D'Annunzio e i suoi medici

D'Annunzio e i suoi medici Il Guaritore Inguarible D'Annunzio e i suoi medici ^ posto di combattimento i vecchio e glorioso molto di guerra della squa briglia di San Mario « ti con nu nu con ti* venne sostituito dall'altro pieno di trepide aspettazioni « per non dormire ». Da quell'epoca i medici di d'Annunzio furono Augusto Murri, Da- Dal 1921, cioè dal giorno del suo arrivo a Gardone, il medico di Gabriele d'Annunzio è il dottore Antonio Duse Direttore dell'Ospedale Civile di Salò ma in realtà i medici sono entrati nella sua casa dai giorni del i. Notturno », quando il Poeta divenne monocolo, cieco e veggente, e la sua diletta infermiera, la figliuola Renata, gli puntava quattromila cartigli nel leggio, per mesi e mesi, durante i quali, sospinto dall'ardore di riprendere il vide Giordano. Donati, Fabio Vitali. Cirincione, Clerici, Ferrerò, Antonio r Gnudi Medico di piaghe e dottore di stelle — A differenza di molti grandi, mi ha detto il Dottor Duse, d'Annunzio non ama farsi assistere in modo continuativo dal suo medico di fiducia. Il suo spirito liberissimo sdegna le regole ristrette e le rigide norme della vita comune e mediocre. Egli preferisce lasciarsi guidare dal suo istinto infallibile. D'altra parte, dotato di uno spirito di osservazione finissimo, e di una vasta coltura medica, nelle comuni minacele alla salute sa levarsi d'impaccio da sè, aiutato da una costituzione e da una tempra fortissima e ricchissima di facoltà riparatrici. Ecco che d'Annunzio stesso ha sempre discusso con i medici le sue malattie, meravigliando, non solo per la sua dottrina, ma per lo spirito analitico e critico. Quando d'Annunzio ha bisogno del dottor Duse lo manda a chiamare a Salò. Quando non ne ha bisogno, gli piace fargli giungere improvvisamente messaggi di tenera amicizia. Il suo medico ha ereditato dall' « antico Ippocrate la lampada della divinazione» ma quando non gli scrive gli manda dei libri — il libro ascetico della giovane Italia, o per « l'Italia degli Italiani » o le « stesse Faville del Maglio » — con delle dediche nelle quali è sempre fatto cenno al medico e alla medicina « questo libro misterioso come il mio corpo... » « al Dottor Cherubico questo primo esemplare di un risorto... » oppure dopo tre ore di strapazzo fra piova e vento sulla Puglia «peggio fa meglio »; ogni giorno una cosa nuova, e in fatti, il dottor Cherubico per d'Annunzio diviene « un medico di piaghe e un dottore di stelle ». Malgrado questa amicizia con alcuni medici che ebbero a curarlo, d'Annunzio disprezzò sempre la sua salute, e cedette soltanto alle insistenze dei famigliari, specialmente durante la guerra e il suo soggiorno a Venezia, nella casetta Rossa, prima e dopo l'infortunio del volo che lo costrinse a letto in un riposo ansioso. Qualcuno s'è dimenticato della « celebrazione del medico caduto in guerra » o del •' messaggio e della preghiera di Doberdò? ». Per Gabriele d'Annunzio li grande chirurgo italiano Davide Giordano è soltanto un « dottore invincibile ». Ma se Davide Giordano è « dottore invincibile » a D'Annunzio piace chiamarsi « guaritore inguaribile ». Per un chirurgo di così grande valore egli ha un rispetto profondo e tuttavia una... audace opinione di se stesso. Il chirurgo di Torre Pellice, la cui scienza è conosciuta in tutta Europa, diviene « il grande Davide » ma se ha da offrirgli le « Faville del Maglio » allora vi aggiunge, a mo' di spiegazione « queste temerarie vivisezioni di me medesimo» Ormai d'Annunzio non potrà più guarire della lesione all'occhio ma sopraggiungono nuove infermità prodotte da uno stato « impossibile di riposo ». Egli chiama al suo letto il professor Fabio Vitali, il clinico di Venezia che fu già per lunghi anni aiuto di Augusto Murri. Egli dispera di poter guarire del tutto perchè l'intervento chirurgico è avvenuto di venerdì. « Io sto bene ed ho potuto accertarci mi nella trincea e nel campo che la « mia resistenza è tuttavia considere« vole. L'occhio è in una condizione « immobile. Ma dopo sei mesi circa l'e« dema palpebrale persiste e i tessuti « della tempia non hanno ancora riac< quistata la elasticità. Strano fato di ". una trafittura operata di venerdì e dl >'. malavoglia... ». Gli ammirabili carnefici Pochi giorni dopo Vitali è richiamato alla casetta Rossa da un'altra lettera. Le scrivo a occhi chiusi ma spero « che potrà leggere. Sono stato inchio- l l a a o o e e a a dato a letto per sei settimane dai t miei ammirabili carnefici. Il mio cort. po ricco di muscoli e di energie si è « impoverito afflosciato stremato. Ora « gli oculisti temono che la complica« zione sopravvenuta sia causata o ag« gravata da questo indebolimento mi« serabile. La prego di venirmi a vede« re e di ridarmi la mia forza. Venga « a prescrivermi un regime di vita rom« pendo il regime di morte. E' dubbio « che io riacquisti la luce dell'occhio « ma è certo che ho perduto ogni vi« gore e che sono un tristissimo pa« ziente... ». E' necessario procedere a degli esami di laboratorio molto delicati... « Quando al fine lo spirito vincerà la ■k materia per sempre ? Quando per vir« tu di una alchimia spirituale riusci« remo a trasmutare il corpo mirabile « e miserabile? ». Più tardi gli piace scherzare su un certo fiasco. « Mi sembra di esser tornato all'inl« zio della mia carriera di autore dram« matico ». Vuol prescriversi una dieta speciale e la stabilisce da se: « Due uova da be« re e una tazza di caffè e latte. Due « uova, vitello, puree di verdura. Aran « ci. Acqua di Fiuggi... » Ed aggiunge « il travaglio di bere mi ha molto gio « vato. Ho la sensazione di una pianta « arida che sia inaffiata. Sento il fre-s sco dell'acqua fondersi di vena in ve« na. Spero di riavere la gioia e la for« za dell'azione ». Gabriele d'Annunzio è stato promosso e lo comunica subito a Vitali: «fra ■a i benefizii intimi che mi vengono dal -s: nuovo grado pongo quello di poter list berare dall'impaccio cerimonioso la « nostra bella amicizia. Sono tornato « da Roma malato della sulita infesto| « ne cittadina; malato e triste di spi«rito e di corpo. Tutte le fatiche lagla giù, in cielo e in mare, non avevano t«fatto che aumentare le mie forze. .«Una settimana di Roma dopo ventila otto mesi di assenni passata a scuoatere cadaveri r.ii lui fiaccato e avvi! « lito... ». Murri andò a trovarlo a Gardone quando s'eran sparse notizie gravi ed allarmanti sulla salute del Poeta, i Andai nella villa di Porta Santo Steì fano a Fologna al suo ritorno. Gli chiesi qualche notizia. — Per un altro sarebbe una cosa |grave, ma per d'Annunzio... — Guarirà? | — Sono sicuro elio guarirà! Mi prese sotto braccio, m'accompagìlò fra le aiuole tutte fiorite, nei viali Idi San Rullilo. Gli sembrò di riprendeire un vecchio discorso. — Non so se d'Annunzio sia più grande scritture o più grande soldato. E' il dilemma presentato daf'i uomini di genio... G. 0. Gallo