Bruxelles come ad Amsterdam, ogni anno escono dalle scuole i nuovi maestri, si disperdono nei Reggimenti, iniziano modestamente e silenziosamente la loro professione e continuano poi tutta la vita, spesso senza un lampo d'entusiasmo, ad insegnare piattamente all'ufficiale distratto come si vada a fondo o come si tiri di traversone. Gli insegnanti possono magari esser buoni; i combattenti sono spesso nulli. In Francia, per i Maestri Militari si organizsa una volta all'anno la Grande Scmainc, e non è poi un caso rarissimo che qualche maestro militare dei migliori trovi posto in un programma parigino non di primissimo piano, senza che il maestro abbia ad arrossire, o il pubblico per lui, (t'unii possibile o probabile sconfitta per opera d'un dilettante. In Belgio, dova la classe magistrale è da lontano meglio organizzata che in ogni altro Paese, si fa di piti. I maestri militari vivono la vita degli schermidori civili, hanno le loro gare comuni, sono combattenti fra combattenti. In Italia, fino a qualche anno addietro, per i Maestri Militari si faceva meno che nulla. Quando la Scuola fu riaperta dopo il tempo in cui la scherma dell'Esercito sembrava dovesse' andare definitivamente a farsi,benedire, uscirono dalla Farnesina ilprimi maestri giovani, la generazione per così dire del dopo-guerra. Non ebbero, in verità, molta fortuna. Furono giudicati severamente, furono guardati dall'alto al basso perfino dai dilettanti di second'ordine, mancò insomma intorno a loro quell'atmosfera di simpatia e di incoraggiamento da cui dovevan trarre il nutrimento spirituale necessario alla tempra del combattente. Non c'è da meravigliarsi se qualcuno dei primi elementi usciti dalla Scuola è tuttora maestro di scherma, ma per la scherma è definitivamente perduto. Inviati in lontano guarnigioni, senza alcuna sorveglianza, senza la minima possibilità e anello il minimo interesse di sacrificare all'arte la quotidiana fatica, il giovane maestro si acciambella spesso in una poltrona e vi sonnecchia. Qualcuno più fortunato è piovuto in un gran centro, qualche altro, più fortunato ancóra, è rimasto a Roma. Pian piano, come tutte le cose d'Italia, anche la scherma dell'Esercito ha sentito l'aura nuova, è stata udita la parola incisiva dello stesso Sottosegretario alla Guerra che « vuole » e non « desidera » riportare la scherma militare al suo antico splendore, sono stati indetti i primi tornei... I giovani maestri militari si sono svegliati. C'è, ora, una bella emulazione fra i migliori. Sei ne sono stati riuniti alla Capitale, quattro ne sono stati prescélti per Bruxelles onde prender parte al loro primo torneo internazionale di categoria. Che cosa poteva» farei Nessuno lo sapeva con precisione. A vederli in sala tirar fra loro, come m'è occorso un paio di volte in questi ultimi tempi, ne avevo riportata una buona impressiono: mi pareva» migliorati, sveltiti, scaltriti. Ma i francesi ? Ma i belgi ? Ma gli olandesi ? A Parigi, a Bruxelles, ad Amsterdam, più o meno, si pensava come a Roma. La gara era un'incognita per tutti. Il primo confronto doveva essere come la goccia di reagente che cade in una soluzione chimica e chiarisce molte cose, con le molecole che vanno in su e quelle che precipitano. Ora vi dico brevemente come le nostre son prcipitate. Italia-Francia, per una volta tanto, s'è avuto al primo incontro. Tre sconfitte al primo giro, match già perduto al secondo. Resultato finale: 8 vittorio francesi e una sola italiana, quella di "Di Paola contro l'attuale campione di Francia della categoria, Prost. Attenuanti nessuna. Regolarità assolutagiuria, più che perfetta, ideale, sotto la presidenza d'un giovane maestro belga, Persyn, che mi piace citare come un modello di tecnica, di correttezza, di esattezza, di equità e perfino di eleganza. Il commento è il più semplice e il più chiaro del mondo: i francesi sono nettamente più forti. Essi non mi erano del tutto ignoti, ma se a Joinville mparvero buoni, qui mi son parsi giganti, il contrario degli italiani che qui mi son parsi pigmei. Certo la prima impressiono è falsa come la seconda. I francesi hanno approfittato immediatamente della maggiore esperienza e dello smarrimento degli avversari per imporre la loro superiorità mentre gli italiani, preoccupati all'eccesso, fermi sulle gambe o attaccando alla disperatasenza alcuna precisione, hanno subito più un martellamento che una rafficaOgni assalto aveva la stossa fisionomiail francese predominava inizialmentel'italiano risaliva, mà era quindi sopraffatto. Dapprima la novità che spaventa, poi il ragionamento che convincequindi la classe che prevale. Niente da fare contro la Francia, in questa categoria. Battesti, Prost e Lcprcte sono a mio parere imbattibili per qualche anno ancóra. Di Paola, Ponzi e Munda, o altri tre dei nostri, non è escluso dipossano far meglio, ma non strapperebbero mai la vittoria. Contro l'Olanda, Camera ha sostituito Ponzi, leggermente contuso ad una gamba. Gli olandesi Van Mierlo, Spronk e Abrahams, sono più spadisti che fio rcttisti e la superiorità italiana è stata questa volta sì schiacciante da inverti re il resultato procedente: Italia battOlanda per 8 a 1, come la Francia e Belgio la batteranno poi, rispettivamente per 8 a 1 e 7 a 2. Fra Francia e Belgio, ormai, è ddecidersi la vittoria. Questa è la battaglia più equilibrata, e i francesi, piomogenei e più completi, la spuntanper 5 a 4, con Battesti che porta da solo tre vittorie alla sua squadra. Gli italiani possono nutrire ancora la debolsperanza di battere i belgi, ma anchqui, contro Defossé, Van Drienske Logiest, non c'è niente da fare. Soltanto Camera ottiene due vittorie; gli atri sette assalti sono altrettante sconfitte. La squadra dei maestri militaritaliani è così terza, dopo la Francia il Belgio, prima dell'Olanda. Ebbene? Io credo che valeva la pendi tentare, non fosse che per toccare far toccare con mano. I nostri quatro giovani maestri sono,, mentre scrvo, un po' depressi, ma bisogna tirarau. Nessuno, amici, è arrivato di colpe se c'è al mondo un cammino infid ' proprio quello della scherma. Avete ' ' °li strani°ri migliori e , di voi; ora avete un dovere precisò, un compito tracciato, eguagliarli e superarli. Finché il maestro non sarà un combattente il suo prestigio di insegnante non sarà completo e per diventare un combattente bisogna combattere imparando prima a perdere per imparare poi a vincere. Siete giovani, siete sani, siete arsi da una fiamma che vi strugge e vi onora, avete ormai aiuti e simpatie intorno a voi; perchè disperare nel domani? Posso dirvi intanto una cosa. Il vostro primo torneo all'Estero s'è svolto in un ambiente di cosi estrema correttezza da far rimanere sorpreso anche il Presidente della Federazione Internazionale. Sulla pedana i maestri di scherma d'ogni nazione sono stati davvero maestri di stile sì da sembrare che il motto olimpico « è più importante combattere che vincere » fosse stato scritto per loro. I dilettanti pensano forse il contrario, né io so, in fondo, essere oggi d'altra opinione. Nedo Nadi