Gli scandali della City

Gli scandali della City Gli scandali della City Dopo il pepe e la lacca, lo stagno - La misteriosa attività di alcuni pezzi grossi - Interrogazioni ai Comuni - La serie continua ? Londra, 15 notte. Lo scandalo del pepe, In Inghilterra, è incominciato con una grande risata. Il pubblico stentava a credere che esistesse al mondo una cosi colossale quantità di pepe disponibile, e che essa potesse trovare impiego in Inghilterra. Ma poi vennero le dolenti note. Scandali, fallimenti, nomi celebri nella City compromessi; infine, come terza fase, il silenzio. E quando l'Inghilterra si mette a tacere sui propri scandali, non vi è forza al mondo che possa farle aprire bocca. Basta ricordare l'affare Hatry. Circa quattordici milioni di sterline almeno sfumarono in un baleno, e nella City la rovina causata allora è ancora visibile. Sembrò che un ciclone si fosse abbattuto sui grandi istituti finanziari di Londra. La consegna del silenzio Eppure quando a Fleet Street cominciarono a correre voci di piccoli scandali connessi a quello centrale e quando il pubblico incominciò a pensare, non del tutto a torto, che Hatry non avrebbe potuto compiere cosi favolosa man bassa sui fondi dei minchioni senza complici, si adottò la tradizionale consegna del silenzio. Hatry, arrestato, venne giudicato in quattro e quattr'otto e tolto via dalla circolazione per quattordici anni. Cosi dell'incidente non si è più parlato. Ve ne fu un altro che minacciava di essere più grosso ancora, nel quale si trovò coinvolto in modo non del tutto chiaramente rivelato un certo Maundy Gregory. Fleet Street fu in preda a una emozione vivissima, che dovette diffondersi incontestabilmente in certi molto altolocati ambienti, dato che parte dello scandalo riguardava una vendita di onorificenze a prezzi scandalosi. Gregory, o spontaneamente o obbedendo ad amichevoli consigli, si affrettò a scomparire dalla poco sicura scena londinese, oscuratasi ancora di più in seguito a un misterioso testamento, e cercò di farsi dimenticare in Francia. Ora siamo al pepe. Non è possibile rivelare, per ovvie ragioni, le voci che corrono in questi giorni a Londra. Basta, perchè il lettore comprenda, citare una breve dichiarazione fatta Ieri alla Camera dei Comuni dal deputato lloydgeorgiano Nathan. La dichiarazione è importante ed eloquente, specie per il fatto che non compare su nessun giornale ad eccezione del laburista Daily Herald, Lo stesso Times. che al dibattito di ieri alla Camera dei Comuni dedica due intere pagine di resoconto in corpo sei, ignora del tutto e parole pronunciate dal Nathan. Eccole: « La ragione per la quale gli stranieri vendono titoli è, se le mie informazioni sono esatte, che la stazione radiofonica di Parigi comunicò che le speculazioni sul pepe coinvolgerebbero 'Inghilterra in uno scandalo che potrà risultare uguale a quello Stavisky in Francia ». Gravi sospetti E prima di terminare, il deputato aggiungeva che nella City circolano rumori inquietanti e si diffondono gravi sospetti. Il deputato scongiurava il Governo di tenere gli occhi aperti e si esimeva dal precisare alcune sue allusioni dicendo: «E' inutile che io dica di più, perchè il Governo coi suoi perfezionati mezzi d'informazione, sa meglio di me alcune cose alle quali accenno ». Come dicevamo, nessun giornale pubblica queste parole. Di esse, però, parla già tutta la City, dove viene anche vivamente discussa una pubblicazione dell'Economist, il più autorevole periodico nel campo finanziario, il quale esce dalla riservatezza sua caratteristica per mettere a nudo i rapporti intimi che intercorrono fra alcune organizzazioni finanziarie della City, direttamente od indirettamente connesse con la speculazione sul pepe, ed i legami che con questa organizzazione hanno stretto alcuni dirigenti della finanza britannica. Era stato rilevato, fin dal giorno in cui la ditta « James and Shakespeare Limited » era stata condannata ad una iquidazione forzata in seguito alla sua ncapacità di pagare le settemila ultime tonnellate di pepe ordinate ed in viaggio per Londra, come uno degli azionisti della società fosse l'ex-Canceliere dello Scacchiere Reginald MacKenna, oggi presidente del consiglio d'amministrazione del maggiore fra i cinque grandi istituti finanziari londinesi, la « Midland Bank ». E quando gli occhi della City si volsero alle cifre impressionanti che riveavano essere in corso pure un tentaivo di accaparramento della lacca, si era pure notato come il milionario sir Hugo Cunliffe-Owen, finanziere di primo piano e proprietario di grandi scuderie, fosse l'operatore principale in questo movimento di importazione di enormi quantità di lacca, ed egli possedesse pure un forte numero di azioni della « James and Shakespeare », per cui ovviamente la City fu costretta a dedurre che qualche correlazione esisteva fra l'accaparramento del pepe e l'accaparramento della lacca. Società a catena UEconomist rivela oggi di più. Il periodico fa notare infatti, come nel settembre del 1928 sia stata costituita a Londra una società, il « Tobaco Securities Trust » di cui è presidente l'excancelliere MacKenna e vice-presidente sir Hugo Cunliffe-Owen, i quali nello stesso mese di settembre 1928 fondavano una seconda società, la « Tobaco Investment Limited » con sede non a Londra ma nell'isola di Man. Le azioni della società dell'isola sono però tutte in possesso del «Tobaco Securities Trust», ma la « Tobaco Investment Limited » detiene a sua volta tutte le azioni della « Dean Finance Company Limited » di Londra. Ora quest'ultima, la settimana scorsa, ha salvato dal fallimento una società dal nome « Williams Henry and Company », le cui azioni erano in possesso della « James and Shakespeare ». Qual'era la parte rappresentata negli avvenimenti recenti della City dalla « Williams, Henry and Company »? Di essi, si apprende ora, non si era occupata affatto, ma aveva limitato la sua attività al campo della lacca. Senonchè l'attività normale della casa in parola non riguarda nemmeno la lacca, bensì lo stagno. E oggi il collaboratore finanziario della rivista rileva che anche il mercato dello stagno presenta, in questi giorni, una situazione del tutto anormale e che martedì prossimo il deputato Grenfell chiederà al Ministro del commercio Runcimann se sia informato di un gigantesco tentativo in corso', per creare un monopolio dello stagno. Senza dubbio è difficile raccapezzarsi in questo groviglio di strutture e sovrastrutture finanziarie; ma se qualcosa il pubblico inglese desume senza esitazione, è che due personaggi eminenti del mondo finanziario londinese non potevano essere azionisti ignari della « James And Shakespeare », principale responsabile dello scandalo del pepe, come si era creduto sulle prime. E a questo riguardo, alla City si rammentano alcune dichiarazioni fatte dal detronizzato « re del pepe » Garobad Bishirgian, il giorno del suo clamoroso fallimento. Egli aveva affermato, in quella occasione, come si ricorda, che ingiustamente gli venivano attribuite tutte le colpe per la scossa grave causata dalle speculazioni sul pepe al mercato di Mincing Lane e all'intera City, giacchè egli non fu se non un esecutore d'ordini di terzi. I terzi responsabili Chi sono questi terzi ? Bishirgian naturalmente non svela l'importante segreto. Ma che qualcuno debba esserci stato dietro a lui pare di giorno in giorno più evidente, soprattutto dopo che si è potuto apprendere che la ditta commerciale mandata all'attacco, e nell'attacco caduta, non era in grado di disporre degli ingenti capitali indispensabili per le sue operazioni su vasta scala, per cui si pensa che i capitali siano stati forniti per l'inizio della speculazione o almeno promessi per condurla a termine da qualche forte gruppo finanziario. Le posizioni da espugnare si sono, in ogni modo, dimostrate troppo difficili col procedere delle operazioni e le promesse non sono state mantenute, A questo riguardo senza trarre esplicitamente alcuna conclusione pericolosa, l'« Economist » scrive che « sebbene sia possibile che il presidente della maggiore banca londinese e il capo di una delle maggiori compagnie industriali facciano distinzione fra i loro interessi privati come investitori e le loro grandi responsabilità pubbliche, vi è da deplorare che uomini, i quali occupano posizioni di fiducia dinanzi al pubblico, si siano messi in una situazione in seguito alla quale il mercato può dedurre, o essere indotto a credere » che abbiano avuto qualche responsabilità negli eventi ». Inoltre si vuol sapere a Londra chi siano stati gli altri azionisti delle società coinvolte nella crisi, azionisti i cui nomi sono conosciuti soltanto da alcune grandi banche, le quali avevano per conto di essi acquistato i titoli. Questi complessi aspetti della situazione saranno pure oggetto di interrogazioni alla Camera dei Comuni, nel corso della settimana prossima. Il deputato Grenfell, oltre che al ministro del Commercio, si rivolgerà anche al Cancelliere dello Scacchiere, e chiederà a quest'ultimo se abbia l'intenzione di decretare misure atte a consolidare la fiducia del pubblico nella City, scossa durante le passate settimane. Il deputato Wilmot chiederà, poi, al Governo se non intende ordinare una rigorosa inchiesta, la quale riveli l'identità dei finanziatori delle operazioni di accaparramento, allo scopo di proteggere gli Investitori dai pericoli insiti in speculazioni di questo genere. Le ripercussioni Il pepe, la lacca, lo stagno: è finita con ciò la serie? Gli ottimisti confidano che la pubblicità che ha gettato dimeno un po' di luce sull'attività di alcuni capitani della finanza della City sia stata sufficiente a determinare una ritirata generale in tutti quei settori in cui forse si progettavano altri assalti. Ma intanto il mercato subisce una nuova forte scossa. Oggi, infatti, si è appreso che la più grande ditta laniera del mondo, la « Francis Wìllew and Company » di Bradford, si trova all'oro del fallimento. Ad essa appartengono Circa cinquanta aziende in Inghilterra, n America, in Polonia ed in altri paesi del mondo, con un totale di circa diecimila dipendenti. Giovedì prossimo ord Barnby, presidente della società, dovrà incontrarsi con i suoi creditori per discutere la situazione. Non si esclude che la Willey possa essere salvata, anche in considerazione delle gravi ripercussioni che la sua bancarotta avrebbe sul mercato del lavoro in Inghilterra, Ma ciò non toglie che la notizia sul dissesto di questa cosi grande organizzazione industriale commerciale abbia prodotto una impressione enorme alla City, tanto maggiore in quanto essa giunge in un momento in cui gli ambienti finanziari non si sono ancora rimessi dalle scosse prodotte, prima, dal fallimento della fortissima ditta granaria Strauss, e infine dagli scandali delle recenti speculazioni. qsgIdrdRsHeNzLndvnvglsd11caOlrstaaaabdsdclmsdmmrftsphtmssndpcds