San Germano il Rosacroce immortale

San Germano il Rosacroce immortale SULLE SOGLIE PEL MONDO MAGICO San Germano il Rosacroce immortale Per la maggior parte del pubblico Casanova e Cagliostro riassumono e, ih un certo senso, esauriscono quello che il Settecento europeo ha di più avventuroso e di più fantastico. Figure di grande rilievo, fortemente caratterizzate, l'avventuriero veneziano e il mago siciliano dominano la loro epoca, sfidando ogni tentativo di concorrenza. Nessun secolo fu più del XVIII ric- co di personaggi originali, eccentrici, misteriosi; in questa folla la fama ha scelti i due tipi più rappresentativi, respingendo gli altri nell'ombra. Tuttavia non era difficile comporre almeno un terzetto ponendo accanto a Casanova e a Cagliostro, il conte di San Germano. Quest'ultimo non è il meno interessante dei tre; al contrario, c'è in lui un fascino che gli altri due hanno perso da un pezzo: il fascino del mistero. Di Casanova e di Cagliostro sappiamo tutto o quasi; intorno a ciascuna di queste due vite straordinarie si è abbondantemente esercitata l'attività indagatrice degli studiosi: nel desiderio legittimo di controllare la maggiore o minore veridicità dei famosissimi Mémoirea, i casanovisti si sono dati a ricerche minuziose che hanno portato sovente a scoperte singolari, come quella, fatta a Zurigo, della polizza relativa a un paio di calzoni messi in pegno da Casanova in un momento di disdetta; parallelamente, i due incartamenti dei processi che il conte di Cagliostro ebbe a subire a Parigi e a Roma, pazientemente interrogati, illuminavano da cima a fondo la carriera di quello ch'era in realtà l'avventuriero palermitano Giuseppe Balsamo. L'arte di non morire Per il conte di San Germano il caso è affatto diverso: quest'uomo non ha lasciato memorie e non ha subirò processi rivelatori; quanto alla biografia che lo riguarda, essa è singolarmente smilza. A un determinato momento — mentre in Europa infuria la guerra per la successione d'Austria —, egli fa la sua prima apparizione a Parigi al seguito del Maresciallo de Belle-Isle che, obbligato a evacuare Praga, ha compiuto col suo esercito una disastrosa ritirata attraverso la Germania, oscurando, dicono gli adulatori, l'impresa dei diecimila di Senofonte. Il conte di San Germano colpisce subito la fantasia dei parigini appartenenti alla buo¬ na società: tutte le memorie del tempo sono piene di elogi entusiastici per lasua fisonomia « hautaine, spirituelle, sagace », per i suoi occhi penetranti (« Oh! Quels yeux! Je n'ai vu nulle part les pareils » scrive la contessa d'Adhémar nei suoi « Souvenirs sur Marie Antoinette » ) per la sua perfetta eleganza e per lo splendore veramente regale dei suoi gioielli. Nessuno sa chi sia in realtà quest'uomo affascinante che parla alla perfezione cinque o sei lingue, dipinge, suona mirabilmente il violino e altri strumenti, mostrando una così profonda conoscenza della musica da stupire sbianche il vecchio Rameuu. La sua nascita, la sua orìgine rimangono avvolte di mistero ed egli non ne parla mai; a chi gli chiede quale sia la sua patria dà invariabilmente questa risposta: « Tutto quello che jìosso dire della mia nascita è che a sette anni erravo nelle foreste col mio precettore e la mia testa era messa a prezzo ». Qualcuno, tuttavia, asserisce di averlo conosciuto in altre epoche, trenta, quarant'anni prima, e sempre con lo stesso volto e con la stessa apparenza di bell'uomo sulla cinquantina. Non ci vuole di più per convincere i parigini che il conte di San Germano possiede il segreto dell'eterna giovinezza, l'oro potabile o elisir di vita. Si sa, d'altronde, ch'egli è un chimico di prima forza per il quale tramutare i metalli vili in oro purissimo, ingrossare le perle chiarificandone in pari tempo l'oriente e fare di tanti pìccoli diamanti un diamante unico, sono operazioni semplicissime. E' difficile dire che parte avesse il conte di San Germano nel nascere e nel diffondersi di queste voci. Il barone de Gleichen — che fu, a suo modo, uno scienziato — lasciò scritto: « Il parlait (San Germano) avec une emphase misterieuse des secreta de la nature et ouvrait à l'imagination une carrière vague, obscure et immense sur le genre de sa science, ses trésors et la noblesse de ses origines », e Grimm, nella sua preziosa Correspondance, precisa: « Il avait le talent de rappeler dans la conversation les événements les plus importants de l'histoire ancienne et de les raconter comme on raconte l'anecdote du jour, avec les mèmes détails, le méme degré d'interét et de vivacité ». A chi gli faceva osservare che si sarebbe detto egli avesse assistito ai fatti che narrava, il conte rispondeva sorridendo: « A volte mi diverto non già a far credere, ma a lasciar credere che ho vissuto nei tempi più lontani ». Ma ciò non impediva ai suoi ammiratori di asserire che egli eia, se non proprio immortale, prodigiosamente longevo. La missione segreta Questa credulità, che, per una strana contraddizione è tipica di quell'epoca imbevuta di scetticismo che fu il XVIII secolo, costituisce un ostacolo insuperabile per chi voglia narrare ordinatamente la vita del conte di San Germano, e lo dimostra una volta di più il libro, per tanti versi interessante e divertente, intitolato: « Saint-Germain, le Rose-Croix immortel » che Jean Mourat e Paul Louvet hanno pubblicato recentemente nelle edizioni della Nouvelle Révue Frangaise. Tutti i libri di memorie dell'epoca parlano, come già si è detto, di quello che Voltaire, scrivendo a Federico li, definiva ironicamente « un homme qui ne meurt pas et qui sait tout»; ma in nessuno di questi libri si trova un'immagine del conte di San Germano sensibilmente diversa da quella fantastica ed enigmatica cui si è accennato; nessu-no dei numerosi memorialisti del XVIII secolo mostra di aver avuto il deside- rio di vedere un po' più a fondo degli altri nel personaggio, così che questo si iscrive naturalmente, con tutti i suoi attributi soprannaturali, sullo sfondo del secolo razionalista e raziocinante per. eccellenza, non diversamente da come più tardi vi si iscriue- ranno Cagliostro e Mesmer: insomma, tutti si interessano al rebus, ma nessuno si cura di trovarne la spiegazione.Bisogna ammettere, però, che, con tutta probabilità, nessuno sarebbe riuscito a trovarla. La polizia, che certo indagò sulle origini del sedicente conte, non dovette scoprire gran che, se, come pare, i suoi archivi non contengono che qualche rapporto relativo a fatti avvenuti durante la permanenza del conte stesso a Parigi. Il conte di San Germano nasce alla fama in quel 1743 nel quale, come si è visto, il maresciallo de Belle-Isle lo avviò a conquistare l'alta società parigina. Prima di quell'anno la sua vita è avvolta in un'ombra che, sino a oggi, nessuno è riuscito a diradare. Tutto lascia dunque supporre che il suo viaggio e la sua non breve permanenza in Francia — essa si prolungò, con qualche intervallo, sino al 1760 — rispondessero a uno scopo preciso. La spiegazione più semplice, quella su cui si trovano d'accordo tutti coloro che non si accontentano di considerare il conte di San Germano come un volgare imbroglione — e i suoi due più recenti biografi sono tra questi —, è che il conte stesso fosse il fiduciario a Parigi di qualche società segreta e precisamente di quella antichissima e pressoché leggendaria dei Rosa-Croce. Si sa come nel XVIII secolo fiorissero numerose in tutt'Europa le società segrete. Cagliostro, e come lui molti altri, apriva dovunque le logge di quello ch'egli aveva battezzato il « rito egiziano ». La massoneria si affermava dovunque, coprendo il continente d'uno fitta rete; relazioni misteriose si stringevano da città a città, da nazione a nazione. Quale sìa stata la parte recitata da questo mondo sotterraneo nella preparazione degli avvenimenti del 1789 è cosa che forse nessuno potrà mai stabilire con esattezza: tuttavia vi sono storici, e non dei minori, che indicano nelle società segrete il laboratorio della Rivoluzione. In Fran- eia le prime logge massoniche si erano aperte nel primo quarto del XVIII secolo, ma erano presto degenerate in associazioni filantropiche prive di qualsiasi importanza sociale e politica. Lo scopo del viaggio del conte di San Germano a Parigi sarebbe stato quello di ricondurre la massoneria francese alla primitiva purezza, informandola ai principii esoterici dei Rosa-Croce, le cui tendenze reazionarie erano in opposizione con quelle nettamente rivoluzionarie di altre società del tempo e specialmente della setta d'origine germanica degli Illuminati. Nell'intimità ài Luigi XV Ma Parigi non era che una tappa, un momento dell'opera alla quale San Germano si era dedicato: il teatro delle sue operazioni era assai più vasto, era l'Europa intera. « La missione del conte di San Germano — scrivotio il Mourat e il Louvet — è complessa e non può essere definita con una parola. Essa entra negli interessi di tutti gli Stati, affincliè ciascuno di essi, a sua insaputa, contribuisca a un rinnovamento e cooperi al raggiungimento d'uno scopo che forse nemmeno il conte conosce interamente ». Tutto ciò può sembrare discretamente fantastico: e nondimeno vi sono nella vita del conte dì San Germang fatti e coincidenze che lasciano perplessi: donde venivano le grandi ricchezze di cui San Germano disponeva? E si deve considerare assolutamente priva di significato la sua presenza accertata in determinati paesi, proprio quando in questi paesi si preparano o si svolgono avvenimenti decisivi? Lo troviamo infatti a Londra nel 17bó, quando, cioè, il giovane principe Carlo Stuart compie l'eroico tentativo inteso a riconquistare alla sua famiglia il trono d'Inghilterra e in Rus.sia nel 1763, alla vigilia del colpo dì Stato che doveva dare il potere a Caterina II. E dovunque egli è accolto dalle per sone più eminenti e nella società più distinta. A Parigi, per esempio, diven ne intimo di Luigi XV e della signora de Pompadour ai quali l'aveva presentato il Maresciallo di Sassonia. Il dottor Quesnay — il medico filosofo della favorita — diceva a questo proposito: Il padrone ne è entusiasta e ne parla talvolta come d'una persona di nasci ta illustre ». Luigi XV si intratteneva infatti volentieri con San Germano e ascoltava con piacere le storie singo lari che quello gli narrava, le quali stuzzicavano spesso in lui il gusto, che egli aveva vivissimo, per le cose ma cabre e paurose. Con Luigi XV, San Germano eseguiva altresì esperienze chimiche sui colori in un laboratorio istallato nel castello reale di Cham bord, e pare accertato che egli servi più volte il re anche in missioni confi deliziali. Dal momento in cui il conte di San Germano abbandona la Francia, e cioè dal 1860, riesce più che mai difficile seguire le sue tracce. Gli archivi della polizia di parecchi paesi d'Europa se guatano il suo passaggio sotto nomi diversi: in Belgio si fa chiamare conte Surmont; in Italia, marchese di Monferrato; a Venezia, conte di Bellamare; in Inghilterra, conte di Weldome, ecc. ecc. Col suo nome, o, meglio, con quello ch'è passato alla storia come il suo nome, lo ritroviamo soltanto nel 1784 a Eckernfoerle, nel Ducato di Schleuisig, ospite del langravio di Hes sel-Cassel, ch'era un appassionato alchimista. Ed è appunto nei registri della chiesa di questa città che, alla data del 37 febbraio 1784, è fatta menione della sua morte. Ma Voltaire, come s'è visto, aveva chiamato San Germano « l'homme qui ne meurt pas ». Ed ecco, infatti, il misterioso conte riapparire a più riprese anche dopo la morte: nel 1785 egli si trova ai congressi massonici di Parigi e di Wilhelmsbard in compagnia di Mesmer, di Cagliostro, di Lavater e di Saint-Martin. Persone che lo hanno conosciuto lo incontrano a Venezia e a Vienna tra il 1788 e il 1790 e, proprio in quegli anni, Maria Antonietta riceve da lui varie lettere che la mettono in guardia contro % dolori e i pericoli che l'avvenire le prepara. La tradizione di questa miracolosa sopravvivenza non ha, sarebbe inutile dirlo, nessuna solida base: il documento più importante al riguardo è infatti costituito dai Souvenirs sur Marie Antoinette della contessa d'Adhémar, che registrano cinque apparizioni del conte di San Germano tra il 1789 e il 3815, ma che, disgraziatamente, tutti gli storici considerano apocrifi. Tuttavia si rinunzia malvolentieri a questa putta postuma che completa così bene \uella, non meno misteriosa, che San .Germano visse sotto gli occhi facìl.nente stupiti dei suoi contemporanei; e quando si legge, alla fine del libro di Mourat e Louvet, che «ai nostri giorni, la setta mistica dei Teosofi, la quale considera San Germano come, uno dei suoi maestri, afferma ch'egli vive ancora a Venezia in un antico palazzo sul Canal Grande, aspettando il momento di riprendere la sua missione tra gli uomini », si vorrebbe poter credere alla leggenda del Rosa-Croce immortale, che forse non fu che un ciarlatano più abile di tanti altri.. Cesare Giardini lj II conte di San Germano in una stampa dell'epoca. II simbolo di Salomone, uno degli emblemi adottati dai Rosa-Croce. FOLLA DI VOLONTARI negli uffici di reclutamento dell'Aeronautica britannica in seguito alla decisione del Governo di Londra di triplicare le forze aeree.