Convegno gastronomico alla frontiera
Convegno gastronomico alla frontiera Convegno gastronomico alla frontiera r e a o a e i l e o i e La geniale iniziativa di un editare buon, gustaio parigino — Pantagrnel rende omaggio agli spaghetti (DAL NOSTRO INVIATO) Sestriere», 16 notte. L'ottocento non fu benevolo per la cucina italiana. Ricordo di aver letto in un libro di Alessandro Dumas padre, un giudizio piuttosto severo e unilaterale — specialmente se teniamo conto del fatto che l'autore era un nostro grandissimo amico — sull'Italia considerata da un punto di vista strettamente gastronomico. Non bisogna adontarsene: molto si deve perdonare a chi ha molto amato e sarebbe assurdo tenere il broncio all'autore de / tre moschettieri che fu, in tempi difficili, quando il credere non era di tutti, un credente nei destini della nostra Patria. D'altronde il novecento ci ha reso giustizia. I maccheroni fanno ormai la loro figura sulle mense internazionali. Primi a rendere a Cesare quello che è di Cesare sono stati gli inglesi. Durante la guerra gli ufficiali di S. M. britannica che sostavano fra noi e capitavano alle nostre mense, hanno imparato ad apprezzare la nostra cucina. Gli spaghetti specialmente. Ho conosciuto un capitano del reggimento Royal Warwikshire che se ne « faceva » tre piatti a colazione. Roba da far rimanere di stucco S. E. Marinetti. Dagli spaghetti ai ravioli e dalle lasagnette verdi (bagnate col lambrusco) il passo è breve. Soggiungerò che recentemente mi è capitato sottocchio un libro di novelle dello scrittore Sommer- set-Maugham, che è uno dei più spregiudicati autori moderni di lingua inglese — ove si parla di una certa signora, moglie di un piantatore di Giava, la quale dava agli amici, nel suo bungalow deliziosi pranzetti, a base di risotto, gnocchi e tagliatelle che ella aveva appreso a cucinare da ragazza in Italia. Sono cosucce da nulla ma in fondo fanno piacere. Dopo gli inglesi, ecco i francesi unirsi a. "coro. Tutti sanno che a Parigi i ristoranti italiani fanno affari d'oro. Alcuni di essi sono perfino riusciti ad attrarre la clientela dello sr.ju.smo cosmopolita, quella che fino a ieri giurava sulla insostituibilità della cucina francese. E molti .ancesl che vengono a Roma, memori degli ottimi pranzetti italiani consumati a Parigi, si fanno un dovere di disertare all'ora dei pasti gli alberghi che si ostinano ad ammantare all'ospite la stucchevole cucina internazionale, per correre alle bettole romanesche delle quali hanno udito tanto parlare e dove si mangia, se Dio vuoje, all'italiana. Stando così le cose, una buona cerimonia che consacrasse ufficialmente la amicizia gastronomica italo-francese era divenuta necessaria. Se ne è reso conto con squisita sensibilità giornalistica il signor Plumon, presidente delle riviste Le Golf e Sports d'Hivers dn continent. Ed ecco sorgere l'idea della solenne manifestazione conviviale dedicata alla cucina italiana e ai grandi vini di Champagne, col concorso delle principali case produttrici di quella celebre regione vinicola. Il luogo della manifestazione? Il Sestrières, perbacco, collocatosi in pochissimi anni fra le grandi stazioni di soggiorno mondiali! Quanto alla presidenza di questa straordinaria ambasceria chi poteva assumerla se non il conte de Chambrun, ambasciatore di Francia a Roma ? Un convegno gastronomico non si può svolgere che a tavola. Ciò è evidente. E difatti la manifestazione del Sestrières è consistita essenzialmente in un pranzo preceduto da una degustazione di vini francesi sotto forma di concorso. I concorrenti dovevano riconoscere all'assaggio la marca del vino offerto e l'anno di nascita. Il concorso ha avuto un'esito stupefacente: ha dimostrato cioè che le donne sono di gran lunga superiori agli uomini come conoscitrici di Champagne. I primi premi difatti sono stati tutti vinti da signore. Poi siamo andati a pranzo. La cucina era, come abbiamo detto, esclusivamente Italiana, ma si pasteggiava a champagne. La lista delle vivande era un campionario ui specialità, una vera e propria guida d'Italia sotto l'aspetto gastronomico degno di passare fra i classici accanto al capolavoro dello Stoppani. Abbiamo avuto come antipasto del salame di Milano e del prosciutto di Parma, poi un minestrone alla genovese, delle trote del Lago Maggiore con salsa Alto Adige, pollardine di Valdarno in casseruola al rosmarino e patate, insalata di Treviso, piselli freschi alla romana, cassata alla Sicilia-, na, torta napoletana e frutta di Firenze. Tutta l'Italia insomma! Mancava il risotto, il buon risotto alla milanese prodotto dalla nostra terra e squisita specialità nostrana anch'essa. Ma sarà per un'altra volta! Tanto più che a proposito del riso vi è una leggenda da sfatare, una leggenda creata dalla guerra, non solo fra gli stranieri ma anche e soprattutto fra gli italiani. Durante il pranzo la signorina Alice Dufresne dell'Odeon di Parigi primo premio del Conservatorio, ha fatto l'elogio dei vini di Francia man mano che venivano serviti. Alle frutta il signor Paul Boncour — figlio del ministro — che partecipava alla manife- e I stazione come rappresentante di S. E e|De Chabrur^ha preso la parola su ta ò 1 ' ¬ r , l i vito del signor Plumon organizzatore della manifestazione, per illustrare il significato della riunione che trascende il carattere di un semplice consesso di buongustai per assumere quello ben più nobile di un atto di solidarietà latina. Si è dimostrato difatti — ha detto il signor Paul Boncour — che le vivande d'Italia e i vini di Francia stanno bene insieme. E' un'affinità che si avrebbe torto a voler considerare puramente casuale. L'oratore ha concluso invitando i presenti a levare i calici in onore di S. M. il Re e del Duce. M. Escard
Persone citate: Alessandro Dumas, Alice Dufresne, Duce, Marinetti, Paul Boncour, Sommer, Stoppani
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