Il primo anniversario della morte di Re Alberto I

Il primo anniversario della morte di Re Alberto I Il primo anniversario della morte di Re Alberto I Compie oggi un anno da che una improvvisa sciagura privava la Famiglia Reale del Belgio del suo Capo adorato, il popolo belga di un Sovrano illuminato ed eroico, il mondo di |gesta era nata'un Uomo, per le cui un'ammirazione senza riserve. Se mai una vita interamente ciscompletamente dedicata al bene al-[trui, tutta ispirata ai principii del- tl'onore, del buon diritto, della giu-:pStizia ha potuto e può essere indica- ptaad esempio, questa e la vita di Re:hAlberto I. Ma ha da essere ricordata |Rcon parola semplice, senza risonanze pretoriche, perche lo spinto schietto, mdiritto e severo di Lui se ne ofiu-: sellerebbe. E' morto vittima di una grande'■ passione, la passione per la monta-1 gna, la passione dei silenziosi. Fra psbsSgli arrampicatori, fra gli scalatori ebbe un posto eminente e ben lo sanno le guide di tutte le vallate alpine. Ancora poche settimane prima che la morte lo ghermisse su una parete delle natie Ardcnnc, avevano veduto le imprese di Lui le più aspre montagne del Cuneese. Egli sapeva lutto il valore ideale e morale del rischio. Quasi sessantenne, voleva che l'occhio, i nervi, i muscoli si conservassero obbedienti allo spirito affinchè anche questo conservasse la vitalità e la sanità indissolubilmente legate alla sanità del popolo. Vivere pericolosamente. Non nato per salire i gradini di un trono, tutta l'educazione di Lui fu, e da Lui stesso forse oscuramente presago, diretta a formare un uomo utile a sè e agli altri. Frequenta la scuola di elettrotecnica di Liegi; indossa lo scafandro e scende a lavorare nelle miniere ; veste la gabbana dell'operaio e fa pratica negli opifici; viaggia l'Europa e l'America e studia. Così che, quando eventi di famiglia lo portano trentaquattrenne a cingere la Corona, Egli è pronto, nella mente e nel carattere, ad affrontare i problemi di razze, di lingua, di religione, di aspirazioni sociali, che travagliano il popolo belga. Ed il popolo, che poco fino allora aveva saputo di Lui, presto lo apprezza, lo ammira, lo ama. Ma non doveva tardare a giungere, per Alberto I e per il Belgio la ; -ande e terribile prova, nella quale il Sovrano doveva dare tutta la misura della propria personalità ed il popolo quella del patriottismo e del sacrificio. Esiste una legge dell'onore nazionale, che è dovere per i Re e gloria per i popoli. Questa legge fu immediatamente sentita ed incrollabilmente adottata da Re Alberto. Quando, giunto l'ultimatum di lasciare libero passaggio alle truppe germaniche con promessa di compensi, nella notte dal 2 al 3 agosto convocò il Consiglio della Corona e dichiarò netto e preciso che la legge dell'onore imponeva una sola soluzione. E l'anima fiera del Re è tutta nelle parole, che nel giorno succes sico indirizzò al popolo : « Mai, dal 1830, ora più grave è suonata per il Belgio. L'integrità del nostro territorio è minacciata. .La forza del nostro diritto, la simpatia di cui il Belgio, fiero delle sue libere istituzioni e delle sue conquiste morali, non ha cessato di godere presso le altre nazioni, la necessità della nostra^esistenza autonoma per l'equilibrio dell'Europa, ci fanno ancora sperare che gli avvenimenti temuti non si produrranno. Ma se le nostre speranze svaniranno, se dovremo resistere all'invasione del nostro suolo e difendere i nostri focolari minacciati, questo dovere, per quanto duro possa essere, ci troverà armati e decisi ai più grandi sacrifici. Il momento è agli atti ». Questa decisione, che ben si sapeva che cosa avrebbe significato — ed il tempo doveva dimostrare che il significato attribuito era poco rispetto alla realtà — ebbe, oltre alla bellezza di ogni atto eroico liberamente consentito, un'importanza enorme. Induce l'Inghilterra ad intervenire immediatamente compromettendo fin dall'inizio la riuscita dei progetti germanici. Fece nascere in tutto il mondo, anche dove sino allora il nome del piccolo Stato era rimasto ignorato, l'ammirazione ed il compianto per la vittima, l'esecrazione per l'aggressore. Nè è da dimenticare che la resistenza opposta sotto Liegi e sotto Anversa permise alla Francia, ingannatasi sul piano tedesco, di spostare dall'est verso nord una massa di forze sufficiente almeno ad evitare il disastro. Poi furono i quattro interminabili anni nelle trincee fangose dell'Yser. Ridotta la Patria ad una ristretta striscia di terreno sanguinoso, là visse ininterrottamente il Re in mezzo alle truppe, nella modesta casa di La Panne, in compagnia dell'ammirevole Regina Elisabetta ed allietato ad intervalli dalla presenza deifigliuoletti dei quali peraltro il mag.giore, 1 at uale Sovrano, al ora ap- pena quattordicenne, per volere del padre vestì l'uniforme e visse la vita rlal cnldutn liei .iddio. . Calmo, sereno, sicuro di se e dei SUOi, a Chiunque fosse ammesso adavvicinarlo esprimeva con la parolau„.v..-.i;„« „ u,.„„„ ,i„: <v,..i; t„ ..„1nnt.% semplice e breve dei forti, la volontà incrollabile e la fiducia più COm-pietà. Comandante effettivo e re- sponsabile dell'esercito, mentre era paternamente affettuoso verso le truppe, al quartier generale di HoU- n, " ,,.j;„.,,,„ ■_n„r.„;v,si. n..n«J« tliem ordinava inflessibile. Quando ncll autunno del 1917, torbido per tutti, qualcuno accennò alla possibi- lità di ritirata, Re Alberto in un fie-ro ordine dispose deversi dichiarare traditore della patria chiunque pronunciasse la parola ritirata. E la vittoria venne a ricompensare il popolo dei sacrifici ed a cingere la fronte del Re eroico della più bella corona. Giovanni Marietti

Persone citate: Alberto, Alberto I, Elisabetta, Giovanni Marietti

Luoghi citati: America, Belgio, Europa, Francia, Inghilterra