Sulle motonavi d'Italia lungo le coste del Pacifico

Sulle motonavi d'Italia lungo le coste del Pacifico Sulle motonavi d'Italia lungo le coste del Pacifico (Dal nostro Inviato speciale) Da bordo del « Virgilio », febbraio. ta,~, r . , . , , gE finalmente, mettendo piede sul pm-\dte del « Virgilio », mi è sembrato di' ptornare a casa mia; il mondo è tutto, bello, spignori, e vale la pena di gi- , Imbarco acrobatico Sono mesi ormai che corro l'altipiano, su e gin pei- le Ande, da una cima all'altra: Cile, Bolivia e Perù; lama, vigogne, Indios Checiua e Indios Aymarà; lago Titicaca, Puno, Macciu Picciu, Cuzco, Arequipa; rovine incaiche, templi del Sole e templi della Lima; e sempre a 3000, 4000 e anche 5000 metri; ho abituato cuore e polmoni a tutte le altezze, tanto che ora mi par j quasi di averli di gomma elastica; ma finalmente respiro; questo è il mare e sulla mia testa c'è ancora una colonna di mercurio a pressione normale. Il gran teatro dei monti è lontanissimo, dietro quella riga di cielo fumoso che orla queste nude scogliere battute dalle onde fragorose del Pacifico. Ma imbarcarsi qui a Mollendo non è una cosa tanto facile; anche quando il mare è tranquillo, il che succede assai di rado, non è mai possibile scendere in una barca coi propri mezzi; e allora ecco come si fa: c'è un seggiolone di legno lì sulla banchina che strapiomba per una decina di metri sulla schiuma delle onde, e in cinque o sei alla volta, secondo il peso, bisogna montarvi sopra; uno seduto in mezzo, il primo che arriva o la persona di maggior riguardo, e gli altri aggrappati intorno, come capita. Poi una gru solleva il grappolo umano, lo fa dondolare per aria e a poco a poco lo cala dentro la barca che attende di sotto ballando e saltando sull'acqua. Quando ci son donne, son guai: strilli e urli, capitomboli nella barca e spesso qualche tuffo; ma non si può fare altrimenti fra questi scogli da pirati; anche perchè se la barca si avvicinasse un po' troppo, quasi certamente s'infrangerebbe contro le ròcce. Elogio della cucina italiana Ma anche questa è passata e ora cammino sul ponte del Virgilio, sicuro e leggero come se questa fosse la prima volta, vedete un po', che metto piede su terra ferma; gli è che lassù avevo l'impressione di andare avanti a sbalzi, di arrampicarmi, di scivolare, di precipitare, e anche senza provare il mal di montagna, quella misteriosa sorocha per cui mi avevano messo tan ta paura, mi pareva sempre di aver la testa stordita dalle vertigini. Ecco i nostri ufficiali, vestiti di bianco perchè qui è estate, vecchi amici d'altri viaggi; l'orchestrina di bordo che suona « A Marechiaro » e, finalmen ppl te, nella sala da pranzo, delle tavole] apparecchiate con le tovaglie pulite;j grazie al Cielo, c'è già nell'aria odoradl cucina nostra; ìa cucimi piu sana,\più logica e più onesta. Pare incredi-\ w al mondo è ,„ t che ia male di lla che rito e creano il perfetto equilibrio del la vita, sono riusciti a far dell'arte an che in cucina. I popoli nuovi sono sem pre frettolosi, confusionari, approssi mativi; copiano male e improvvisano ) peggio, e non sanno che se c'è un'arte che non vuole improvvisazioni, è prò- ■ prio l'arte culinaria. Lasciamo starei le raffinatezze, le leccornie, i boccon- \ Cini da papa; quel che più importa è ili mangiar quotidiano, è la ragionevolez-] za delle combinazioni, l'armonia dei sa-,pori; forse niente di difficile, niente di'complicato, ma se prima non si educa' il gusto, si cade poi nei più gravi spro-ipositi e nei più ridicoli equivoci. Il pa-'lato si guasta con niente, è un senso]che si abitua subito a tutti i vizi; e ti- rarlo su e rimetterlo a posto quando è'stato scottato da salse piccantissime o si è assopito con l'unto d'intrugli lar-ldosi, è difficilissimo. Ecco perchè la'nostra cucina è superiore a tutte le altre; perchè è la più ragionevole, perchè non inganna mai, perchè tutto è semplice e chiaro; la carne è sempre carne, le verdure son sempre verdure, con infinite sfumature, con giuste gradazioni di sapori, ma senza imbrogli e tradimenti. Vita di bordo E' un fatto poi che gli artisti più per fetti sono i cuochi dei nostri piroscafi;è una cosa che sanno tutti; la fama ècorsa ormai per tutti gli oceani; meda-glie d'oro, primi premi assoluti; cono- sco della gente di questi paesi che è dispostissima a rimandare anche di unmese la partenza pur di poter prendereo il Virgilio 0 Z'Orazio c7ie da otto anniormai fanno la spola tra Genova e lecoste meridionali del Pacifico. Si viag-già bene, le motonavi sono belle, co-mode, pulite, il personale di bordo èpieno di cortesie e di premure, ma pri- ma di tutto c'è la cucina; a tavola degliItaliani non si scherza e non importaanche se il viaggio dura un mese; è un mese di tavola sana che rimette a posto anche gli stomaci più svogliati e smaniosi. Quando poi, passata la linea dell'Equatore, queste motonavi diventano, per così dire, dei tranvai e si fermano a tutti gli scali del Perù e del Cile, certi ricchi Sudamericani fanno il viaggio da un porto all'altro solo per godersi sia pure un paio di giorni di buona tavola; è una cura consigliabilissima; anche i temperamenti più tetri e imbronciati diventano allegri e ottimisti. Lo so che questa non è poesia; ma una volta tanto, signori poeti, è lecito ssere anche golosi; è una dolce vaanea, un sereno riposo; e seduti a queti tavolini di bordo, con fuori l'oceano he mugghia e i gabbiani che strillano, lnche la vita par che si tinga tutta dj.m Qui va bene anche a Mnmfl. ,„,,„ cala fra il bar e la saletta del caffè ei elle digestioni; sorride soddisfatto;]ra tanti monumenti che gli hanno al' ato sulle piazze d'Italia, questo è il più a posto; se potesse, lui che ha cantato di Enea ramingo per il tempestoso Mediterraneo, scriverebbe un altro poema ull'Atlantico e il Pacifico e sui marmai he guidano la sua bella nave. Il comandante Porzio, un napoletano tutto ale e pepe, ha la medaglia d'oro al valor marinaro per aver salvato qualche anno fa, in pieno Oceano, in una notte di gran tempesta, tutto l'equipaggio di un piroscafo che affondava, n Commissario Montuoro, un siciliano rrequieto e immaginoso come tutta la gente della sua isola, è l'animatore del Dopolavoro di bordo; se anche qui lun^o le coste del'Pacifico tutti sanno ormai che cosa è il Dopolavoro, lo si deve a lui; dalla mattina alla sera non c'è mai un momento d'ozio qui a bordo del Virgilio: scuola di lingue, filodrammaica, fanfara, jazz-band, squadra di calcio, e ogni giorno ne pensa di nuove, secondo la massima manzoniana che il miglior riposo è mutar fatica. Mi diceva un sacerdote cileno, il vice] vReffore dell'Università Cattolica diISantiago, che ali son bastati quattro]giorni di vita a bordo per rendersi con-Ito veramente di che cosa è il Fascismo « Avevo letto molti libri, avevo anche capito; ma solo oggi che ho visto questi giovanotti del Virgilio, ho sentito il Fascismo ». Lo scorso viaggio c'era a bordo anche il conferenziere spaqnolo Federico Garda Sanchiz, un focoso valenciano arando ammiratore dell'Italia e del Fascismo, che tornava da un giro di conferenze in Argentina e nel Cile.] Naturalmente, il Commissario Man-] tuoro lo pregò che parlasse anche ai! suoi dopolavoristi e l'entusiasmo fu tale, specie quando tutti in coro cantarono (Ju <„„,- della Patria, che anche i passeggeri più nevrastenici applaudivano come bambini; e alla fine l'ottimo spagnolo voleva che accettassero anche lui nel Dopolavoro del Virgilio: dopoavorista onorario. Nostalgia Certo, queste non sono nè le più grandi nè le più veloci navi della nostra flotta; ma dopo otto anni che macinano le acque di due oceani, sedicimila chilometri al mese, immancabili a tutti gli approdi del Venezuela, della Colombia, dell'Ecuador, del Perù e del Cile, un nastrino al merito se "ter meriterebbero anche loro; domandatelo ai Peruviani, domandatelo ai Cileni, che se le tengono care come se fossero navi della loro bandiera. Non dico niente poiidegl'Italiani che son qui in fondo al|Pacifico da trenta, da quarant'anni, e non possono muoversi, non possono 1sciare il loro lavoro, perchè ora anc/ie]l'America è diventata difficile e il lusso di tornare in patria non lo concede che a pochi; quando arriva Z'Orazio o il Virgilio, vanno al porto per godersi almeno lo spettacolo di un po' d'Italia. Qualcuno non osa neppure salire; la commozione sarebbe troppo grande; gli sembrerebbe di trovarsi ancora al suo paese e poi sarebbe troppo amaro dover tornar giù al momento della partenza; si accontenta allora di girare sii e giù per la banchina, passo passo, con le mani dietro la schiena, con gli occ/fi lustri, imbambolati, fissi in queltricolore che sventola lassù; gli parieri quando arrivava la prima volta in AmeWca, ed è ormai passata tutta una vita, sempre con quell'angoscia in cuo-re, sempre con quel gran desiderio diripartire. Chissà quando gli toccherà,quando potrà andar su finalmente an-che lui per quella scaletta e risponde-re alla domanda del marinaio di guar-dia: «Passeggero? » quel «sì» che èmeglio che a nozze. E poi starsene tranquillamente sul ponte a fumare, afumare anche quando il suono del <iongmanda via tutti quelli che non partono;non muoversi neanche quando la sire- )la ,a Una volta ho visto un vecchietto che finalmente partiva, dopo quaranta a»-ni di Cile; suonava il gong; i camerieri correvano sul ponte: «Chi non è pas- seggero a terra.'»; la fanfara di bordo si preparava a suonare « Giovinezza »;e luì, credendo forse che nessuno /o vedesse, sali la prima rampa della sca- letta che porta al bar, si avvicinò a2busto di Virgilio e piano piano lo ba-ciò sulla fronte. Ettore De Zuani PORTO MOLLENDO.

Persone citate: Cini, Federico Garda Sanchiz, Montuoro, Porzio