L'imperitura gloria di Nazario Sauro consacrata dal Re

L'imperitura gloria di Nazario Sauro consacrata dal Re L'imperitura gloria di Nazario Sauro consacrata dal Re Il monumento al Martire solennemente inaugurato a Capodistria , e o n i ù ¬ (Dal nostro inviato speciale) Capodistria, 10 mattino. La Maestà del Re ha consacrato, qua, a Capodistria, la gloria del grande Martire istriano Nazario Sauro, e ha coronato insieme quella tradizione di precorritrice e costante italianità, per cui Capodistria vanta un nobile primato fra le città istriane. / leoni di San Marco, scolpiti sulle case vetuste, fanno testimonianza dell'antico attaccamento a Venezia; ma anche, più, che in queste pietre, {'unità di pensieri e di affetti con la Madrepatria si afferma e concreta nei nomi soli degli eminenti patrioti, che Carlo Delcroix, oratore ufficiale della cerimonia, ha rievocato ed esaltato nel suo discorso, come era debito, come era giusto. I nomi di quel Gerolamo Muzio, che fin dal cinquecento sostiene e propaganda l'unione di tutti gli italiani contro lo straniero; di quel Gino Rinaldo Carli, storico e letterato ed economista insigne, che nel settecento predica l'idea nazionale, di quell'Antonio Madonizza, che fin dal 1836 propugna l'unione dell'Istria con l'Italia. Capodistria fu chiamata già « l'Atene dell'Istria » come che centro di cultura, di idealità, di gentilezza. Da questa Atene, ai giorni del Risorgimento, partirono combattenti intrepidi in numero eccezionalmente rilevante; da questa Atene partirono, per arruolarsi in Italia, nella grande guerra, tanti combattenti, quanti, in proporzioni, non tutti i cornimi regnicoli fornirono; e di quei combattenti morirono sul campo molti più eie non, in proporzione, di moltissimi comuni regnicoli. L'ispirata opera d'arte Ma questa orgogliosa e commovente tradizione patriottica di Capodistria culmina in Nazario Sauro. E questa tradizione si è ieri illustrata e magnificata nelle onoranze dedicate specialmente al Martire. La presenza del Re ha conferito il più alto ed entusiastico valore alla cerimonia; e il discorso di Delcroix ha sintetizzato ed espresso i sentimenti unanimi. Sorge Capodistria su una penisola che sembra un'isola, tanto sottile è là striscia bassa di terra che unisce al continente; e sorge nel bel mezzo di una baia, cui circondano le prominenti sporgenze e i capi di Monte Doltra, da settentrione, e di Monte S. Marco da mezzogiorno. E se invece che sul Garda, nella deliziosa penisoletta di Sirmione, Catullo fosse qui nato, certo avrebbe potuto ugualmente ricantare, con eguale esattezza e suggestione, < peninsularum insularumque ocellae ». Ieri, davanti a Capodistria, nella baia fra il monte Doltra e il monte S. Marco, sfolgorando il sole nel sereno azzurro del cielo, distendendosi il mare, con un lucido e luminoso azzurro di acqua, si allineavano sul mare, alla fonda, le navi e le siluranti della Quinta Divisione navale, comandate dall'ammiraglio conte Scapìn: l'incrociatore « Cadorna », l'esploratore « Da JVoli», e due squadriglie di cacciator pediniere. Sulla gettata prospiciente il mare, dal lato verso l'apertura della baia, si innalza il monumento a Sauro, opera dello scultore Selva, Accademi co d'Italia e dell'architetto Del Deb bio. Il monumento raffigura la tolda e la torretta di un sottomarino, ricostruiti e stilizzati in pietra. Davanti si erge, fuso nel bronzo, un marinaio, il Marinaio d'Italia, che si appoggia al timone; dietro è un gruppo di altre due figure in bronzo, in cui lo scultore Selva ha rappresentato Sauro prigioniero, incatenato ai polsi, e la madre è la scena inumana del tragico confron to, quando il figlio, negata la propria personalità nel disperato tentativo di scampare al patibolo, non vuole ricono scere la madre; e la madre, per tentare di salvare il figlio, pretende an che lei di non conoscerlo: scena di una atrocità, di una terribilità senza con fronti. In alto, sopra la torretta del sottomarino, si sublima, trasvolante, protesa al cielo, una Vittoria alata, che leva, brandita, la spada. Opera com plessa, vibrante di ispirazione, e che conduce alla meditazione e insieme ispira commossa ammirazione. II saluto al Sovrano Dal lato opposto al mare rispetto al monumento sono state costruite la tribuna reale e le tribune per le personalità e gli invitati. E queste sono già gremite prima delle 9. La città, tutta imbandierata e decorata di festoni di alloro, è invasa da una folla innumerevole, popolata e animata straordinariamente. Migliaia e migliaia di convenuti trovano posto a stento, si pigiano per le anguste vie, per le piazze, occupano finestre e balconi. Una confusione, un brusio interminabile. Rappresentanze delle associazioni combattentistiche, delle medayZe d'oro, del Nastro Azzurro, delle Associazioni d'arme, dei Fasci di combattimento, della Lega Navale, della gente di mare, dei Sindacati, di province e comuni, di enti e associazioni, e di tutte le organizzazioni istriane: ciascuna con la sua bandiera, stendardi, labari, gagliardetti, fiamme, e con cartelli che indicano i nomi della regione o del comune, e con cartelli inneggianti al Re e a Sauro. E una marea di popolo che si propaga dovunque. E i motociclisti del motoraduno nazionale; e poi i bersaglieri in congedo, tutti quelli delle Tre Venezie; e marinai di tutta la costa veneta e istriana e del Carnaro. Poco dopo le 9 spuntano all'orizzonte sull'Adriatico i fumi dell''incrociato¬ re « Alberigo Da Barbiano », che porta il Sovrano, e dei due cacciatorpediniere di scorta. La bella nave avanza verso la baia ed entra nell'ampio specchio d'acqua fra i due Capi. Quando getta le ancore, tuonano i cannoni delle altre navi; e ciascuna alza il gran pavese. E una folla di vele candide entra anch'essa nella baia, la popolaquasi scivolando in mezzo alle navguerriere. Sono le barche lusorie, le barche da corsa del raduno velico triestino. Tuonano i cannoni, squillano le musiche, la folla prorompe in applausmentre il Re sbarca dall'incrociatoree il motoscafo che ha inalberato sulla prua l'insegna reale, traversa veloce la baia accostando alla riva fra il molo Littorio e il vecchio molo delle Galere. Tra la folla acclamante A ricevere il Sovrano allo sbarco sono raccolte le autorità, l'avvocato Derin, Podestà di Capodistria, il Prefetto Cimoroni della provincia dell'Istria, iSegretario Federale console Bellinil'ammiraglio Castracane, il comandante del Corpo d'Armata di Trieste generale Scimeca, il console Giua, comandante la eo.a legione « Istria », iSegretario politico di Capodistria Almerigogna, l'ammiraglio Rizzo, l'affondatore, due volte medaglia d'orocui la folla ha tributato lunghi e calorosi applausi al suo arrivo, l'ammiraglio Pignatti Morano, il biografo dNazario Sauro, senatori fra cui il generale Zappetti, nativo di Capodistriae deputati istriani, l'on. Russo in rappresentanza dell'Associazione Nazionale Combattenti, l'on. Giunta, V ammiraglio Dentice Di Frasso, monsignoCravosio, cappellano della R. Marina e Presidente delle sezioni dell'Istria deNastro Azzurro e della Lega Navalee altri ancora, autorità e personalitàdi cui l'elenco riuscirebbe troppo lungo. TI Partito è rappresentato dall'onMorigi, che rappresenta personalmente S. E. Starace, e dal Segretario Federale di Trieste e membro del Direttorio nazionale Perosino, che rappresenta il Direttorio. Davanti al pontilreale di sbarco sono collocati, portatdagli alfieri, il gonfalone di Capodistria e quello di Venezia fregiato dmedaglie d'oro al valore militare e ilabaro provinciale dell'Istria. Alle 10 precise il motoscafo realaccosta al pontile. La folla prorompin una entusiastica ovazione, grida dViva il Re e Viva Savoia. Bandiere gagliardetti sono agitati in alto. Dalltribune, dalle finestre, dalle case sventolìo di fazzoletti e di bandierine tricolori. Gli applausi della folla coprono il suono delle musiche; mentre piroscafi attraccati alle banchine, fra cui, festonato e infiorato, il piroscafetto « Nazario Sauro », che fu già quello comandato dal Martire prima della guerra, gettano lungo l'urlo dellsirene. Dai monti circostanti la baiadal Doltra, dal S. Marco si alzano pennacchi di fumo di roghi accesi a festa, Il Re sbarca fra le acclamazioni depopolo, rispondendo col saluto militare e con cenni del capo alla vibrantdimostrazione. Egli è accompagnato dS. A. R. il Duca di Genova; ed è seguito, oltre che dal primo aiutantdi campo generale Asinari di Bernezzo, dal rappresentante del Governo ammiraglio Cavagnari, Sottosegretario dStato alla Marina, dal Presidente deSenato, S. E. Federzoni, dal Presidente della Camera, S. E. Costanzo Cianoda ammiragli e generali. TI Re passa in rivista le forze armafigli Nino, tenente di vascello comandante il posamine « Dardanelli », Italof.»™ •» ,'"„te schierate, reparti dell'Esercito dellMarina e della Milizia; e avanzandcol corteo delle autorità, preceduto daprimo ceiimoniere di Corte conte Macchi Di Cenere, verso la tribuna realesi ferma a salutare i familiari del Martire, raccolti presso la tribuna: la vedova Mina Sauro, la sorella Maria, l e a e i l , - presidente della sezione di Venezia dell'associazione Dalmazia, le figlie Anita e Albania. Il rito e l'orazione di Delcroix Quando il Re, sempre fra gli applausi della folla, è salito sulla tribuna, 8. E. Costanzo Ciano fa l'appello secondo il rito fascista, chiama: — Nazario Sauro. E la folla a una voce, formidabilmente risponde: — Presente. Il Podestà di Capodistria avvocato Derin rivolge al Re il saluto reverente e grato della cittadinanza. L'ammiraglio Cavagnari parla a nome del Governo; e chiude le brevi parole col grido di « viva il Re » ripetuto unanimemente dal popolo. Tuona ancora dal mare il cannone; e cade la tela che copriva i gruppi di bronzo del monumento. Ora sale alla tribuna il grande mutilato Carlo Delcroix, vestii^ della divisa di Caporale d'onore della Milizia fascista, e dice, con l'alta voce che echeggia sonora, l'orazione evocativa ed esaltativa. Evoca ed esalta l'Eroe e il Martire; evoca, come ho già accennato, la tradizione italiana di Capodistria e i precursori e gli annunziatori; poi ì combattenti. « E' una tradizione guerriera che continua e si rinnova, dagli antichi esempi di Gavardo Gavardi, che pianta per primo le insegna di San Marco sulle mura di Candia, e di Gian Domenico Del Tacco, che conduce la galera del capodistriani a Lepanto, fino a Nazario Sauro, che a Pola offre il pegno e anticipa il grido della vittoria. Egli riassume la virtù di un popolo, per il quale la fede è una eredita, e la sapienza un dono; la nobiltà un istinto e la grandezza un destino. Egli era veramente figlio di questo popolo e di questo mare... Egli era venuto alla passione dalla fede, e doveva arrivare alla grandezza dalla semplicità; per lui credere era un bisognoservire un dovere, e osare un diritto; non si accorse di essere un eroe e non pensò di diventare un martire. Suo privilegio fu l'umiltà, la sua forza fu 1 entusiasmo, che non lo abbandonò nemmeno davanti alla morte... ». Più oltre, rivolgendosi direttamente al Re, l'on. Delcroix, rievocando quell'ultimo supremo grido di Sauro in cospetto della morte, — Viva l'Italia— conclusivamente dice: « ...Sire! H vostro è un silenzio di passioni taciute, di grandezze ignorale; e quello del popolo è grido di incontenibile volontà, di illuminata fedeIl popolo sa che il privilegio del Re è peso di responsabilità supreme; sa che il silenzio del Re è riserbo di parole decisive: esso guarda a Voi come alla figura che ha dato alla propria virtùcome all'idea che si è fatta della propria missione; ed è abituato a vedervi presente dove si cimentano le sue forze e si decidono le sue sorti, quando si celebrano 1 suoi sacrifici e si esaltano le sue vittorie. Ieri nell'anniversario della guerra, sull'ara di RomaVoi avete nuovamente spiegate le insegne ripiegate dopo la vittoria; e nericeverle dalle vostre mani, i comandanti sentivano di avere i Reggimentdietro di sè, perchè l morti fanno invisibile scorta alle bandiere. Oggi, Voche foste Re sul mare, esaltate le virtù del popolo sul mare, in questo monumento che davanti all'antico Molo delle Galere sembra una nave pronta a salpare. Da queste rive si aprono le rotte delle antiche galere che sono quelle immutabili del nostro avvenire; e non è senza emozione pensare che, mentre questo rito si compie, altre navi portano le armi e le nostre speranze al di là del mare. Il grido dSauro è diventato il grido di tutto un popolo, che di là dal vostro silenziosaluta un'altra vittoria ». _ , . . . ., , . Quasi ad ogni periodo il popolo nainterrotto l'oratore nel suo magnifico-\ ammirare dappresso il monumento, c«, è stata apposta, unica, la corona di al<discorso, con applausi, con segni daai.'. 5^ ^ *' " " o \f»rosi di consenso Alla fine prorompe l in lun9a ovaiione'm entusiastiche -\9nda m fui si ^fondono gli evviva a , \ Sauro> 01 Be> al Ducei\ TI Re, sceso dalla tribuna, si reca adLa sfilata delle organizzazioni loro con i nastri azzurri di Savoia e le cifre reali. TI Sovrano chiama a sè S. E. l'accademico Selva e con lui e con l'architetto Del Debbio si compiace calorosamente, lodando l'opera. Fra rinnovate, continue dimostrazioni di popolo, fra applausi interminabili e il suono delle musiche e le grida di evviva, e lo sventolio delle bandiere, il Re, salito in automobile, si reca quindi nella storica piazza Roma; e dopo visitata Za mostra pittorica di paesaggi istriani e del l'acquedotto istriano, assiste dalla log già del palazzo pretorio alla sfilata delle organizzazioni, e associazioni e rappresentanze e popolazione dell'Istria e del Veneto. La sfilata imponente e pittoresca dura oltre un'ora. Indi il Sovrano riceve in Municipio le autorità e le personalità. Tutta la giornata si susseguono le cerimonie e gli atti commemorativi e celebrativi di Capodistria; dopo che alle 1S il Re si è nuovamente imbarcato sul Da Barbiano che ha fatto rotta per Venezia. Nella sera, da tutti i monti dell'Istria, per tutte le coste della penisola e dai promontori e dalle isole, fuochi e fuochi costellano l'ombra, si richiamano di cima in cima e sul mare. Mario Bassi li. SOVRANO ALL'INAUGURAZIONE DEL MONUMENTO A NAZARIO SAURO.