Un convegno franco - anglo - Italiano a Parigi precederà il viaggio di Simon a Berlino

Un convegno franco - anglo - Italiano a Parigi precederà il viaggio di Simon a Berlino Un convegno franco - anglo - Italiano a Parigi precederà il viaggio di Simon a Berlino Flandin annunzia al Senato la presentazione d'una nota di protesta a Berlino e la domanda di convocazione del Consiglio ginevrino L* obiettivo Il difficile momento internazionale determinato dalla decisione tedesca di riarmo, non ha avuto nella giornata odierna chiarificazioni definitive; non c'è da stupirsene, perchè il colpo è stato grosso, improvviso, e la situazione giuridica e diplomatica che ne è risultata così complessa da non prestarsi a controdecisioni rapide e altrettanto pratiche. In primo luogo la presa di posizione britannica con la fissazione del viaggio di Simon ha pregiudicato il valore di una consultazione preventiva fra le tre grandi Potenze occidentali e l'adozione di una precisa linea di condotta comune. L'incontro a Parigi tra Lavai, Suvich e Eden cerca di rimediare a tale falsa partenza; nulla è avvenuto di irrimediabile nella collaborazione fra Londra, Parigi e Roma, in quanto la nota inglese, pur nella sua elastica cedevolezza che è apparsa a molti remissività e debolezza, mantiene teoricamente in vita tutto il sistema degli accordi di Londra. Tutto ciò che potrà essere fatto per impedire i pericoli dell'atteggiamento in ordine sparso, a cui avevamo accennato ieri, sarà immensamente utile alla causa della pace e dell'equilibrio. E di questa realtà devono essere in fondo convinti anche a Londra, dove finora è prevalso il timore di rotture irreparabili, fornendo così alla Germania elementi di manovra. La chiave della situazione, ripetiamo, è e sarà anche domani, prima e dopo il viaggio di Simon, nella solidarietà dell'Italia, della Francia e dell'Inghilterra: qualsiasi orientamento singolo non può avere l'efficacia del triplice schieramento; ma occorre che, al di là di certi limiti, nessuno dei tre creda di attribuirsi speciali funzioni o di mediazione o di imposizione. La chiave vale tanto per la liquidazione della questione degli armamenti quanto per la costruzione di un sistema saldo di garanzie ottenuto o con l'adesione leale della Germania o con lo scopo di prevenire nuovi colpi di te- (j. \,„,|„ >■„„_„„:„ TVT-irr^orir, Ani,iv sta della Germania. Malgrado devia- zioni, risentimenti, malgrado 1 even-tualità di azioni collaterali, tale ob-biettivo non deve essere mai perduto '. . r di vista. Così il ricorso della Francia a Gi- nevra per una convocazione imme- diata de. Consiglio è spiegabile* comprensibile quale atto di volontà, quale capacità di iniziativa; ma ri-sultati diretti di una simile misura .,. j ., sono difficili a prevedersi; si avrà ilrisultato indiretto di un più stretto contato fra le potenze interessate • j ii . n X4.S. n a garantirsi dalle velleità della Ger-mania hitleriana, e forse qualche potenza, come la Polonia, dovrà meglio indicare il suo atteggiamento. Siamo in una specie di vortice tumultuoso; per uscirne non bisogna tanto preoccuparsi dei pesi morti degli errori infiniti commessi nel decennio trascorso contro i continui avvertimenti della politica mussoliniana, bisogna sopratutto premunirsi per l'avvenire con atti concreti di solidarietà. La Germania, libera da ogni condizione di inferiorità vera o presunta, deve assumersi intere le responsabilità della sua situazione rispettando gli altrui diritti, primo quello dell'indipendenza dell'Austria. Ciò occorre volere fermamente; solo così la crisi presente non sarà passata invano. Il fermo atteggiamento di Flandin approvato dal Senato francese Parigi, 20 notte. La decisione di procedere sabato a Parigi ad una conferenza tra Lavai, Suvich e Eden, che serva di preliminare ai_ colloqui anglo-tedeschi di Berlino, è stata accolta qui con viva soddisfazione. Lavai avrebbe preferito che a tale riunione potessero prender parte Mussolini e Simon in persona e per questo aveva manifestato in un primo tempo la disposizione a recarsi in una città della frontiera italiana. Ma il desiderio di sir John Simon di non conferire allo scambio di idee eccessiva solennità per non provocare da parte del Governo di Berlino nuovi gesti avventati, ad esempio la rimilitarizzazione ufficiale della Renania, e aggravare pertanto sempre più la situazione internazionale, ha indotto ad abbandonare quel primo progetto. Il Capo del Foreign Office si asterrà dal venire personalmente a Parigi e l'Italia vi manderà l'on. Suvich. Grazie a tale procedura le complicazioni paventate a Londra verranno, nella misura del possibile, scongiurate e la consultazione potrà svolgersi col massimo di probabilità di condurre a risaltati pratici. Il Consiglio dei ministri ha approvato la nota francese di protesta che nell'ora in cui telefoniamo sarà certo stata consegnata alla Wilhelmstrasse dall'ambasciatore Poncet. Si tratta di un documento non più lungo di quello britannico e verosimil- mente di quello italiano presentat oggi a Berlino dall'ambasciatore Cerruti, ma di tono alquanto più rigido di quello uscito dalle penne dei diplomatici del Foreign Office. Il Governo francese ha tenuto a fare ancora una volta l'elenco degli strappi inflitti dal Reich al trattato di Versailles in materia di armamenti e a ricordare che i contratti liberamente consentiti non possono essere violati per iniziative unilaterali e che in ogni caso nè la Francia, nè le altre Potenze firmatarie intendono accettare tale procedura. Anche la protesta francese nondimeno ha un carattere prevalentemente giuridico e costituisce un documento di stile più che un gesto destinato a paralizzare irrimediabilmente l'eventuale sviluppo dei negoziati comuni col Reich. Il Consiglio dei ministri di questa mattina avrebbe però deciso, a quanto risulta da un comunicato ufficiale diramato alla stampa, di deferire il caso al Consiglio della Lega delle Nazioni domandan- nclargsloiicsmasctpdone l'rcTnv-ockVonT^ !mle decisione, se sarà confermata, è (forse più grave della nota di protesta spedita a Berlino. Dispacci giungi da Ginevra alla fine del pomeriggio non segnalano ancora l'arrivo j della domanda francese e si limitano ad assicurare che quando giungerà essa verrà comunicata a! ministro degli Esteri turco Ruschdi Aras, presidente in carica, aggiungendo che, in ogni caso, la riunione del Consiglio non potrebbe aver luogo prima di cinque giorni dalla convocazione. Ojrgi intanto al Senato, pigliando la parola prima delle interpellanze di Lémery e del gen. Bourgeois, il Capo del Governo ha pronunciato un lungo discorso destinato a convincere le sinistre che il voto de! prolungamento del servizio militare emesso venerdì scorso dalla Camera è affatto estraneo alla legge tedesca del 16 marzo, e a persuaderò le destre che la procedura adottata nella circostanza, ossia il ricorso all'art. 40 della legge di reclutamento, è quanto di meglio si potesse fare per assicurare subito alla Francia, senza rischio di crisi ministeriali, i mezzi militari di cui ha bisogno di fronte agli armamenti tedeschi. Parlando di questi ultimi, Flandin ha detto: « Si è voluto presentare la proclamazione del Governo del Reich come una risposta al Libro Bianco inglese e alla sua dichiarazione del 15 marzo. Ma i sdodici Corpi d'armata e le trentasci Di | visioni tedesche esistevano già. Inoltre otto gi0rni prima la decisione ufficiale |(][ ricostituire un'aviazione militare era jgià resa pubblica. Noi ci troviamo dun 3"e di fronte alle risultanze di una po litica iniziata da lunga data della qua- I0 non siamo responsabili. Quello che debbo rilevare è invece che il proda ma tedesco del 16 marzo è in opposi ^i^XcA&AX lza del diritto internazionale se vi si so!stituisce la forza propria di ogni na ! La. Francia non può accettare la tesi del Reich, come non può accet- ;tare le giustificazioni che il Governo j tedesco dà a se stesso. Da quindici an ini 11 nostro Paese ha fatto molto pei i ti riavvicinamento e la riconciliazione |franco.tedesca Ma questa riconcilia- e | zione non può essere fondata sul travestimento della verità, sulla negazione del diritto e della giustizia. E qui, dopo avere contestalo le allegazioni del Reich sulla distruzione di materiale effettuata dopo la guerra, dicendo che quel materiale, ormai inservibile, è stato di mano in mano clandestinamente sostituito con materiale nuovo, e dopo avere ricordato che la Francia ha da parte sua ridotto i propri effettivi della metà, il Presidente del Consiglio, vivamente applaudito, prosegue: non senza rivolgere all'Inghilterra qualche monito agrodolce: « Il nostro popolo, impressionato per la partenza della Germania dalla Società delle Nazioni sembrava rinascere alla speranza dopo gli accordi di Roma e le conversazioni di Londra. Il Patto dell'Ovest sembrava realizzabile a breve scadenza. Si poteva contare sullo stabilimento infine della pace europea. A Londra noi avevamo iniziato una politica dì prevenzione sulla quale contavamo molto per evitare una catastrofe che condurrebbe alla fine della nostra civiltà. Noi stavamo per riprendere a Ginevra la discussione del disarmo, ed è questo momento che la Germania sceglie per dirsi minacciata. Da chi essa può dire di essere minacciata? Quando la Francia si propone di deferire alla Società delle Nazioni, a i i i o ò a GrlanctpeGsRicvcmaccctdsdppncdvemsncrcnmdIlsIn o i o n a i l d l à e i a e l e e i - in virtù dell'art. 2 del Patto, un atto cosi grave per la pace, non serve essa solamente il proprio interesse, ma| quello della collettività di tutti gli Stati. E' la pace del mondo che è ri- ; messa in giuoco; è questa pace fondata! sulla giustizia e sull onore che ci preoccupa. Non è più ora una questione franco-tedesca quella clje è sollevata. La Francia è abbastanza forte per difen-1 dorè se stessa e, se la necessità si pre-1 senti, per difendersi mediante le sue alleanze; ma vi sono In Europa molte Nazioni deboli, la cui esistenza sarebbe minacciata se noi lasciassimo la politica della forza sostituirsi alla politica del diritto ». La fine del discorso di Flandin, dopo una fugace allusione alla necessità di portare la vertenza a Ginevra, allusione cui gli organi ufficiosi danno mediocre rilievo, è stata tuttavia un caldo appello alla Nazione francese e al suo patriottismo. Dopo brevi dichiarazioni del senatore Lémery, la cui interpellanza non presentava ormai se non un interesse limitato, e dopo l'intervento di Paul-Boncour, di Millerand e ..di | De Jouvenel, il quale ultimo ha fatto notare che l'importanza del gesto te- desco del 16 marzo è Eoprat'.ltto di-iplomatico e ha rivolto un pensiero [ fij„„i„.ri „ n.f„=c,„u„j „„ {,„ r„**_ fiducioso a Mussolini, ma ha fatto ;qualche riserva circa la condotta ldeiringhU*ei,ra, la fiducia del Gover¬ no è stata approvata con 263 voti contro 21. Apprendiamo intanto che domani la Camera sarà invitata ad approvare il progetto di legge di ratifica degli accordi franco-italiani di Roma sulla sistemazione degli interessi coloniali fra i due Paesi. C. P.