Le origini della civiltà mediterranea scoperte nell'Isola di Malta

Le origini della civiltà mediterranea scoperte nell'Isola di Malta Le origini della civiltà mediterranea scoperte nell'Isola di Malta Si può considerare l'oriente cornete fonte prima di uno sviluppo civilizzatore del bacino del Mediterraneoe successivamente tutti i paesi che suquesto bacino si affacciano, contribuìre per la loro parte all'ampliamentodi questa civiltà. Voglio dire veder sue-cedere i greci alla civiltà cretese da es-si distrutta ed a distanza di secoli su perata, e i rudi coloni italici succedere ai greci nella stessa nostra penisola e distruggerne la civiltà per poi costituirne un'altra nqn meno interessar, te, ed i romani succedere ai greci nel dominio dell'Eliade e creare più tardi una loro arte che nel periodo imperiale potrà rivaleggiare per originalità e bellezza con la greca, o vedere più tardi gli abitatori dell'Africa romana o della Germania latinizzata rinvigorire l'arte nel bacino del Mediterraneo dopo avere con la propria prevalenza causato il decadimento dell'arte imperiale. Arte o civiltà che è poi la stessa cosa, in quanto è solo attraverso le opere d'arte — ed in specie le architetture — che noi giudichiamo della civiltà di un popolo. A continuare questi raffronti si andrebbe del resto a poco a poco svolgendo addirittura tutta la storia dell'arte europea; che lo scettro di sovranità artistica è passato volta a volta nelle mani delle varie regioni europee a seconda dei tempi. Ma siamo qui nel campo in cui le distanze si misurano a secoli, ed anche i tremila anni avanti Cristo con cui bisogna fare i conti quando si tratta della civiltà egizia, son forse poca cosa di fronte allo spaziare nella notte dei tempi che è dato dallo studio delle civiltà neolitiche o paleolitiche, per cui è difficile porre limiti di età e per cui mille anni di differenza possono essere un errore trascurabile. Quale dunque in questo periodo la marcia della civiltà nel bacino del Mediterraneo? Il solito oriente misterioso dal grembo del quale tutto sarebbe sorto, oppure quei popoli arioeuropei, il cui purissimo filone si troverebbe oggi nella razzistica « Hitlerland », sarebbero gli apportatori dal sud-est o dal nord-est delle prime forme di civilizzazione in questo nostro bacino che non avrebbe niente di originale? E' a questo punto che si può esaminare con attenzione il volume che Luigi Maria Ugolini ha pubblicato dopo circa dieci anni di studio sugli scavi e sui musei di Malta, e che rappresenta una interessantissima deviazione dalla strada finora seguita da tutti gli archeologi e studiosi di storia dell'arte. (Luigi Maria Ugolini: Malta - Origini della civiltà mediterranea - I volune, pagi ne XVI, 316, con 114 illustrazioni e XII tavole fuori testo - Roma, Libreria dello Stato, 1934-XII). Dobbiamo premettere che questo volume non è che l'introduzione allo studio vero e proprio dei monumenti neo litici di Malta, e vuol rappresentare più che altro una presa di posizione dell'archeologo nei confronti delle cor' renti finora accettate sulle origini della civiltà mediterranea; è quindi un volume divulgativo e con carattere di esame generale della civiltà neolitica maltese. aatdtcnzcntpctdn I punti essenziali del volume sono anzitutto la presentazione di un numeroso gruppo di monumenti principalmente architettonici d'epoca neolitica — come si rileva dagli elementi che più oltre addurremo — in secondo luogo la prova di rapporti commerciali tra Malta e le isole circonvicine — principalmente la Sicilia — e tra Malta e l'Africa, ed infine, come conseguenza, la prova, più che l'ipotesi, dell'esistenza di una fiorentissima civiltà in Malta nell'età della pietra, civiltà autoctona e dispensatrice di luce nel bacino del Mediterraneo, civiltà distrutta più tardi — o per lo meno sostituita — da un'invasione di popoli meno civili, ma più progrediti, quali potevano essere i lavoratori dei metalli. Gli edifici architettonici di Malta, i risultati degli scavi condotti nell'isola da moltissimi anni, erano già noti alla maggior parte degli archeologi, ma finora tutti erano stati d'accordo nel vedere in questa vigorosissima fioritura di monumenti neolitici maltesi uno dei tanti caratteristici aspetti di quelle civiltà attardate che continuano nei loro usi e costumi anche quando il mondo intorno s'è ormai evoluto, e vivono quasi in un tipico isolamento. Lo studio compiuto dall'Ugolini ha condotto alla assoluta demolizione del- la teoria di una civiltà attardata, inquanto che la stratificazione archeolo- gica maltese è quanto di più esplicito si possa avere al riguardo: in quelloche è lo strato neolitico non si sono trovate traccie di oggetti d'età cupro- litica, pur trovandovisi materiali fa- cilmente riconoscibili come d'impor- t.azione per la loro assenza nell'isola allo stato naturale, cosa che rivela unmovimento commerciale in età neoli-tica. Per di più gli oggetti di rame trovati nello strato dì età cuprolitica strato che ha inizio a novanta cen-«metri sopra il pavimento dei templiu ,.' . T ■ ♦„ neolitici ed a circa quaranta centime-rti aopra il piano degli altari deg'' stessi templi, come si può agevolmen te rilevare nella fotografia stratigrafl ca dello scavo del tempio di Tarscien — sono i primi oggetti che appaiono in questo stadio della civiltà umana e mostrano quindi chiaramente la sue cessione delle due età. II libro dell'Ugolini, che è senza dubbio fra gli studi più interessant apparsi in questi ultimi anni, non ha avuto soltanto consensi, ma anche critiche, data l'originalità e l'arditezza della tesi sostenuta. E principalmente dalla critica italiana è stato attaccato su due punti: sull'elemento cronologico e su quello della interpretazione data ai monumenti architettonici venuti in luce. Per l'Ugolini tali monumenti sono templi — confermano tale ipotesi troppi elementi tra cui principalìssimi ritrovamenti nelle favisse e gli strumenti attribuìbili al culto venuti in luce entro veri e propri ripostigli di pietra — e la quantità di tali templi si spiegherebbe con un carattere principalmente sacro dell'isola, carattere sacro di cui abbiamo numerosi esempi in epoca classica. Se quindi anche l'elemento abitazione civile come si intende architettonicamente in epoca storica, manca nell'isola — o per lo meno non è per ora venuto in luce, dato che gli scavi sono lungi dall'esser completi — poco valida è la tesi del raffronto con gli edifici sacro-profani di Cnossos e di Festos, data la diversità di sviluppo di tali complessi architettonici, che a Malta sono inferiori per vastità e quindi per capienza. La seconda questione di carattere cronologico ci sembra sufficientemente dimostrata dalla stratigrafia maltese e da quella preziosa fotografia di Tar- scien a cui ho accennato più sopra. E tutt'al più si potrà supporre — di fronte alla coltre di terra sterile che ricopre per circa trenta o quaranta centimetri gli altari lavorati del tempio di Tarscien — che un lungo periodo di silenzio — abbandono dell'isola, estinzione di questa razza e più che razza casta sacerdotale forse femminile, terrore di qualche cataclisma, cui implicitamente l'Ugolini fa cenno ri nerdtnrbnchiamando opportunamente il mito'pdell'Atlantide, impossibilità di vita so pravvenute? — che un lungo periodo di silenzio dunque abbia gravato sull'isola prima dell'avvento degli invasori in età cuprolitica. Lo stesso modo con cui alcuni degli oggetti di culto sono stati ritrovati in alcuni santuari — i coltelli di selce nel ripostiglio di un altare del tempio di Tarscien — fa pensare ad una singolare maniera di arresto di questa civiltà. E questo periodo di silenzio mi sembrerebbe la miglior prova cronologica da addurre insieme alle altre convincentissime. Lo studio dei singoli monumenti che sarà compiuto nei successivi volumi già annunziati dal nostro archeologo, porrà senza dubbio la questione ancora più in chiaro e completerà gli interessanti accenni di raffronto in specie con i monumenti — nuraghe — della Sardegna per cui l'Ugolini af- ulvludztcslvsctpitDfaccia l'ipotesi del tempio. L'importante è per ora l'avere intravisto ed appoggiato a validi argomenti la nascita di questa civiltà in età neolitica nel bacino del Mediterraneo e preci3amente in quell'isola di Malta cosi etnicamente legata alla Sicilia ed all'Italia. Ex medio lux, conclude l'Ugolini do po un'attraente rassegna menti maltesi e dopo una ponderata [ jesposizione di ragioni in sostegno del- ' la propria tesi, in cui, una volta tan- gssnrlscèacCsrtddei monu 1 p1 lto, scienza e sentimento patrio vanno I realmente e ragionevolmente d'ac-l r ^nrrin cordo Renato Pacini Tempio di Terscien, Altari ornati (il muro è di ricostruzione). TESTA DI TERRACOTTA. L'eccellenza dell'arte di questi popoli dell'età della pietra è rivelata da questa testina che per II valore artistico può essere messa allo stesso livello delle mirabili pitture della grotta di Altamira.