Negli intermezzi della Tetralogia

Negli intermezzi della Tetralogia TE A TU I CONCERTI E CINEMA Negli intermezzi della Tetralogia Siamo stati presenti al primo cicloc pii'ntunli, talvolta, più delle ore ro-tanti nel boccascena. Siamo ritornati,quando ci è stato possibile, al secondoe al terzo, e non vorremo mancareal quarto. Non sia mai detto cheWagner e venuto, ospite del nostroteatro, e noi non siamo andati a farglivisita, ben sapendo che ci avrebbe trat-tenuti lino a larda ora. E ci siamo tro-vati in compagnia scelta e numerosa, quanto non se n'era veduta in nes-sun'altra occasione, quest'anno. In me-dia, duemila persone per spettacolo,ottomila per ciclo: saranno circa tren- tamila alla fine. Cifre da sbalordire for-se un abbonato al San Carlo, dove ipiù tradizionalisti ancora sbadiglianoalle opere wagneriane o le disertano, imi verosimili, e sempre onorevoli, perTorino. Questa, che fu sollecita, acco-L-gliente, entusiasta, è. tuttora la più wagnerolila, forse, fra le città d'Italia. Vi si noia quasi una casta, la quale ama Wagner nel modo, con il tono, che me generazioni. Ma non è xenotilia. E' tradizione, educazione, effetto, anche, d'una grande causa. L'istituzione mu-sicale più degna di memoria in Torino è infatti quella dei concerti popolari dicinquantanni fa, iniziativa e propa-gàhdà di nuova e progressiva cultura sinfonica. Fu essa che rese dapprimapossibile la comprensione d'un sinfoni-sta teatrale quale Wagner, e fu poi da esso ampliata ed elevata. I frutti di questa tradizione ed educazione si ritrovano ancora nel pubblico wagneriano d'oggi, che è in gran parte quello stesso degli attuali concerti orchestrali e da camera. Un pubblico indubbia mente selezionato, conoscitore di alteopere d'arte, adusato alla concentrazione, raffinato nell'attenzione, nell'osservazione, anche nel giudizio. Nei conversari fra l'uno e l'altro atto non si ascoltavano apprezzamenti banali, ma ricordi vividi, espressioni di compiacimento, di gioia per la riudizione, confessioni d'un'estasi particolare. Le opere dei più grandi compositori erano rievocate nel confronto delle emozioni, dei concetti dell'arte. Più volte s'è sentito nominare Bach, Beethoven,Strauss, e non per sfoggio di facileerudizione, ma per spontaneo fiorire di pensieri. E anche sull'esecuzione, trascorso un primo momento di fiducioso ottimismo, s'ascoltavano assennate osservazioni, acuti rilievi, e meno si discuteva delle sufficienze vocali e più delle.questioni dell'interpretazione. Poiché un pubblico educato ai concerti e al dramma di Wagner considera l'esecuzione come il mezzo e non come il fine dello spettacolo e soprattutto mira a cogliere la sostanza della musica. Nel rapido scambio dei pareri, come negli applausi, un'assennatezza, una misura davvero consolanti, come indici di una cultura ben iniziata. Più d'una volta avremmo fatto il gesto di porgere la stilografica: — Scriva lei l'articolo, cosi come parla... — Non avremmo avuto la stessa fiducia nell'adoratore del do di petto e del vocalizzo del soprano leggero. C'erano i wagnerofill anziani e c'erano i neofiti. Buon segno. Certo non erano iniziati quelli che, acquistato alla porta il liber d'oliera, volevano illumi narlo e illuminarsene con un quarto dcandela elettrica, e fra l'inevitabile battibecco col vicino e l'impossibilità di leggere, sentire, vedere contemporaneamente, finivano per comprendere poco di ogni cosa. Non che s'abbia da andare a teatro, come facevano i primi bayreuthiani, lievi e lieti d'una euforia fisica e mentale, conquistata con studiose veglie e magari col digiunoMa, via, almeno il libretto bisogna leggerlo a casa. E si dovrebbe far di più. Mi spiace assai che i frequentatori di Wagner non si giovino della migliore pubblicazione italiana, che è quella, più volte citata, di Guido Manacorda. Trovare raccolto in tascabili volumetti, ben stampati dal Sansoni, la letterale e pulita traduzione con a fronte il testo, un'introduzione illustrativa, abbondanti note sulle fonti e sulle questioni letterarie, filologichestoriche, e anche una larga descrizione della realizzazione teatrale e sce¬nica e perfino una guida tematica, tro-ÉS^iW^fi** °ÌÒ C0D P°Ca SpeSa„esotto autorità d un nome come quelloti Manacorda e cosa comoda, e istruì-«va. Ma e cosi: 1 librai, che si scordanod. esporre nelle vetrine le pubb lcazio-m più attuali sono^incorreggibili quan-*?.,H!LSpreglat0rl della plU elementareA'cultura Sta di fatto che il buon amatore di Wagner nel disporsi ad ascoltare la tetralogia e poi nell'ascoltarla ripercor-re le fasi che accompagnarono la pri-missima conoscenza di quell'opera. Poiché essa traversò l'epoca del positivismo e quella dell'idealismo, e fu realmente materiata di erudizione e dastrazione, ancor oggi, che si vorrebbe intenderla come pura musica, è fatale e necessario di seguirne il nascimento e la finalità. Esagerarono leprime generazioni nel celebrare i valore le formule metodologiche, i pr«upposti e le allusioni, la concettosità ela simbolistica. Han torto coloro chescindono non solo la complessa ongine dell'opera, ma perfino gli elementonde essa veramente consta, vietandosi di conoscerla quale sorse ed è, perassoggettarla ai moderni punti di vi | sta. Ciò che corrisponde, per esempio, |al tentativo di celebrare l'Arte della j fuga fra tutte ]e musiche di Bach. Og| gì il buon amatore di Wagner, dicevaimo, ripercorre le fasi storiche delia co noscenza di lui e non vi si indugia, ma Ile scompone e riassume, se ne giova | e libera. Chiunque, crediamo, alla bsactKQ| ajvigilia dell'udizione della tetoaìòjrialia S bisogno di raccogliersi e rtaé*^ 3 mondo d idee e d arte. Inizialmente Si Eprova un senso di fatica, come nell'av-jGventurarsi ancora una volta in uno stu-'n dio intricato, quasi fossero da avviare V congegni lenti e gravi. Una volta, ij breviarii tematici sembravano conte-"3nere la quintessenza deila rivelazione. IzA non rammentar l'etichetta d'un itiMc tivo c'era da passare per incolto. Oraj queste esigenze della comprensioneI meccanica son passate in terza linea. |,[B'la{g-..>.,. .ioti,*;*/, lukninu il uuuil tillU-tlO- '■ re di Wagner, rinfrescatasi la memoria. (E i giovani d'oggi non han voglia dÌ!nrifare le tappe dei loro nonni e padri. Vedremo fra vent'anni che sarà, peri" essi, Wagner). Intanto il buon amato- ' sente via via dileguare il senso della)l fatica, più agile passa dal campo intel-j lettivi) a quello estetico. Appena unir primo raggio d'arte lo investa, il te- spore dissolve le brume, il ricordo mu- dsicale si ridesta, l'occhio corre, alle pa-!s gine e le sonorizza, le note palpitano ?è fremono, i frammenti si delineano, sili saldano, prendono corpo, l'opera riap PaI'c una, in poesia, musica, gesto. Il rapimento, l'entusiasmo, l'estasi fanno scordare la prima fatica. Si rinnova per l'ennesima volta il miracolo fascinatore e irresistibile. E un'ora dopo, nel ripensamento, si distingue nuovamente il meccanico dal sublime, il concet- toso dall'estetico, e alla fine si scor¬ dingMwoge ge nuovamente l'eccellenza di questa c giornata > su quell'altra o sulla « vigilia », e ancora una volta si nota che, fra le altre opere, Tristano e Isotta e / maestri cantori non vogliono altret- Sdtanta ripreparazione e danno una gioiaIji1 Cdiversa, più dolorosa l'una, più serena l'altra, e soprattutto più semplice e umana, forse più libera ed eccelsa. Questi e altri argomenti erano rapidamente toccati dai più negli intermezzi delle serate. E nulla è più uti- le e piacevole della conversazione, qua- si sfogo ed elaborazione delle impres sioni artistiche, esercizio della mente e delle facoltà critiche. Anche dell'interpretazione e dell'esecuzione si diceva- rMde adscdcspno cose sennate, specialmente da chinne aveva conosciute di ottime, di quel- vle cioè che valgono non per il confron- to pettegolo, ma per l'acquisita espe- rienza dei valori, delle stature diverse. Per esempio si fu presto concordi, in cmassima, nel riconoscere che FritzjtBusch, bravo, esperto, non è da nove- rrare fra gli eccellenti direttori tede-:'1schi; che certamente vale più di quan-1nto ha potuto mostrare, poiché diflicol-ì |., .. 1 . ,. ,. f. . ,. ,. Utà d comunicativa e di linguistica, di- dversità di concezione, di sentimento, di|clhcanaspirazione, intralciano l'opera si sottile e spesso frettolosa del concertatore straniero; che troppo gli difettava la poesia, la ricerca della bellezza e quella disinvoltura e animazione che son necessari! ai cantanti nei teatri italiani, onde il tener gli occhi fissi alla partitura e il lasciar andare la musica senza rilievo, dramma, colore, fraseggio facevan deplorare l'assenza di uno di quei buoni direttori nostrani, che, italiano fra gli italiani, avrebbe certamente reso di più; che è inesatto parlar genericamente di « quadratura » tedesca, poiché il Fischer, venuto in questi giorni, aveva mostrato congiunti 1temperamento e severità, e che, del re- zsto, senza cercar lontano, Adolf Busca|$è celebre come uno fra i più fervidi concertatori dei nostri tempi. Nessuno sa, poiché i comunicati del Regio ai giornali non ne han dato notizia, se il maestro Alberto Erede, il quale ha assunto la direzione del terzo ciclo, abbia nuovamente concertato, e quanto. Certo è che egli halPquasi mutato la faccia delle cose. So- J■ - (LievplDmH5Mstituto ordinario del Busch, e italiano, si è valso dell'esperienza acquisita in Germania, l'ha adattata alle necessità e alle condizioni degli esecutori italiani, e l'ha rinnovata in un sentimento i canoro e vivace. Ha allargato talvolta | i tempi, nel confronto col suo predecesore, e reso possibile ai cantanti un ì fraseggio^ "comodo e plastico',"una espres8Ìone più decisa. Ha dato alquan to*rU,ev0 smfonico agli episodi! stru a cQme ; frj. 1 d „ t mormorìo della foresta >, la L cavalcata , erano stati troppo traj scurati, ha rinvigorito ritmi e temi, j ha meglio distribuito il piano e il forte. i Del che si sono giovati i cantanti. ! sieno i più esperti, gagliardi e freschi E meglio di prima. Anche a teatro tante cose si aggiustano cammin facendo... ! Una ragione di più per ritornare a i sentir Wagner, finché ce n'è. a. d. c. i T"" \ lsleno 1 mlnorI i cdAvlgbBcgmxVdtutti han potuto far r2O

Persone citate: Alberto Erede, Bach, Beethoven, Busch, Fischer, Guido Manacorda, Manacorda, Strauss, Tristano

Luoghi citati: Germania, Italia, Torino