Gotti vince con distacco la Milano-Torino di Giuseppe Ambrosini

Gotti vince con distacco la Milano-Torino INTERMEZZO DEL CAMPIONATO CICLISTICO Gotti vince con distacco la Milano-Torino La gara movimentata per 150 Km. dalla fuga di dodici uomini si risolve con azione di sorpresa e di forza di Castagnoli e Gotti ■ I posti d'onore a Mealli, Bini e Cipriani La corsa, ch'era stata sino allora nervosa e brillante nello sviluppo della sua fase iniziale, da pochi minuti esaurita nella ricomposizione di ungruppo di una trentina di uomini, si era messa, dopo Strambino, in bonaccia e prendeva, respiro nella marcia regolare che doveva portare nella sona collinosa. Salvo Oria, che questa marcia apriva con un certo impegno, gli altri avevano modo di passarsela tranquillamente consumando le cibarie e godendosi il primaverile meriggio, tiepido e luminoso. Approfittai anch'io di questo intermezzo per scorrer lentamente da capo a fondo-la lunga fila e coglier- • vi a volo qualche impressione che midesse lo spunto per ravvivare la ero- naca di questo momento non troppofelice della corsa. Passando vicino aGotti, m'attrasse il luccicore rossa-stro che al sole rifletteva dai pollici delle sue mani. M'avvicinai; non sicapiva bene se era rosso o giallo o arancione che tingeva le unghie; certo era patina artificiale che non troppo esperta « manicure » aveva spalmato sulle piatte estremità delle nodose e ciclopiche mani dell'ex-muratore bergamasco. — Cos'è quella brutta roba? — domandai. — M'han voluto... fare le mani ieri sera, così, per passare il tempo; ma prima di tornare a casa prendo il temperino e me le raschio; se mi vedesse la mia mamma in questo stato.'... Ma m'han detto che m'avrebbe portato fortuna... A quest'ora il rosso sarà scomparso, ma la fortuna è rimasta, quella che in parte ha favorito la vittoria di Giovanni Gotti nella XX MilanoTorino. Perchè, senza voler sminuire affatto il merito di questo brutto quanto simpatico atleta, rude quanto generoso combattente, antiestetico quanto potente pedalatore, si può e si deve dire che, senza una certa dose di fortuna imbroccata al momento buono, la corsa difficilmente si sarebbe chiusa in suo favore. Perchè, in sostanza tale piega prese quando, dopo Chivasso, sull'ultimo tratto piano e asfaltato che precedeva le salite e la strada polverosa, dove, cioè, avrebbero dovuto avere la meglio gli scattatori e i veloci, venne in mente a Castagnoli di sorprendere i quasi quaranta avversari che gli facevano compagnia. Gotti, come disse poi, non ci pensava neppure a giocare qui la sua carta, ma, visto che l'altro insisteva, parti anche lui di slancio e andò ad aiutarlo nel tentativo di fuga. Il quale non sarebbe stato affatto pericoloso se avesse trovato pronta ed energica risposta. Invece, gli altri stettero a guardarsi in faccia, meno quattro, che, però, poi si separarono e, salvo per un poco Mealli, non furono più minacciosi. Così la corsa si decise a favore dell'attaccante occasionale, direi quasiforzato, ma anche più deciso e meglio attrezzato per condurre a termine l'impresa di forza. E' proprio, quindi, il caso di dire che la fortuna ha assistito l'audace e il forte, e ha fatto un brutto tiro a chi ancora non si vuol convincere che in corsa oggi bisogna stare sempre con gli oc chi aperti, e che ogni offensiva va 'oggi trionfato sempre e subito controbattuta «eienon se ne vuole essere travolti. E' lo \dstile nuovo, insomma, che ha ancorìcDel resto, quasi tutta la corsa è stata intonata a questa maniera. I novantanove partenti da Milano avevano appena avuta via libera da Boldinasco che già sei uomini avevano messo in subbuglio il grosso. Erano Tarantini, Marchesi, Valle, Luisoni, Merlini e Magni U. Alla caccia di questi sei furono primi a gettarsi Mutti e Giovenzana, a loro volta inseguiti da lntrozzi, Carigo, Clerici e Terragni. Questi due nuclei inseguì | fori si fusero e passarono a Galla aOe\rate un minuto e mezzo dopo l'avan : guardia. Ma il distacco fu presto li- s/sVlCgin]quidato; a Somma Lombarda i secìprimi si videro venire addosso i sei\t]secondi, e la dozzina precedeva il plo \tone di due minuti. Da questo si staccò Gulli, piantando in asso i a i e i n a o a , ì , , e a a compagni che sembravano infischiarsene dì quel che stava succedendo, tanto che. mentre Gulli passò ad Arona 2'SO" dopo i dodici, essi tardarono la bellezza di oltre cinque minuti. Fu questo il primo errore commesso dai favoriti, da Cipriani, Bini, Bertoni e compagni, che poi si videro costretti a un duro lavoro da Biella ad Ivrea per riguadagnare il troppo terreno perduto; lavoro che fece sentire le sue conseguenze nell'ultima parte della gara. Nella pattuglia di testa Le schermaglie non furon poche nella pattuglia di testa sugli strappi di Oleggio e di Borgomanero. lntrozzi si distingueva, ancor più di Merlini e Valle nel dar tirate che mettevano spesso in pericolo la compattezza della minuscola compagine. Infatti, prima si staccò Magni, che andò a far compagnia a Gulli, poi Mutti, e gli altri dieci portarono il loro vantaggio sul grosso a 4' a Borgomanero e a 5'50" a Gattinara. Ma un riuscito tentativo di Romanatti e Maggioni di precedere l'unità più forte diede a questa lo spunto per l'inizio della controffensiva, che tanto più facile doveva riuscire perchè l'avanguardia s'andava- poco alla volta riducendo. Infatti forarono Marchesi e Valle, i quali al controllo di Biella (Km. 116), passavano 2'50" dopo lntrozzi, Merlini, Carigo, Terragni, Clerici, Luisoni, Tarantini e Giovenzana, mentre Oggero, Oria, Astrua, Benente, Lusiani, Moser, Castagnoli e Mollo, erano a 5'5" e il gruppo a 6'10". Fin qui la madia siera tenuta sopra i 38. La salita della Serra vide il furioso inseguimento del gruppo condotto da Cipriani, Bini, Bertoni, Gotti, Mealli, e l'ulteriore riduzione dell'a- cscsrCVcrputnndp2dlgdaEvanguardia sotto i colpi di Intra**,^Luisoni e Clerici, che fecero perder ^/Ti^^ passarono in vetta alla Serrajn que- j st ordine: Clerici, lntrozzi Taranti-\ m. Limoni, Giovenzana e Merlim. Inìdiscesa foro Limoni. UAlle porte dlvrea l inseguimentocominciava a dare i suoi frutti. Pri- aimi a riprendere furono Mollo, Astrua j\ e Moser; poi. sopraggiunsero un'ondata di 15 uomini e altre minori svecessive che portarono la compaginea 37 unità, condotte da- Oria sino a Ohivaaso (Km. 1771. Qui la media era scesa a 34 e mezzo. L'impresa di Gotti Quando meno ce 7'asperrawmoscoppiò la bomba Castagnoli-Gotti./ due a Cavaqnolo già avevano qua-si un minuto'di vantaggio su Mealli,Valle. Della Latta, Mollo; ma la ^flita di Brozolo muto la situazwne.Castagnoli, attanagliato da mal digambe, lasciò andar via solo Gottiil quale, dopo un attimo di esitazio-ne, si gettò a capo fitto nel bel ri-cchio della fuga isolata. I cinque d'"f-tro di lui si sgranarono, rendendogli,cosi, più facile il compito, e il gros-so in pochi chilometri perse quasicinque minuti. Era la fine della corsa, che si delineò chiara sulla più dura salita della giornata^ quella di Cocconato. In cima passo primo Gotti, in ottime condizioni, seguito a V15" da Mealli, il cui ritorno appariva sempre più difficile, a 3'55" da Della Latta e Valle, a 4'45" da Fraccaroli, a 5'30" da Cipriani, Bini, Bertoni (il quale, naturalmente, collaborava all'inseguimento dei suoi compagni). Questi ultimi tre tentarono una disperata controffensiva nell'ultimo tratto; ma ormai non c'era più niente da fare. Tanto che, visto vano ogni sforzo, si fecero riprendere da un'altra dozzina di inseguitori. Gotti vinse, così, sema volata, dopo aver portato il suo vantaggio a 2'40" su Mealli. Nel gruppo che diede lo spettacolo della contesa in velocità alla folla convenuta al velodromo, Bini ebbe facilmente la meglio, anche perchè Cipriani non ctenne a impegnarlo a fondo. Ho detto che il vincitore ha avutodalla sua la sorte. Ma ciò non toglieche nell'ultima parte egli sia statoanche in linea- assoluta, il miglioreE' fuggito per ispirazione di Casta-qnolì, ma la fuga se l'è fatta tuttad«se, non cedendo un passo all'incalza-re degli inseguitori coalizzati. Il robusto corridore di Legnano si sta mettendo a punto per il Giro d'ItaliaMealli, ancor più prodigo di Gottnel primo inseguimento, ha retto magnificamente all'episodio finaleHo già detto degli errori di uomincome Cipria/ni e Bini; ma essi non hanno nascosto la- progressiva maturità di questo, nè la buona forma dquello. Gli autori della prima fuga ne hanno poi accusato, chi prima, chdopo, il peso; ma si deve segnalare l'esuberante prodigalità di un lntrozzi, il brio e la sfortuna (egli ha forato due volte) di Valle, la tenacia di Tarantini, Giovenzana, Merlini e^^^^HacWoa^ ^eressi della Casa. Della Latta ha * vrove dei tra j ; compl^so questa Milano-Tori\ 0uìrLmente organizzata dallo ìf 'c°paraccM> è sta.ta una corsa non U gmnde fattura> ma- notevole pe^ spirito col quale i più modesti ja#a presa dei favoriti, prodigandos\sino all'esaurimento. La media non le eccezionale, ma il percorso, speci\verso la fine, era tutt'altro che faciIle, e molti, per non dire tutti, ne \hanne sentito il peso. Non s'è avuta \nessuna sensazionale rivelazione; sè, invece, affermato il valore di un \ giovane non nuovo alle cronache ìagli onori, che nell'annata in corso \dovrebbe ancor Idi sè. Giuseppe Ambrosini . , meglio far parlarepili giovani han cercato di sfuggir Gotti ha distanziato Mealli sulle dure rampe di Cocconato Gotti in fuga sulla salita di Brozolo.