LE ARTI

LE ARTI LE ARTI Sul Veronese Due sono 1 modi di guardare il Veronese. O intenderlo come genio universale, sul piano di un Leonardo, di un Tiziano, d'un Tintoretto, d'un Michelangelo, cioè come uno spirito capace di compendiare e ricreare poeticamente un mondo non soltanto suo e di un'epoca e di un determinato ideale plastico, ma dei più vari e vasti sentimenti umani oltre i limiti del tempo e d'una data vicenda artistica; ovvero studiarlo, ammirarlo, goderlo come il più grande creatore di armonie cromatiche che l'arte conosca, come il più pittore, in un senso specifico se non totalitario, di tutti i pittori. Genio sempre: fosse soltanto per il prodigioso Intuito di vivificatore dell'ormai stanca — stanca di soverchie esperienze — pittura tonale veneziana con la sorgiva freschezza e la fertile ingenuità del suo provincialismo nutrito però di un ardimento formidabile e di un'abilità non ancor vista, che lo portarono a quella pittura a « canto scoperto », a velature minime, ad ombre colorate, quasi ad un divisionismo avanti lettera, che gli permise di sposare il * colorito prezioso ma schivo di Tiziano con la chiarità abbagliante di Piero della Francesca ». Ma il primo modo, inevitabilmente fondato sul valore della penetrazione psicologica, conduce anche un colosso quale Paolo Caliari (e bisogna avere il coraggio di dichiararlo apertamente) a confronti rischiosi persino con artisti per altro verso a lui minori; e tanto più oggi che. spiritualmente lontani come siamo dall'edonismo rinascimentale, sempre più invochiamo dall'arte un'intensità espressiva non cercata viceversa dal prestigioso inventore delle Cene, dei trionfi, deile allegorie, il quale resta soprattutto un decoratore meraviglioso più chruTnaSn =^1 ^0 un analizzatore di sensazioni. Punto, su cui non può sussister dub- suo ultimo volume su Paolo opponga, (come già aveva fatto Adolfo Ventu- ri) il famoso esempio del Sogno di S. Elena della National Gallery di Londra a coloro che accusano il Veronese « di esteriorità e di poca capacità espressiva ». Ma un solo esempio, o quasi, per un pittore cosi incredibil- mente fecondo non sta appunto come un'eccezione a un gusto che non fu -ertamente di psicologo? L'altro mo do — queUo di considerare il Caliari come "n inarrivabile orchestratore di colori e di colorate architetture, come il vero inventore della pittura architet tonica che nel Seicento trionferà nel Barocco e nel Settecento si conchiude- ■ ■ - ■ - -e i] modo mi- non oltrepasa estetico maestro mee stretta- \ questo accompagnamento dei luoghi e ideilo spazio». Questa, del resto, è la conclusione cui giunge Giuseppe Fiocco nel suo recente volume su Paolo Veronese (Roma, «Valori Plastici», con 200 tavole in fototipia, L. 125), dopo aver superato in pagine dottissime e meditatissime, essenziali nella critica veronesiana, « le tante necessarie fatiche dello studio, delle distinzio- : ni, delle derivazioni», e tutto «quel bagaglio bestemmiato e gravoso, sen1 za del quale non è vera scienza, e non è nemmeno sicuro godimento». Connclusione che non diminuisce ma esalta, |perchè ponendo fra contorni precisi la figura artistica di Paolo Caliari nella ì'^^ triade cinquecentesca ve^ta, ìancora volta, ed eloquentemente, ! riconosce al Veronese un incontrastata I supremazia nella storia dei pittori di i ogni tempo e di ogni paese: il dominio idei colore manifestato attraverso le più alte armonie decorative che mai j fossero apparse e che restano tuttora j insuperate. | „P, n „ ^ M Do. :menicani di jaggia sarà inaugurata 1 interessanti, conservati nella chiesa aninessa all'ex-convento della ridente bor; gata ligure. La cerimonia coincide con ! fi restauro degli affreschi della chiesa 1 medesima. Abbiamo avuto occasione di vedere un giorno queste pitture, le mi- 'gliori delle quali, se la memoria non ci inganna, sono opera di Lodovico Brea, nizzardo, che, nato nel 1450, tenne ' scuola a Genova, dipinse anche in Sa- vona collaborando col Foppa. La sua ,attivita e conosciuta fin verso il 1520. SXitìtÉto ùSFS d9"J"vittoria va «malata la Museo della-Vittoria, va segna ata la ; f^gS^^^^Sotti rSSreamtanto ■ il «Passaggio del Piave » da parte di un manipolo di fanti. La Bellotti. ven- tlduennef ha frequentato l'Accademia 'AlDertlna di Xorfno> dove fu alleva, di ; cesare Ferro, e s'è poi messa alla scuo , ia di Marcello Boglione, uno dei più ; valenti incisori italiani contemporanei. ; Quest'acquaforte, per la padronanza tècnica, la composizione vasta e mossa ed il bell'impeto rappresentativo, è un „ , ,5 iS* —^,,,;„„^ , saggio considerevole nella produzione acquafortistica d'oggi, e giustamente ha ottenuto la medaglia d'oro dei Coni¬ battwiU^"oltre le cinquemila lire del- *** S'è inaugurata Ieri In Torino, nel ,a sed^ deir0pera Pia Cucina Malati Poveri, una mostra della pittrice Ma rion Barberis, comprendente una qua fantina di dipinti fra paesaggi, ritratti, nature morte. La Barberis è allieva di Giulio Sommati, piemontese, il quale iniziò la sua carriera artistica sotto l'insegnamento del Gastaldi e del Gi lardi.- La scuola di questo vivente otto- dentista è visibile nella giovane pittri- ce che dljnostra ln uafche paesaggio & montagna delicatezza coloristica e vivacità di impressioni intensamente percepite e rese con franchezza. E' una ?"tu,T*J^^ da far ricordare quella che fiori copiosa jn Piemonte al tempo della miglior pro duzione dei Pollonera, dei Raffele, dei Tavernier, del Cavalieri, e, una genera zione dopo, dei Falchetti e dei Maggi, fiS,.^, "!Ile nature morte d'un meli, coloso verismo e nel deboli ritratti, è ln due 0 tre $ questi paesaggi alpes'tri i che van cercate le qualità dell'esposi ; trice. 1 *** n pittore Italo Cremona, inizian1 d° nel secondo fascicolo della nuova riì^dì^J^^^S^;. chiara di non essere entrato « nel pai lazzo di via Nazionale con idee precon cette, con il titolo belle pronto sul l'arte « corale », su quella — francamente « tonale » — o decisamente « umana », vecchi ferri d'uso frequente dei quotidiani ad un milione di tiratura ». Quotidiani ad un milione di tiratura purtroppo in Italia non ce n'è. Ma qua"v to all'accostarsi a un'opera senza id\^ preconcette, è il più elementare dovere d'ogni critica. mar. ber.

Luoghi citati: Cene, Genova, Italia, Londra, Piemonte, Roma, Torino