La "Norma" all'Opera nel centenario belliniano

La "Norma" all'Opera nel centenario belliniano SPETTÀCOLI DEL " MAGGIO FIORENTINO „ A PARIGI La "Norma" all'Opera nel centenario belliniano Serata suggestiva - La presenza del Presidente della Repubblica e di un magnifico pubblico (dai/ nostro Inviato) Parigi, 11, notte. Quest'anno 1935 è per 1 parigini il centesimo non solo dalla morte di Bellini, ma anche dalla prima rappresentazione della Norma nel loro Théàtre italien. Nel salutare lietamente e cordialmente la venuta della compagnia del Maggio musicale fiorentino, alcuni giornali han già notato che l'occasione è ottima per rivelare alla nuova generazione francese un capolavoro e ricordare lo vicende d'una carriera' che la Francia rese più illustre e d'una ospitalità ammirata e cordiale. Anche per noi italiani l'occasione è cara e opportuna. Cosi potessimo aggiungere ai ricordi sempre vivi qualche notizia, là dove è oscurità e dubbio. Dopo cento anni di trascuratezza sarà difficile alla moderna biografia far certezza e luce. Le porte chiuse e la fortuna L'eventualità della presentazione di Bellini al pubblico parigino subito sorse nella mente dei migliori suoi amici dopo il risonante successo del Pirata. L'editore napolitano Cottrau e Florimo, il cui nome è tanto strettamente legato a ogni fatto spirituale ò pratico di Bellini, non avevano indugiato nell'incitare lui, inesperto negli affari, a tentare la fortuna nella capitale francese. Colà il Teatro Italiano era ben designato a ospitarlo. Ma esso era nelle mani di Rossini, delle cui accoglienze non bì poteva esser sicuri. L'Accadèmie royale de musique, vigilata nientemeno che dal Ministro dell'Interno, Rochefocauld, sembrava anche più dubbia e arcigna. E Bellini, che non aveva ancora relazioni col mondo parigino, non potè che affidare a un suo t tnico milanese, il quale partiva nell'estate del '28, l'incarico di saggiare le probabilità, « senza urtare in nessuna maniera », poiché a Parigi egli voleva arrivarci « con onore maggiore ». Sta di fatto che non potè giungervi presto. E' da notare che mentre le giovanili opere italiane di Rossini, al pari di qualcuna di Generali, di Pavesi, erano riesclte a passare le Alpi con alquanta sollecitudine, quelle di Bellini invece attesero la Sonnambula prima di accedere al Théàtre italien. Avvenne cosi Che il Pirata non fosse conosciuto dai , francesi prima del '32. Parimenti avvenne alla Straniera, del '29, che fu rappresentata nel '32, ai Caputeti, del '30, appaisi tre anni dopo. Fu dunque La Sonnambula che apri a Bellini le porte del teatro dominato da Rossini. Rappresentata in Italia nel '31, .essa passava nello stesso anno a Parigi, ottenendovi quattro repliche, e veniva ripetuta l'anno seguente, e dal '34 al '50, dal *52 al '56, dal '60 al "74, nel '76, nel '78. Non ugualmente sollecito fu l'accoglimento della Norma. Contemporanea t Ha Sonnambula, la Norma giunse infa ti all'Itallen soltanto nel dicembre del '35, nell'anno cioè iniziatosi con / puritani e dopo la morte di Bel lini. Certo è che il successo fu tale da riparare la prima colpa dell'indifferenza. La Beatrice del '34, ascoltata sei anni dopo la morte di Bellini, fu raramente ripresa. / puritani restarono nel repertorio dal '35 al '42, dal '43 al '47, dal '53 al '61. Dopo il '70 le opere belliniane fecero fugaci apparizioni al Théatre italien. I cantanti Perchè la Norma, trionfante a Roma e a Vienna, a Torino, Bologna e Berlino non fu rappresentata nel '34, a Parigi, dove Bellini aveva preso dimora e già acquistato simpatie é fama? Risponde egli stesso: « A Parigi non può darsi quest'anno — scriveva al Santocanale il 14 febbr. '34 — per non trovarsi una compagnia adattata, e per compensarsi gli amatori di musica la provano e di poi in grandi accademie la cantano, e v'assicuro con grande effet, to ». Notate, lettori, s'era nel '34, un'e. poca di grandi cantanti, di scuole celeberrime, e non si riesciva a riunire cantanti atti alla Norma. Notate la questione dello stile; essa è il perno dell'evoluzione dell'arte vocale. « Quindi posso dire che anche a Parigi tale opera è accetta — aggiungeva Bellini — ma desidero montarla a teatro e secondo lo richiede lo spartito». E la Norma trionfante gli era cara quanto più era stata dapprima male accolta. « Che dicono ora della perseguita Norma t Che cosa sono le cose del mondo! Ci vuole realtà e non ciarlatanismo; questo può per rim momento illudere e dopo arriva la spiacevole verità e si resta con tanto di naso ». Durante il 1835 la Norma preoccupò più d'una volta Bellini. Poiché molti editori italiani continuavano a far strumentare parecchie sue opere « da maestri da nulla per cosi profittare di poche centinaia di lire », ciò che era avvenuto a Palermo e Napoli proprio per la Norma, egli informava da Puteaux il Santocanale dei suoi propositi legali e commerciali. Morto Bellini, fu eseguita a Parigi la partitura originale. Finalmente, s'erano potuti riunire i cantanti più atti. E' notevole che Giulia Grisi, la quale aveva sostenuto a Milano la parte di Adalgisa, la cedette alla esordiente Assandri, per assu-sldlcmlppaagnigafmaRalmere quella di Norma, già afiidata allaPasta, e fu una protagonista « brlllan-te, solida», dice il Castll-Blaze, « degna emula della Pasta e insuperata, Restano poche lettere di Bellini da Parigi, intorno alla Norma. Profonda1%»^^^T^S^giando ormai un'opera diversa da quelle composte in Italia, cosi come eraavvenuto a Rossini, egli poteva quasnegligere la Norma. Al Florimo che neluglio del '35 gli consigliava di ritoccarne, di correggerne la strumentazione egli rispondeva nell'agosto che non « aveva alcuna intenzione di farla dare » a Parigi. Sapeva che la fatica della nuova strumentazione non gli avrebbe recato vantaggio, poiché gli editoritaliani non ne avrebbero fatto <t, ricopiare le parti e lo spartito ». Ma egldiceva cosa assai più importante pel'arte, aggiungendo che non avrebbpotuto strumentare la Norma alla tmanieia» dei Puritani. «Mi sarà imposslblle per la natura piana e corsiva delie cantilene che non ammettono altrnatura d'istrumentazione che quelluto ». Queche vi è, e ciò l'ho ben riflettuto sto pensiero merita sempre d'essere assai meditato, allorché si discorre dellstesura della Norma e dell'evoluziondi Bellini. Florimo faceva la questiondell'istrumentazione, al pari di altri critici e tecnici. Bellini affermava runità d'ispirazione e della tecnica. Ca a i a o i u e e o - so mal, era da porre in discussione non a relazione dell'idea e della forma, che dove è perfetta non vuole ritocchi, ma' la continuità e la costante elevazione del dramma e del concetto di dramma^ ciò che Bellini avrebbe forse esperimentato dopo / puritani. Ma non potè. Opera postuma, dunque, per Parigi, a .Norma vi; ebbe calde accoglienze, poiché restò ininterrottamente nel repertorio del Théàtre Italien dal '35 al 48, dal '50 al '54, dal '56 al '64, e fino a quell'anno le repliche sommarono, abbiamo contato a centosessantuna. Oggi è ritornata, nota ai colti, ai più sconosciuta, e il maggior teatro, l'Opera illustre, nel riceverla e onorarla, è parsa intimamente consapevole dell'evento memorabile. La rinnovata simpatia tra la Francia e l'Italia e il ricambio graditissimo dell'invito fiorentino alla Compagnia dell'Opera han potuto, si, aggiungere calore all'entusiasmo; di fatto esso era intrinsecamente alto. Qualche giornale ha voluto amabilmente dare una grande responsabilità ai cantanti d'oggidì, nel ricordare i nomi d'una Pasta, d'una Malibran, d'un Rubini. Si tenga tale accenno come un altro indizio dell'accoglienza lusinghiera. Tutti sanno quanto sia difficile oggi l'esecuzione e l'interpretazione vocale di quest'opera, che già ai suoi tempi non era agevole, come più avanti s'è visto, per ammissione dello stesso Bellini. L'edizione offerta ai parigini è indubbiamente fra le migliori che sieno oggi realizzabili. La concertazione di Vittorio Gui, che nel Maggio fiorentino ha superbamente riaffermato le sue eccellenti virtù nel Mose e nelle Stagioni, néll'Alceste e nella Nonna, ha elevato l'intiero complesso a un altissimo tono artistico, ciò che è stato immediatamente percepito e lodato. H valore dei solisti, le signore Cigna e Pederzini, 1 signori Merli e Pasero, e quello dell'ottima Orchestra stabile fiorentina e del Coro stabile, che, recentemente istituto, ha già notevolmente progredito sotto la guida del Morosini, e l'interesse delle scene disegnate da Felice Casorati, e 1 pregi d'una regia accorta e disciplinata, sono apparsi tanto fuor del comune quanto spiccati e anche armonizzati. Lo spettacolo ha rappresentato dunque quanto di meglio si fa e può farsi oggi in Italia e non soltanto in Italia. Viro successo La giornata d'oggi è stata dedicata da Vittorio Gui alla revisione di ogni parte dello spettacolo affinchè l'orchestra, i solisti, il coro e anche gli effetti scenici risultassero ben adattati all'acustica della sala dell'Opera, ben disposti in rapporto alla attrezzatura e alla capacità del palcoscenico. Attenzione, questa, non soverchia poiché il fondo del golfo orchestrale non è più uguale a quello del Vittorio Emanuele di Firenze. Inoltre il palcoscenico quasi non sporge nella sala, epperò i primi piani dei solisti sono diversi. Ricercando le opportune proporzioni sonore si è ottenuto l'effetto più convenienteSi dica la stessa cosa del movimento delle masse e dell'illuminazione della scena per la quale erano stati trasportati da Firenze anche i riflettori. Cosifra prove di scena, d'orchestra e in sala la giornata è laboriosamente trascorsa nella preparazione dello spettacoloI tecnici del teatro francese che assistevano alle prove hanno avuto la precisa impressione della coscienziosa e intelligente concertazione del maestro Gui. Alla preparazione he naturalmente corrisposto l'esecuzione la quale è riuscita anche migliore di quella fiorentina. Fin dalla sinfonia e dalle prime pagine solistiche e corali il pubblico ha inteso il carattere eccezionale dell'esecuzione ammirando sia la forte e squisita direzione del Gui sia le qualità della signora Cigna la cui robusta, fluente voce si armonizza assai bene con quella si toccante e precisa della signora Pederzini, sia la vigoria nobile e plastica di Tancredi Pasero, infine la sufficiente preparazione, come si è dettodegli altri cantanti e del coro. Serata di alto interesse culturaledunque, che ha fatto molto onore all'Italia e ai dirigenti del Maggio musicale fiorentino. Allo spontaneo entusiasmo del pubblico si è aggiunto, per rendere più solenne l'avvenimento, l'intervento demondo ufficiale francese e italiano. Alle 22,20 è entrato nel teatro gremito il Presidente della Repubblica, accolto da un'ovazione del pubblico che ha ascoltato in piedi l'esecuzione della Marsigliese, della .Sfarcia Reale e dGiovinezza caldamente applauditi. Erano anche presenti il Ministro dell'Educazione Nazionale Marcombes, l'Ambasciatore d'Italia, S. E. il conte Volpi, il conte Franzoni, il comm. De Pirro, il comm. Landlni, capo dell'UfficiStampa dell'Ambasciata. Con applausi frequenti e calorosagli esecutori e con i più cordiali rallegramenti personali delle Autorità all'on. marchese Ridolfi presidente de«Maggio», al vice presidente commPassigli ed al maestro Gui ed ai suo| collaboratori, si è conchiusa questa festosa e commossa celebrazione di Bela nena città che, cento anni or so- no> rlconsacrò il successo della Norm- L della sua gloria imperitura. A. Della Corte a