La parete delle pareti

La parete delle pareti STORIE ED INTREPIDE IMPRESE DI ARRAMPICATORI La parete delle pareti Agosto, 1934, a Courmayeur: slamo appena tornati, Gorvasutti ed io, dal nostro tentativo alla parete e già tro-viamo sui giornali la notizia che pre- vedevamo fin da quando, alle 11,30' dilunedl 30 luglio, abbiamo iniziato laritirata, mentre i due tedeschi, che avevano raggiunto dopo un affannoso inseguimento, riprendevano imperter- riti la loro lenta marcia verso l'alto. « Due alpinisti bavaresi, Haringer ePeters, erano partiti per l'ascensione della parete nord delle Grandes Jo- rass^s. Senza dubbio furono sorpresi|rdalla bufera. Stamane, infatti, venne : uritrovatp sul ghiacciaio di Leschaux, ai piedi della . parete, il cadavere di uno di èssi, orribilmente' sfracellato per la caduta. Non. si sono trovate tracce del suo compagno, ma sarebbe vano tenere.ancora qualche speranza di ritrovarlo in vita ». ' Ma il giorno dopo i giornali scrivono1:'-«-Il bavarese Peters, scomparso sulla parete delle Jorasses, è ridisceso incolume, per quanto sfinito dalle sofferenze e dalla mancanza di cibo ». Rudolf Peters ha, dunque, passato cinque giorni in parete, dal 29 luglio al 2 agosto: nel primi tre ha cercato disperatamente, con la cooperazione di Haringer, di forzare il passaggio verso l'alto, negli ultimi due, rimasto solo per la mortale caduta del compagno all'inizio della discesa, ha lottato con energia meravigliosa per la salvezza della propria vita, riuscendo a raggiungere con I proprii mezzi il ghiacciaio di Leschaux, dove lo attendevano gli alpinisti e le guide saliti in suo soccorso. La parete nord delle Jorasses («la parete delle pareti », cosi la chiama tgttPeters nella sua relazione sull'ultimo : numero del « Bergsteiger » ) si innalza | per circa 1200 m. dal ghiacciaio di | Leschaux, in terra di Francia, con due formidabili contrafforti rocciosi, quasi sempre coperti di neve e vetrato, separati da un grande e tetro canalone di ghiaccio nella sua parte inferiore, roccioso nel tratto finale. Su di essa si so- I no svolti finora venticinque tentativi, a : cominciare dalla ricognizione effettua- ta nel 1907 da G. W. Young con la gui- da J. Knubel; le sue vittime sono, però, soltanto tre (e non, come si racconta, |dieci o dodici): H. Bhrem e L. Rittler nel 1931, Haringer nel 1934, tutti e tre bavaresi e soci del Club Alpino Acca- „ p _ ^ , 3SS t^^^^^vo, sul contrafforte orientale, da parte1degli italiani A. Rand Herron, Lr Ga-|sparotto e P. Zanetti, con le guide A. ICharlet Croux di più notevoli sono quelli effettuati nel 1934, sui quali dobbiamo fermarci brevemente, per vedere a chi spetti il merito di aver raggiunto il punto massimo sulla parete. Il 5 luglio 1934 Armand Charlet e l'alpinista svizzero R. Greloz attaccano alle 4 antimeridiane e raggiungono vo, sul contrafforte orientale, da parte1lani A. Rand Herron, TU Ga-|r» P ZnnPtti con le tmirip a di Chamonix ed Evariato di Chamonix ed Evaristo lCourmayeur, pure i tentativi,rverso le 10 l'altezza di circa 3700 m., |so" il gran nevaio superiore. Dopo 2 oree 30' di arrampicata durissima, Charlet riesce ad innalzarsi ancora di una ven-arrampicandosi lungo il contrafforte occidentale, sullo spigolo che dalla sommità della seconda torre s'innalza ver tina di metri, ma è arrestato da strapiombi insormontabili e alle 12,30' deve batterà in ritirata, ritornando alla base della parete per le 19,30', con numerose corde doppie. Bisogna, però, ri- ; cordare che il primo tentativo por que j sto contrafforte occidentale (ormai si 1 è abbandonato l'orientale, su cui si svolse il tentativo del 1928, fiata la sua ;evidente impossibilità) venne eompiujto nel 1933 da G. Gervasutti e P, Za netti, 1 quali raggiunsero U'altezza di ! circa 3500 m. e, poi, dovettero ritornaj re per il maltempo, il 9-10 luglio si registra un tentatl1 vo dei ginevrini signorina IJ. Boulaz e I M. R. Lambert (anche le donne, adeslso, vogliono vincere le Qrandi Jo- rasses!), che, però, non raggiungono una grande altezza, pur essendo costret- ti a bivaccare nella discesa. II. 2S luglio i bavaresi M. Meyer e L. Steinauer raggiungono l'altezza di' 3350 m., ritornando poco prima della seconda torre per le condizioni troppo cattive, dopo di aver rischiato di essere uccisi da una caduta di pietre. Dopo una faticosa e pericolosa discesa Ritornano al rifugio Leschaux! dove erano appena arrivati Haringer e Peters, Ed. quali consigliano di guardarsi bene dalla parete Nord. « Haringer sorrise e partì » andando a bivaccare sul ghiacciaio, alla base della parete. Il 29, domenica, ~'i due attaccano il pendio di ghiaccio- del gran canalone: Gervasutti ed io, che quel.'a mattina stavamo arrivando al rifugio di Leschaux dal Colle del Gigante, li vedemmo verso mezzogiorno in pieno pendio e ne osservammo le mosse per tutto 11 pomeriggio, fin quando raggiunsero le rocce, dopo oltre 10 ore dì lavoro di piccozza. Verso sera giunse al rifugio Armand Charlet, prontamente avvertito del tentativo dei tedeschi, e all'I an- mngslmrstimeridiana del 30 luglio dee cordate lasciano il rifugio, quella delle guide: francesi Charlet e F. Belin e la no- ' stra, seguite a breve distanza da un'al-; tra di tre austriaci. In complesso, tenendo presente che ' Haringer e Peters erano già in parete dal giorno prima, nove arrampicatori muovono contemporaneamente all'attacco delle Jorasses, due tedeschi, due francesi, due italiani e tre austriaci, Credo sia questa ,a prima volta cne ai presenta nella storia dell'alpinismo una COmpetlzione cosi diretta ed accanita per la conquiata di una vittoria alpinistica: è ver0) per0i cne fummo tutti egualmente battuti dalla parete nord... Le guide Charlet e Belin abbando- _ , 8 d a, ^S^^^ySi 2 incontrammo con Charlet, mentre que- stl 3tava "discendendo <cl incon-1 tramino per modo di dire, perchè, men- ! incontrammo con Charlet, mentre que-1 stl 3tava "discendendo <ci incon tramino per modo di dire, perchè, men tre noi due eravamo incastrati in una \ Charlet scen- fessura piena ai gniaccio, unanei scen \rva-con la corda, nel vuoto. lungo uno | spigolo a circa 20 m. di diEitanza) e ! la guida ■ ci gridò, a guisa di saluto: « Rien à faìre, c'est tout en giace! ». Continuando la nostra salita, rag- j , giungemmo 1 tedeschi verso le 11, a quota 3650 circa, mentre esai stavano 1 accingendosi alla traversata del nevaio ! medio, a metà cammino fra la seconda torre e il gran neva o superiore, 50-60 ir» ti ,„ _„„ li circa sotto il punto massimo rag-1giunto da Charlet U 5 luglio^ Qui, ve- jdendo che in alto c'era troppa neve e: vetrato sulla roccia, per cui il passag- gio non era, a nostro giudizio, momen-1taneamente possibile, e ritenendo poco t ' „. M ,,' v,i opportuno esposti al rischio di un b - vacco col cercare di raggiungere al- meno il limite di Charlet, decidemmo di abbandonare anche noi, rame già avevano fatto le due guide assai prima. Il nostro ritorno dovette causare un immenso giubilo ai due rivali (che si erano sentiti parecchio Inquieti al nostro arrivo e temevano di sentirsi chiamare «pista»!) ed essi continuarono, attraversando il nevaio: alle 17 vennero visti per l'ultima volta dal rifugio, a breve distanza dalle rocce superiori. Noi, intanto, eravamo tornati al rifugio, incontrando nella discesa i tre austriaci, che si erano fermati alla pri- ma torre e poi scesero con noi. II giorno dopo ripartimmo per il Colle del Gigante, mentre una furiosa bufera si scatenava sulle Jorasses, e il mercoedì apprendemmo dai giornali, a Courmayeur, la notizia della morte di Haringer. Peters, al suo ritomo, affermò di essere arrivato fin sopra il gran nevaio superiore, a non più di 150 m. dalla cresta sommitale, ed ha ora pubblicato una relazione in cui ribadisce tale affermazione. Però il suo racconto è piuttosto lacunoso nei confronti del passaggio più importante della salita e lascia adito a molti legitttimi dubbi. Charlet, che ebbe con lui un colloquio a Chamonlx, subito dopo il suo miracoloso ritomo, gli contestò la verità delle sue asserzioni ed ha ripetutamente affermato che i due tedeschi non possono aver raggiunto il nevaio superiore, per un complesso di motivi che sarebbe fuor di luogo esaminare qui dettagliatamente. Chi ha ragione: l'Intrepida guida di Chamonix o l'arrampicatore bavarese? E il punto massimo sulla parete nord delle Jorasses è stato raggiunto daCharlet e Greloz il 5 luglio, o da Ha ringer e Peters il 31 ? La risposta ci verrà data nella stagione 1935, in cui è da provedere chela lotta si riaccenderà vivacissima, enon è nemmeno da escludere che qualcuno riesca a passare e a farla finita una buona volta con la « parete delle pareti ?, che incomincia davvero a far parlare un po' troppo di s6..'. Renato Chabod Una magnifica visione della Parete Nord delle Grandes Jorasaes. I limiti raggiunti dai diversi tentativi sono cosi segnalati: C G: punto massimo raggiunto da. A. Charlet e ,R. Greloz (5 luglio 1934) — R: punto In cui raggiungemmo Haringer e Peters alle 11 a. m. del 30 luglio 1934 — H P: punto che sarebbe stato raggiunto da Haringer e Peters il 31 luglio 1934, secondo le affermazioni di Peters — I: prima torre — II: seconda torre. L'itinerario dall'attacco della parete fino -alla sommità della II torre non è visibile, svolgendosi nel . . canale compreso tra le due torri e la parete propriamente detta.

Luoghi citati: Courmayeur, Francia