Il racconto di Venizelos

Il racconto di Venizelos Il racconto di Venizelos o a i Roma, 16 notte. Il corrispondente da Rodi della Tribuna ha inviato al suo giornale una lunga dichiarazione raccolta dalla viva voce di Venizelos. « Alla fine del 1932 — egli ha detto — il regime repubblicano è slato formalmente riconosciuto dai capi del partito monarchico. Le nuove elezioni dettero una maggioranza alla coalizione Cialdaris-Condiiis-Metaxas. L'indomani stesso di queste elezioni il generale Piastiras ha tentato di opporsi alla presa del potere di quc3ta coalizione che si era assicurata la maggioranza della Camera nonostante che i partiti della coalizione nazionale avessero riunito 24.000 voti di elettori in più dei voti ottenuti dai suoi avversari. Io mi sono opposto con tutte le mie forze morali in questo tentativo del generale Piastiras, e, senza impiegare contro di lui severe misure, egli era obbligato ad abbandonare il movimento ». Venizelos quindi parla dell'attentato organizzato contro di lui dai ministri politici; parla del processo seguito in cui si tentò in ogni modo di salvare i suoi attentatori e parla della revisione dell'annuario militare che, colpendo valorosi ufficiali venizelisti, seminava profondo scontento fra l'esercito. Parlando della preparazione di un moto contro il governo, Venizelos ha precisato : Le cause prossime del moto «Io ero giunto durante gli ultimi due mesi e mezzo a non oppormi ad una azione preventiva, ma insistevo nel mettere in evidenza i pericoli di uno scacco eventuale che avrebbe messo il Paese nel più grave rischio o con la composizione di una dittatura da parte dei partiti governativi, o con la restaurazione della monarchia. « In ogni caso dichiarai sempre che mi sarei rifiutato di mettermi alla testa di un simile movimento insurrezionale, non perchè lo disapprovassi ma per molte ragioni personali. Venizelos ricorda poi che gli ultimi avvenimenti di Salonicco hanno precipitato lo scoppio del movimento insurrezionale. « In effetti il 24, una riunione monarchica veniva tenuta nella Tourblanche di Salonicco. Nel momento in cui questa riunione si scioglieva avevano luogo colluttazioni fra monarchici e repubblicani, durante le quali la polizia e la gendarmeria, apertamente, appoggiavano i monarchici e maltrattavano i repubblicani. Tutti i senatori e i deputati di Salonicco dopo avere indirizzato al Presidente della Repubblica una protesta contro tali parzialità delle autorità in favore della propaganda monarchica, decidevano di convocare per la domenica seguente, ossia il 3 marzo, un meeting di protesta. Il governatore generale di Salonicco, dichiarò che non avrebbe permesso tale riunione nella Tourblanche ma soltanto in una località distante cinque chilometri. Senatori e deputati di Salonicco riferivano al Presidente del Consiglio tale fatto protestando contro la parzialità del governatore. Cialdaris rispondeva minacciando l'impiego di forze armate per impedire la riunione del meeting repubblicano. « Nella notte dal 1 al 2 marzo la flotta si ribella. Alle tre del mattino del 2 marzo il governatore generale di Creta — dice ancora Venizelos — dopo avere pubblicato un proclama nel quale o a o i o e v ,„, lo -.i-.ii!-.,,. j-iì- fl„*f, ii*E2E1*™™rftf Oovprnn cclama a nome del doverno la sospen-, sione della costituzione e di tutte le ! 5altre leggi, eccettuata quella marziale. Nello stesso tempo viene a visitarmi il comandante della divisione di Creta per domandare appoggi al fine di mantenere l'ordine pubblico. Durante questa visita egli mi dice che due navi da guerra soltanto si erano ribellate mentre il rimanente della flotta era restato fedele al Governo. Io allora rispondo j mpqgmrifiutando di mettermi d'accordo peri mantenere l'ordine pubblico con il rap-' presentante di un Governo che sotto il pretesto della rivolta di una parte della flotta aboliva la costituzione e tutte le altre leggi, eccettuato quella militare, ciò che costituiva la imposizione di una dittatura ed il capovolgimento dell'ordine pubblico al mantenimento csbddlrèdel quale mi si invitava a collaborare. | ;mtDal rifiuto all'adesione « Aggiungevo che sarei stato disposto a trattare con lui nel caso in cui fossi stato autorizzato dal governo di Atene di sopprimere il proclama della sospensione della costituzione e delle altre leggi eccettuata quella militare ed aggiungendo ancora che non potevo temere in alcuna perturbazione dell'ordine pubblico. Il governatore generale mi disse allora che doveva invece temersi la perturbazione dell'ordine pubblico perchè le navi da guerra dei rivoltosi potevano arrivare all'indomani davanti alla Canea ed io aggiungevo che ciò era impossibile visto che la flotta se realmente si era rivoltata, avrebbe dovuto dirigersi verso il nord e precisamente verso Salonicco e non verso cnlbdpil sud, cioè Creta, dove non vi erano i riemici da combattere. v« Fortunatamente la flotta invece di ! dirigersi su Salonicco per impadronirsi | della capitale macedone puntò nella ; notte del 2 marzo verso la baia di Suda allo scopo di esercitare su di me pres- ; sìoni morali e persuadermi di mettermi in testa al movimento. Io rifiuto categoricamente, manifestando tutta la mìa simpatia per il loro movimento e dicendomi lieto di potere esprimere questi miei sentimenti al popolo di Cre- ! ' ta, visto che ciò sarebbe stato per i rivoluzionari un appoggio morale. « Dopo avere perduto In questo tentativo infruttuoso tendente a persuadermi di mettermi alla testa del movimento, 25 ore preziose, la flotta si prepara e si dirige verso Cavala dove arriva alle tre pomeridiane del martedì e cioè S4 ore dopo la sua uscita dall'arsenale. «L'indomani della partenza della flot ta dalla baia di Suda un radiogramma, ci apprende che il governo di Atene i aveva caratterizzato le navi dei rivol-1 tosi come « navi pirate », non avendo | alcun legame col governo costituito, i Mentre il Presidente della Repubblica tradendo la sua missione di custode della costituzione, invece di intervenire fra le due parti avversarie per tentare una riconciliazione che avrebbe prevenuto la guerra civile, lanciava un proclama ufficiale alla flotta rivoltosa invitandola a sottomettersi alla legge del paese, legge che egli stesso aveva qualche ora prima collaborato a sopprimere firmando il decreto di sospensione della costituzione e di tutte le leggi tranne quella militare. * Davanti a tale attitudine del governo di Atene il mio animo si ribella. Io sapevo che gli ufficiali della flotta che avevano preso parte al movimento costituivano una élite e che erano stati sempre considerati come ufficiali dì ma¬ rina fra i più emeriti, io conoscevo la j nobiltà dei sentimenti che li avev?. spinti alla rivolta e la purezza degli scopi che essi si prefiggevano. Perciò non potevo ammettere che venissero trattati da « pirati ». E' per questo che iio mi sono affrettato, quindici ore dopo che la flotta aveva lasciato la Baia di , An . . , . ^ i—„„jì„„m„w,„„ ! 5^a^„^.^Ì^e„L°J°^"*I5?-?lr„aJILm? j moto rivoluzionario Venizelos rileva per annunziare che, contrariamente a quanto avevo loro dichiarato alla vigilia, mi mettevo ora alla testa del movimento ». L'errore dei rivoluzionari Parlando dello svolgimento del i ' che quando si mise alla sua testa, il successo era già diventato improbabile per il fatto che la flotta invece di arrivare a Salonicco verso le 23 di sabato, arrivava a Cavala verso le 15 di martedì, vale a dire con un ritardo di 64 ore. La sorpresa, che è un elemento di vantaggio enorme | ;„ ta]i circostanze, venne completa mente a mancare. Il governo di Atene aveva avuto Unto il tempo ne- a e e e i i o cessario per inviare rinforzi a Salonicco. Si aggiungano le difficoltà della flotta di procurarsi il combustibile, difficoltà di natura insormontabile nelle condizioni attuali e si vedrà come il movimento vedesse compromessa la sua superiorità marittima, la quale soltanto avrebbe potuto assicurare il successo. Delineatosi così chiaramente l'insuccesso, Venizelos ritenne che convenisse nell'interesse del paese non prolungare la lotta. « Così nella notte di lunedì 11 marzo — continua Venizelos — venne deciso di mettere fine al movimento insurrezionale. Il comandante in capo della i flotta, avendo dato ordine alle altre na vi che avevano preso parte al movi- ! mento di arrendersi, io mi sono imbar | cato con gli ufficiali che si erano con ; centrati a Suda e con qualche amico personale a bordo delVAveroff abéia ; mo fatto rotta su Caso, la più prossi- cpasidmppcCcesntqpdczrrcmnlzsDlcna e ma delle isole del Dodecaiinesò; siamo sbarcati, accompagnati da qualche sottufficiale, sulla costa deserta di detta isola, donde un ufficiale si recava al villaggio situato alla distanza di qual- - ! che ora e donde' poteva inviare un te- legramma che io indirizzavo a Rodi, a S. E. il Governatore Lago per annunciargli che eravamo rifugiati sul suolo ospitale d'Italia, più prossimo, e che pregavamo il suo Governo di permetterci di restare sul suo territorio in quella località e per la durata che sarebbe meglio convenuta alle nostre convenienze. « Ma S. E. il Governatore Inviava una torpediniera a rilevarci dalla località e ì a, Desir dove eravamo sbarcati per trae i sportarci a Scarpanto, dove venivamo -1 alloggiati provvisoriamente. Più tardi o | io, con mia moglie, col mio amico am, i miraglio Demestikas e tre altri ufficia e e n a e a e o e i a j sente illusioni ». li,, profittando dell'autorizzazione del Governatore, slamo arrivati a Rodi con una torpediniera e siamo qui da tre giorni. ■i Mi sono affrettato a rendere subito visita al Governatore, per esprimergli la mia gratitudine per l'ospitalità concessa. Attendiamo ora la risposta alla preghiera che abbiamo rivolta al Governo italiano. Queste, le mie dichiarazioni. E' quindi chiaro che io non avevo alcuna intenzione, dato il mio fermo proponimento già in attuazione di ritirarmi dalla vita politica, di assumere il potere o cariche, nel caso in cui il moto insurrezionale avesse sortito il suo effetto. « Aspirazione per l'avvenire ? Non parliamo di ciò. La mia età non con- g, ■' ! ! L'ENTUSIASMO DEI SOLDATI KEDl'Ci u AL PRONTE DELLA MACEDONIA

Persone citate: Caso, Desir, Rodi, Suda