Scoperta dell'Italia

Scoperta dell'Italia Scoperta dell'Italia Gl'inglesi hanno scoperto l'Italia tre volte. Nel Trecento, quando la domanda dei mercanti genovesi per un porto in Inghilterra con speciali privilegi condusse Chaucer, membro d'un'arnbasceria, in Italia, a scoprire Dante, Petrarca, Boccaccio. Nel Cinquecento, quanto i costumi e i libri italiani modificarono profondamente il tenor di vita delle classi superiori e il carattere delle opere letterarie. Nel Sette-Ottocento quando l'Italia divenne centro d'un interesse romantico. Quest'ultima sopratutto è una vera e propria riscoperta, poiché dalla metà del Seicento in poi la nostra riputazione presso gl'inglesi era andata cadendo, fino al disprezzo delle Remarks on Severa! Parts of Italy dell'Addison (1705). Eran gli anni in cui gl'inglesi acquistavano piena coscienza della loro'forza e della loro saggezza; si sentivano i veri eredi non solo delle virtù repubblicane, ma anche delle glorie imperiali dell'antica Roma; la condanna cadeva tanto più pesante sui degeneri italiani, ignoranti, superstiziosi, servili, celanti la loro immoralità sotto l'appello d'una decaduta bellezza. Gl'inglesi erano scandalizzati d'essere stati, un tempo, alla scuola dell'Italia, ed ora la rinnegavano irosi. Perchè quest'Inghilterra che, con l'ascendere della borghesia, si era venuta tutta impregnando d'ideali puritani, tornasse a considerare l'Italia con equanimità, occorreva prima di tutto riabilitare presso gl'inglesi il carattere degli italiani. L'italianotipo era, per essi, una caricatura del leggendario Machiavelli che aveva fatto le spese del dramma elisabettiano : un diabolico giustificatore dei delitti dei principi. A dissipare questo fantasma contribuì molto la viva presenza in Inghilterra di un italiano nel cui carattere gl'inglesi trovarono con meraviglia una robustezza e una rettitudine pari a quelle di cui essi vantavano il privilegio. Giuseppe P>aretti molto potè a diffondere in Inghilterra la conoscenza della letteratura italiana, certo; ma quanto più giovò al nostro prestigio la stima personale che ebbero di lui il Dottor Johnson e il suo circolo ! Per gl'inglesi, gente empirica, il contatto con un uomo di carattere valeva più di molle eloquenti difese. Ma che un'eloquente difesa venisse dal Baretti, essa era destinata ad aver gran peso. La difesa fu An Account of the Manners and Customs of Italy che il Garetti pubblicò nel 1768 in risposta alle calunniose Letters front ltaly di Samuel Sharp. Lo Sharp, e più ancora lo Smollett nei suoi Travels through France and Italy, pubblicati lo stesso anno 1766, avevan descritto gl'italiani del popolo come sporchi, indolenti, criminosi, quelli delle classi alte, poveri, scortesi, e universalmente adulteri, e plebe e aristocrazia superstiziose e abbiette di fronte ai tiranni. I veneziani pugnalavano a tradimento alla minima provocazione, i napoletani erano per natura diabolici, e così via. Il tipo di devozione religiosa italiana sopratutto irritava gl'inglesi di quest'epoca. Un prete anglicano, Brian I [ili, crederà di recare un colpo mortale alla superstizione mettendosi a mangiare del pollo durante la quaresima dinanzi a un altare della Ma donna in una cappellina in Calabria ! Baretti conosceva bene i suoi inglesi ; quei robustissimi puritani avevano un debole, da bravi borghesi, pei sentimenti teneri e domestici; amavano le stoiche virtù, ed amavano, per ristabilire l'equilibrio, la lacrimosa sensibilità d'una bell'anima. Ed ecco il Baretti dimostrare nel popolo italiano la presenza di tutti gli affetti che formavano il pregio d'un cuore sensibile: compassione per la sofferenza, benignità, amore materno, tenerezza: gl'italiani erano il popolo più sensibile d'Europa, lo stesso deprecato cicisbeismo non era che un aspetto di questa sensibilità. Ma gl'italiani non mancavano neppure di virili virtù. Proprio in quegli anni l'attenzione degl'illuminati spiriti democratici d'Europa si concentrava sulla Corsica; Rousseau disegnava uno statuto democratico per l'isola, e l'amico di Johnson, Boswell, si recava in Corsica e descriveva il governo di Pasquale Paoli come « il migliore che sia mai esistito del tipo democratico». Era l'antica Roma repubblicana che risorgeva. La Corsica fu il primo germe di quell'entusiasmo inglese per l'indipendenza repubblicana d'Italia, che doveva diffondersi nell'Ottocento. Lo sfavore col quale eran considerate tutte le cose italiane al principio del Settecento, aveva condotto a trovare nell'arte italiana caratteristici esempi di cattivo gusto: i nudi di Michelangelo violavano la verità della natura e offendevano la murale. Ma proprio nel 1769, l'anno successivo alla pubblicazione della difesa del Baretti e dell'Account of Corsica del Boswell, usciva il primo dei Discourses di sir Joshua Reynolds, ove si esaltava l'energia e la sublimità di Michelangelo : Michelangelo era il genio, la natura, Dio... Reynolds parlava già il linguaggio dei romantici. Si diceva che Michelangelo avesse scolpito un bassorilievo ispirato alla descrizione dantesca della morte del conte Ugolino; e Reynolds, ammiratore di Michelangelo, espose alla Royal Academy del 1773, quale esperimento di pittura « storica », appunto un quadro intitolato // conte Ugolino e i suoi figli nella prigione, come son descritti da Dante nel trentatreesimo canto dell' Inferno, destinato a render popolare il nome di Dante in Inghilterra. Intorno al 1770 veniva di moda il paesaggio italiano per i suoi aspetti «pittoreschi» divulgati dai quadri di Salvator Rosa, del Poussin, del Lorenese. I disegnatori di giardini inglesi erano consigliati a imitare le «orride grazie» del «selvaggio Salvator », a produce new Tivolis: le cascate di Terni e di Tivoli mandavano in visibilio. Nell'agosto del 1780 William Beckford scopriva il fascino romantico di Venezia (ne accennai ne La Stampa del 24 novembre 1932), e ne dava una descrizione che Mrs. Radcliffe s'incaricherà di divulgare nei Mysteries of Udo! p!io. Come resistere, tra tanto convergere di fatti, a fissare una bella e chiara data per la terza scoperta dell'Italia da parte degli inglesi? Ci piace di vedere, come in un ballo Bxcelsior, risuscitare l'Italia e vincer le tenebre con un alone di luce in cui tremolano le simboliche cifre: /770... E' vero che Roderick Marshall, nel volume da cui abbiam tolto^ questi fatti salienti {Italy in Bnglisli I.itcrature, 1755-1815, Origini of the Romantic Interest in Italy, New York, Columbia University Press, fine del 1934), dà una moltitudine d'altri dati : traduzioni di epici italiani, impressioni di viaggiatori, versi di poeti. Ma quelle traduzioni, senza eccezione scellerate, rimasero in manoscritto o furono stampate alla macchia (scelleratissima quella versione Adi'Orlon do Furioso di un eccentrico signore, William Huggins, che ricompensò munificamente il Baretti per averlo aiutato a raddrizzar le gambe ai cani — cioè i piedi ai suoi versi) ; quei viaggiatori erano dei tizi di nessuna importanza, quei poeti non erano che sciagurati verseggiatori. Formano uno sfondo, dimostrano il crescere d'una voga, ma non fissano una data. Inoltre questi personaggi minori e minimi offrono una documentazione contraddittoria. Per uno che esorta gl'italiani all'indipendenza con una canzone modellata su Petrarca o su Guidi, due riesumano i vecchi scandali dei Borgia e dei Medici. Questi scandali, con tutta la tene¬ brosa atmosfera concomitante, non potevano non ritornare all'ordine del giorno con i romanzi « neri » di cui Horace Walpole aveva dato una ricetta nel Castle of Otranto (1765), ricetta che Mrs. Radcliffe perfezionerà verso la fine del secolo saccheggiando i viaggiatori per le descrizioni pittoresche del paesaggio italico, e il dramma elisabettiano pel ritratto del sinistro italiano machiavellico. A sfatare la leggenda che rappresentava la storia italiana come una serie di foschi, sebbene pittoreschi, delitti, valsero le Vite di Lorenzo de' Medici e di Leone X di quel prodigioso figlio d'un giardiniere e oste di Liverpool che fu William Roscoe, e, al principio dell'Ottocento, la famosa Histoire des republiques italienncs del Sismondi che ebbe vasta eco in Inghilterra. Il Roscoe rappresentava Leone X e Giulio II come patrioti, e riabilitava Lucrezia Borgia; il Sismondi vedeva nell'Italia dei Comuni un paradiso democratico, un'età illuminata, mentre la ti- rannia e l'ignoranza imperversava- no nel resto d Europa. Le rivolte e 1 delitti della storia italiana si coone-j starono di spiriti repubblicani; con altro animo s'ispireranno d'ora in poi! a quella storia i poeti, Landor e By-jron per primi. I principi d'Este con-!\- * c r. ' j rx..k„ 1:; giurati, in Ferrante and Giulio diLLandor, esalteranno addirittura gli:ideali della Rivoluzione Francese, ti r anrlnr rlihilhprn P.invinnn Hi W Landor riabiliterà Giovanna ai in a poh, lo Shelley Beatrice Cenci, iljBrowning Pompllia. Comparini. Que- ste tragiche figure femminili che i noeti insrlcsi anelano a mondare rlall •; fango della calunnia, sembrali quasi adombrare le vicende d'Italia pressi, quella nazione: l'Italia, identificata Con la meretrice di Babilonia dai prò- testanti fanatici del Cinque-Seicento, elevata a simbolo della Libertà trionfatrice dei tiranni dai grandi poeti dell'Ottocento, la « mistica rosa » del Song of Italy dello Swinburne, « imporporata di sangue, imperlata delle lacrime del mondo tutto ». Ma Praz