Cinematografo e sociologia di Amerigo Ruggiero

Cinematografo e sociologia Cinematografo e sociologia ,maggo. La campagna della « Lega della Decenza > per la purificazione dell'arte cinematografica pare abbia ottenuto il suo effetto. Il movimento fu iniziato dai cattolici e prese corpo con la formazione della « Lega della Decenza » a cui si unirono altre organizzazioni religiose protestanti ed ebree. Ed è cosi che da qualche tempo, la volgarità e l'oscenità sono state bandite dalle cinematografie americane. Si è notato di recente un fluire continuo di produzioni Informate ad elevati concetti artistici, morali, estetici e sociali. Ma la cosa più sorprendente è che lavori di tal genere hanno trovato favore presso un pubblico il cui gusto era stato rovinato da anni di salse forti a base di gangsters, di sesso, di assassini e di lussuria ostentata. Il più trionfale successo ha accolto spettacoli in cui non c'era un colpo di rivoltella, nè una scena di seduzione, nè una morte tragica. Gli uditori sono rimasti incantati da scene di famiglia di cui da tempo non conoscevano più il fascino suggestivo e i ragazzi possono frequentare l cinematografi senza che all'uscita bersaglino i genitori con domande imbarazzanti su certe scene per loro poco chiare e sull'agire di una certa donna che non hanno bene interpretato, domande a cui 1 grandi erano costretti a rispondere evasivamente o ricorrendo ad aperte bugie. I produttori e i registi hanno dato fondo liberamente agli autori vittoriani dai più noti come Dickens e Bronte alla Alcott-* altri minori. Hanno proiettato sullo schermo opere di olstoi e si propongono di servirsi di uelle dei maggiori scrittori europei ed mericani siano essi contemporanei o comparsi da secoli. E la cassetta, uella famosa cassetta che sembrava ssere l'ispirazione unica e la direttiva uprema dei produttori cinematografici se n'è giovata assai anche senza i richiami erotici della May West. Il cinematografo americano inclina, inoltre, verso i drammi sociali. L'argomento che incombe come una minaccia sulla società americana nell'ora tra- gica che si attraversa, non poteva esser lasciato in disparte. Ma non lo si affronta ancora con franchezza e con coraggio. Sono mezze verità che non vengono sviluppate sino alle loro lo- giche conseguenze. Troppi potenti in- teressi se ne risentirebbero. Uno degli esempi più tipici di tale genere di lavori lo si è avuto con « Black Fury », una produzione dei Warner Brothers. Ne sostiene la parte principale Paul Munì che ne ha fatto la più potente interpretazione della sua carriera cinematografica. Ora, in questo film, il concetto principale è così confuso contradittorio e indeciso che mentre in una scena non si può far a meno di ammirare la temerità dei Warner Brothers nell'esporre al pubblico la condizione atroce dei lavoratori delle miniere, in altre sembra quasi che vi affiori un intento reazionario. Il soggetto si svolge intorno alla vita dei minatori di carbone della Pennsylvania durante uno sciopero. E' assai semplice e piuttosto ingenuo. Occorre tutta l'arte di Paul Munì perchè gli spettatori non al fermino a considerarne le Incongruenze. Il protagonista, un minatore ignorante ma pieno di coraggio energia e buon umore, Joe Radek cade in disgrazia dei suoi compagni per essersi opposto alle unioni regolari e aver promosso uno sciopero dietro il consiglio subdolo di un agente di organizzazioni di cosiddetti « rompi-sciopero » interessate a che disturbi avvengano nei campi del lavoro. Dopo numerosi incidenti in seguito ai quali la situazione si fa sempre più tragica per gli scioperanti, il minatore Radek (Paul Munì) riesce a penetrare nella miniera e minaccia di distruggerla con la dinamite se ai suoi compagni non vengono accordate condizioni eque. Ciò che vien fatto con grande soddisfazione di tutti. Ora se queste cose le poteva fare Souvarine nel Germinai di Zola all'epoca del Secondo Impero, non possono avvenire in una miniera americana dei giorni nostri. A parte l'inconsistenza dell'argomento principale, il film ha il grandissimo merito di aver per la prima volta mostrato come vengono trattati i minatori di carbone durante gli scioperi. Da questo lato il lavoro è uno dei più notevoli degli ultimi anni. Sono mostrate scene impressionanti di violenza in cui gli scioperanti vengono caricati dalle guardie montate delle compagnie formate di bande criminali specialmente assoldate per la bisogna. In altre si svolgono corpi a corpi con scambiò di cazzotti formidabili e di randellate che culminano con la morte di un minatore brutalmente accoppato a pugni, a bastonate e colpi di calcio di rivoltelle dai poliziotti privati imbestialiti. La decisione dei Warner Brothers di far apparire sullo schermo scene cosi veridiche è audace, tanto audace che in alcune parti degli Stati Uniti il lavoro è stato proibito. Ma 11 finale è poco meno che ridicolo: 11 solito finale delle cinematografie americane in cui ogni cosa si aggiusta con soddisfazione di tutti. Non si aggiustano così gli scioperi nelle miniere di carbone e la loro causa non va attribuita alla sobillazione delle organizzazioni di « rompi-sciopero ». Il cinematografo, in questo, ha molto ancora da imparare. Amerigo Ruggiero piQutrstmststalprfasi il uoticBveavvrcaqufinnil'astalmmpsgrbaepdeasormpril nadid'lacoLcapipsascmpsoimrosudipochgrpiprmlareremdsetocdmscntecnascficvllmdspcqilrmmrRrVempsbrqsppNuenapnlts r a n i i i n - . i G. GALLETTI: Ritratto di F. Burzlo (■.Mostra Sindacaie di Torino)

Persone citate: Bronte, Dickens, Joe Radek, Paul Munì

Luoghi citati: Pennsylvania, Stati Uniti, Torino