L'istmo più istmico d'Italia

L'istmo più istmico d'Italia ITINERARI BIZZARRI L'istmo più istmico d'Italia Un panorama doppiamente raro - L'appetitosa uva di Zeusì e le belle « pacchiane » di Crotone -- Il vento e l'amicizia -- Romolo e Remo calabresi - A quando i Giochi Istmici ? TIRIOLO (Catanzaro), giugno. Là dove la Natura, per pigrizia geologica, non ha compiuto tutto il suo sforzo per conformare bene un'isola, è rimasto un brandello di terra bizzarro, com'è fonicamente strana la parola che lo indica: un istmo. A dar retta ai geografi ortodossi, ogni penisola ha il suo istmo: sicché è un istmo il grosso massiccio dei Pirenei con il quale la Penisola Iberica si attacca al continente; e anche la nostra Penisola ha il suo bravo istmo, proprio là dove- lo stivale italico potrebbe portare una giarrettiera: tra Livorno sul Tirreno e Rimini sull'Adriatico. Ma questi sono istmi per modo di dire, tanto per rispettare burocraticamente nna definizione. Però Z'istmo vero, nel nostro Unguaggio comune (dato pur che nei giorni feriali si pronunzi la parola istmo) è quello stretto e lungo, così sottile che vien voglia di spezzarlo. E infatti gli uomini di queste ultime due generazioni si sono affannati a tagliare gl'istmi più importanti: quello di Suez, di Corinto, del Panama e dello Scl\leswig-Holstein. Con i due principali e di importanza mondiale — Suez e Panama — ci han fatto, anzitutto, un grosso scandalo finanziario: l'ultimo — il canale di Kiel — fu semplicemente un bel taglio strategico. A contemplare, da quassie, l'istmo di Catanzaro, si ha la soddisfazione di ammirare un panorama doppiamente raro. Anzitutto si vede un istmo che nessuno ha mai pensato di recidere: al contrario, fu proprio qui che Licinio Crasso si diede a costruire un grosso muro, da un mare all'altro, per chiudere Spartaco nell'estrema penisola càlabra. E si contempla anche una curiosità geografica che molti italiani ignorano persino di nome. Quanti regnicoli sanno che esiste un vero e proprio « istmo di Catanzaro » e che esso è — come diref — il più istmico della Penisola? Lo sanno i piloti degli idrovolanti, i quali scelgono questa rotta per valicare i monti di Calabria. E' il punto più stretto: le vallate dell'Amato, tributario tirrenico, e del Corace, tributario iònico, son vicine per un migliaio di passi, alla Gola di Marcellinara, a 150 metri di altezza appena. A circa 700 metri — con visuale che domina le due valli, i due fiumi e i due mari -— è il privilegiatissimo paese di Tiriolo: privilegiato al cento per cento, poi che possiede le due desiderabilissime cose che la Natura possa concedere: la bellezza del suo paesaggio e quella delle sue donne. Anche chi non sia mai venuto a Tiriolo 'conosce per rinomanza il «panorama dei due mari », non riprodotto ili fotografia, poi che nessuna macchina fotografica ha il campo visivo di Giano bifronte: dopo aver ammirato, verso scirocco, il Golfo Jònico di Squillacet bisogna girar lo sguardo, a ven- aglio, sui trenta paesi dall'aspetto presepiale che s'affaccian di fronte, ed arrivare, con l'occhio ebbro di belleza, alla distesa del Tirreno, a ponenteSe l'aria è limpida, anche lo Stromoli appare nitido, tranquillo o fumane. Con minor sforzo ottico — ma cotmaggiore prudenza — si ammira l'alra caratteristica bellezza locale: quela delle formose « pacchiane ». Portano il costume tradizionale: sul capo iandidissimo mandile lieve, a contrasto con la gonna di panno che parrebbe un saio — tanto è greve — se non fose gaiamente rossa: dal corpetto nero sbuffano le maniche di seta ornate dnastri svolazzanti. Chi sa come vestivano, quando Zeusi venne di Grecia a cercare in queste terre — a Crotone — le modelle per a sua arte divina? La storia aneddotica — con cui glantichi ci resero piacevole la cronaca dei loro tempi — dice che Zeusi dipingesse un grappolo d'uva con tanta realtà di colore e di luce ed ombra, che gli uccelli venivano a beccarne i granipersino Shakespeare ha avallato il faterello : « E'en as poor birds, deceived with painIted grapes, Do surfeit by the eye. and pine the maw ». (Venus and Adonia). Nè lo storiografo burlone nè i poetci narrano che cosa avvenisse, quando Zeusi ebbe esposto i suoi quadriper i quali serviron da modelle le antenate delle calabresi d'oggi. La distanza tra il Tirreno e lo Jonion questo punto in cui più che altrove due mari si avvicinano, è di una trentina di chilometri, secondo la più brev Zinea d'aria: un po' a meridione di Tiriolo, per S. Pietro a Mania e Girifalco. Si potrebbe chiamare « Ferrovia Istmica » quella linea che unisce qui i due mari: son 47 chilometri di binario sinuoso, tra S. Eufemia, stazione della litoranea tirrena Napoli-BattipagliaReggio, e Catanzaro Marina, stazione della litoranea iònica Taranto-Metaponto-Roccella-Reggio. A custodire il passo, come formidabile roccaforte, sta audace Catanzaro, appollaiata su la valle: è la città più ventilata d'Italia, tanto che trovare un vero amico è così raro come un di senza vento a Catanzaro, come dice un locale proverbio, psicometeorologico e pessimista. L'ubicazione temeraria di Catanzaro ha accreditato una leggenda, secondo la quale, verso il X secolo, due briganti avrebbero fondato la città, dandovi ricetto a quanta gente avesse buoni motivi per non farsi trovare altrove. Press'a poco così furon popolate le Americhe, e — assai prima — non in modo troppo diverso Romolo e Remo provvidero a formare il primo nucleo di Romani: vedi Tito Livio, IX, 8. Secondo questa leggenda, il nome Catanzaro sarebbe la ragione sociale dei due compagni fondatori: Cattaro & Zara. Al nido rupestre — 01731 città ampia e moderna — si arriva, dalla stazione, con un bizzarro ibrido mezzo di locomozione: Z'automotofunicolare. E' un tram elettrico, non dissìmile dai suoi consimili di altre regioni: ma, dopo un breve tragitto in pianura, esso va a collocarsi dinanzi al vagoncino della funicolare, sul medesimo binario di questa: e il vagoncino lo sospinge in alto, per 120 metri di dislivello, sino a Piazza Roma, ove il tranvai ritorna libero di proseguire il suo itinerario, lungo il Corso Vittorio Emanuele. Il bizzarro e geniale veicolo fu ideato e fatto costruire da una donna. L'uovo di Colombo non è prerogativa maschile. C'è tanta ricchezza di cose belle, nelle vallate istmiche fra i due diversi mari e nelle montagne che le fiancheggiano — paesaggio, formosità femminili, stoffe popolari, ricordi storici, tradizioni strane e leggende fantasiose — che si potrebbe rendere vario e origi nalissimo un programma di « festeg giumenti istmici ». Dopo gli Olimpici, i più importanti giochi greci erano gli Istmici, che si celebravano ogni anno, di estate, a Corinto. A quei tempi, era proverbiale ciò che Orazio ci lasciò in un verso: «Non cuivis nomini contingit adire CoIrinthum» (Epist. I. XVII. 36) un verso che è un sospiro nostalgico: « Non a ogni mortale è dato di andare a Corinto ». Ma Corinto è assai più lontano che l'istmo di Catanzaro: e ai tempi di Orazio non c'erano nè i treni popolari, nè i ribassi ferroviari. Toddi L'AUTOMOTOFU NI COLARE

Persone citate: Corinto, Licinio Crasso, Roccella, Shakespeare, Tito Livio