Come la motonave "Victoria,, batte la << Valigia delle Indie >> di Renzo Martinelli

Come la motonave "Victoria,, batte la << Valigia delle Indie >> In rotta verso Gibuti Come la motonave "Victoria,, batte la << Valigia delle Indie >> Da bordo del «Victoria », febbraio. Genova-Bombay : dieci giorni. Due orni meno, cioè di tutti i più rapidi ostali inglesi. E' spiegabile che n simile servigio non mandi proprio uori di so dalla gioia l'Inghilterra. ant'è vero che già si dice essere allo udio, a Londra, una motonave la qua... Augurii. Intanto, per ora, la più veoce realtà esistente tra l'Europa e le ndie si chiama Victoria; e batte baniera italiana. A proposito del campionato di velotà detenuto dal Victoria mi si raccona un divertente episodietto che vai la ena di riferire. La preoccupazione di un marajà Un giorno, all'incirca due anni fa, ritrovarono a Marsiglia, l'uno reduce a Londra, l'altro dai mari del nord, il Maragià di Kapurtala e suo fratello. Entrambi erano attesi a Bombay ad un rande banchetto, celebrativo di non so uale ricorrenza, e non potevano assoutamente mancarvi. Il Viceré delle Inie avrebbe potuto attribuire alla loro ssenza un significato pericoloso. Il problema, dunque, era questo: di he mezzo servirsi per avere la certeza assoluta di giungere a Bombay enro dieci giorni ? Le cose si erano mese in modo che anche il solo ritardo di uattro o cinque ore avrebbe avuto efetti catastrofici. O essere a Bombay per uella certa ora, o tanto sarebbe non sser partiti. Il Maragià, dopo aver messo in moto utto l'esercito dei suoi segretari, chiamò il fratello e gli disse: « Bisogna parire con la Valigia delle Indie. Arriveemo con varie ore in anticipo su quella ssata per il pranzo ». Ma l'altro, che già aveva fatto un iaggio sul Vieto) in, replicò che lui preeriva servirsi ancora una volta della motonave italiana; la quale salpava da Genova il giorno di poi. Dodici ore giute, cioè, dopo la partenza del « diretto » nglese. « E' un'imprudenza. Farai tardi. Vieni con me... insisteva il Maragià. « Sarò sulla banchina a riceverti... », ibatteva il fratello. E su questa ironica schermaglia i due llustri fratelli si separarono. La sera di quel medesimo giorno il Maragià prendeva imbarco sulla Valigia; e l'Indomani il fratello tutto esilarato dall'alegra battaglia che stava per cominciare, si allogava sul piroscafo italiano nel porto di Genova. A Port Said, la Valigia arrivò con un anticipo di sei o sette ore sul Victoria; sbrigò in quattro e quattr'otto le pratiche, sempre assai complicate, reative al passaggio del Canale (mai si era vista una solerzia simile) e giunse n vista di Suez quando il Victoria aveva appena messo gli ormeggi in vista di Monsieur Lesseps. Ora, il fratello del potente principe ndiano era, per la verità, un po' meno allegro che alla partenza; e non nascondeva l'ansietà da cui si sentiva preso ogni ■ momento di più. Il Comandante sorrideva, e lo invitava a star calmo. Finite, con la stessa pacata regola di sempre, tutte le pratiche di sbarco e d'imbarco, il Victoria leva gii ormeggi, e si rimette in cammino. E' l'alba. Alle tre del pomeriggio passa davanti ai Suez, e subito fila giù per il T.Iar Rosso] a ventidue miglia piene. La vera gara ncomincia ora. La distanza è quella che è, e 1 motori si sa quanto possono, e debbono rendere. Per star tranquilli basta un lapis ed un pezzetto di carta. L'indomani, sul tardi, ecco, infatti, una luminaria accendersi nella brumai di levante, a qualche dozzina di miglia dalla prua del Victoria. Il Comandante' va a cercare il suo ragguardevole ospite indiano, lo conduce sul ponte, gli in-1 segna quelle luci, e gli dice: <-. Ecco là suo fratello! ». « Volete un cavo? » I testimoni affermano che mai fanciullo potè apparire più innocentemente e rumorosamente felice di quest'uomo di quarant'anni: Poi venne la notte, i lumi passarono da prua a poppa, diventarono sempre più lontani, poi lontanissimi, e finalmente si spensero. Dal Victoria parti, allora, un primo marconigramma all'indirizzo del Maragià. Era suo fratello che gli chiedeva con feroce premura: « Ti dà noia l'odo- re. della n°fra na"a? »• Poi' a°P° un ora, un altro: « Volete che vi gettia- An.ivato in Adon con , SPÌ ore d, vant i0 suIla v,llUlia, il Victoria avrebb(Tpotuto ripartirne dopo due o tre con una ^ornata di anticipo. Ma gli e cosa . gentile, e volle aapettare, al largo l'arrivo del «diretore, e trovarsi a Bombay addirittura! to*. inglese. Il quale giunse a buio, scaricò, con fretta palesemente irritata, merci e passeggeri, e si rimise subito n viaggio. La radio del Victoria continuava implacabilmente a ticchettare per conto del fratello del Maragià. L'ultimo, più crudele, episodio della gara tra i colori italiani e quelli britannici doveva, però, avvenire il giorno successivo: quando, cioè, la nostra bella motonave raggiunse, per la seconda volta, la Valigia delle Indie, e le sfilò sul fianco, rendendole a grande orchestra — fazzoletti, braccia, bandiere — il saluto prescritto dalla buona creanza marina. 18 - 25 - 33. E' il terno del Mar Rosso. Diciotto gradi davanti a Suez, venticinque all'altezza di Port Sudan, trentadue sulla soglia di Bab el Mandeb. Fra poche ore, in Aden, trovere-i me la quaterna col trentasette o col I trentotto. La cinquina, a Gibuti. Il Victoria, però, se Dio vuole, se ne infischia. Nei suoi saloni la temperatura è quella che al Comandante pia-1 ce di fissare. Viene il Commissario, e gli domanda: «Quanto?-». E Capitan Mac-; caluso, dopo averci pensato un po', risponde: «Diciannove, venti, ventuno...», j a seconda di come lo consiglia la neces- ! sita di non creare troppo crudi dislivel- ' li fra l'interno e l'esterno. Su questaj ormai celebre nave italiana, leglttimamente orgogliosa di un primato che nessuno, fino ad oggi, è riuscito a levarle, si potrebbe anche prendere, volendo, una bella polmonite sotto il filo dell'e- j quatore. Le stagioni i questo sì che si chiama essere comandanti!) le ordina e, le regola capitan Maccaluso. E ora basta. Non è più tempo da ri- j viste o da indagini. Uno stórmo di av-| voltoi ci viene a portare il primo al legro saluto di Aden. Renzo Martinelli (dal nostro inviato)

Persone citate: Maccaluso, Port Sudan