TORRE DI GUARDIA

TORRE DI GUARDIA TORRE DI GUARDIA Detti memorabili Un giorno — era la prima deca del ventesimo secolo: non avevo ancora indossata la toga virile — Giulio Ricordi mi condusse da Arrigo Boifco. A! Milano Boito abitava di là dai portici di Porta Nuova un quartierino a' pianterreno, e sul davanzale molto largo delle finestre faceva collezione di farfalle e di conchiglie rare. Era tra lusco e brusco, e al nostro busso il musico stesso si affacciò alla porta, reggendo alto sulla testa un lume a petrolio. Questa apparizione ispirava un capitolo inedito del Pinocchio, nel quale la lumaca camerista era sostituita dall'autore del Mefistofele. Lo scopo vero di quella visita nessuno lo aveva dichiarato, ma era tacitamente inteso che essa era una specie di « presentazione al tempio », l'omaggio di un giovanetto di belle speranze al patriarca dei suoni e della prosodia. Grande era la fama di Boito come virtuoso della verseggiatura, e in quell'epoca di trionfante iberty, particolarmente ammirati erano certi suoi versi disposti in forma di lira. Il granduomo ci accolse con la particolare affabilità degli uomini alti. Non dico che Boito partecipasse della specie dei giganti, ma di fronte a un omino come Giulio Ricordi (io ero ancora in fieri e suscettibile di sviluppo) la sua superiorità fisica giustificava quell'atfceggiamenlo « curvo ». La mistica penombra dello studio richiamava opportunamente al gabinetto del dottor Faust, "'oro delle rilegature brillava come un tesoro. Il nostro ospite che aveva caviglia fine, si tirò su i calzoni e incrociò le gambe. I suoi ben noti pregi di cavallo arabo Boito non mancava mai di metterli in bella luce, e tra i vari generi di calzature aveva eletto definitivamente i calzini di seta nera e le scarpette di coppale. La conversazione variava sul tema musica. Boito lodò la destrezza con cui Verdi aveva musicato il Falstaff (il libretto, come si sa, è di Arrigo Boito) e concluse : n Gran musico per certo, ma mirabile soprattutto per la fedeltà con cui ha seguito tutte le sottigliezze del resto ». Ricordi avendo notato che il maestro aveva la sinistra fasciata, « infortunio sul lavoro » replicò lepidamente il nostro ospite, e narrò che poco stante un grosso volume di Bach era scivolate dal leggio del pianoforte, ferendolo alla mano. Boito che in quel tempo stava componendo il iVerone, soleva ispirarsi alla musica di Giovanni Sebastiano, come per il Mefistofele si era ispirato a quella di Beethoven. La conversazione cominciava a languire e ci alzammo per prendere comiato, ma c'era nell'aria una strana perplessità, si sentiva che lo scopo della visita non era stato raggiuntò. Dalle tergiversazioni di Ricordi, Boito dovè capire che si aspettava da lui qualche detto memorabile, perchè posatemi le mani sulle spalle e fissandomi profondamente negli occhi, scandì queste parole : « Si ricordi sempre, giovanotto, che bisogna connettere quello che è sconnesso ». Ciò avveniva, come ho detto, nella prima deca del ventesimo secolo, e durante questo spazio di tempo ho ripetutamente cercato, ma invano, il significate di quelle parole; e invano o cercherei fino alla consumazione dei secoli, perchè quelle parole, come la più parte dei detti memorabili, non significano rigorosamente nulla. Ma quale altro fine hanno i detti memorabili, se non quello di esser tali? E memorabili sono per certo anche quelle parole di Arrigo Boitc, se dopo venticinque anni e più, e quantunque nel pronunciarle Boito non le abbia rafforzate col gesto usato dal padre di Benvenuto Cellini, io me le ricordo ancora. Il quale padre di Benvenuto Cellini, per fissare nella memoria del figliolo che un'augurale salamandra era apparsa nel focolare domestico, tirò al piccolo predestinato un solennissimo sganascione. Potere tragico Quando l'uomo ebbe finito di affrontare la natura e i suoi mostri, il potere tragico si consumò fin quasi a • spegnersi. Di poi l'uomo ritrasse tutta la propria attenzione su se stesso, e lo spirito tragico proruppe novaniente, dai grandi dissidi e dalle gravi lotte che l'uomo scorgeva in sè. Esempi in arte del primo stato: Eschilo ; del secóndo: Ibsen e i psicologisti, ila venne il giorno in cui anche dall'oceano dell'anima i tardivi pescatori non trassero su se non pesciolini di scarto e granchiolini. L'arte si sarebbe messa a dieta se noi, proprio noi, non avessimo scoperto lo stato metafisico del mondo. La vita e la fortuna del potere tragico furono salve un'altra volta. Realtà e illusioni Nel 1890 lo Scià di Persia fece un viaggio in Europa: un a viaggio di istruzione ». Il diario imperiale è considerato oggi ancora in Persia come un modello di prosa. Alcune considerazioni del real viaggiatore sono notabili anche per chi non è persiano: « In Francia sono stato a far visita all'ex imperatrice dei Francesi. E' vecchia e brutta. Ma non glie l'ho detto. Perchè darle un dolore?... A Berlino sono andato all'Opera con i miei principi e i miei ministri. Sulla scpna c'era un re e una donna che non la finiva mai di cantare..In ultimo, l'hanno messa sopra un rogo e l'hanno bruciata viva. Le stava bene. A me, ai miei principi e ai miei ministri, questa soluzione ha fatto un grandissimo piacere ». Lo Scià credeva in buona fede che la cantante dell'Opera berlinese era stata veramente e solennemente bruciata viva e a suon di musica. Sospettava Wagner mentre scriveva la Walkiria, di comporre un melodramma così indecentemente verista? Abissi d'incomprensione separano uomo da uomo: anche quando uno dei due non è lo Scià di Persia. Alberto Savinio

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