Chi colpì l'architetto?

Chi colpì l'architetto? IL MISTERO DI VILLA MADIRA Chi colpì l'architetto? La vedova e l'autista insistono ciascuno ad accusare se stessa Londra, 28 notte. Al processo per il « delitto di Villa Madira » è continuata oggi la sfilata dei testimoni, fra i quali più importanti degli altri sono stati il medico della ignora Rattenbury ed un poliziotto che ha contraddetto le deposizioni fatte ieri alla domestica miss Rìggs. La signora Rattenbury, come è noo, è accusata, insieme all'autista di asa, Giorgio Stoner, di aver ucciso il marito, un vecchio architetto di sessanasette anni. Fra la padrona, di trenotto anni e l'autista di diciotto, dice 'accusa, vi era una tresca e il delitto i spiega col desiderio del due amanti iqsmlsdsLi spiega coi aesiaeno aei aue amanti >cdi sbarazzarsi dell'unico ostacolo alla Roro passione. Tanto la Rattenbury quanto lo Stoner affermano la propria olpevolezza ed al contempo si discolpano a vicenda. E' più che altro questa ircostanza che attrae, alla Corte di Asise di Londra un foltissimo pubblico, morbosamente curioso di vedere i due ccusati seduti l'uno accanto all'altro, quali, di tanto in tanto, si scambiano eneri sguardi. GII stupefacenti in scena Un poliziotto ha dichiarato di avere rovato, durante una perquisizione alla Villa Madira di Bournemouth, una siinga per iniezioni ipodermiche ed un isegno rappresentante un uomo che ratica una iniezione ad un ragazzo. a domestica ha detto però che il diegno era opera del figlio tredicenne ella signora Rattenbury. In ogni moo, dalle risposte della teste e poi da elle del medico, è emerso che lo Stoer si era dato alla cocaina. Il dottor O'Connel fu il primo ad esere chiamato la notte del delitto. Egli rovò la signora in pigiama ed a piedi calzi, accanto al marito agonizzante. Era eccitatissima. Essa dichiarò al medico che l'architetto aveva discorso, quella sera, con lei, di suicidio e le avea mostrato un libro in cui si parlava el modo di suicidarsi. — Sono andata a coricarmi — essa gli disse — e poi, ad un tratto, udii un urlo. Venni giù e trovai mio marito n quello stato. Qualcuno ha voluto finirlo. Mentre il dottore si occupava del moente, la signora beveva del wisky. « Qualche ora più tardi — ha detto l teste — la signora era completamente ubbriaca ed ai poliziotti che la nterrogavano dissi, perciò, di rinviare a inchiesta all'indomani ». Mai l'accusata, secondo il medico, usò dì stupefacenti ma a lui era noto nvece che lo Stoner ne usava. La cosa gli era stata confidata dalla signora, a quale gli aveva anche detto che lo Stoner era diventato il suo amante. Essa mi disse una volta che l'ini dOPsslbY1dpvgcveeunuiarrtddmpMRagbcbssgsczpasapamesputato aveva tentato di strangolarla e : eche egli prendeva sovente degli stupe acenti. Mi pregò di curarlo di questo uo vizio. Io parlai al giovinotto, ma enza risultato ». Il medico ha quindi affermato che la ignora non era in condizioni di depore nè la notte del delitto nè la matina dopo. — Alle sue dichiarazioni fatte allora — egli ha detto — io non presterei alcuna fede. Fu appunto la notte del delitto e la mattina successiva che l'accusata, dopo avere tentato di gettar sospetti su di un figlio trentenne dell'architetto, disse di essere stata lei l'assassina e di avere ucciso il marito perchè quest'ultimo l'aveva pregata di farlo. — Come definireste, in una parola, l carattere della signora Rattenbury? — ha chiesto il giudice. — Un po' squilibrato — ha risposto l medico. — Eccitabile? — In estremo grado. Egli ha aggiunto che più di una volta nel corso di un paio di anni fu chiamato in casa Rattenbury per curare a signora, colta da attacchi che esigevano quasi sempre iniezioni di morfina. — Erano attacchi derivanti da capricci ? — No, da malattia. rmmcmafacttfinmgiardino della villa, con sopra appicci-1 cati alcuni capelli della vittima e deijgrumi di sangue. _Egli lo soppesò un.fstante dicendo: « E' molto pesante » e quindi lo passò ai giurati che fecero lo stesso. Da ultimo il dottor Rooke prese il martello e mostrò ai giurati come, secondo lui, il vecchio architetto Ratenbury era stato ucciso. — Il primo colpo, a mio parere — ha detto il medico — è stato dato da una persona che si trovava dietro la poltrona su cuisedeva la vittima. Esso è stato vibrato alla tempia. Indubbia- mente la vittima si è piegata innanzi ! e allora sono stati vibrati due altri colpi Un poliziotto nell'imbarazzo Il policeman Bagwell ha narrato co-'me avesse interrogato l'accusata. Dap-1 prima essa era molto confusa. Beveva continuamente. — Quando fummo soli nel salotto — egli ha continuato — l'accusata mi disse ad un tratto: «Io so chi è stato ad uccidere mio marito >. L'ammonii a dire la verità, ed essa prosegui: « Sono stata io. Ho usato un martello che ora è nascosto. Rats tun nomignolo del marito) ha vissuto troppo a lungo. No, no; non sono stata io... E' stato il mio amante. Sentite, vi dò dieci sterline... No, no; non voglio corrompervi ». Il difensore della signora Rattenbury ha chiesto al testimone se fosse vero che l'accusata tentò di baciarlo. — Sì — ha risposto il policeman. A questo punto è emersa una contraddizione fra lui e miss Riggs, la domestica, la quale ieri aveva detto che il poliziotto, in seguito alle insistenze della signora che gli gettava le braccia al collo, dovette uscire di casa in cerca di un suo collega. Miss Riggs aveva detto che la signora corse dietro al policeman e che lei, perciò, chiuse a chiave tutte le porte, affinchè non uscisse Il testimone odierno ha dichiarato di non essere uscito per tale ragione. — Sono rimasto fuori della casa tre minuti — egli ha aggiunto — e durante questo tempo non ho udito nessuno scambio di parole fra la padrona e la domestica. Quando tornai col mio collega, la porta di ingresso non era affatto chiusa a chiave. Dunque, ciò che ha detto Miss Riggs è falso? — Debbo ripetere che la porta d ingresso non era chiusa a chiave. — E' vero — ha chiesto il giudice — che quando rientraste, stava suonando un grammofono? — si, la signora Rattenbury suonò un disco. , , Egli ha concluso affermando che la finestra del salotto era aperta. La signora gli spiegò di averla aperta in i quel momento. Questa dichiarazione è mportante, perchè contraddice le af-: fermazioni dello Stoner, in istruttoria Egli, accusandosi del delitto, dichiarò infatti di essere entrato nel salotto dalla finestra del giardino, di essere avanzato in punta di piedi verso la poltrona e di avere colpito la vittima dietro le spalle. Si è fr.tto, da ultimo, parola di un libro rinvenuto su un caminetto e che il marito avrebbe mostrato alla moglie quella tragica sera. Il Pubblico Ministero ha pregato però il giudice di non menzionarne il titolo, evidentemente allo scopo di impedire che al volume fosse fatta alcuna immeritata pubblicità. Quindi la seduta è stata rinviata a domani per la continuazione delle testimonianze. t L'uccisore di un « camelot » alle Assise di Versailles Parigi, 2S notte. L'uccisore di un capo sezione <M camelota du roi u comunjgta Giuseppe Roe]auts, di 25 anni, comparirà vener- di davanti alle Assise della Selne e Oise, a Versailles. In quasi tutte le città dei dintorni di Parigi, i partiti estremisti sia di destra che di sinistra fanno vendere ni sabato sera e alla domenica mattina 1 loro giornali. Al Vesinct parecchi mem- . bri del partito comunista vendevano YHumanìté, il mattino del 3 febbraio; 11 loro raggio di propaganda si estendeva, sopra tutto, nelle vicinanze della piazza del Mercato, dove i camelots vendevano l'Action Fran<;aise. I due gruppi si seguivano e i venditori cercavano di coprirsi scambievolmente la ' voce. I comunisti, in numero di sei, erano più numerosi dei loro avversari e ne approfittavano per strappare a uno dei leghisti il pacchetto dei giornali che portava e che buttavano in una fogna. Trovandosi in condizioni di inferiorità, i camelots si recarono in automobile a S. Germain, dove misero il loro capo gruppo Langlois al corrente dell'incidente. Alcuni leghisti partirono subito in automobile pel luogo della zuffa, ma transitando sul ponte di Pecq, si incontrarono col gruppo co-' munista, che, dopo avere mostrato i pugni, tornò indietro sulla piazza dal Mercato, ove era rimasto 11 Giuseppe Roelauts che aspettava il ritorno degli avversari. I camelots si avanzarono verso il gruppo dei comunisti e ne avvenne subito una zuffa, breve ma terribile. Del colpi violenti vennero scaricati da ambo le parti e per quanto essi lo contestino, sembra che i comunisti siano stati i primi a colpire. Marcello Langlois, che era armato di sfollagente, si sarebbe avanzato minaccioso verso il comunista Roelauts, che abituato alle zuffe si scagliò contro di lui, e strappatogli lo sfollagente, se ne servi per assestargli un terribile colpo alla testa. Il Langlois, gravemente ferito e acciecato dal sangue, cadde a terra per rialzarsi subito, soccorso dai suoi amici che lo trasportarono a S. Germain, dove alla sera stessa moriva per emorragia meningea. L'uccisore, arrestato, riconobbe il fatto ma disse di essere stato minacciato dall'avversa rio. Le sue dichiarazioni sono confer mate dai suoi camerati, ma naturalmente smentite dai camelots e da alcuni presenti alla scena. L'arrestato è mal considerato; in questi due ultimi anni è incorso In quattro condanne per furto, violenze, caccia e per pesca abusive e ferimenti vari. Il processo, che promette di essere assai movimentato, dato il numero considerevole di testi citati, occuperà due udienze; af-; finché l'ordine venga mantenuto, un notevole contingente di poliziotti sarà messo a disposizione del presidente delle Assise. Diii dd

Luoghi citati: Londra, Oise, Parigi, S. Germain, Versailles