II Popolo con l'Esercito l'Esercito col Popolo

II Popolo con l'Esercito l'Esercito col Popolo II Popolo con l'Esercito l'Esercito col Popolo Cagliari, 8 notte. Mussolini torna in terra di Sardegna, al cuore saldo di Roma piantato in mezzo al mare nostro; e questo antico, giovane cuore, con i segni sacri del sacrificio sublime, palpita e si offre con lo slancio della illìmitata passione. Vi torna per salutare i soldati. Dodici anni or sono, in questo giugno odoroso di erbe e biondo di grano, il popolo ancora sanguinante delle ferite, e memore dei Caduti nelle trincee nevose, udiva la voce inconfondibile esaltante il sacrificio e l'eroismo. « Voi avete salito il vostro ineffabile e glorioso calvario, là aveto lasciato a migliaia i vostri figli, i vostri fratelli, il fiore della vostra stirpe: l'Italia sarebbe ingrata se dimenticasse questo vostro magnifico olocausto di sangue ». La Patria non dimentica, e i bellissimi germogli della sua razza convoca ora in arme in questa terra ferrigna e al popolo comanda nuovi ardimenti; e il popolo, adunato intorno ai suoi soldati e illuminato dalla brunita lucentezza delle baionette, giura in ardenza di fede, il suo consentimento. Ecco, ricinge come corona viva e palpitante i suoi figli in arme, il suo anelito supera il mare; ecco, l'immagine della Patria si incarna nel Capo, die il popolo adora. L'inno della gioia O eroi di cento battaglie, voi eravate davanti alle bandiere e aprivate il solco di questo trionfo di armi, e dentro vi sfilavano i soldati tra l'esultanza, e ogni soldato era fiero del trionfo, e ogni uomo ambiva di diventare soldato. « Il voto si compie alfine » gridava la moltitudine; e si compie in gloria d'armi ed in visione di potenza. L'invocazione, innalzata in ogni raduno, ripetuta infinite volte, e levata verso il cielo come preghiera, infine è esaudita; e nessuno ricorda più gli anni della lunga attesa, e ognuno scioglie l'inno della sua gioia. Qui, nelle vie luminose, la folla ancora grida e acclama e accompagna i suoi soldati; i merletti delle torri pisane e genovesi paiono trepidare sotto l'impeto clamoroso, il grido si alza ancora, solenne e grandioso, si spande dovunque, dalla cima delle torri all'azzurrità del mare, per ogni lembo di terra sarda, recante nel volto il prodigio della sua crescita, il segno della sua gagliardia. Mai come questa mattina Cagliari aveva vissuto ore tanto intense e ardenti. Come fissare con le paróle il possente fervore esploso intorno al Condottiero e fiorito in forme com moventi? Come fissare il carattere guerriero, tanto solenne e grandioso della indimenticabile giornata? Accorso per recare coti spontaneo sentimento il suo saluto gioioso ai soldati partenti per l'Africa, il po polo di Cagliari non sapeva ancora della visita del Duce; e quando tra l'interminabile sfilare dei reggimenti e dei battaglioni, tra la siepe fitta di tutte le rappresentanze fasciste, tra l'immensità della folla accalcata dietro le file dei soldati la notizia si diffuse lampeggiante, il dono par ve tanto bello e grande da commuovere. Le ali dei velivoli avevano appena solcato la chiarezza cristallina dsceppDdaomm del cielo e avevano con battiti possenti sorvolato il breve tratto della città dal mare allo stagno di Elmas e già per l'intero ammassamento e per la città balenante di armi e trepida di bandiere, la presenza del Duce era viva e sfolgorante. L'ansia della folla da questo momento non aveva quiete. Nessun argine poteva, opporsi al suo giubilo, nessun freno allo scatenarsi della sua gioia, alla magnificenza della sua accoglienza. Lieto annunzio L'alba non era ancora spuntata e di là dal mare e già nella città vibravano i segni guerrieri della giornata. Il ritmico passo delle truppe marciatiti verso i punti di concentramento, il clamore delle fanfare convocavano la folla sulle vie e nelle piazze piene dell'estasi mattutina. Poi il sole rifulse sulle bandiere sospese fra balcone e balcone, fra casa e casa, altra folla apriva le finestre, si spingeva aggiappaiandosi ai davanzali. Le sagome delle navi si profilavano nitide sull'azzurrità del mare e ingemmavano il cielo con le fiamme del gran pavese. Centinaia e centinaia di gagliardetti mischiavano i loro colori accesi. Erano lampi di bianco, di verde, d'azzurro e di rosso. La folla si distendeva in armonia lungo le vie, dietro le fila dei soldati, spingendole come in affettuosa carezza. L'adunata era davvero mirabile e indimenticabile per la bella armonia e la eccelsa grandiosità. Rapdio e lieto si spandeva, intanto, l'annunzio: Mussolini era partito in volo dalle acque di Bracciano driz¬ zando la prora verso la Sardegna. Due idrovolanti scortavano quello del Duce, personalmente guidato dalla partenza fino all'ammaraggio. Quieta era Varia e nitido il mattino : ecco apparire, tutta d'oro, la Sardegna; ecco i monti duri e arcigni; ecco infine lo splendore tricolore di Cagliari e l'immenso raduno. Il trifoglio dell'elica trepidava ora sulla folla, saliva al cielo il grido del saluto, la voce del ringraziamento, ^'ammaraggio avveniva in modo perfetto e l'ormeggio con la massima celerità. Erano al seguito del Duce il Segretario del Partito, S. E. Starace, il Sottosegretario alla Guerra S. E. Baistrocchi, il Sottosegretario alla Stampa e Propaganda S. E. Galeazzo Ciano, il Sottosegretario all'Aeronautica S. E. il gen. Valle. Ancora non s'era chiusa l'argentea scia tracciata nelle acque dello stagno di Elmas e il Duce appariva dalla carlinga in tuta gialla. Accolto l'ossequio del gruppo delle autorità e passata in rivista la compagnia d'onore e ricevuto il saluto clamoroso delle maestranze dell'idroscalo, il Duce andava incontro al popolo di Cagliari, e ancor fuori delle porte della città raccolse il primo dono d'amore di folla popolana schierata lungo la strada. Era popolo umile, di sobborgo, semplice e lieto, era popolo nostro italiano, forte e gagliardo e dall'anima serena. Dal viale Trieste e per tremila metri cominciavano le molteplici file dei soldati in armi e in elmetto coloniale. Distese lungo quelle file rigide e severe, erano quelle popolane e facevano sug- gestivo contrasto. I battaglioni presentavano le armi al passaggio del Duce, al saluto guerriero rispondeva la voce popolana inneggiante al Capo, alla Patria, ai Soldati. Cori di bimbi spandevano la loro letizia, colpi di cannone punteggiavano ogni strofa dell'entusiasmo. Il cammino del Duce lungo la fitta siepe d'armi era cammino di trionfo. Dove più denso era il raduno, là l'esplosione dell'entusiasmo diventava indicibile. Il grido della folla era tempestoso, il saluto e il sorriso del Duce suscitavano nuove gioiose tempeste d'acclamazioni. Dal podio, dov'Egli giunse dopo aver percorso a passo marziale la lunga fronte dello schieramento, vide altre masse lontane protese verso di Lui, udì altre invocazioni, nuove ovazioni. Infine, le fanfare guerriere annunziarono lo sfilamento. A cavallo avanzava il comandante della Sabauda generale Bobini, seguito dal suo Stato Maggiore. Aprivano lo sfilamcnto la falange degli ufficiali in congedo e due reparti di marinai e d'avieri, e seguiva il 46.o Reggimento Fanteria mobilitato nella Sabauda con la bandiera e il suo comandante colonnello Stefanelli. Con il segno romano il Duce salutava i soldati, maschio, possente, dominatore. Via via, i reparti sfilavano velocemente, perfettamente; salve d'artiglieria spandevano l'eco solenne nella città, salve d'applausi segnavano il passo ai battaglioni. Ecco le ultime file di fanti e ora ecco gli artiglieri, quelli del 16.o, al comando del colonnello Carta, reggimenti clamo rosi di carri e solenni d'armi, ecco i repartì del Genio, della Sanità e della Sussistenza, tutti in assetto di guerra, ecco, infine, a concludere il mirabile sfilamento dei reparti mobilitati, i reparti del Presidio e le Legioni fasciste. Parla il Capo La sfilata non era ancora compiuta e di fronte al Duce balenava la bandiera del Reggimento dei Fanti con i reparti, mentre altri battaglioni si andavano ammassando lungo il mare e altri lungo le vie. Comandi metallici: Presentate le armi! Sulla marea di teste s'alzano migliaia di baionette e s'alza, insieme, l'urlo della folla. Viva l'Italia ! Ora il Duce ordina che la bandiera venga portata al suo fianco, questo stinto drappo, memore d'audaci ardimenti e di sublimi sacrifici, questo drappo che è un canto di poesia inespresso e chiaro in tutti i cuori. E' nella bandiera e nel Capo invitto il segno e il volto della Patria; il popolo adora, i soldati fanno giuramento di vincere. D'improvviso, gli alti clamori si spengono e il silenzio cade sull'innumere moltitudine. Parla Mussolini. Scandisce ogni parola e l'accompagna col suo gesto caratteristico, quasi a completarlo, a darle msOcpeicsc i a i e e e maggiore e più viva concretezza, a scolpirla con vigoroso scalpello. Ogni parola discende e si incide nel cuore del popolo e il popolo, ad ogni parola, fa eco con la sua voce e si esalta e non si quieta fino a quando il Duce non ne riprende il dominio con l'imperio della sua voce. La maschia, italica fierezza e la cristallina chiarezza del discorso sono come i segni, i simboli dell'ora: discorso di Capo ai soldati, discorso di Condottiero al popolo. Il rito guerriero di Cagliari ritrova nella squillante parola di Mussolini la sua più alta consacrazione. La consegna è stata data ma il popolo pare abbia quasi bisogno di rispondere a Lui e si esprime con nuove grida e con nuove voci appassionate, col frastuono assordante di mille e mille applausi in un'unanime profferta di cuori, di anime, di volontà. E il Duce sosta ancora sul podio sul quale giunge l'anelito di altre folle lontane. Infine il Duce discende e s'avvia verso il panfilo Aurora attraccato al molo. E tutta la folla si riversa dietro di Lui, e Gli fa ala al passaggio, rinnovandoGli il suo giuramento. Giornata e gesta indimenticabili, giornata storica per Cagliari tutta presa dalla febbre di amore per i suoi soldati e per il Condottiero; giornata di certezza e d'avvenire. A. Russo vlbcècdvdtdEeisaIl 60.0 Fanteria ad iglesias passato in rivista dal Duce Iglesias, 8 notte. Alle ore 15 il Duce, che dopo la grandiosa adunata di Cagliuri era salito a boro del panfilo Aurola, ne è disceso per recarsi ad Iglesias a passare in rivista il 60" Fanteria pur esso mobilitato nella divisione Sabauda in partenza per l'Africa Orientale. Lungo le vie cittadine il Capo è stato nuovamente e lungamente acclamato dal popolo. Come da Elmas ad Asemini, da Siliqua a Domus Novas tutta la popolazione festante è andata incontro al Duce, manifestandoGli con la sincera spontaneità caratteristica della forte c sana razza rurale, tutta la gratitudine del\ l'animo, tutta la traboccante piena dei sentimenti. Ad Iglesias, le manifestazioni, j esaltate dalla glorificazione delle arimi, sono state indicibilmente grandiose. La città del primo Fascio sardo I ha accolto il Capo in un'imponente cornice di popolo e di armati. Il Duce ha passato in rassegna le truppe del 60° Fanteria sempre acclamato dalla folla e quindi tra una marea di popolo festante si è recato nella Piazza Maggiore, dove era eretta una tribuna dalla quale ha assistito allo sfilamento delle truppe, al comando del col. Broglia. La sfilata del Reggimento ha suscituto il zj i j l:j visibile compiacimento - del ■ Duce e l'entusiasmo più vìvo della folla. Il Duce ha pronunziato quindi un breve discorso. Disceso dal palco, il Duce si è accostato ai soldati e il popolo Gli si è stretto attorno, ripetendoGli da vicino la sua grande e immutata fede e la sua certezza. Il Capo del Governo ha visitato quindi le Miniere di Monteponi e di Bacu Abis, accolto da una vibrante manifestazione dei lavoratori. Sulla via del ritorno Egli ha sostato in mezzo ai soldati e al popolo che l'acclamava. I soldati cantavano « Giovinezza » e allora il Duce volle unirsi al Coro podero- \ so, suscitando nuovi e più vibranti applausi dei soldati e della folla. A. R. è à , o e l a a , l La mobilitazione della III Divisione Camicie Nere « XXI Aprile Napoli, 8 notte. Il Comando generale della Milizia ha disposto per il giorno 10 corrente, l'inizio della mobilitazione della III Divisicne Camicie Nere « 21 Aprile ». L'ordine di mobilitazione è stato accolto dalle Camicie Nere con schietto entusiasmo. Le Autorità, i Gerarchi e la popolazione si apprestano a tributare ai partenti calorose manifestazioni di consenso e di simpatia. Il luogotenente generale Vernò, comandante il quarto raggruppamento, ha diretto alle suej Camicie Nere un vibrante ordine del giorno. Telegrammi di saluto e di omaggio sono stati inviati al Duce, al generale De Bono, al Sottosegretario Baistrocchi e all'on. Teruzzi. Le truppe egiziane a servizio degli interessi inglesi Alessandria (Egitto), 8 notte. Il giornale arabo Baiagli commenta il dibattito alla Camera dei Comuni j relativo alla tensione italo-abissina. i Parlando delle acque del lago Tana, il j giornale rileva che all'Italia spetta già per forza dei trattati il diritto di utilizzazione di una parte di tali acque. : E' questo un diritto che non si può joggi misconoscere. Più oltre il giornale scrive di sapere che l'Inghilterra intende inviare truppe egiziane nel Sudan quale appoggio alla forza militare sudanese per l'attuale circostanza. Il Balagh esprime il pensiero che gli inglesi vogliano servirsi soltanto temporaneamente della presenza di queste truppe Gli egiziani invece vorrebbero che le loro truppe ritornassero stabilmente nel Sudan per ripristinare gli antichi diritti. « E non per servire nell'attuale contingenza speciale gli interessi politici dell'Inghilterra ». Esercitazioni aeree britanniche da Cairo a Suez Alessandria (Egitto), 8 notte. Il Ministero della Guerra egiziano ha comunicato al Governatorato di Suez che nei giorni 11, 12, 13 e 14, velivoli inglesi della Royal Hair Force compieranno esercitazioni sorvolando la strada da Cairo a Suez. ldcpsgCeèvssdsdgosdvlmms IL DUCE A BORDO DELL' IDRO DA LUI PILOTATO (PER FILO ALLA STA15IOÌKE TELEFOTOGRAFICA DE LA STAMPA) 8FILANO TRA LA FOLLA ACCLAMANTE 1 REPARTI DELLA DIVISIONE SABAUDA (FOTOGRAFIA TRASMESSA PER FILO ALLA STAZIONE TELEF0T0GRAFICA DE LA STAMPA)