La scuola ed il Ministro

La scuola ed il Ministro La scuola ed il Ministro Dal vigoroso discorso del Ministro 'De Vecchi di Val Cismon è opportuno ripetere alcune cifre. Danno ai frettolosi un quadro approssimativo dell'opera del Regime per l'educazione nazionale. Nel 1922 tre milioni e 350 mila ragazzi frequentavano le scuole primarie, nel 193^ Quattro milioni c 670 mila. I maestri sono ora 105 mila: le classi circa duecentomila : nell'anno XII sono slate create 1600 nuove scuole. Le spese per le scuole elementari ammontano ad un miliardo all'anno. La popolazione scolastica dei ginnasi, licei classici e scientifici, istituti magistrali è salita da 92 a 162 mila; inoltre 60 mila giovani fre quentano scuole non statali sulle qua li il Ministro preannunzia più severo controllo. Esistono inoltre duemila scuole professionali con circa trecen tornila studenti, e sono frequentate da figli dì contadini e di operai che affinano le proprie attitudini e perfezionano le proprie capacità. Alle Università il Regime ha destinato in pochi anni oltre seicento milioni per edifici, gabinetti, cliniche, scuole di scienze naturali, istituti così poderosi da gareggiare vittoriosamente con i migliori del mondo. Si vogliono creare le più favorevoli condizioni per raggiungere quei fini per i quali da secoli è in travaglio il pensiero italiano. Grande compito della scuola non è soltanto quello di istruire ma di educare la gioventù affinchè da essa sorga il perfetto cittadino ed il perfetto fascista. Sul tema il nuovo Ministro ha parlato con spirito ardente di vecchio e disciplinato milite del Partito: « Non so quanto io sia pari a questo compito di infuturamento della civiltà mussoliniana, ma so bene che, ricevuto un comando, ho la forza per farlo eseguire. Prendo impegno d'onore con Voi, Duce nostro, che tutte le forze mie e del mezzo milione di dipendenti, fatte una volontà sola e più dura del granito, saranno spese con ostinata tenacia, con assoluta fede per eseguire la vostra consegna ». Per dare a tutte le scuole italiane lo slancio e la fede di una Rivoluzione che vuole creare una nuova civiltà, il Capo non poteva scegliere personalità più alta del Quadrumviro De Vecchi: diplomatico, statista, soldato. E della sua-opera di soldato è utile ricordare ai giovani, in questi giorni in cui l'attenzione è particolarmente tesa verso l'Africa orientale, l'azione da lui svolta in Somalia. Governatore di quella colonia dal 1923, riceveva, nella primavera del 1925, ordine dal Duce di riconqui.starne gli abbandonati confini. Con ■ poche migliaia di uomini devoti e con pochi milioni di lire occupava una zona di 300 mila Kmq. guidando difficili ed arrischiate operazioni terrestri, navali ed aeree. In poco più di un anno aveva vinto, pacificato e riunito definitivamente alla Somalia i vasti sultanati di Obbia e di Migiurtina. Preveggente, dichiarava al suo ritorno: « Entro un periodo di tempo relativamente breve la Somalia costituirà una grande forza per l'economia nazionale. Sono certo che un giorno vaste masse della nostra popolazione troveranno in quella colonia possibilità di lavoro. Il mio compito è stato quello di segnare una stradadi aprire una porta; la strada oggi è segnata, la porta è aperta. Un primo ciclo è chiuso, a me o ad altri toccherà sviluppare l'opera iniziata».Parole di un pioniere cui il Duce ha affidato ora altri compiti con responsabilità non meno gravi.

Persone citate: De Vecchi, Duce, Obbia

Luoghi citati: Somalia