S. E. Rossoni inaugura a Verona la Fiera Nazionale dell'Agricoltura

S. E. Rossoni inaugura a Verona la Fiera Nazionale dell'Agricoltura S. E. Rossoni inaugura a Verona la Fiera Nazionale dell'Agricoltura Verona, 11 mattino. Ieri, dalla cella della Lambertina, appuntita nei cielo velato da banchi di foschia, all'ora nona è piovuto, largo e maestoso, quel rintocco grave dell'Arengo che si ode soltanto nelle più solenni giornate. Cosi Verona aveva voluto salutare, col martellare solenne del suo maggior bronzo — cui sono legate tutte le sue glorie — la Fiera Nazionale dell'Agricoltura. La citta, pur sotto un cielo imbronciato, ha risposto giocondamente e in pieno all'appello. Già fin da sabato e nelle prime ore di ieri mattina, era giunta una vera fiumana di gente: espositori, mercanti, stranieri, contadini, convenuti *a migliaia da tutti i centri del veronese inquadrati sotto i labari delle loro organizzazioni, per portare il caldo saluto della terra veronese al Ministro dell'Agricoltura. La cerimonia in Castelvecchio S. E. Rossoni, ch'era giunto con S. E. Baistrocchi e con S. E. Tassinari, ha trovata la città vestita a festa e la cittadinanza tutta sulle strade, accorsa ad ammirare lo spettacolo offerto dalla giornata inaugurale della Fiera. Il Ministro, cosi — che rappresentava in forma ufficiale il Governo — è passato continuamente tra due fitte ali di folla cheta sottolineato il suo passaggio con un grandinare di applausi e con un echeggiare di calala» al Duce: applausi ed « alala » che sono cessati solo quando S. E. Rossoni, attraverso il suggestivo ponte levatoio, ha raggiunto, in Castelvecchio, la dugentesca sala della Musica — sulla quale gli stemmi nobiliari di Verona d'ogni tempo specchiano le loro insegne agresti — ove erano convenute tutte le Autorità ed i duecento congressisti giunti da ogni parte d'Italia per partecipare al Convegno sul rinnovamento e sulla bonifica delle vecchie case dei rurali, onde risolvere questo problema che incide sulla vita di oltre un milione di famiglie di contadini della nostra terra. La sala — ove il Ministro e i due Sottosegretari sono stati ricevuti dal Prefetto S. E. Oriolo, dal Podestà on. Donella, dall'on. Pasti, presidente della Fiera di Verona, dal Federale dottor Frediani, dall'on. Miori delegato a rappresentare la Camera dei Deputati, e dal senatore Montresor, delegato a rappresentare il Senato, nonché da tutte le maggiori personalità del campo agricolo italiano e da tutti i delegati ufficiali dei vari Governi rappresentati alla Fiera — presentava un colpo d'occhio magnifico. dplcdnacpttsplpatz e e o o a a e e a La cerimonia inaugurale della Fiera Nazionale dell'Agricoltura è avvenuta in questa sala non senza un particolare significato (perchè, cioè, questo vetusto Castello è un poco il cuore della città, e quindi della Fiera, visto che questa comprende e invade tutta la parte centrale di quella) ed è stata improntata ad una semplicità veramente rurale: il saluto al Re e il saluto al Duce, a cui han fatto eco l'« evviva il Re » e l'« A noi » di rito. Nel silenzio, veramente religioso, del luogo, il Podestà ha porto al Ministro il saluto di Verona, e l'on. Pasti gli ha illustrata la Fiera, inquadrandola nella sua funzione economica rispetto al Paese e di indirizzo nei riguardi della agricoltura nazionale. Tra la più viva attenzione dei presenti, quindi, ha presa la parola S. E Rossoni, il quale ha tracciato il quadro dello Stato corporativo mussoliniano, di cui l'agricoltura è elemento essenziale e rappresentativo, ed ha riassunto l'attuale funzione degli agricoltori e dei contadini nella compagine economica dell'Italia fascista che ha assegnato un grande compito di collaborazione politica anche alla gente della campagna. Il Ministro ha concluso inneggiando all'opera ricostruttrice del Duce, che la Fiera di Verona riafferma nel suo possente dinamismo. La visita ai padiglioni S. E. Rossoni, che è stato, nei punti più salienti, frequentemente interrotto da applausi, e che, alla fine, è stato fatto segno ad una calda e prolungata ovazione, ha lasciato la sala mentre dalle vie adiacenti a Castelvecchio giungevano fino a lui i rinnovantisì e suggestivi canti al Duce dei lavoratori della terra assiepati a migliaia sotto le mura del palazzo Scaligero ed a stento trattenuti dai cordoni. Le manifestazioni di entusiasmo al-l'indirizzo del Capo si sono ripetute,nuovamente, al passaggio tra i ruralidei Ministro, che si recava al Palazzodella Gran Guardia per iniziare la visita di tutti i quartieri della Fiera; visita rapidissima, ma piena di interessamento — anche davanti allo stand dove il nostro giornale documenta la sua attività ed il suo sforzo — che tut-tavia ha occupato oltre un'ora, e che ha dato la sensazione più completa a S. E. Rossoni di questa grande manifestazione che racchiude, secondo il motto, « tutto ciò che serve all'agricoltura e tutto ciò che l'agricoltura pro¬ duce » e che è veramente l'espressione più viva dell'Italia rurale. Le visite al Campo sperimentale, ove la tecnica internazionale si cimenta con la pratica, al Campo della Fiera dei Cavalli, il più grande del mondo per numero di quadrupedi, ed ai quartieri all'aperto, nei quali, in un trionfo di colori, la sagra rurale sbandiera la più impensata « concierge » d'ogni attrezzo agricolo, hanno concluso la mattinata del Ministro. Le interessanti manifestazioni Nel pomeriggio — mentre S. E. Tassinari presiedeva i lavori del Convegno per il risanamento delle case rurali — le autorità convenute a Verona hanno partecipato alle altre manifestazioni, cosiddette di contorno, del programma, assistendo al Concorso Nazionale Ippico, -- che nella b'millenaria cornice dell'Arene., presenti oltre duecento cavalieri, ha inquadrato una gentile festa di mondanità e di eleganze, — e a quella lotta di centauri che. sulle strade del terzo Circuito di velocità si contendevano disperatamente, nell'ebbrezza della vittoria, la palma di un ambito primato: ovunque tra siepi di folla, rurale per lo più, e tra canti agresti. Frusta dalla semplicità, dunque, quella d'oggi, e sagra della gente umile, messa, gomito a gomito con i suoi capi per riconoscersi in essi, per udire, dalla loro viva voce, la parola che indirizza l'azione e il lavoro di domani sui risultati dell'azione e del lavoro di Ieri, per celebrare, fino all'ora più tarda, lietamente, come in un calendimaggio silvano, la apoteosi del lavoro più modesto. Sulla festante giornata, così, è scesa la sera. Dal Salone dei Vini del convulso quartiere centrale della Fiera, l'ultimo tappo, — attorno alle tavole rigurgitanti di accolte di contadini, — è saltato per allietare, con la mescita di un liquido rivolo di sole, il sereno e onesto riposo dell'ultimo lavoratore attardatosi a brindare al lavoro dell'annata ed al convegno dell'anno prossimo. La giornata di festa si è chiusa, in tal modo, come nella più povera delle osterie di Strapaese, secondo il giocondo e sereno e millenario rito della nostra stirpe rurale che dalla semplicità della sua vita sa' trarre la forza per le nuove lotte di domani. Carlo Manzini. cpr—