A Aden si vive bene ma è prudente non bere vino di Renzo Martinelli

A Aden si vive bene ma è prudente non bere vino A Aden si vive bene ma è prudente non bere vino (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) ADEN, febbraio. Vista dal mare, un po' di lontano, Aden suggerisce una sola immayine: quella d'un accampamento di fortuna sui margini d'una regione dove si sia abbattuto uno spaventevole flagello. Forse, là, un giorno, c'erano città e villaggi e campi e giardini, e in una notte sola un vulcano s'è divorato ed ha sommerso ogni cosa. Quelle che si vedono sono le tende e le baracche, i cantieri improvvisati e le stazioni radio, della prima spedizione di soccorso. E' j facile distinguere i freschi solchi giganteschi che gli uomini ansiosi hanno aperto e vanno aprendo sulla immane colata làvica, alla ricerca di qualche possibile oasi di vita umana rispettata dalla infernale marèa. Se fossimo ancora ai bei famosi tempi dei tempi, quando il navigatore poteva incontrare una sorpresa ad ogni svolto di promontorio, e si andava pei mari del mondo, non meno che per i continenti, con lo stato d'animo, moltiplicato per mille più mille, dello spettatore che si siede in poltrona, a teatro, e non sa se dovrà ridere sbadigliare o piangere, o non sa, ad ogni modo, quale sarà il grado del suo spasso o del suo dolore, nessuno potrebbe impedirmi di giocar la testa sulla esattezza della ipotesi che mi è saltata agli occhi. Mi sentirei di poter spedire a cuor leggero, al mio giornale, il drammatico annuncio che una fiorente città, sulla estrema punta d'Arabia, è stata cancellata dal globo col metodo radicale già usato per Ercolano e Pompei. Ma, ahimè! i tempi non son più quelli. Sono questi altri. Tempi senza più promesse di meraviglie, senza pih un briciolo di libertà per una fantasia di buona fede. Ormai si va pel mondo, per tutto il mondo, come gli attori, gli impresarii, le « maschere » vanno a teatro, la sera, dopo avere assistito per dozzine di volte alla medesima recita. Con questo di peggio: che noi andiamo a sederci in poltrona, di treno, di motonave, d'auto o d'aeroplano che sia, senza nemmeno aver potuto vedere, e giudicare, coi nostri occhi. Emozioni di seconda mano. Emozioni usate. Stracci. Per potere ancora assistere, in mare e in terra, tra gente bianca o nera o gialla o rossa, a una vera « prima », a uno spettacolo davvero nuovo, siamo ormai arrivati troppo tardi; e non c'è più nulla da fare. Confortiamoci }tensando alla noia mortale di quelli che verranno dopo di noi. Bengodi senza salsìccie Dunque, quel che pare non è. Nessuna recente catastrofe è successa sul pilone asiatico della Porta delle Lagrime. Le montagne che si vedono sono, si tutte, di pura autentica lava; e dovette esservi senza dubbio un giorno nel quale i pesci diventarono lessi in alto mare. Ma la storia, neanche nei suoi più millennarii scartafacci, non serba nessuno appunto sul quale sia possibile ricostruire una data approssimativa e una generica entità della catastrofe. La storia dice, invece, che da più di cent'anni, tra queste orride lave pietrificate, son venuti ad allogarsi gli inglesi; e ci stanno ottimamente. In mancanza di meraviglie maggiori, lasciatemi centellinare un po' quella (che non è solo di Aden) di vedere gente così rosea e paffutellu, e così amante di scialbe minestrine da convalescenti, vivere con tanto disinvolta giovanile felicità iti mezzo a paesi che leverebbero la voglia di ridere anche a quel celebre umorista americano che si vantava d'aver riso anche il giorno che era rimasto sotto una locomotiva, pei via della buffa faccia che aveva visto fare al capotreno. Si scende, e con noi, che rimarremo a terra, vien giù tutto un vasto sciame di passeggeri diretti in India. Altri ne troviamo sulla banchina, e via via ne arrivano. Sono % passeggeri d'un vapore olandese arrivato davanti ad Aden quasi contemporaneamente a noi. Chi dovrebbe non scenderef Sulla via maestra per l'Oriente, Aden s'è fatta ormai la fama d'un vero Bengò di. Non vi si legano, è vero, i covoni di grano con le salsiccie, anche perchè il grano, qui, come spiga, appartiene al regno delle novelle, e in quanto alle salsiccie non bisogna dimenticare che siamo in terra di Maometto, il quale vieta nel modo più categorico ad ogni musulmano di nutrirsi di carne di porco. Ma altre cospicue liberalità tengon il posto di quel classico sogno d'abbondanza. Sigarette, sete, giapponeserie e cineserie d'ogni specie, ve le offrono per prezzi irrisori. Se non le volete, ve le tirano dietro. Non c'è vapore della linea dell'India, o di quella del sud Africu, sul quale non si veda, dopo lo scalo di Aden, tutto uno sbandieramento, sulle passeggiate e sui ponti, in ogni classe, dei più squisitamente serici indumenti della intimità femminile e maschile. Camicie, combinazioni, pigiama, calzini, corpetti, maglie, mutande, ePerpspDPv«DrmctprlmmiAsItsndsdqhspslddtcSinestimdmqdiaptmvmttcnmigcsdsddgI j | j a e , a a i e o o i a n a è i è e e e e i n e o e a o n i e , e pizzi e tagli di seta cruda per abiti. Poi, sàndali, scarpe, cinture, cappelli, e tutto quello, insomma, che potrete arrivare ad immaginare in fatto di equipaggiamento per ambo % sessi. E sentirete cifre strabilianti. « Questa camicia, con tre colli e due paia di polsini dì ricambio, indovinate quanto! Dodici lire. Di seta, eh! E che seta! Prenda, stringa forte... ». Ma ecco, subito, un altro viaggiato catupGvi dico poi nulla delle sigarette. Mille « kamcl», dieci lire. Non rupìe. Lire Due bottiglie di barbera: L. 138,50 re, con in mano due pigiama e tre ki- amoni, il quale vi dirà col risolino dillachi sa d'essere volpe vecchia, che lui,'qtutta quella roba, l'ha pagata dieci ru-l pie. Cioè, all'indica, quarantacinque li-\ re. Eslerrefazione generale. Quello del-, le camicie grida alla truffa, e si ripro-<lamette di dare una energica lezione alimmercante che lo ha così volgarmente mingannato. «Ripasserà presto, lei, perì Aden? ». «Fra un paio d'anni». Non'tapCon tale pubblicità a getto cotitinuo\msu due mari e un oceano, come si po- fIrebbe ammettere che un cristiano unì™tantino premuroso di sè, e con qualche, Lsia pure elementarissimo, senso d'eco- \Tnomia nel sannue, sappia rimanere per *due o tre ore davanti ad Aden senza\vscendere ad acquistare, con un ribasso I dei novantanove per cento, tutta una\™quantità di piccole cose delle quali non ,fha affatto bisogno? \l„ , . ,. . . ... /Quale sia fi segreto per eia tutti que- astt ebrei e levantini, arabi e turchi, uno più intimamente rapace dell'altro, pos-\ sono trasfigurarsi, agli occhi dell'aspi-] . i ■ ?, i„-i,ii„j le di passaggio, in altrettanti biblici Ljdispregiatori d'ogni, anche equo gua- ! datino, è risaputo da tutti. Aden è porto franco per la quasi totalità delle merci. Sola eccezione: l'alcool e i profumi. Situata, com'essa è, su di uno dei più importanti crocicchi marittimi, stazione, centrale di scambio fra l'Occidente e l'Oriente, Aden può trattenere per sè, senza alcuno sforzo d'organizzazione, tutta una varietà di mercanzie ancora Idinteramente salve dalla ingordigia del' dei rivenditori "mezzani, dei bagarini, di terza e di quarta mano, che normalmente accompagnano il viaggio della quasi totalità dei prodotti dal mercato d'origine a quello di vendita. In Aden, infine, si compra tutto, o quasi tutto, a prezzo di fabbrica; e se si pensa che, per esempio, la maggior parte delle sete vengono, già confezionate per i varìl usi, dal Giappone e dalla Cina, dal famoso Giappone specialmente, si arriverà senza sforzo a capire come questi mercanti possano rimanere precisamente quali sono net sangue, e apparire al\ tempo stesso le disinteressate creature che hi: detto. Mi lagnavo del mondo lontano, che non ha più meraviglie. Debbo onestamente riconoscere che, quella, non era tutta la verità. svloculavn| ! ; u, . > . I hSono scesi con me, dal piroscafo, tre leitaliani diretti a Bombay, donde prose-\ sguiranno per l'Australia. Eravamo in mclassi differenti, e ci siamo incontrati nsolo allo sbarco; il che mi ha molto doluto. Per ripararvi, ho deciso di pas- resare con loro le tre ore di permanenza ladel «Victoria» nelle acque di Aden, e, tinfatti, siamo andati insieme a passa- ere in rivista tutti i negozi all'insegna della l'era manna. EHo comprato qualcosa anch'io, natii-', . m • j- , • • J . rtalmente. Tre pam di calzini, due pi- «giama, due camicie. Cose sciocchissi- pme. Tutta roba che si può raccogliere| psbubtrssBasmlacsSetroppo, specialmente fuori di pasto, e j icosì fuori dal paese dove il vino nasce, j lMa gli occhi dei miei compagni sonai Uri aperti. Gente soda, e gole di »r«„ Pclasse. n— Vino.'... In— Vino. I v— Ma come sarà? ', cIl cameriere, che capisce l'italiano,! Pe un po' anche lo parla («Io stato al- I tro mese a Saana con giornalista stampato taliano...») s'affretta a garantire che si tratta d'un vino eccellente. j — Pòrtalo. | Vengono due bottiglie di Barbèra. Spariscono. Arriva la terza. Idem. — Quanto? — Trenta rupìe e sei amie.. in un pugno, e quando apri le dita salta su più bella e più stirata di prima. A conti fatti, ho certamente risparmiato, sia pure sopra cose che non avrei comprato mai, e allora il risparmio sarebbe stato anche maggiore, almeno centocinquanta lire. Me ne vo, tutto furbescamente lieto (è inutile, l'uomo è sempre lui; e tante volte, si appaga anche della semplice immaginazione di aver fregato qualcuno); me ne vo, dicevo, coi miei nuovi — e, ahimè!, così presto riperduti — amici, a sedermi sotto la veranda d'un grande albergo di legno, accanto al mare, e si rifanno conti su conti. Operazioni di primissimo ordine! Poi, si beve. A me il vino non piace 1 Aule: lire italiane 138,50. All'incir-\dtssm! n ca, un pigiama e un paio di calzini, tutta seta, per ogni mezzo bicchiere. — Addio! — Addio! Buon viaggio! — Speriamo di rivederci in qualche parte di mondo... — Speriamo. — Ehi, giovane Otello, il vapore per Gibuti a che ora parte? — Alle sedici. Ma, allora, bisogna far presto. Ho appena il tempo per andare a stringere la mano al mio Console... Aspettami qui. ili . J 1 • J» A,,e Sedici... del giovedì n bel coso nero, che era rimasto sulla banchina a guardia delle mie valigie, mi ferma e mi batte paternamente una mano sopra una spalla, — Buono. Bapore parlile alle sedici tutti giovedì... — Ma è impossìbile! Siamo appena a domenica! Anche il caro uomo visibilmente deplora che i vapori fra l'Arabia e la Somtnlf Francese facciano orari non in f e"« coincidenza col mw bisogno; ™"0* sa %°P™ "hefarcu L Sl . va ali albergo. Crescent Hotel, Tormamo, cioè, dove ci slam bevuti *«* dozzine di camicie e sei o sette vkliama di Barbèra, Carabo che m'accompagna in carne™J a"eUo stesso c,,e< Voco fa, m'ha f.etto d avere accompagnato un «ta l'!mo stampato », cioè un mw collega, /i«o n Saana. Meglio così. Ci sarà mo- ao M ,,r„„,w„,.e " ìche u ° _ E, 6 ^ , ' a Molto n. ' „„„„ .„..„, ... . — 1/1 sono cose interessanti da ve¬ Lje,,e« ' Molto. — Per esempio! — iVoit sapere. — Benissimo. Mi farai da guida, — Grazie. — Il Consolato italiano dov'è? Mi fa avvicinare alla finestra. — Là, vedi? In fondo, sulla marina, contro uno dei tanti dirupi bruciati dal fuoco che „„,.„„„„-,. '""^".*-"c "e,s"M0 '"""da, serpeggia altissima sopra una palazzina di bella selce nuova nuova, una grande bandiera tricolore. Anche dal letto la posso vedere come se fosse qui. — Piace? — dice il servo, girando una lenta mano da cicerone intorno al la camera. — Molto. Non ha capilo nulla, e perciò corre via, tutto soddisfatto, a dare la buona novella al padrone. Renzo Martinelli

Persone citate: Buono