Con Trialoux, il condottiero della squadra che avrà per portabandiera Renato Vietto

Con Trialoux, il condottiero della squadra che avrà per portabandiera Renato Vietto Antivigilia Orni Givo d'Italia Con Trialoux, il condottiero della squadra che avrà per portabandiera Renato Vietto PARIGI, maggio. André Trialoux è un vulcano. Da tanti anni che sono in Francia, non avevo avuto occasione d'imbattermi in uno sportivo così esuberante, cosi magnetico, direi quasi cosi frenetico. E' indubitabile che quest'esuberanza, questo magnetismo, questa frenesia, sono alla base del ripetuti successi di Trialoux nella sua veste di direttore sportivo. — L'anno scorso ho guidato Vietto nel G. P. Wolber e Vietto ha vinto.- Ho continuato a guidarlo nella ParigiNizza 1935 e non solo Vietto ha rivinto, ma ho piazzato gli altri miei uomini della Casa Helyett come segue: 3. Lesueur, 4. Buttafuochi, 5. Level. Domenica ho riportato una nuova vittoria nel G. P. Wolber col bretone Fontenay. Se la sfortuna non si fosse accanita contro di noi,, avremmo dovuto vincere con un distacco di dieci minuti e occupare anche il 2.o, 3.o, 4.o e 5.o posto in classifica generale. Comunque sia, tutte le corse a tappe che ho fatte disputare ai miei ragazzi le ho vinte. Io sono l'uomo delle, corse a tappe. Il resto non m'interessa che relativamente. Un criterium della strada, una corsa in linea, come da Parigi a Bruxelles o a Roubaix o a Caen, non possono dimostrare la potenza: d'un campione, perchè mille incognite si presentano. Non bisogna ipnotizzarsi sul risultato d'una corsa sola. Per questo, sono contrario al campionato nazionale francese in una sola gara e caldeggio il sistema italiano, molto più razionale, umano, sportivo. Trialoux parla sempre. E' pressoché impossibile seguirne il pensiero tumultuoso. Bisognerà che io metta un grande ordine nelle note sparse. La fonografia delle sue parole è qui, sulla carta, su molti fogli di carta. Se riferissi il mio colloquio con Trialoux così come le sue parole sono state pronunciate, a gettito abbondante, straripante, il risultato sarebbe forse più pittoresco. Ma preferisco riordinare. Questo lavoro mi porterà via del tempo, ma nulla toglierà alla verità e aumenterò la chiarezza. Fabbricante di scarpe e corridori Sappiate che « Trialoux, dit André », come annuncia l'annuario telefonico della Senna, non sembra appartenere alla fauna pur troppo diffusissima dei cosiddetti mercanti dello sport. Si occupa di sport per dilettantismo, dato che i suol proventi principali gli vengono dal commercio delle calzature. Fornisce scarpe agli ortopedici, al magazzini di lusso e financo alle Compagnie ferroviarie di Francia. Ma è in mezzo al ciclismo, anche perchè 33 anni or sono', cioè nel 1902, egli stesso disputava e talvolta vinceva corse su strada. Poi ha seguito ben 14 Giri di Francia. Ha rivelato un sacco di corridori estremamente brillanti. Kauffmann, che correva su strada, divenne sotto le sue cure campione mondiale su pista. Emile Aerta era un piccolo indipendente: ne fece un grande asso. Robert Grassin, oscuro « routier », si trasformò, grazie; a lui, in < asso » del mezzofondo dietro motori; e così Sausin, .che era pure un « routier », e cosi il nizzardo Urago. Anche Cario Félissier va considerato come un suo prodotto. E Buoi prodotti sono Jean Bidot, Vietto, Lauck, Lesueur e Fontenay. L'anno venturo ne verranno fuori altri e tra essi Giorgetti, una « speranza » di 23 anni, c Possiedo giovani campioni in erba, che spuntano piano piano. Sono In germe. LI farò uscire a due o tre alla volta,, ogni primavera, presentandoli come un mazzo di fiori ». André Trialoux si atteggia a poeta, ad esteta del ciclismo. Ma è soprattutto un «garibaldino» dello sport. I suoi uomini devono lottare. Per la lotta in sé: per la vittoria, principalmente. Sono tutti galvanizzati dalla sua voce, dalle fiamme che si sprigionano dai suoi occhi mobili, fiamme che paiono lambire l'orlo d'un cratere in rivolta. Dirò subito che U mio interlocutore manifestava da molti mesi una voglia matta di andare in Italia. C'era già stato una voltai più di dieci anni or sono, come spettatore d'una MilanoSan Remo: ma voleva esserci come attor principale. Sicché -fin dall'agosto scorso gridava a tutti i venti: « Cosa è andato a fare nella penisola il signor Rutnart? A rovinare il ciclismo di Francia? Iti ver^tjne-ei di grrwtear — »»» » UC1: dAuto sulla tappa d'inizio del Tour^cut Lmi in Italia con una squadra che non sa combattere. Ho l'orgoglio dei miei uomini e di me stesso. Ora, a parte Antonino Magne, tutti i francesi che hanno partecipato alla grande corsa a tappe italiana potevano essere eccellenti'corridori, ma non costituivano una squadra rappresentativa di Francia. Appena formulato il suo progetto di costituire una « vera » squadra francese per l'Italia, spuntò fuori immediatamente Leducq e compagnia. Bene! Benissimo! — Considerate con favore questa seconda squadra di francesi ? Di questi sei francesi, il migliore è Archambaud. Non voglio parlare di Leducq. Ma Archambaud ha avuto le sue « cotte » nel Tour e le avrà nel Giro d'Italia. Se egli fosse con me, cotte o non cotte, ne farei il vincitore a MI lano. Ma ho Vietto e mi basta. Da 28 anni che m'occupo di ciclisti, non ho ve duto ancora un campione come Vietto, eccezion fatta per Binda. Binda e Bottecchia — Come!! E se dicono che Binda sia sportivamente defunto — Binda non è morto. Gli uomini che vengono uccisi a colpi di lingua o di penna, stanno ottimamente di salute. Ho una schietta ammirazione per Binda, perchè è e resta un uomo di classe eccelsa. Ho ammirato pure Girardengo, che considero come l'ipercampione, il prototipo dei campioni ciclisti, buono dietro tandem, a, crono' metro, allo sprint, in tutti! compartimenti! L'Italia ha prodotto 1 grandi fenomeni del ciclismo: Girardengo, Binda e Bottecchia. Learco Guerra mi sembra, nell'insieme, forse più forte, ma meno scintillante, meno trascendentale dei tre che l'hanno preceduto. ' — E' gentile da parte vostra rievocare la figura di Ottavio Bottecchia. Confrontate il resoconto del r partecipava per la prima volta Bottecchia. Vedrete che io sono stato il solo, in quel momento, a vaticinare la formidabile classe del muratore- veronese. A qualche chilometro dall'arrivo di quella prima tappa, c'erano cinque uomini in testa. Dissi subito: ecco l'uomo che vincerà! E se al ritorno a Parigi egli fu secondo in classifica generale lo si dovette al fatto che fu obbligato ad alutare Leducq. Ma poi si prese la rivincita. Bottecchia fu il super-campione, l'uomo che m'ha lasciato la più profonda impressione di tutti.' Per battere i francesi sul loro terreno bisognava essere atleti enormi. Bottecchia lo era. Durante l'ultima Parigi-Evreux dei dilettanti e indipendenti, a 40 chilometri dal traguardo, designai in Marco Cimatti il vincitore. Non ebbi torto. All'arrivo, Ruinart esclamò: «Bella cosa, farsi battere da uno sconosciuto, una una schiappa! ». Gli risposi che non è un disonore farsi battere da Cimatti. Il Criterium degli Assi di Milano ha confermato la mia opinione. — Parliamo un po' del vostri uomini, volete? Da ì'Aiglon a Charlot -— I più « vecchi » sono Buttafuochi e Bernard: 26 anni. Poi vengono Level, Gabard e Lesueur, che ne hanno 24, Lauck e Fontenay, 23, Vietto 21. Avrei desiderato portare in Italia dieci uomini. Vietto è il capitano. I suol com pagnl l'accettano come tale. Riconoscono la sua superiorità. Si mettono benevolmente a sua disposizione. Io non conosco né il percorso, né il terreno. Ma posso garantire che ho materiale umano per tutte le evenienze. Agli arrivi in volata, si faccia bene attenzione a Lauck, che sarà la rivelazione del Giro. Vietto non ha ancora la punta di velocità. Gliela farò apprendere quest'inverno. Per ora m'interessa ch'egli si confermi grande « routier » in Italia e — perchè no ? — anche nel prossimo Tour. E' capace di vincerli entrambi, perchè è un terribile « lavoratore della strada ». Insieme con la squadra porto con me Georges Lachat, che ha disputato il recentissimo G. P. Wolber. Ha 22 anni e mezzo. Poiché è meccanico di mestiere, fungerà da meccanico della squadra Helyett e cosi prenderà conoscenza delle strade d'Italia. Se tutto andrà bene, egli disputerà 11 Giro del 1936. Ecco i soprannomi dei ragazzi della « Helyett »: Vietto è denominato « L'Aiflon-: Buttafuochi «la grand' mère , pLèdsmlltsitqgvrr«dlumdatctsgtmndCtcsaocaggnfvnqtrvvqzfqinBnl direttori sportivi. Ma è assolutamente Ly^ Non' d0 nulla al mlel corridori. perchè è un po' la mamma di tutti Lauck lo si chiama « Charlot » perchè è un comico; Fontenay, un muratore di 23 anni, dal carattere impetuoso, è soprannominato « le Chouan », un termine storico appioppato agl'Insorti della Vandea ai tempi della prima rivoluzione francese e dopo il 1830. — Avete una tattica? — Partiamo per difenderci e per lottare. Giochiamo una grossa partita, lo so, ma abbiamo la pretesa di brillare in Italia come non l'ha fatto nessun'altra squadra francese. Attaccheremo quando ne avremo bisogno. I miei ragazzi sono coraggiosi, ardenti, lavoratori ostinati; s'intendono in modo perfetto e formano una coesione, un vero blocco. Con essi sarà possibile fare cose bellissime. Nell'ultima ParigiNizza avevo sei squadre contro di me, tutte unite per battermi. Ho, invece, stravinto. I miei ragazzi marceranno pazzescamente nel Giro d'Italia, animati come sono dal fuoco sacro, dal desiderio di far sempre meglio. Ci difenderemo in principio e poi attaccheremo in modo secco e repentino, all'ora « H ». Si pallerà, vedrete, della squadra Helyett. « Ritornerò vincitore » — Permettetemi di parlarvi un po' liberamente. Siete considerato come un magnetizzatore, ma anche come un mistificatore, nel senso che 11 garibaldinlsmo dei vostri uomini appare ad alcuni non come il prodotto unicamente della magia delle vostre parole incoraggianti e che spronano, ma piuttosto come l'effetto di certa droga mi steriosa... — Non è vero. Una parola buona gettata al momento buono vai più di tutte le fiale magiche. E' una favola machiavellica quella addensata sul mio nome. So bene che ho la reputazione di essere il miglior farmacista fra i Crediate pure che le droghe non contano. Se un atleta è sfinito, sarete in capaci di rianimarlo anche usando la stricnina. — Allora, tutta lealtà e dirittura! — Certo! E desidero che lo stesso avvenga presso i miei avversari, da ogni punto di vista. Io vado in Italia con tutta la mia fede, con tutta la mia anima. Del resto, ho avuto da Des grange l'assicurazione che tutto si svol gerà regolarmente. Noi ci rechiamo nella penisola per batterci e non per farci menomare. Ritengo di essere una vecchia volpe del mestiere. Io non so no un uomo passivo, ma un attivo, un combattivo. Se le strade saranno in qualche punto cattive, non mi lamen terò, perchè sulle stesse strade corre ranno tutti gli altri. Lo sguardo di Trialoux, ch'era divenuto truce, s'è raddolcito all'improvviso. Il pilota dell'Helyett pensava in quel momento a Vietto. Questo ragazzo ha sul suo lettino una grandissima fotografia di Binda. — E' un insulto chiamare Hardiquest il « Binda belga », mentre è lecito pensare che Vietto potrà essere il « Binda francese ». Vietto ha una venerazione infinita pel suo ex-padrone Binda. Da bambino ha considerato Binda come il suo Dio. Ora vuole innalzarsi fino a questa divinità. E, proseguendo, Trialoux m'ha detto : — Vi do appuntamento al mio ritorno a Parigi. Festeggeremo un gran trionfo! ' Ho filato via all'inglese, mentre Trialoux ancora parlava, parlava... Dante Pariset.