La mostra di Tiziano a Venezia di Marziano Bernardi

La mostra di Tiziano a Venezia CENTO CAPOLAVORI IN PALAZZO PESARO La mostra di Tiziano a Venezia Venezia, 23 notte. Anche sopra la meraviglia di questi quasi cento capolavori, anche sopra l'abbagliante fulgore dì questi, prodigi pittorici di cui si compiine la gran mostra tizianesca, centro d'attesa e di interesse mondiale, che dopo domani mattina, il Re inaugura in Palazzo Pesaro, sta un'altra e persino più alta meraviglia: l'immagine, grondante di genio e di vita, d'energia fisica e di potenza poetica, d'anni e di sempre rinnovata facoltà creativa, dell'uomo che a tanta opera diede forma e spirilo. Unica ci appare, cosi rivissuta nel cuore stesso della sua città d'elezione e della formidabile fecondità del suo lavoro, la sua figura nella storia dell'arte italiana. Raffaello, Michelangelo, Leonardo, il Tintoretto e più tardi forse il Veronese possono in certi punti superarla chi in misura stilistica, chi in sublimità di pensiero, chi in profondità di suggestioni, chi in drammaticità passionale, chi in splendore di letizia cromatica; nessuno, in Italia e altrove, Ut uguaglia per la sintesi di un'epoca e del suo credo estetico e morale, per le anticipazioni incommensurabili e gli sviluppi imprevedibili tanto d'una fantasia che d'una tecnica, per la possibilità incomparabile di scrutare e risolvere ogni problema dell'anima adeguandolo ad uno stile rappresentativo, per il divino dono di suscitare intorno a sè e dopo di sé i geni, ma soprattutto per la virtù sublime di plasmare in senso goethiano se non addirittura demiurgico — capolavoro anche superiore ai singoli capolavori che da questo concetto vitale derivano — una propria esistenza eh'è di per sè stessa arte. L'arte di Tiziano è la sua vita medesima; ed è la sua vita perch'essa riassume la vita intera del Rinascimento. Ciascun'opcra perfetta sta chiusa in un suo assoluto che se fa utili i raffronti in sede storica li rende oziosi in sede estetica. L'Assunta o la Scuola d'Atene? Come domandare a un poeta se preferisca un'alba di maggio o un plenilunio d'agosto, l'orizzonte del mare o lo spettacolo dei monti. Pure v'è destino e destino d'uomo; vi sono dei panorami di vite che s'impongono, oltre le opere, per l'immensità, le cime, gli abissi di queste considerate nel loro multiforme complesso, vite che non lasciano adito a zone d'ombre nè a supposizioni romantiche e che perciò sono classiche, e nel presente caso umanistiche, nel pieno senso della parola. Tal è di Tiziano. Per gioco o bizantinismo dell'intelligenza, noi potremmo almanaccare su quel che sarebbe stato un Raffaello cinquantenne se la provvidenziale fine non gli avesse evitato la probabile sorte di divenire il Giulio Romano di sè stesso; od alla stessa età un Correggio già propenso al barocco sullo scorcio della breve esistenza; o un. Giorgione o un Masaccio o gli altri cari al nume di Menandro e perciò morti sul fiore. Non per Tiziano. Meraviglioso in tutto, questo corso vitale che abolisce ogni ipotesi, che sorge e si conclude perfetto, luce all'aurora e luce al tramonto, traboccante di forza virile, d'ineffabile dolcezza, di suprema persuasione sentimentale nella prima come nell'ultima opera indiscussa, dal quadro del Vescovo Pesaro presentato a S. Pietro alla Pietà concepita pel sepolcro dei Frati, fra i qua/i spaziano settantacinque anni d'ininterrotto lavoro: e se l'angiolo porta face e la sibil¬ laGdrtltnpnntseiddceflvebd(adcf« a ellespontica son dipinti da Palma il Giovane, l'altre figure e l'altra statua i questo gran testamento sono ancoa di mano del Vecellio pressoché cenenario, esempio unico al mondo di ongevità, poetica. Meravigliosa in tuto, ripetiamo, questa vita: e persino el suo decoro drammatico, nel suo articolare scenografico, negli sfondi e ei chiaroscuri con quell'Aretino sataico nel secondo piano, stupenda conroparte rinascimentale, che scaglia i uoi inni e i suoi vituperi, che esalta tradisce, serve e prostituisce, utile c nfame come femmina da conio, si che i fronte al suo Ritratto famoso riuiamo le parole avvelenate per l'amio: « Certo esso respira, butte i polsi move lo sjyirito nel modo ch'io mi accio nella vita. E se più fossero stai gli scudi, che glie ne ho conti, in ero lì drappi sarieno lucidi, morbidi rigidi come il raso, il velluto e 11 roccato». Si pensi: novantanove anni i esistenza, se dobbiamo prestar fede e non v'è ragione di non prestarla) lla- lettera scritta all'avaro Filippo II i Spagna il l.o agosto 1511 dall'anora, più avaro vecchio per ottenere inalmente il saldo dei suoi lavori: ...sicuro che la sua infinita clementia ia per mostrar di hauer grata la seuitù d'un suo seruitor di età di nouana cinque anni... »; e come sigla e compendio di quest'esistenza si può rievoare il brano di Adolfo Venturi per 'Autoritratto di Berlino dipinto intorno al 1550, a settantatre anni: a Sopra un fondo verdastro spicca la testa accesa da un ultimo fuoco. Tutto il caore del quadro, tutta la forza, è nela testa di vecchio, sulla quale sembra passar una. vampa, in contrasto coi tocchi d'argento sulla seta madreperlacea della veste e i chiaroscuri lunari che trisciano sul tappeto. Mentre è curata a determinazione della testa e dell'inera, massa del busto, le mani sono appena indicate, e appena ne è detcrminato il gesto. Poggia il Grande una mano sopra un tavolo, l'altra sopra un ginocchio, e alza il capo, e guarda come scosso da un rumore. Lo sguardo c intento: la. posa quasi di sfida. « Perche mi turbate? Chi siete? Che volee? Io sono Tiziano Vecellio, vecchio, pieno di forza, di ardore, vittorioso del empo. Penso alle visioni multicolori della vita ». Ma oltre il destino di riempire un secolo come il solo pittore — lo scriveva giù il Berenson quarant'anni fa — che abbia saputo csprimcre'dal Rinascimeno tutto ciò che ne era esprimibile con a pittura, il destino di non permeitele al corso della storia di fare a meno dela sua esistenza: — meglio, della sua. anche oggi, presenza almeno per quel tanto (ed è molto) che il Novecento è figlio dell'Ottocento artistico. Nino Barianlini. allestitore impareggiabile di questa Mostra che rimarrà memorabile non meno di quella ferrarese e creditrice della riconoscenza della cultura europea, Nino Barbantini che, provvisto dal podestà dì Venezia, dott. Mario Alverà, dei più larghi e generosi mezzi, ha scelto e disposto nelle solenni sale di Ca' Pesaro contro ben duemilasettecento metri di velluti le novantotto ope¬ rpzndlaqtazdirmVtdmmtzsPoPcsodg re tizianesche, s'è bravamente battuto per mesi e mesi contro difficoltà eccezionali. Il « tutto Tiziano » che all'annuncio della mostra pareva possibile ha dovuto ridursi a circa un terzo, data l'irriducibile opposizione della Spagna a far viaggiare almeno una parte dei quaranta Tiziano del Prado, f'Autoritratto o l'Addolorata, il Carlo Quinto alla battaglia di Miihlberg o VAllocuzione del marchese del Vasto, la Festa di Venere o il Baccanale; date le leggi inglesi che han vietato l'esodo temporaneo della Sacra Famiglia o del Noli me tangere, del Bacco e Arianna o della Venere Anadiomede; date alcune esitazioni di Dresda e di Monaco a concedere in prestito ì loro quadri più famosi; data infine, la coincidenza della mostra d'arte italiana di Parigi che ha trattenuto colà parecchi dei quindici Tiziano del Louvre chiamando dagli Uffi.si la Flora e la Venere di Urbino, da Pitti il Ritratto del gentiluomo dagli occhi glauchi, che entreranno però in Palazzo Pesaro insieme con la Bella che si specchia e il Cristo deposto nel sepolcro da aggiungere alle sette od. otto opere già generosamente prestate dalla Francia, dalla Madonna del Coniglio n/i'Uomo del Guanto, dagl'Allegoria del'nnzntvmnciltpcsudsbiml'mtfianlali del Davalos al Cristo coronato di spine, ed in ciò gareggiando in liberalità con l'Austria, il Belgio, l'Ungheria, la Danimarca, la Germania. E tuttavia, come mai prima d'ora, e nemmeno a Madrid, nemmeno a Firenze che pure ha venticinque Tiziano, nemmeno a Vienna che ne possiede altrettanti, nemmeno qui in Venezia dove se ne posson contare tra l'Accademia e le chiese più di venti, l'evoluzione di quest'arte incomparabile apparve cosi chiara, e con la chiarezza di essa il fascino indicibile, la straordinaria potenza evocatrice che ne sorge. Mai, ripetiamo, cosi fermamente ci si dovette convincere che questo titanico ingegno sbarra la storia pittorica europea come una catena alpina che a valicarla s'ha da. tener conto dei suoi passi e delle sue cime, delle sue collere e delle sue benignità. Meno contano le ispirazioni immediate, che tutti, in un modo o nell'altro e specialmente i giovani i quali malgrado le ribellioni dell'età son portati a imitare e cioè ad obbedire, si è fino a un certo punto seguaci di chi avanti noi ha primeggiato o accanto a noi primeggia. Che il Tintoretto sia per la metà di se stesso debitore al Vecellio, non ha più importanza del credito ctche Giorgione ha verso Tiziano. Che dopo aver costui dipinto fra il uso e Lil 22 per il Legato pontificio Averoldo °per il Legato po; Altobello il polittico da collocare nella [ chiesa dei santi Nazario e Celso, e ma- i ga,ri con derivazioni da Leonardo, la Annunziata del polittico medesimo, questa ferma e dolce figura tutta raccolta \ in ombra sia stata il fondamento della scuola bresciana dal Savoldo al Mo- ' retto, è storia corrente delle interferenze artìstiche, è l'inevitabile conseguenza dell'apparire in ogni campo di I ima supremazia spirituale. Ma il Gre-' co senza Tiziano inventore dello psico- ! logismo ritrattistico (vedere i ritratti Farnese) nello stesso ambiente della ri- \ trattist.ica veneta più portata a un san , n e , e a e o e a e e i i è i a r o assnvotfmtgsgmplice edonismo in tal genere artìstico, ichilo spiega? Ma quella concezione Ldella luce•.prevalente sulla forma mata- Urata nell'Umanismo fiorentino, o per;dir meglio> modellante neWatmosfera *e Mcose, corpi e volti, concezione che e;base della pittura moderna dal Verone--use m poi, chi la fornisce se non Tiziano ?| Qui il prodigio è cento volte raggiunto, ed ogni volta in ogni opera esposta, dal- la Apparizione della Vergine di Anco- tna alla Pala Pesaro che vien dai Frari. daZi'Angelo Annunciatore dì Brescia al- Z'Assunta di Verona, dal S. Giovanni Elemosinarlo della veneziana chiesa omonima alZ'Allegoria del Davalos. dal- l'Annunciazione della Scuola di S. Roc- co al Cristo Coronato del Louvre, dalla \ Danae di Napoli al Cristo che appare alla Madre di Medole, o all' Annuncia- zione della chiesa di S. Salvatore o al ; Martirio di S. Lorenzo della chiesa dei ■ Gesuiti. Ma si guardi il paese che fAa destra e dietro il S. Giovanni Batti-1 sta dell'Accademia già notato dal Vasari f«... e un pezzetto di paese lontano con alcuni alberi sopra la riva di un fiume, molto graziosi ») e si dica se gli Inglesi che sul primo ventennio dell'Ot- |tocento portarono in Francia, Boning- |tono Constale, le prime chiarezze pac Lsishche che dovevano rinnovare il pac- Lsaggio francese fino a Corot e quindi, tutta la paesistica europea, si dica sé codesti inglesi si spinsero mai più in là ' di dove s'era spìnto Tiziano circa il]151,0. Sì guardi il minuscolo angelo che sta ai piedi del S. Sebastiano nel po- attico di Brescia, avvolto di una luce!..... , , ., . , .bionda, duna impalpabile atmosfera\aurato ottenuta a tocchi brevi, rapidis-, \simi, con un gioco di toni prodigiosojper questo particolare minimo, e si di- ' ca se qui non è tutto l'Impressionismo'' che da Venezia corre fino a Parigi ut- traverso oltre un secolo da Guardi _;il Guardi delle portelle dell'organo Hto cftiesa dell'Angelo Raffaele — fino ;a Renoir, e, per stare tn casa nostra e \ ai nostri tempi, fino a Spadini; si guar- >di-infine il collo e la gola della deità '■ che sta a destra ne»'Allegoria del Da-'valos e si concluda. E la conclusione è:che se si toglie dalla storia della pit- tura europea di quattro secoli Tiziano iVecellw, tutta questa pittura compre- sa la più recente, quella che pare più « inventata », crolla, si dissolve, non ■ esiste. Si può affermare ugual cosa per | ttn Tintoretto, per un Veronese se non i in quanto presuppongono Tiziano, e for- \ se per lo stesso Michelangelo, per loJ „+„„\.o v>nf>nr.iir,i istesso Kajjacao, i Ad altro giorno l insistere su alcune ;di queste opere che, portate qui dalle chiese oscure, dalle chiuse gallerie, dai | Imusei per ambienti e vicinanze ingom- branti non sempre felici, appaiono oggi, \ su questi deliziosi'sfondi, in queste «-lustri sale, una rivelazione, quasi le si scorgesse per la prima volta. Per ora basti una consolante venta che compen- sa oqni fatica del Barbantini e dei suoi' collaboratori Fogolari. Brass, Moschi-\ ni e Lorenzeth. Si esce da Ca Pesaro' abbagliati sì da tanto splendore e po- [tema di genio, ma soprattutto con il senso d'essere come arricchiti e nutrì ti, artisticamente, spiritualmente, moralmente: — nutriti da quello che fu forse il più. grande di tutti i pittori. Marziano Bernardi ; ~ r c ALLEGORIA DEL' DAVALOS (Museo del Louvre); IL « SAN SEBASTIANO?, conservato a Brescia nella chiesa dei SS. Nazzaro e Celso ANGELO ANNUNZIATORE, del pclittico di Brescia.