Rintelen si inquieta e batte i pugni

Rintelen si inquieta e batte i pugni MOMENTI DRAMMATICI AL PROCESSO DI VIENNA Rintelen si inquieta e batte i pugni La sentenza attesa per domani Vienna, 6 notte. La sentenza del processo Rintelen, (che era stata annunciata per questa sera, la si avrà appena dopo domani venerdì, salvo s'intende complicazioni o sorprese. L'udienza odierna ha avuto svolgimento vivacissimo e a volte quasi drammatico. I privati continuano anche adesso a immischiarsi nel processo; oggi il Presidente in principio di seduta, ha voluto dare lettura di tre lettere appena appena arrivategli; fra 1 mittenti figura anche un detenuto. Il colonnello che lo tenne prigioniero II primo teste della giornata è stato il colonnello Pohl, che ai 25 di luglio tenne prigioniero il Rintelen al Ministero della Difesa. Egli racconta che, per incarico del Sottosegretario di Stato alla Difesa Zehner, egli prese in in consegna il Rintelen e lo accompagnò in una stanza alla porta della quale si affrettò a mettere delle sentinelle; l'apparecchio telefonico che si trovava nella stanza venne isolato dalla centrale. Il Presidente chiede al teste se abbia parlato con il Rintelen e il testa risponde: «La mia conversazione si limitò a una protesta del Ministro. Rintelen aveva aperto la finestra e la sentinella che si trovava nel cortile, gli aveva dato ordine di ritirarsi dal davanzale. Allora chiamai il soldato e gli chiesi che cosa fosse avvenuto. La sentinella disse che Rintelen si era sporto dalla finestra in modo tale che si era visto costretto a dargli ordine di ritirarsi. Fino alle 19,30 non avvenne più nulla. A quell'ora chiesi al ministro se desiderasse un letto. Rintelen rispose di no. Ciò nonostante gli feci portare un letto nella stanza. Andai quindi a vedere di persona che cosa facesse il Rintelen e lo trovai in piedi, vicino ai tavolino. Egli era ancora vestito. Gli chiesi se desiderasse qualche cosa e gli comunicai che Dollfuss era morto in seguito alle ferite riportate. Pres.: — Come accolse l'imputato ta te notizia? Teste: — Rintelen esclamò: «ma questo è orribile». Restò quindi tran quillo fin verso l'una del 26 luglio. Nel frattempo ebbi notizia che due funzionari della Questura centrale sarebbero venuti a rilevarlo. Tornai nella stanza di Rintelen, che era completamente al buio, e lo avvertii che c'erano due persone desiderose di parlargli. Il Ministro fece un gesto come se desiderasse rimaner solo, ed io lasciai la stanza. Poco dopi sentimmo una detonazione. Ritornai immediatamente nella camera e vidi il Rintelen seduto sulla sedia davanti allo scrittoio, un po' ripiegato sul fianco sinistro, tuttavia in perfetta conoscenza; vicino a lui giaceva un bicchiere rovesciato che conteneva un liquido di color bruno (da ulteriori deposizioni è poi risultato che quel liquido era semplicemente dell'acqua). Uno dei funzionari di polizia esclamò: «Ma, signor Ministro, che cosa ha fatto ? » e Rintelen rispose: « Già, poiché mi trattate a questo modo... ». Quindi gesticolando vivacemente, domandò un prete. Noi abbiamo avvisato un posto di pronto soccorso e altro non so dire. Il prete arrivò quando il dott. Rintelen aveva già lasciato il Ministero. Due fogli del calendario che si trovava sul tavolino, il dott. Rintelen li aveva strappati per scrivere sul rovescio le lettere di commiato alla famiglia. Si presenta, quindi, nell'aula il consigliere di Stato dott. Funder, direttore dell'ufficiosa « Reichspost », che di questo processo è considerato il teste prin- Il Presidente gli domanda quali rapnorti egli abbia avuto con l'imputato, e il Funder risponde che i rapporti sul principio furono eccellenti perchè lui ammirava molto il Rintelen a motivo della sua semplice vita e di altre qua lità; più tardi si accorse che Rintelen era un ambizioso e allora le loro relazioni si guastarono. La crisi di queste relazioni si manifestò, per essere esatti, nel 1924, anno in cui c'era da risolvere il problema della successione alla presidenza della Repubblica; secondo il teste, Rintelen aspirava a quel posto. Ma le ambizioni dell'imputato si rivelarono ancora più forti, allorché il dott. Dollfuss apparve un seno candidato per la carica di Cancelliere, nel maggio 1932. Mentre si parlava della nomina di Dollfuss a Cancelliere, Rintelen incontrò un redattore della Reichspost e esprimendosi contro questa candidatura disse fra l'altro: «Ma le pare! Il nome di Dollfuss è da escludere. L unico che possa diventare Cancelliere sono io ». Dllf? La dittatura contro Dollfuss? Alcune settimane appresso, quando Dollfuss effettivamente diventò Cancelliere mentre il Rintelen aveva assunto il portafoglio della Pubblica Istruzione, il dott. Funder volle avere uno scambio di vedute col Rintelen per chiarire degli equivoci, giacché si parlava di intrighi del Ministro contro il Cancelliere. Rintelen gli rispose indignato che lui non pensava affatto a cose simili e che Dollfuss stesso dovesse essere convinto della sua lealtà. Indi aggiunse: « Però se io dovessi convincermi che Dollfuss non è all'altezza del suo compito, allora mi farei avanti e proclamerei la dittatura». JIo — esclama il teste — risposi che la cosa non sarebbe stata tanto facile e che lui avrebbe dovuto superare le resistenze del Partito cristiano sociale e sopratutto quella di Kunschak. Rintelen replicò: « Kunschak lo metto dentro». Rimasi molto stupito di un simile linguaggio adoperato dal Rintelen; però ciò mi apri gli occhi». A questo punto della deposizione di Funder, Rintelen perde la pazienza, interrompe il teste e esclama con grande energia: Devo rilevare che io col testimonio non ho mai avuto le buone relazioni delle quali egli parla; al contrario fra noi vi furono dei dissensi. Il Funder aveva nel Partito una posizione che io non gli volevo riconoscere. Nego in modo assoluto di avere mai aspirato alla carica di Cancelliere. Al tresl nego di aver aspirato alla carica di Presidente della Repubblica giacché col Presidente Hainisch io intrattenevo rapporti basati su assoluta lealtà; prego di interrogare Hainisch per chieder: eli se io abbia mai nutrito ambizioni del genere. Altresì prego di Interrogare l'attuale presidente della Repubblica Miklas. La presidenza non mi ha mai interessato: la presidenza non mi ha mai attirato. E del resto, mai avrei fatto davanti a testimoni una osservazione cosi poco riguardosa. Faccio Inche notare che il dott. Funder, alrepoca del suo primo interrogatorio, non ha mai fatto dichiarazioni del ge- ^Purblicc Ministero: — Le fa adesso perchè crede che oggi siano impor- Imp. (picchiando forte il PUS™.*"1 tavolino) : — Debbo rilevare che 11 rappresentante dell'accusa suggerisce al testimonio le sue opinioni. Pres.: — Lei non ha da rilevare niente, perchè non tocca all'imputato fare dei rilievi. Lei può soltanto formulare delle domande. „ ,.. .. „„ Imp.: — Però io ho il diritto di manifestare le mie opinioni. preB.: — Ma lei non ha il diritto difare delle contestazioni. gnn Imp. — Ma lo debbo fare delle constatazioni, come pure ho il diritto di far citare tutti i personaggi politici più importanti del Partito. Se costoro vogliono dire la verità, devono deporre che io non ho mai aspirato alla carica di Cancelliere. All'Albergo Imperiai Pres.: — Ma in quella conversazione lei ha parlato di dittatura. Imp.: — Questo è possibile. Pres.: — E ha detto inoltre che lei avrebbe fatto arrestare il Kunschak. Imp.: — Questo è escluso, giacché ho sempre avuto grandissima stima per il Kunschak. Il teste Funder, venendo a parlare degli avvenimenti del 25 luglio e del modo in cui accompagnò il Rintelen al Ministero della Difesa, dice che ebbe subito notizia della comunicazione lanciata dalla radio e che cercò senza indugio di recarsi al palazzo della Cancelleria. Ma non riuscì ad arrivarvi. Allora si diresse al Ministero della Difesa dove si erano riuniti i Ministri e fu testimonio delle prime discussioni. Verso le 3, Schuschnigg usci dalla stanza nella quale i Ministri s'erano riuniti e gli disse: « Se Rintelen fa parte della congiura, allora è certo che tutte le fila fanno capo a lui. Sarebbe perciò importante averlo qui ». Allora il teste si offri di trovare Rintelen e Schuschingg gli diede l'incarico di provvedere. « Mi diressi — prosegue il teste — senz'altro verso l'albergo Imperiai, e riferendomi all'incarico affidatomi dal dott. Schuschnigg, pregai il Rintelen di ricevermi. In mia compagnia si trovava il signor Radosch. Rintelen era rosso in volto come mai l'avevo visto e appariva alquanto turbato. Io gli dissi che avevo 1 incarico di accompagnarlo al Consiglio dei Ministri. Lui sulle prime non voleva venire; ma poi ri' spose che anche Schuschnigg gli aveva, telefonato e che era suo proposito di recarsi al Ministero della Difesa. Nel frattempo squillò il telefono; capii che si trattava del generale Wagner che evidentemente domandava che cosa accadesse; ma con mia grande sorpre^ sa, Rintelen gli diede una risposta evasiva, lasciando intendere che non potè va parlare. La cosa mi stupì, in quan to davanti a me lui avrebbe potuto par lare apertamente. Nell'andare da Rintelen, io non nutrivo verso di lui il benché minimo sospetto, o per lo meno non credevo ad una vera e propria colpa. Il Ministro si recò per un momento nella stanza accanto a quella in cui ci trovavamo, dovendo prendere qualcosa, e ritornando disse che avrebbe fatto venire un'automobile. Questo mi mise in sospetto, giacché io gli avevo già detto che la mia macchina era giù a sua disposizione. Allora gli parlai in tono più reciso, però sempre rispettando le forme. Pres.: — Rintelen si è espresso in merito alla notizia della radio? Teste: — Sì. Disse, su per giù, che si trattava di un'asineria o di una bestialità. Quindi lasciammo l'albergo e salimmo in automobile. Tutto il resto si è svolto senza che noi si scambiasse una sola parola. Pres.: — L'accusato afferma di avere riportato l'impressione che lei volesse pregarlo di fare da mediatore fra i ribelli e il governo. Teste: — Io non ho fatto allusione ad una cosa simile. Del resto ho già dichiarato che, recandomi da Rintelen, non credevo ancora a legami fra lui e i congiurati; mancava quindi la promessa necessaria per tale mediazione. Imp.: — Questo testimonio afferma di non aver creduto ad una vera e propria colpa; ma in una simile faccenda o c'è colpa o non c'è colpa. Pres.: — La prego di astenersi dal fare delle critiche perchè lei non ne ha il diritto. Imp. : — Ma insomma se io non posso nemmeno fare delle critiche allora non ho più diritto a nulla; e se le mie parole vengono considerate un'arringa, allora la mia libertà di parola e la mia difesa sono fatte segno a gravi restrizioni. Pres.: — Lei è un giurista e deve sapere che .a norma della procedura, lei ha soltanto il diritto di porre delle questioni. tanpsotopmtivplibesilspCtosvasbcmcnlialencatocCpstsegcn«SrvvstEdrscSsrcczdcpdfdRe«rtalsorlstUcPldddtitEt qImp.: — Chiedo che si mettano a verbale tutte le mie domande respinte. Ancora una volta devo constatare che l'attitudine assunta dal teste è molto caratteristica. Ancora una volta devo dire che in questa faccenda la colpa rappresenta il punto essenziale. « Signor Pubblico Ministero — aggiunge Rintelen picchiando con la mano sul tavolino — lei non mi deve interrompere. Pres.: — Ma il Pubblico Ministero non l'ha affatto interrotto. Imp.: — Sissignore, ha fatto un gesto. Pres.: — Ma per un gesto non c'è bisogno di alterarsi. Imp.: — Ancora voglio far consta¬ are che questo testimone dichiara che non sarebbe stato necessario venirmi a prendere all'albergo, in quanto io steso avevo l'intenzione di recarmi dal dotor Schuschnigg. Se parte della congiura, me ne sarei rimasto all'albergo Pres.: — Adesso non le costerà faica a riconoscere che questa sia una era e propria arringa! Il dott. Funder conclude la sua deosizione dichiarando che la famosa ista di ministri nazionalsocialisti pubblicata alla fine di luglio non è mai sistita. La telefonata alla radio tavessi fatto ecartamente non |Gli ultimi testi della giornata sono l direttore generale delia radio austriaca signor Oscar Czeija e due o tre personaggi di minore importanza. Il Czeija racconta che, ai 25 di luglio, ornando alla direzione della radio che i trova nel primo quartiere di Vienna, vide all'ingresso delie sentinelle. Era appena entrato nella sua stanza che entì nel corridoio delle detonazioni. Subito apri la porta e vide due individui, che a suo giudizio dovevano essere molto impauriti in quanto sparavano ome pazzi. Rientro immediatamente nella sua stanza per telefonare alla poizia, e terminata la conversazione, fu avvertito dalla telefonista che Rinteen desiderava parlargli. Il teste riconobbe subito la voce di Rintelen e gli chiese che cosa desiderasse. Rintelen, a voce bassissima, gli disse: « A quano pare è stata trasmessa una notizia che rappresenta una mistificazione ». Il Czeija rispose: « Signor Ministro, la prego di parlare più forte perchè non sento quasi nulla; qui si spara a tutto andare ». Rintelen mi domandava, soggiunge il teste, che cosa avvenisse, ed io gli risposi: « Lei mi farebbe un grande piacere se Invece di chiedere che cosa avviene, mi aiutasse a far venire qui la polizia ». Rintelen replicò: « Adesso non le posso dare aiuto. Sarà bene che lei si rivolga alle autorità competenti ». Allora posai il ricevitore ». L'imputato a questo punto ritiene doveroso osservare che, mentre lui ha a suo tempo deposto che fu il Czeija a telefonargli, oggi il teste ha detto che Eu lui, Rintelen, a telefonare alla radio; dato ciò, egli non vuole contestare la possibilità che le cose si siano svolte così. Viene quindi a deporre, dopo l'excomandante della Gendarmeria della Stiria colonn. Weinlich, il prete Grossauer, vice-presidente della sezione stiriana del Partito cristiano sociale. La deposizione di questo ecclesiastico è molto interessante, in quanto, a certe espressioni che denotano diffidenza per l'imputato e per i suoi « metodi diplomatici nella politica » egli fa succedere dichiarazioni di stima e di simpatia per il Rintelen. A un certo punto dice il Grossauer potersi affermare che, fino al 25 luglio, per lo meno due terzi della popolazione della Stiria ebbe per Rintelen grande simpatia, in quanto egli sapeva benissimo buttare i ponti. « Io non riesco a immaginare. — dichiara il teste con voce forte — che il Rintelen abbia potuto essere complice e abbia potuto approvare gli atti di violenza e di alto tradimento dei nazisti ».Pres. : — Io ho subito capito che questa deposizione sarebbe andata un po' oltre il segno. Come fa lei ad esprime- re^slml,e giudizio? «,„«, h„„„ *0, laSsce^M so, della sua umanità e, infine, riflet- tendo sull'alta carica da lui coperta, Un uomo simile non può commettere Ultimo teste della giornata è il vice-capitano provinciale della Stiria prof, Pichler, rimasto in carica fino al 1934. Anche questo teste tesse l'elogio dell'imputato. L'udienza è stata quindi rinviata a domani mattina. Italo Zingarelli delitti del genere Pres.: — Già, quando un alto tradimento riesce, allora ncn è più alto tradimento; allora la partita è vinta e il delitto non esiste più. Ma dica, il dottor Rintelen era ambizioso? Teste: — Credo di poter rispondere alla domanda in senso affermativo. Egli era molto sensìbile a certe correnti, e particolarmente alle adulazioni

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