Politica e strategia nelle lettere di Conrad alla moglie

Politica e strategia nelle lettere di Conrad alla moglie Politica e strategia nelle lettere di Conrad alla moglie VIENNA, aprile. La vedova del feldmaresciallo Conrad ha ritenuto opportuno parlare della sua vita familiare e divulgare lettere scrittele dall'uomo che tanta influenza ebbe sui destini dell'Europa centrale, senza attendere quel decorso di tempo che ad altri, per pubblicazioni del genere, anpare invece indispensabile. La signora è di origine italiana: nel libro che oggi vede la luce ( Mein Leben mit Conrad von Hótzendorf, edizione Johannes Giinther, Vienna) si dice discendente della famiglia veneziana dei marchesi Tassoni, nobili di Tiretti; suo padre era nato ad Adria, presso Venezia. Questa origine italiana creò delle difficoltà alla conclusione del matrimonio col capo dello Stato Maggiore austro-ungarico e altre ne creò il fatto che la signora, il cui nome di famiglia è Virginia Agujari, per sposare Conrad dovè divorziare dall'industriale Reininghausen, cosa che, essendo lei cattolica, fu cagione di scandalo. L'Imperatrice Zita non perdonò mai a Conrad queste nozze in contrasto con le sue convinzioni religiose e con la sua ostilità contribuì a farlo cadere in disgrazia. Per rendere il matrimonio possibile, il vescovo castrense monsignor Bjclik aveva escogitato una soluzione consistente nel far diventare la signora cittadina ungherese contemporaneamente passando dalla religione cattolica alla protestante; in tale procedimento l'agevolò l'adozione da parte del generale Kavasz. Gli ostacoli sarebbero stati meno rilevanti se anche Conrad avesse assunto la cittadinanza ungherese, ma Francesco Giuseppe non voleva un ungherese capo dello Stato Maggiore. Così arrangiate le faccende, ai 16 di ottobre del 1915, in piena guerra mondiale, l'Imperatore firmò il documento che permetteva al colonnello generale barone Franz Conrad riogimCouffFe« Mto Cobitchnadi Boveteravtrarà facoorta celpospbinmasiiUnprogscle rioteviltananosuAetanudoscvon Hótzendorf d'impalmare Virgi-i^'sa' 1Stnia Agujari-Karasz. Nel 1909... Noi non vogliamo addentrarci nel labirinto delle formalità nuziali: la storia della Monarchia casi dei genere ne registra parecchi e di molti furono protagonisti membri della stessa famiglia imperiale. Nói vogliamo spigolare, nella narrazione Cost1 pep. peAchui^sedella vedova e nelle letiere a lei di-1darette dal consorte, fatti e dettagli chche aiutino ora a comprenderò me- poglio la figura del soldato, ora a va-] lilutare aspetti ed uomini della Mo- ! mnarchia condannata allo sfacelo ej Aladella guerra che dello sfacelo fu la causa determinante. La vedova Conrad conferma essere suo marito stato dell'avviso che per l'Impero la guerra preventiva contro l'Italia e contro la Serbia fosse l'unica via di salvezza. Dopo le prime manovre in Carinzia Conrad supplicò addirittura raLsequinlachche si dichiarasse la guerra all'Ita-Inalia, ma il Sovrano gli rispose:!co« L'Austria non ha mai incominciato stllila guerra». Conrad ebbe l'audaciaInodi replicare: «Purtroppo, Maestà ». IhNcl 1909, trovandosi concentrati!quforti reparti di truppe nelle vicinan- coze della Serbia, Conrad tornò alla a | ricarica e disse all'Imperatore: « Se Vostra Maestà non fa adesso quello che da tempo consiglio, si andrà verso la rovina. Se la questione jugoslava non viene risolta all'ultimo momento dall'Austria, presto sarà risolta ai danni dell'Austria. Della grande Austria allora non resterà altro che Vienna con alcuni sobborghi, e la dinastia dovrà partire ». Quella volta l'Imperatore non rispose, soltanto apparve abbattuto. Nel 1909 Conrad parlò spesso con la futura moglie della guerra pre« Il non fare nulla adesso alnorimlomteziramlasppoguerra con la Serbia avrebbe salvato lala Monarchia. Fra qualche anno do- tavremo scontarlo amaramente e io I vsarò scelto per essere gravato di | dventiva : è un delitto, le spiegò un giorno. La Icitutta la responsabilità e vuotare intecalice finn in fondo» Ai 28 di friu- ncalice Uno .in tondo »._ Al za ai „iu | n1914, sotto l'immediata im- l'e dell'attentato di Sarajevo, co■ pcgno del pressione Conrad scriveva da Karlsfadt « L'attentato ha spiccato carattere nazionalista serbo ed è la conseguenza dell'agitazione politica che ha già róso le nostre province jugoslave. A prescindere dal lato pura-j inpTtaUwliSdi òueStoS^ tedeuM np nel 190fl avrebbe imnresso aeli M"I"fi_-J1T . ^3 avvenimenti un altro corso; così ven- acono nunite le incertezze e le omis-lnsmn^ È la Per or? è imDOSs!bife?^uSeE la ora è impossibile quali conseguenze potrà ancora ave-;gre l'attentato, se esso sia un atto.misolato, oppure atto parziale di una | Lvasta azione ben preparata. Purtroppo qui ho riportato impressioni le quali non lasciano prevedere nulla ^di buono per il prossimo avvenire ddella Monarchia. La Serbia e la Ru-j bnplesnrmenia faranno da chiodi della sua bara e la Russia le aiuterà efficacemente; sarà una lotta disperata, che tuttavia bisognerà affrontare, giac- gchè una così antica Monarchia ed un ccosi antico esercito non possono pe- erire ingloriosamente. Io mi vedo da-1 svanti ad un fosco futuro e ad una 1 fI uMIdtorbida conclusione della mia vita ». Francesco Ferdinando Su Francesco Ferdinando, il quale di Conrad fu in modo capriccioso protettore ed avversario, la vedova del feldmaresciallo pronuncia un giudizio evidentemente formulato in base alla definizione che dell'erede al trono dava Conrad stesso, riconoscendone, sì, le alte doti intellettuali e lo spirito vivace, ma dichiarandolo lunatico, avaro, eccitabile, instabile e sotto l'influenza della troppo lunga attesa del potere; e la vana attesa ingenerava anche meschina gelosia, quando vedeva che degli altri erano più popolari di lui. Conrad soleva dire che forse l'arciduca temeva di allevare in lui un mdvvltdgllzvtlgp! eWaìtoSn I ra;Po U fra e eàe a Mtrono e capo dello Stato Maggiore si turbarono seriamente neglf anniI M1912 e '13. Quando l'Imperatore Gu-i1«rii;Li~n -1 ìi Ì„„t^„,.;,, ,iQiia Rat 1 c^^aJ^vJST&^M feste >taglia delle Nazioni, invito alle teste £2&Sh an the 1avi" Egimenti austriaci che nel 1813 ave- mréhnrSti^e BSI avendo il Kaiser espresso il deside¬ rio che i comandanti di questi reggimenti gli venissero presentati, Conrad si affrettò a chiamare gli ufficiali. Rosso in viso, Francesco Ferdinando lo fermò gridandogli: « Ma è lei il comandante dell'esercì-, to o. sono io...?! >'. Senza reagire,, Conrad salutò e si fece indietro, su-,! bito raggiunto dal generale Moltkeìj che cerco di calmarlo. La tensione con Francesco Ferdi-! nando risulta palese da molte lettere ! di Conrad. Durante le manovre dij Boemia del settembre 1913, egli seri- ; veva: «Le manovre vere e proprie! termineranno la sera del 15 e ai 17 avrà quindi luogo una battaglia teatrale, nella quale l'arciduca assume-, rà il comando contro un nemico chej farà soltanto delle finte c che dovrai comportarsi conformemente ai suoij ordini. Tutta la cosa se l'è arrangiata personalmente lui con la sua cancelleria militare, e mi pare che lo seti-; po unico sia quello di offrire uno: spettacolo a sua moglie, ai suoi barn-; bini ed all'aristocrazia boema. Immagini lei quale abnegazione mi co-: sii assistere a simile commedia».' Una lettera successiva parla dei « ca-: pricci dispotici di un uomo privo di ogni delicata sensibilità ». Nella descrizione della « battaglia teatrale » le truppe vengono paragonate a marionette. Conrad era deciso a dimettersi, non sapendo « inchinarsi servilmente » nè sopportale umori brutali. Caratteri difficili Se il carattere di Francesco Ferdinando era difficile, quello di Conrad non lo era meno e ne sia prova il suo insanabile conflitto col conte Aehrenthal, ministro degli Esteri; in tale conflitto, anzi, Conrad fu sostenuto dall'arciduca, che per ultimo dovè cedole alla volontà di Francesco Giuseppe e subire le dimissioni i^'1 Prezioso collaboratore. Come si 'sa, morto Aehrenthal nel febbraio del ' 12, Conrad poi ridivenne capo dello Stato Maggiore. Narra la vedova che Conrad odiasse il ministro degli E- j steri come un nemico vero e proprio, |1 non per motivi personali: egli erajpersuaso che con la sua politica | p. per Aehrenthal sarebbe diventato il bec chino della Monarchia e particolar [uiunu ueua. iviuimi cma e pa.ucuia.;- ^llA0.1! 5.^,!.ar,eLa!J5_a.0n?r.e._l1 segreto col quale il ministro circon- 1dava il suo ufficio. Lui era del parere che in periodi critici il capo della politica estera dovesse tenersi in in] limo contatto col capo dello Stato ! maggiore, e viceversa le decisioni di ej Aehrenthal lo coglievano sempre alla sprovvista, ostacolando la sua ope- a a o a e i a ra di riorganizzazione dell'esercito. I La politica italiana del Ballhaus mi- se Conrad fuori della grazia di Dio; quando la voce delle sue dimissioni.incominciò a circolare, egli scrisse al- i la signora Virginia: « Interessante è [che i giornali italiani già sì sono im- -Inadroniti della cosa e in contrasto !col nostro bravo Ministero degli E-jo steri mi fanno apparire come la bète aInoire più pericolosa; il cieco del Bai- . Ihauspìatz può essere orgoglioso di i!questo «•isultato, del quale io sono - convinto che i furbi italiani ridono a a crepapelle. In fondo, si potrebbe | ridere con essi, se non si pensasse e o à o à a à . n o con essi, se alla gravità dei momento che"un gior- no attraverserà la Monarchia». IAd un certo punto si progettò di riconciliare Aehrenthal e Conrad, mediante una lettera che il capo del- lo Stato maggiore avrebbe scritto al ministro degli Estori deplorando cer- te parole troppo aspre da lui pronun- ziate * ' ma Conrad" rispose al gene- rale Bolfras, prestatosi a fare da mediatore, «che avrebbe preferito lasciarsi tagliare una mano anziché spedire una lettera Simile, che mai e poi mai lui sarebbe caduto in ginoc- o la sua vita non aveva mai presen- - tato delle scuse quando lo si era in-,o I vitato a farlo ». La vedova, attingen-ji | do a lettere dell estinto, si rende m- a Icilio davanti ad Aehrenthal e che nel- nterprete dell'ammirazione da lui ma- - niféstata ner l'Italia al tomuo del- | niiesiata per i nana ai tempo aet - l'affare di Tripoli, in quanto l'Italia, , con ferma energia, aveva posto la di- ■ plomazia europea davanti al fatto compiuto, La guerra e l'amore Avremo onnortunità di Declinarci e e -j in un articolò successivo del periodo i Monarchia e via di seguito Questo ..f„°„Ì - articolo può terminare con un accen¬ -lno alle debolezze sentimentali del- edd£uSu^te£^'tffivbi o ui idru -;guerra preventiva: ora che' conoacia- o.mo le lettere di Napoleone a Maria a | Luisa, possiamo ragionare che forse e a ^-«b»»» "'.'s'"""- "\ ""'VJ^V"" e di un affetto risponde ad un istintivo -j bisogno spirituale, ner i condottieri dì" eserciti mentre per 1 condottieri 01 eserciti, memi ele guerre infunano e le esistenze si spengono a migliaia, la coltivazione Come abbiamo visto, il matrimo nio di Conrad avvenne nel 1915, durante la guerra. Fino a quando la si- a ee - gnora non ebbe espletate tutte le n complesse pratiche, Conrad visse — e- e non era poi giovanissimo — in uno a-1 stato d'animo del quale è indizio una a 1 frase detta al barone Chlumentzky in I un'ora estremamente difficile per la Monarchia austro-ungarica, tiovanIdosi i russi a non più di 60 chilo- ». e o a uaal otae, a la ehe i. in metri da Neu-Sandez: «Se questa donna non si decide finalmente a diventare mia moglie, non so cosa avverrà ». Che amore! Più tardi, in una lettera dal fronte in data del 9 settembre 1915, scritta all'indomani della morte in combattimento del figlio Herbert, trovava modo di parlare delle sue amarezze, delle sue delusioni, dell'importanza della destituzione del granduca Nicola Nicolajevic dal Comando supremo dell'esercito russo e di concludere in tono idillico : « Oh se la nostra felicità fosse già pienamente suggellata! Questo pensiero torna a darmi l'illusione di ! essere nella nostra futura casa. Caraa Mutz (diminutivo che significa pare Poco gattino), 10 sarei «intenniI Masimo se, tu ll"Yassl una fcasa .che u-i1" pnmo luogo piacesse a te; visto t 1 che ti piace tanto, potresti forse te >enderé- quella nella Taubstummente £ di h rifarci del-i" E^raTpfùxhfls^co^dovSe- mQ restrin^erci in altre cose, Tu co.SI * bestia delle mie pretese > e¬ ralo Zingarelli