Fuggiaschi del mondo sulle rocce del Karauli

Fuggiaschi del mondo sulle rocce del Karauli I ;piti famosi eremiti dell' Atos Fuggiaschi del mondo sulle rocce del Karauli MONTE ATOS, aprile. Quando s'è usciti dall'insenatura del porto di Dafni, verde d'allori — otto voga siedono i frati vestiti di nero — per visitare l'estremità meridionale della penisola dell'Atos, si passa ai piedi di poderose pareti di ronda dominate dai conventi di Simopetra, di San Dionisio, di San Paolo, che sorgono, assù, ad altezze vertiginose, e alla graziosa Skiti Haiiia Anna, adagiata nel'ombra degli oleandri, per arrivare finalmente alla lingua di terra dove il « Sacro Monte » è formato di soli blocchi di marmo selvaggiamente sovrapposti. Vedendo queste roccie possenti, minacciose, mostruose, si rapisce che nell'antichità la flotta di Serse, re dei persiani, spinta all'assalto di Atene, abbia naufragato qui e che per evitare questi scogli pericolosi il re si sia alla fine dovuto decidere a scavare un canale a nord della penisola, dov'essa è più stretta e relativamente piana, per farvi passare con sicurezza la sua flotta. Le tracce del canale restano ancora abbastanza visibili; da secoli esse costituiscono la linea di confine della repubblica fratesca autonoma verso il retroterra macedone; lungo quella un reparto di truppe turche bene armato stava a difesa dei conventi dell'Atos contro gli attacchi delle selvagge popolazioni settentrionali mosse dal desiderio di rapina. Settant'annì in una cella All'estremità meridionale della penisola, invece, in mezzo a picchi inaccessibili, alta sugli scogli irti d'insidie., percossi dal mare in tumulto, in cima alla marmorea parete di roccie intorno a cui volteggiano gli uccelli da preda, sorge la colonia di Karonli, una piccola colonia d'asceti russi, che consta di venti povere capanne sparse sul nudo pietrisco. La maggior parte delle celle è messa insieme, primitivamente, con schegge di marmo rossastro; altre sono costruite nelle caverne naturali della parete e una semplice chiusura di legno le difende dall'abisso. A Karouli vivono i più poveri ed umili fra i penitenti dell'Atos; quasi tutti russi; qualche singolo bulgaro, serbo, rumeno. La via che sale dalla costa a Karouli, per stretti sentieri appena praticabili, è pesante e. non scevra di pericoli. Le ultime capanne di questo villaggio si abbarbicano alla punta estrema della roccia, a vertiginosa altezza sul mare, in luoghi dove la vegetazione si riduce a pochi mandorli, a qualche pianta grassa e ai caratteristici amaranti, gli strani fiori dell'Atos, che non appassiscono mai. In questa regione inospitale hanno abitato sempre i più famosi Santi ed eremiti dell'Atos: nel secolo undecima ci visse Giovanili Kukurel, un tempo celebratissimo cantore alla- Corte di Bisanzio; più tardi ci vissero S. Atanasio, e poi Massimio di Capsacativa e altri anacoreti diventati famosi. E oggi ancora in quella misera solitudine montana si trova tutta una colonia di notevolissimi fuggiaschi del mondo. Nel villaggio di Katonaki si può el o — e ein o, aliil cpi, e ei e, e a a è er a ne a il n o s oeice., a no a, cta ule e, re li ra ed si o, aaeleza ne he an ne iù el ure sdi ti ra na el uò vedere Padre Ignazio, un venerando ■ nonagenario, che da settant'annì non è uscito dalla sua stretta cella di frate. Curvo sotto il peso di decenni di privazioni, sordo e tormentato da tutte le forme possibili di debolezza senile, egli, al pari di Macario, il grande egiziano, ha ancora l'anima piena dello stesso entusiasmo giovanile che a vent'anni apprendista sarto in Bulgaria, lo spinse a rinunciare ai piaceri della gioventù e alla sua, occupazione artigiana, per venire a canchiudcre la stia vita sul Monte Sacro in continua preghiera. Il pane e l'acqua Poi. proprio sul mare, si può vedere la solitaria cappella del frate sacerdote Parienio, il « Padre Parfcnji ». Molti decenni or sono egli ha rinunciato alla splendida carriera che gli stava dinanzi nella sua patria, la Russia — discendeva da schiatta principesca — per ritirarsi sull'Atos. Vissuto da prima nella severa disciplina del convento cenobitico, il « vestibolo della macerazione », si stabilì quindi per sempre nel villaggio drilli asceti di Karouli. Tra gli eremiti di Karouli, per la massima parte figure di vecchioni dalla gran barba bianca, s'incontra un uomo giovanissimo, che. quanto alla severità delle autopunizioni, gareggia addirittura coi più provati tra i vecchi. Ha ventinove anni, si chiama Fratello Antonio. Dopo la guerra è venuto qui da Odessa, per costruirsi la sua capanna sulle roccie di Karouli. Raramente l'eremita lascia la sua capanna e, se inai, lo fa soltanto pei' andare alla chiesuola -mciiia o, di tanto in tanto, per scendere al mare e ricevere ciò eh'è indispensabile per il nutrimento da frati conventuali che si trovino a passare di là. Alcuni tra gli cremiti evitano anche questi radi contatti col mondo esterno, restando chiusi per anni ed anni dentro la loro stretta caverna. Questi rigidissimi penitenti sono per la maggior parte frati sacerdoti; ad essi si permette di leggersi da sè la liturgia prescritta, dì modo che non debbono lasciare la loro cella, nemmeno per andare in chiesa. Di alcuni si dice che da trenta o quarant'anni non abbiano varcato la soglia della loro capanna. I bisogni di questi uomini sono ridotti al minimo: per lo più si nutrono soltanto del pane che avanza dai pasti dei frati conventuali; questi avanzi sono riuniti, seccati e portati di tanto in tanto agli eremiti per mezzo di barche. Ma il convento non provvede a tutti gli eremiti, di modo che la nutrizione di molti fra questi uomini completamente isolati rimane per intero affidata al caso, non crescendo sulla nuda roccia di questa zona altro che pochi mandorli e qualche poco d'erba, ed essendo anche il mare assai povero di pesci. Quanto al bere, l'eremita deve contentarsi di raccogliere l'acqua piovana, che sulla roccia, lassù, non gorgogliano fonti, non scorrono ruscelli. Di rado e a gran fatica è dato a questi asceti di procurarsi un po' di legna ila ardere e di cuocersi un pranzo. Qnal- cpvg0gsledgdlamtl'fatefofinnmarcrmcDptnddmgeìc\gis\s\s1 M'teMPsgcrssb! c; er'ssgmsglrsnsccitp cuno tra essi sa intrecciare cestini di paglia o fare delle sculture in legno e vendendo queste inezie ai conventi è in grado di procurarsi un po' più di pane, 0 del riso e della verdura. Ma la mag gior parte degli asceti si contenta dello scarso nutrimento inviato loro dal caso; le piccole occupazioni esterne imposte dall'esercizio del mestiere sono per essi già una deviazione da quell'unico, grande pensiero di Dio, che riempie tutta la loro esistenza e che essi possono mantener vivo solo grazie ad una continuata contemplazione interiore. Se l'eremita rendesse in qualche modo più facile la sua vita esteriore, la penitenza ch'egli s'è imposta perderebbe forza e, invece d'avvicinarsi al suo vero fine, ch'è quello del perfezionamento interiore, egli se ne allontanerebbe. Nella vita dell'eremita, ricca di rinunce, il gran giorno di festa è la domenica: la maggior parte di essi esce allora dalla capanna solitaria e s'arrampica per le rocce a picco fin su alla chiesina costruita anch'essa sopra una roccia spianata a terrazza. Miseramente vestiti, i frati se ne stanno a capo chino dentro la pìccola casa di Dio adorna di molti quadri di Santi, per partecipare al meraviglioso spettacolo della liturgia ortodossa. Padre Teodosio, lo Starez Il capo attuale della piccolu comunità di asceti è il Padre Fcodossi (Teodosio), una delle figure più interessanti del Monte Sacro, pur tanto ricco di uomini notevoli. Già professore di teologia in Russia, per il suo grande sapere era stato designato dalle autorità ecìclesiastiche ai ponti più alti; ma sde\gnundo gli onori che gli erano offerti isi ritirò un giorno, silenziosamente, sull'Athos. Nonostante la sita umile semplicità gli cremiti riconobbero su- Mio in lui uno dei loro migliori, uno tra i più vicini ai grandi modelli degli eremiti egiziani, al grande Macario, ti Maria Egiziaca. Come a Macario, il Paidariogeron, ch'ebbe giovinetto la saggezza d'un vecchio, e vecchio la giovanile freschezza d'un adolescente, come u Maria Egiziaca che, dopo quarant'anni di «fedele penitenza nel deserto », lasciò il mondo con un « beato saluto di congedo » scritto sulla sabbia, anche al padre Teodossi fu con- cesso di vedere, già nei, corso della sua esistenza terrena, la misteriosa e mirabile «luce interiore». Perciò quelli se lo scelsero come sacerdote e confessore, e presto s'abituarono a confidargli i loro peccuti: quelle colpe infinitamente sottili dell'anima umana, che soltanto i penitenti del Karouli sono in grado di individuare. Ora spetta a Padre Fcodossi, infallibilmente guidato dalla sua luce interiore, il compito d'accompagnare questi severi penitenti dalla barba bianca nell'ultimo tratto del loro cammino spirituale: poiché sono convinti tutti ch'egli, nella sua capanna entro la roccia, viva già nella « immediata, eterea i;ici»«H2a di Dio ». Quando ci s'e inerpicati per il sentiero ripidissimo fino alla sua cappella posta in cima alla roccia dentata, sulla [soglia della misera casetta s'incontra il'alta e veneranda figura dello Starez; ìdue miti occhi amorevoli guardano il ' visitatore da quella faccia nobilitala \da rini»!eie e macerazioni; con cordialità semplice, sincera e dignitosamente ! modesta come nessun'altra, l'asceta prega l'ospite d'entrare nella capanna.Chi interroghi questo eremita, fuggito dal mondo e vòlto a guardare entro se stesso, intorno a problemi della vita e dell'anima, chi gli chieda consiglio, ne riceve in risposta parole che, appunto per la loro semplicità, non dimenticherà mai: parole che danno veramente consiglio ed aiuto. Da principio lo straniero dubita d'iniziare una conversazione intorno ai problemi della moderna vita europea, quelli che lo toccano più direttamente, immaginando che quest'asceta straniato dal mondo potrà capirne ben poco; tanto maggiore è perciò la sua meraviglia quando s'accorge clic Padre Feodossi segue fin nei minimi dettagli e giudica rettamente anche questi problemi estremamente difficili e complessi. Sembra quasi inconcepibile, che a quest'asceta clic-da decenni vive nella sua cappella solitaria tra le roccie sia riuscito d'Intendere e dominare con chiarezza rosi penetrante le complicazioni dell'anima umana. Le sue risposte, infatti, vanno dritte all'essami delle cose con una sicurezza che ha demiracoloso. Sotto l'impressione d'un simile colloquio s'incomincia a capire la alta venerazione tributata dall'Athos a questi «saggi Padri»: una dedizione amorosa ch'c infinitamente più di una supina obbedienza. La saggezza de« Grande Starez » è di natura tale, che si può raggiungerla solo attraverso lu rinuncia ad ogni cosa terrena, l'estrema umiltà, i lunghi anni di silenzio quasi ininterrotto, di contemplazione interiore: è quella stessa saggezza che i primi superatoli del inondo, gli anacoreti del deserto libico, non hanno cessato di proclamare unica via di salvazione dalle miserie e ti'ibolazioni desecolo. René Fiilop Miller Il piccolo sonno di uno dei più vecchi eremiti dell'Atos

Persone citate: Fratello Antonio, Macario, Miller, Padre Ignazio, René Fiilop

Luoghi citati: Atene, Bulgaria, Odessa, Russia, San Paolo