Gli eroi della paura e l'autodifesa del colonnello Sarafis

Gli eroi della paura e l'autodifesa del colonnello Sarafis IL PROCESSO DI ATENE i Gli eroi della paura e l'autodifesa del colonnello Sarafis (DAL NOSTRO INVIATO) Atene, 26 notte. Il Consiglio di Guerra ha ripreso stamane le sue sedute con la continuazione delle deposizioni degli accusati, primissima quella dello studente dodecannesìno Varlamidis che ha cercato di dimostrare la sua innocenza in un modo piuttosto ingenuo; egli ha detto che entrò nella caserma degli Euzoni senza sapere cosa vi avvenisse, solo perchè il capitano Haglstavris, latitante, vedendolo passare, lo pregò di entrare per fare un certo lavoro. Quali lavori possa fare uno studente in una caserma non è chiaro ma Varlamidis ritenne di poter essere utile al noto agitatore politico e entrò. Allo stesso modo sarebbero entrati nella caserma altri dodecannesini imputati e il Presidente deve confessare sembrargli alquanto strano che dieci amici siano passati per caso avanti alla caserma tutti nella stessa ora. I ribelli In cantina Di un altro dodecannesìno rivoltoso a nome Callias risulta, per sua stessa I tu; teangirarivrabldoGrqubutocedustmopavcacaposcuoia, militare per avere alterato as-Unsteme ad altri diciotto allievi il libretto \ con voti. Siccome questo imputato si ,rodifende senza dar prova di eccessivo .„eroismo, il Presidente tnnlir, mrtr, M.\Ztmeroismo, il Presidente taglia corto di-\ uncendogli: «Hai fatto quello ■ che hailìlifatto e se avessi confessato la tua po-{ sizione sarebbe stata migliore». LIl dodecannesìno Marangakis rac\ Smnt„ /.j,» s.. „„„„,..„,. j„i < \ feconta che, attirato in caserma dal /a-jcomoso Hagistavris, al secondo colpo di cannone ebbe paura e corse a nascondersi in cantina dove rimase tutta la notte; quando sentì gridare «Viva Condylis » volle uscire ma, per sua disgrazia, venne subito arrestato. In verità avrebbe voluto andarsene anche prima, ma Hagistavris gli disse che non era coegglnastpossibile e lo costrinse ad ubbidire agliV,eordini di un soldato che lui aveva prò- cimosso sottotenente. L'imputato non sa oppure non ricorda cose essenziali e il Presidente, persa la pazienza, gli chiede: « Non ti vergogni a mentire ? ». Il Pubblico Ministero comunica a questo punto una lettera scrittagli da un ufficiale per comunicare che il dodecannesìno Callias qualche giorno prima della sommossa si offrì a rivelare i nomi dei capi della congiura e la data dello scoppio della rivolta se fosse stato riammesso alla Scuola militare; ugualmente era pronto a tradire i compatrioti del Dodecanneso. L'imputato nega ma il Presidente si rifiuta di prestargli fede e lo ammonisce ad essere meno arrogante. L'imputato Macheras di professione macellaio, adottando la tattica degli studenti dodecannesini, che tuttavia non si è dimostrata molto efficace, afferma essere capitato in caserma perchè il colonnello Zigantes lo chiamò per offrirgli una sigaretta; ma quando cominciò la sparatoria scese lui pure in cantina rimanendovi sino all'indomani. Un altro imputato macellaio, è il signor Vamvakias che deplora di avere .al proprio passivo una pessima fedina penale ricca di condanne per truffe e simili più una assoluzione per omicidio colposo. Vedi oombinazione, anche lui voleva semplicemente acquistare delle sigarette nel chiosco uicino alla caserma, ma, avendo incontrato un amico e collega, Macheras entrò nel pericoloso edificio dovei gli toccò di sentire fucilate, cannonate e per ultimo scappare in cantina. La Repubblica pareva in pericolo Dopo questo quasi allegro preludio, abbiamo infine la deposizione dell'imputato principale, il colonnello Sarafis, uno dei pochi di citi la vita può essere seriamente detta in pericolo. Sarafis 10 sa tanto bene che ha rinunziato alla citazione di testimoni per compiere tutto solo lo sforzo della propria difesa. L'imputato ricorda che nel 1932, epoca della rivoluzione di Plastiras, non era in Grecia dove tornò appena nel gennaio 1934. Confessa di avere seguito una ideologia ma si dice fiero di essersi lasciato spingere da moventi sempre nobili non da un basso interesse personale. Entrando nel merito, dichiara che sarebbe disposto a parlare sulle questioni delle organizzazioni solo se il processo si svolgesse a porte chiuse. Vuole, comunque, dire che da alcuni mesi si era notato del malcontento ■ fra gli ufficiali che si spiavano a vicenda e discutevano sulla situazione. Nel frattempo andavano intensificandosi le manifestazioni di carattere monarchico e la sua impressione era che 11 regime pericolasse. Alcuni ufficiali di antica fede repubblicana pensarono subito di rovesciare il governo, ma lui si sarebbe opposto in maniera da attirarsi il biasimo dei colleghì. Nell'esercito avvenivano tali mutamenti che per ultimo sarebbe stato impossibile impedire la restaurazione monarchica; ciò non ostante egli continuava a combattere i progetti di colpi di mano. Più tardi l'imputato ricevette la visita di un emissario del generale Camenos da lui molto apprezzato che gli disse che la repubblica pericolava e lo Invitò a mettersi al suoi ordini dovendosi fare una manifestazione di protesta di carattere militare. « Dato che questa manifestazione aveva un'impronta strettamente militare senza ingerenza alcuna della lega repubblicana, io, dichiara Sarafis, accettai ». Alcuni giorni prima dello scoppio del movimento, l'imputato in ossequio alle istruzioni ricevute convocò gli ufficiali suoi amici che avrebbero dovuto occupare la caserma degli Euzoni e parlò anche al capitano Zigantes dicendogli di ubbidire al comandante della scuola militare che sarebbe stato nominato dai ribelli. La sommossa ha dimostrato... Sarafis dice che gli ufficiali coi quali parlò sono quelli che fecero poi II colpo contro la caserma degli Euzoni. Sullo svolgimento della sommossa non vuol parlare, soltanto dichiara che non era sito proposito quello di destituire le autorità statali epperciò quando sentì gridare «Evviva Plastiras», diede ordine che si smettesse. Sebbene i testimoni abbiano deposto che i ribelli aprirono subito il fuoco, l'imputato afferma di avere lasciato funzionare le mitragliatrici solo dopo l'arrivo dei carri armati. Alcuni ufficiali avrebbero voluto la sortita dalla caserma per affrontare le truppe regolari, ma egli si oppose, così come alla fine si oppose alle proposte di fuga. Dei congiurati fuggirono uni LpgezitideraGcutindediveinsachsetaMlasovicotitosutarencegcrptilaseaspgmcaCcWsbdamvcglesnplaladtsvatcmpmpRpsvtintdpftpvcsdmlatornente Papamantellos e Haglstavris;ltErgcbnnrtdspciag I tutti gli altri rimasero sul posto, ed egli ; telefonò al Ministero della Guerra per annunziare che voleva evitare lo spargimento di sangue ed arrendersi. Sarafis ha concluso sostenendo avere la rivoluzione dimostrato che la maggioranza degli ufficiali sono per la Repubblica e manifestando la convinzione che dopo la sommossa la Repubblica e la Grecia diventeranno ancora più forti; quindi si è rimesso al giudizio del Tribunale. A domanda del Presidente, l'imputato si rifiuta di rivelare da chi abbia ricevuto l'ordine di agire pervenutogli due giorni prima del movimento. Presidente: — Sapeva lei che Plastiras capeggiasse da lontano la sommossa f Imputato: — Sissignore, e per questo opposi lungamente rifiuti. Ad altre domande risponde di non aver voluto riconoscere in Plastiras il capo e il Presidente gli obietta: — Un capo ci sarebbe pur voluto! Imputato: — Io riconoscevo come capo Camenos. Presidente: — La rivoluzione doveva Un a\tre città? \ imputato: - Non lo so; a me disse- ,ro di andare alla caserma degli Eu .„,,. „ „„j„, o™*-i , , \Ztmi 6 .V.1 andat SenM Poi Velare di \ una sollevazione generale in Macedo- lìlia e in j>rac{0 { n „„ ' . L?„SfS«S. W sofl*?"*a dV \ SSSto j£% 2",?'%*™' H' \ fermando di non avere agito d'accordo jcon la Lem repubblicana. Il Presidente gli domanda se tuttoraconsideri la Repubblica In pericolo, edegli risponde riconoscendo di avere sbagliato perchè gli ufficiali ritenuti monarchici si sono, a suo giudizio, dimostrati fedelissimi all'idea repubblicana. Presidente: — Cosa l'indusse a ere- V,er.e'che la R^bblica fosse in peri 11.' , , ...... . Imputato: — L'attività dei monarchici e le loro manifestazioni. I. z.

Persone citate: Macedo

Luoghi citati: Atene, Grecia