Piccola storia della rivoluzione fallita

Piccola storia della rivoluzione fallita "Venizelos se ne andò con le lacrime agli occhi...,, Piccola storia della rivoluzione fallita (Dal nostro Inviato speciale) ATENE, marzo. La storia dell'ultima rivoluzione venieeUsta è stata finora raccontala così, alla giornata, con un lusso di particolari che implicava un lusso d'inesattezze. Ora vogliamo farla un po' sul serio; e siccome trovandoci in Macedonia non potevamo seguire ciò che avvenisse in Atene e a Creta, parleremo delle notevoli cose verificatesi nella sede del vero Governo ellenico ed in quella del Governo che durò, ne furon pochi, undici giorni. Un allarme e dei denari Nel pomeriggio del primo di marzo, verso le 5, degli strilloni offrirono inutilmente agli ateniesi un'edizione straordinaria del settimanale Dimokraticos Agon (La lotta repubblicana), che nell'ultima pagina portava, a grosse lettere, un appello invitante i cittadini a raggiungere i posti di combattimento: «L'ora dell'assalto dei monarchici alla repubblica è suonata — aggiungeva l'appello. — Giorgio Condylis s'è venduto alla dinastia decaduta, Hagikiriacos (l'ammiraglio ministro della Marina) ha promesso di trasportare in patria le salme dei re detronizzati. Vigilate! La mina è collocata, la miccia accesa, non si attende che la esplosione. Non lasciamoci sorprendere impreparati, teniamoci pronti per la lotta che deciderà delle sorti della nazione ». Per tenersi pronto alla lotta, il direttore del giornale sparì subito dopo d'aver lancialo la sua edizione straordinaria, e chi comprò il supplemento ritenne che si trattasse di una delle solite voci. Una buona polizia politica fa presto ad assodare se le voci siano esatte o no, e ad accertare il come e il quando dei segreti colloqui alla frontiera bulgara fra emissarii venizelisti e Plastiras: ma da giudizi sulla Polizia greca ci asteniamo, perchè essendo noi stra nieri non possiamo verificare l'esat nlpdetezza di quanto i greci affermano, e]cd'altronde anche i membri del Gn-rverno, a furia dì sentirne d'ogni ge.\Anere, erano diventati scettici. Du-j ,rante tutto il venerdì s'era sentito >'sraiire n<rro u venerai s era■■sentito, ad esempio, che venizelisti. ds ri- buissero danaro, e non ci si era fatto caso. Anche s'era notato movimento all'arsenale di Salamina, e il ministro della Marina, avvertito, aveva risposto che si prendessero delle misure. Per essere sinceri: di gran prestigio, presso i dipendenti, quel ministro non godeva. La preparazione dei venizelisti era durata lunghi mesi: fallito il colpo di Stato del marzo 1933, la Lega della difesa repubblicana, diretta dal generale a riposo Papulas, ex comandante supremo dell'armata di Asia Minore, s'era messa al lavoro per bene, coadiuvata soprattutto dall'ammiraglio Demestichas. Venizelos manteneva i contatti col Papulas e col Demestichas per il tramite del figlioccio Pistolakis, il quale provvedeva pure a raccogliere fondi, rivolgendosi a ricchi industriali, armatori e banchieri amici. Quando tutto fu pronto, Venizelos si ritirò a Creta con un sentimento da signorotto medioevale che sì ritiri nella sua rocca, e nell'isola a lui devotissima, al sicuro, stette ad aspettare l'inizio dell'azione, che si ebbe la sera del primo marzo. otccseszltMfalovsarsFra Atene e La Canea, la notte del primo marzo, telegrafo e telefono funzionarono di continuo. Verso le 2 (Venizelos l'ha poi raccontato lui stesso in un discorso pronunziato all'indomani) il Governatore dell'isola, Aposkitis, e il comandante della divisione di Creta, Dedcs, si recarono alla villa di Chalepa a pregare l'ex presidente del Consiglio di aiutarli a mantenere l'ordine. Venizelos rispose che l'ordine era garantito, ma che bisognasse abolire lo stato d'assedio. Avendo i due visitatori aggiunto che due navi ribelli facevano rotta verso La Canea, Venizelos, come all'oscuro del piano, obiettò che dunque non si trattava più di un'impresa tentata da pochi ufficiali: dato ciò, egli sarebbe rimasto in attesa degli avvenimenti, a priori dichiarando che in caso di ribellione della flotta, non si sarebbe alleato col Governo. Questa parte delle rivelazioni di Venizelos la folla l'accolse poi sparando fucilate in aria, in segno di gioia: « Non state a sparare a salve — ammonì l'oratore — perchè le cartucce vi potranno servire ». La giornata del 2, nel complesso, trascorse a Creta tranquilla; durante la notte il generale Dedes aveva organizzato alla meglio la difesa e fatta partire per il porto di Suda una batteria da montagna. Verso sera la stazione radiotelegrafica della Canea fu invitata dai rivoltosi ad aderire al movimento, ma il radiotelegrafista rispose dichiarandosi fedele al Governo Cialdarìs e sconsigliando alle navi insorte di toccare Creta. Bisogna qui aggiungere che la difesa dell'isola contro la flotta apparve sin dal principio problematica alle locali autorità governative, essendo le forze militari scarse ed in gran parte composte di reclute infide. E sin dal p-rincipio venne quindi invocato l'intervento e l'aiuto degli aeroplani. Il quarticr generale dei ribelli era la casa di Venizelos: agl'ingressi erano state poste sentinelle, le stanze rimanevano illuminate giorno * II quartiere generale di Venizelos \ notte, le discussioni si succedevano, l'andirivieni non cessava. Da ogni parte dell'isola giungevano, guidati da senatori e deputati venizelisti, elettori armati, che chiedevano e ri¬ cevPAmno or''m- Ppr Quanto Veni rfos}° aveaae taciuto parlando con\AVOs1atis e Dedcs, risulto con chia-\ ,r~~rt chc ll c(tl'" l,c,la con!l'»irrl fP»\'se 0 vcr lr «Htorità la situazione} . jd „ formuia ,„ affrontare' " „ 6 " '"■], • aUrontare\o meno un conflitto: tri decise, naturalmente, in senso negativo, e anche Atene telegrafò consigliando di conservare, all'arrivo della flotta, sangue freddo. Alle 15 del sabato ebbe luogo il citato comìzio col discorso di Venizelos, e finito il comizio i ribelli andarono ad occupare la stazione radiotelegrafica, che il telegrafista aveva reso inservibile. Ma la flotta minacciosa costrinse il ,„,„;„,„„■,•„ n r;„,„»or„ „ „v, funzìonario a rimettere a posto gliapparecchi, e alle 21 la radio già lavorava per Venizelos. Furono poioccupati il telegrafo e l'albergo do-ve alloggiava il governatore Apo-skitis (all'indomani sera internato a Candia, in casa del senatore venizélistu Catechakis) e furono dichiarati destituiti i rappresentanti di Atene, le cui funzioni vennero assunte da venizelisti. Un momento di perplessità Le navi da guerra ribelli s'anco- , i , i a e n ì , a e a a d i e e a , d e e o a i * rnrnna davanti a Sndsi alle 21 rfpl rarono aavanti a biiaa aite zi aei sabato, e la notte stessa, con ixnter- vento degli ufficiali superiori e diuomini politici, fu tenuto una speciedi concio in casa di Venizelos chejton manco di dare un banchetto Vionore degli ospiti. Domenica, 16 uf-a^tnii oiì *i \ fidali ed alcuni marinai che si era-no rifiutati di violare il giuramento furono sbarcati ed internati nell'o-spedale militare della Canea (anchemolti funzionari civili, e perfino deipiù umili, avevano però negato la loro collaborazione), mentre agliufficiali ed ai marinai ribelli a bor-do deii'Averoff Venizelos andò a te- nerc patriottici discorsi. La stessadomenica, a mezzogiorno, il primo aeroplano governativo veniva dallaterraferma a buttare dei manifestisulle navi degl'insorti, che Tacco-glievano a cannonate. Ma già dome-nìca i ribelli incominciarono ad es-sere perplessi in merito alla loro ve-ra situazione, in quanto la Radio di Bari non trasmise, contrariamentealle aspettative, il manifesto venizelista. La stampa di Creta ebbe tuttavia cura di rincuorarli dando le false notizie dell'occupazione di Salonicco da parte di Plastiras e della adesione alla rivolta del generale Panayotacos, comandante del IV corpo d'armata; lungi dall'aderire al movimento, il Panayotacos era stato quello che, conosciuti i nomiComando da una compagnia, aveva detto: «Lorsignorì sono in arresto ». ilfo/to energica, la stampa di Creta aggiungeva che oramai la parola fosse ai tribunali straordinari ed alle forche: il vendicatore Plastiras avrebbe provveduto a trucidare « t varii Cialdarìs, Metaxas e Condylis ». Il lunedì k fu giornata decisiva, avendo infine Venizelos spiegato bandiera con l'invio del seguente telegramma al contrammiraglio Demestichas e al capitano di vascello Coìialexis, a bordo dell'Averoff: «La Canea, k marzo 19SS, «Secondo telegrammi da Atene, il Governo realista non s'è limitato a mobilitare delle classi della marina, ma ha chiamato alle armi anche tre classi delle forze di terra. Così la rivoluzione, che aveva all'inizio carattere puramente militare, si trasforma in conflitto generale fra i due [mondi polìtici del paes'. In questodeali ufficiali infidi, li aveva radw-aegn uywtuti >»/•»*, » ,~~„ nati col pretesto di discutere unaM% /Sto ^cSre momento di grande crisi io non credo di avere il diritto di declinare più a lungo il vostro invito a mettermi personalmente alla testa della lotta, essendo convinto che ciò risponde al vivo desiderio non solo vostro, ma anche dell'esercito repubblicano e del popolo repubbli- a cano in genere. Io resterò cin- NBoduesdetoa raca|peque giorni a Creta per sistemarvi la'x™ tihiarinn* e w™J ^ht^Jk ^-.S'snuazione, e dopo vi chiederò di è mandarmi una ìiave che mi traspor- chti a Cavala o a Salonicco » La fuga Com'è noto, a Cavala e a Salonicco (città la quale ha fortemente deluso non scatenando la sommossa che i congiurati s'attendevano) Venizelos non ha poi potuto recarsi. Ad ogni modo il telegramma del -> redeludeqpitaLtoebbe il mnmpntnnpn rffet/n ili ri/In ev Z r\ situ i V £ \ ,- «; re fiducia ai titubanti. Al martedì n le cose ripresero a volger male pcrB'.i venizelisti: l'ex-colonnello Giana-'ch\kakis, nominato da Venizelos ««°-j?a<vo governatore militare, aveva pre-\ gato degli ufficiali di organizzare l'la difesa dell'ingresso del porto di tuo„j„ „ff„™,,. ,j„ i j l 7 iuSuda, affermando che durante ZaDnotte t governativi avrebbero /e»!-[ptato di bloccarlo con delle mine ama gli ufficiali si dichiararono in 5. . .. „ . , dmaggioranza contrarli alla nuoto- mzione; più tardi, quattro su dodici vdi essi (i fedeli ad Atene vennero n inlmmi-i „„„:.:i„ , ,,„ la internati in una casa requisita) oc-L consentivano a mettere in postzio-]^'ne due batterie. Un redattore aWjg.giornale Frola capiterò a Creta ^ ^'descrivere le conseguenze di un ter-jf\remoto e che ha poi dovuto frotte- v1nervisi sino a rivoluzione finita, [K 1.- j- t> -, „-i istinarra cne venerdì 8 marzo il ritorno mgrtle 'dell'Avefoff determinò la crisi spi] rituale dei rivoltosi. Al sabato arWìvarono in automobile alla Canea ìu contrammiraglio Demestichas e jj capitano di vascello Coìialexis e 4V\subito si sparsero le prime voci di!p\resa- g ja domenica gli ufficiali di ! « 7,,arjna ripartivano per Candia as]s;eme a Venizelos: era la fuga, La 'popolazione di Creta ha però credu\t0 sino aWa sera dì jMWCa-j ti che Ve]nizeios fosse vartito per Cavala, per 'diriaervi 1e operaeioni militari. La \mattina di martedì 12 si trovò affisL0 sui muri un manifesto del gene\raje jyedes che diceva' • « La rivoluzione è stata domata. e\venizelos e Gianakakis sono fuggiti a e V e a i a bordo d'una nave da guerra. Tutte le autorità dell'isola sono fedeli al N.ea i i e , o o , a , e a e o dW\ll, cGoverno. Raccomando a tutti di cu- \ arare il rispetto dell'ordine e della1 rtranquillità del popolo. Le autorità, nrm-valann ir, tal spam la lena* tprottertaHO in tal senso. L,a leggermarziale resta in vigore». nIl colonnello Gianakakis fu infor- tj„7j_ » j_i „:..„ i rmata della partenza dei capi rivo-!™, . . . . . .v " , . uluzwnari suoi amici con ritardo ta-<--! " T • T * , 7 i ■ ,' \le, che piantata la moglie e la fami-\aa] ' „„''.„„ ,. ? B..A l» giunse il porto di Suda ap- epena a tempo per farsi prendere ailbordo dell'AvevotL Il racconto di Anastasia WarLa fuga di Venizelos dalla rWen- Pte villa di Chalepa l'ha narrata con semplici parole la domestica Anastasia Chorafaki, invecchiata nella casa coi padroni. La brava Anastasia si esprime meglio che può: dice che nelle giornate precedenti erano avvenute tante cose, che la testa le girava, e ancor le gira. Tutta domenica il signore e la signora non allusero a partenze. Alle 20,30, Venizelos cenò solo col suo amico Cunduros (che pare fosse l'unico al corrente delle decisioni), ma cenò che pareva mangiasse amaro. Già aveva Anastasia preparato il pigiama ed il letto per il riposo notturno, allorché il padrone le disse: — A»ia- lzèBclpesocgsamistana, mene vado., — La povera Jfantesc.a ebbe nnjsUntiva «enwwto- gne della gravita delle imminenti CO- se e supplicò il padrone di spiegar-[ si — Non è niente, fece Venizelos; chiama Kristo (il cameriere) affinhè ti aiuti a preparare le valigie. Anastasia, riluttante a credere che l padrone sarebbe andato troppoontano, e tutt'al più fino a Chio ol Mitìlcnc, mise nella valigia due ca-icie e un paio di scarpe.'— Ma cheait le disse UCunduros Metti altraroba. — E allora Anastasia Chora-falci fece la valigia in regola. Nel lasciare la casa, la signora Ve-nizclos era affranta e confessò che il distacco le costava pena. Venize-ìlos, con la testa curva, aveva solle-vato il bavero del cappotto; uscendo ammonì la domestica a fare un po'j. _ ■ x. - , -,, ,. „■ -d'ordxnc, giacche la villa negli ultimi giorni era stata strapazzata troppo,e le disse di non levare i tappeti, per-che forse sarebbero tornali presto.Prima di salire in macchina con la\moglie e il Cunduros fin un'altra macchina si trovavano il segretario particolare Keramianidis e persone di scorta), il vecchio patriota rivolli-zìonario guardò ancora una volta, con gli occhi pieni di lagrime, la villa vuota, le cui finestre erano illuminate. Partito Venizelos, il telefono inco- minciò a squillare senza smetterla: telefonavano dalla Canea, da Candia, da tutta Creta, per sapere dove fosse andato il capo. Anastasia Chorafaki' ] per un po' rispose che il padrone] lerà partito per Suda, e poi decise di| \non sollevare più il ricevitore. E vi-1 ìde allora, nel buio della notte, ih\giardino e il cortile della villa riem- mrsi di ombre oscure, di una folla \che cresceva cresceva, di gente che' lmormorando, quindi alzando la vo- Ice, domandava dove fosse Venize- :ìlos. All'alba arrivarono gelimi ] che si capì subito non fossero dei venizelisli: cacciarono i curiosi e ìmisero sentinelle all'ingresso. Poti1 ,,. ■ , i : j;„j„ „ venne un ufficiale, che si diede a ro-,{vistare nei cassetti del padrone e' 'prese quante carte lo interessassero, ] perquisì a suo bell'agio, e termi\nato che ebbe domandò le chiavi Isella villa, ordinando ad Anastasia ì^i cercarsi alloggio altrove. Indi ]chiuse diligentemente, pose suggelli \nli 0gni porta e se ne andò. La rivo- luzionc era finita, e l'esodo di Anastasia Chorafaki, serva fedele, veniva a simbolizzare il Sic transit... Italo Zingarelli Venlzelos nella sua villa di Chalepa, a Creta, nel primi giorni della sommossa.