I nostri migliori spadisti ai tornei di Nizza

I nostri migliori spadisti ai tornei di Nizza I nostri migliori spadisti ai tornei di Nizza Riprendiamo, dunque, ad una settimana di distanza, il filo del discorso. Le nubi si sono addensate, una goccia di pioggia ci è caduta sulla mano e s'aspetta ormai la folgore che, come tutti sanno, scoppierà domani, con la stessa puntualità della tempesta del « Rigoletto », fra il cielo probabilmente azzurro di Nizza e il mare certamente bigio, incarcerato com'è dalle palafitte del vecchio Casino della Jetée. La Coppa Gautier-Vignal si sa quel che è: un trofeo gloriosissimo con più di cinque lustri di storia. Dopo una quantità di inutili tentativi al tempo in cui lo spadismo italiano era ai primi passi, riuscimmo per ~ prima volta a vincere la Coppa la nel '30, potemmo riprenderla ai francesi nel '32 e la lasciammo a mezz'aria nel '33 quando Italia, Francia e Belgio, terminate alla pari, si accordarono per lasciarla senza padrone. L'anno passato avevamo proprio la voglia di cavarci un capriccio da gran signori mandando quattro giovani a giocare una carta disperata, ma i giovani si fecero molto onore, fin troppo, anzi, se riuscirono a vincere come nessun'altra squadra aveva vinto mai. Ora siamo alla resa dei conti : l'Italia manda Cornaggia, Ragno, Agostoni, Riccardi, il che equivale a dire il meglio del suo sacco, cosi come la Francia, schiumando fra gli spadisti oggi più efficienti, manda Buchard, Pecheux, Deydier, Barret. Nessun dubbio che ogni Nazione abbia fatto il massimo sforzo per la gran prova, ma l'Italia questa volta s'appoggia a quattro pilastri che nessun terremoto ha mai fatto crollare, mentre la Francia posa su una base di granito con tre colonne magari in cemento armato, ma non dello stesso diametro. Buchard è il solo anziano a cui la fiducia viene riconfermata; gli altri han da provare a Nizza contro gli assi italiani fino a qual punto la fortuna li abbia aiutati nell ultima competizione di cui recentemente ci occupammo. Poiché Buchard è di Le Havre, Pécheux di Saint-Brieuc, Deydier marsigliese e Barret nizzardo, la Ville-Lumière è, come non pareva possibile neppure in fatto di scherma, abbagliata per una volta dalla luce della Provincia. Quest'anno le squadre concorrenti a Nizza dovrebbero essere quattro: Italia, Francia, Belgio e Germania. Una sola, quella della Germania, parrebbe tagliata fuori dalla mischia; le altre tre hanno tutte — teoricamente almeno — le loro probabilità. Ma perchè non dire le cose come le sentiamo? Se avessimo da giocare, giocheremmo sull'Itallia. Ci pare difficile che i giovani francesi per valenti che siano, possano sman tellare anche la nostra fortezza blindata, e, quanto ai belgi, lontani co me son rimasti dalle competizioni, dovrebbero aver molto lavorato in silenzio per produrre la grande sorpresa. La tradizione classica è seguita con scrupolo : dopo la Coppa GautierVignal, il torneo individuale ormai riservato, per ragioni finanziarie, ai soli dilettanti. Anche questa volta vi parteciperanno poco più di trenta concorrenti di varie nazioni, tutti invitati, ma la formula della grande gara, che muta ogni volta con il mutar delle mode o delle tendenze, non ci pare sia quest'anno la più indovinata, la più propria, insomma, a conservare all'anziana competizione il carattere di perfetta regolarità che l'ha sempre caratterizzata. Se, come è probabile e anche sperabile, non interverranno modificazioni all'ultimo momento, sono previsti quattro gironi eliminatorii di otto o nove concorrenti ciascuno, quattro dei quali sarebbero conservati. Niente di male, fin qui, se questi gironi non fossero disputati a due botte, che fra il « sì » del match ed il « no » della stoccata unica, rappresentano il «ni» che non salva nessun principio e non contenta nessuno. Una volta che i concorrenti fossero in questo modo ridotti a sedici, eliminazione diretta. Siamo, di massima, nettamente contrari a queste formule ibride perchè un torneo ha da cominciare e da finire informato da uno stesso cri terio, ma nel caso particolare siamo anche piuttosto scettici sulla rego larità di una eliminazione diretta a cinque colpi soli. E' possibile che quest'anno il vincitore di Nizza chieda più alla sorte che non al proprio valore una consacrazione di così alto prestigio. Vincere a Nizza equivale, infatti, attirare gli sguardi di tutto il mondo sportivo sopra il campione. Noi italiani non abbiamo mai avuto molta fortuna in questo grande torneo e i migliori dilettanti nostri hanno potuto avvicinarsi spesso alla mèta senza mai poterla toccare. Quest'anno noi avremo probabilmente in gara due o tre dei partecipanti alla Coppa, ai quali si aggiungeranno Dario ed Edoardo Mangiarotti; Battaglia, Macerata e Conte. Non abbiamo un elenco preciso degli invitati a Nizza, ma è facile supporre come gli uomini più in vista, francesi, belgi e tedeschi — partecipanti alla « Gautier-Vignal » o no —, insieme ad altri di diverse nazionalità, siano della partita. Non ci si chieda il pronostico, nè sia tratto il lettore in inganno da qualche nome che, anni audietro, avrebbe potuto imporsi ; un Buchard, per esempio, tre volte trionfatore della grande prova, nel '26, nel '31 e neP33. La verità è che il torneo appare apertissimo, più aperto anche di quanto non sembrava gli anni passati, sia per il maggior equilibrio degli uomini in gara, sia per la fòrmula a cui abbiamo sopra accennato. Non rifacciamo la lunga storia del torneo di Nizza e dei suoi vincitori, ma ci limitiamo a ripetere che, normalmente, dal vaglio della classica competizione è sempre uscito un uomo di glorioso passato. Una mezza sorpresa fu quella di Jourden nel '32, una grande sorpresa quella che il giovane Godin ci dette 1 anno passato. L'intereuse più grande di questo torneo, a parte lo spirito di nazionalità che vibra in ogni gara schermistica internazionale, è costituito dalla lotta fra gli anziani e ì alerfnvccdrmmefad«tmvFcapgpLIddttPdacccè giovani. In Francia e in Belgio, più ancóra che in Italia, la generazione che sale è ormai a ridosso della generazione che scende. Qui si palesa il grande urto, qui si dà libero sfogo ad ogni aspirazione, senza neppure le pastoie delle camarille o delle giurie che l'apparecchio elettrico e perfino la pedana neutralizzata mettono tutti allo stesso livello. Nessun dilettante italiano ha mai vinto a Nizza, vecchio ritornello; ma c'è qualche ragione evidente od occulta perchè l'incantesimo non abbia da essere una volta sfatato? In verità, oggi come oggi, non ne vediamo nessuna. Per vincere, se la fòrmula non subirà varianti, bisognerà essere il più forte, ma anche il più fortunato: che la buona stella non abbia a proteggerci mai? Lasciamo, dunque, sulla carta la traccia d'un « chissà », ma sia ben chiaro che la tradizione maligna, più che un intimo convincimento, ci fa veder il diavolo più nero di quello che non sia.Avrete letto il comunicato della Federazione. Nizza finisce e Montecarlo incomincia. Altri uomini, altre armi. Poi Cremona, con la battaglia più solenne che la sciabola italo-ungherese abbia mai offerto agli appassionati. Ogni cosa a suo tempo.Nedo Nadi