La legge marziale a Cuba per reprimere l'agitazione operaia

La legge marziale a Cuba per reprimere l'agitazione operaia La legge marziale a Cuba per reprimere l'agitazione operaia L'Avana, 11 notte. Cuba è di nuovo in uno stato di completo disordine, simile a quello della duplice rivoluzione dell'autunno del 1933 conclusasi col memorabile assalto dei partigiani del nuovo governo all'albergo Nazionale, dove si erano asserragliati 400 ufficiali. Stavolta la. situazione si è andata sviluppando per ragioni non diverse da quelle che hanno determinato tutte le insurrezioni precedenti: essa è il risultato diretto della profonda e forse incurabile crisi economica dell'isola producente zucchero che nessuno vuole comperare. Un proclama di Mendieta Periodicamente la popolazione si ribella alle autorità, le quali, anche quando sono animate dalle migliori intentarmi, non possono ridare la prosperità ari un'isola specializzatasi ai tempi df.l libero scambio in un solo tipo di produzione. Anche stavolta ad organizzare la propaganda e l'azione contro il governo sono stati i sindacati operai, i quali hanno ordinato ai loro iscritti, alla fine della setlhnana scorsa, di abbandonare il lavoro. Gli uni dopo gli altri hanno proclamato lo sciopero: i tranvieri, i tipografi, i ferrovieri, i dipendenti dalht Stato e dalle anuyùnistrazioni locali, gli addetti agli impianti di il luminacene, e infine perfino gli infermieri degli ospedali e una parte dei medici. Sabato l'Avana era una città ri- dotta all'inattività e al silenzio come dopo una distruzione. Sotto le ceneri covava però l'incendio, e nella notte tra sabato e domenica si sono avute le prime gravi esplosioni del malcontento del popolo. Gruppi di dimostranti che gridavano « Abbasso il governo Mendieta » sono comparsi per le vie, hanno fatto fuoco sulle truppe e sulla polizia e hanno lanciato dieci bombe. Si sono svolte qua e là delle piccole scaramucce durante le quali vi sono stati morti e feriti, il cui numero tuttavia, dato il disordine completo dei servizi di informazione, è ùnpossibile accertare. Alla testa di un reggimento di truppe uscito per ristabilire l'ordine si è visto il colonnello Fulgenzio Batista, ex-sergente, che fu l'eroe della rivoluzione del 1933 e che da allora è il capo dello Stato Maggiore cubano. Dietro consiglio di Batista, il quale deve essere considerato sempre il vero dittatore dell'isola, il Presidente Mendieta ha proclamato la legge marziale e poi ha fatto affiggere alle cantonate un manifesto in cui dichiara di essere deciso a ristabilire l'ordine a qualsiasi costo. « Sono deciso a impedire tumulti e disordini e a rimanere al governo — dichiara il Capo della Repubbli ca — e sono deciso a ottenere obbedienza, prima di tutto perchè sono Presidente della Repubblica, secondariamente perchè sono Carlos Mendieta, e in terzo luogo perchè voglio dimostrare alla popolazione di Cuba che sono un uomo degno della mia posizione ». Le carceri rigurgitanti Il Presidente, nonostante tutto, si lascia guidare dal colonnello Batista, al quale è piaciuto oggi di nominare Il capo della polizia, Pedrasa, a Governatore militare della provincia dell'Avana. Mendieta ha apposto la propria firma al decreto. Successivamente Batista estendeva il regime militare alle altre sei provincie della Repubblica, affidando poteri larghissimi a dei colleghi suoi fidati. Pedrasa, appena insediato nel suo nuovo ufficio, ha diramato un ordine a tutti gli impiegati dello Stato e della provincia, esortandoli a non evitare a far fuoco quando sono aggrediti dagli scioperanti, e promettendo loro impunità completa. « I servizi pubblici e quelli amministrativi — egli dichiara — devono continuare e, per assicurare la loro continuità, sono deciso a provvedere con la massima energia ». Senonchè la maggioranza della classe impiegatizia — compresi i dipendenti dalle amministrazioni pubbliche — hanno pure, come si è detto, aderito allo sciopero generale, e a fianco del Governo non rimangono che la polizia e l'esercito. Gli operai decisi a lavorare nonostante l'ordine di sciopero, sono autorizzati dal Governo a portare le armi, ma il loro numero è esiguo. La polizia e le truppe hanno operato nelle ultime 48 ore un ingente numero di arresti di persone sospette. Specialmente ricercati dalla polizia sono i membri dell'associazione A.B.C, composta di operai e studenti, all'opera della quale sono state attribuite nel corso degli ultimi anni tutte le esplosioni rivoluzionarie e che è ritenuta perciò pericolosissima. Le fortezze sono rigurgitanti di prigionieri. Una di esse, nella quale, di regola non possono essere rinchiuse più di 1500 persone, ne ospita da ieri 2500 in condizioni impressionanti. Uno dei più gravi aspetti della situazione è la mancanza di acqua in taluni quartieri della capitale, in conseguenza dei danni causati da bombe lanciate dai rivoltosi contro l'acquedotto cittadino.

Persone citate: Batista, Carlos Mendieta, Fulgenzio Batista, Mendieta

Luoghi citati: Avana, Cuba, L'avana