Come e perchè l'Austria si voltò contro Napoleone

Come e perchè l'Austria si voltò contro Napoleone Come e perchè l'Austria si voltò contro Napoleone Questo è uno dei brani della storia napoleonica che saranno rivelati ai lettori de " La Stampa „ con la pubblicazione dell'epistolario dell'Imperatore a Maria Luisa - Le prime lettere appariranno mercoledì 13 febbraio e e E a a e a n e i a o II redattore della colonna mondana sulla vecchia Gazette de France scriveva nei giorni in cui venne dato l'annuncio del matrimonio fra Napoleone e l'Arciduchessa Maria Luisa d'Austria, assicurando i lettori che la augusta fidanzata aveva decifrato dalla prima all'ultima parola quello che in meno augusta calligrafia le aveva scritto il prossimo sposo. E non stentiamo a credere che l'antico collega abbia scritto la verità: le prime due lettere di Napoleone alla futura Imperatrice sono vergate con una chiarezza che, per essere napoleonica, è impressionante: a un vero e proprio lavoro di miniatura e di pazienza deve essersi accinto in quelle due occasioni il condottiero che aveva in odio le penne che, secondo lui, erano sempre mal appuntite e la carta che trovava di superficie sempre rugosa. Comunque il fatto stesso che il giornalista aveva creduto necessario dar notizia che la sposa aveva potuto leggere quello che Napoleone le aveva scritto sta a provare che, anche ai suoi tempi, era difficile interpretare quello che il Grande Corso scriveva. I segreti di Stato contenuti nelle lettere E' estremamente improbabile tuttavia che Maria Luisa sia riuscita a cogliere più di una parola o due per ognuna lettera, dopo le prime, che l'Imperatore le inviava dai campi di battaglia, scribacchiando sotto la tenda; lasciando incomplete o scrivendo soltanto la fine di molte parole. Questi messaggi le erano evidentemente letti da qualche personaggio di Corte: chi? E come poteva l'Imperatrice affidare ad altri la lettura di quei dispacci, scritti esclusivamente per lei e contenenti, in molti casi, dei veri e propri segreti di Stato — talvolta segreti militari? E l'Imperatrice non si rese, involontariamente, responsabile della divulgazione di tali segreti appunto perchè doveva ricorrere, per la lettura di essi, alle Dame di Corte — dame che avevano sempre qualche intrigo quando non avevano, per nascita o per parentela, contatti coi principi che l'Imperatore combatteva? E di delicati segreti e di « istruzioni riservate » Napoleone ne inviava in gran copia specialmente durante la campagna di Francia — come vedranno i lettori de La Stampa leggendo le 318 lettere che sono state ritrovate nel dicembre scorso a Londra e che saranno esclusivamente pubblicate sul loro giornale a partire da mercoledì 13 febbraio. Abbiamo già scritto come l'epistolario — eccezionale così per la sua importanza storica, come per il misterioso modo con cui è stato ritrovato dopo cent'anni che gli studiosi lo avevano ricercato ansiosamente in tutti gli archivi d'Europa — abbia richiesto molto tempo, oltre un mese, per essere trascritto dagli esperti della Biblioteca Nazionale di Francia. Pochi giorni addietro ci è stato consegnato il testo definitivo insieme al commentario che accompagna ogni lettera, la collega agli avvenimenti cui si riferisce e, volta a volta, ne mette in rilievo la nuova luce che essa getta su un brano ignorato o non chiaro di quello che può ben essere chiamato il periodo più intenso dell'epopea napoleonica. Il signor Filippo Louer, Conservatore dei manoscritti della Biblioteca di Francia, consegnandoci il dattiloscritto raccolto in quattro cartelle, ci ha parlato ancora delle ultime difficoltà — le ultime e le più gravi — che hanno dovuto essere superate prima di poter dare alle stampe il testo di questa biteressantissima corrispondenza napoleonica. — E' stato un lavoro terribile — ci ha detto. — Parola mia: — non ci siamo mai trovati di fronte un lavoro più difficile. Eppure qui dentro siamo abituati a risolvere dei veri e propri problemi di decifrazione di manoscritti medievali, di lapidi romane, di papiri egiziani, di pergamene pre-cristiane. Ma nella categoria dei moderni, la calligrafia .di Napoleone è decisamente la peggiore. Inoltre l'importanza stessa degli argomenti contenuti in ciascuna lettera; la portata storica che una frese letta in un modo piuttostechè in un altro poteva assumere; la quantità stessa delle lettere da trascrivere e la fretta con cui il lavoro doveva essere portato avanti — hanno aggiunto difficoltà a difficoltà. — Guardate quante correzioni — ha continuato il nostro interlocutore, — abbiamo dovuto eseguire dopo la prima trascrizione. — E così dicendo ci ha mostrato un pacco di fogli dattiloscritti e coperti in margine da una serie di minutissime annotazioni: si tratta delle correzioni proposte da ciascuna delle persone incaricate della trascrizione. Queste proposte venivano poi discusse in sedute, per così dire, plenarie nel corso delle quali si confrontavano i vari risultati, si controllava la frase o la parola di dubbia lettura con un altra simile contenuta in altra parte dell'epistolario dove il contesto offriva la sicurezza di un'interpretazione giusta. Tradimento del « Re » o di Maria Luisa? — Ci sono stati dei casi per risolvere i quali abbiamo domito lavorare intere giornate. Ve ne indico uno soltanto: guardate questa lettera datata da Soissons il 12 marzo 1814, in citi Napoleone metteva in guardia Maria Luisa contro gli intrighi dì sìio fratello, il Re di Olanda. Osservate il quarto e il quinto periodo dove dice: « Tutti mi hanno tradito. Son forse destinato a essere tradito affrcdgSO«dMtdpgNv« anche dal re? ». Il senso corre perfettamente ora. Ma osservate la fotografia del manoscritto numero 116... ». E dicendo così il nostro interlo- cutore ha posto il dito su un puntoj dove con un po' di difficoltà si leg- \ geva: « Tout le monde m'a thrai'. Serais-je destine à Tètre par... ? ». Ora dite un poco: l'ultima parola è « toi » o « roi » ? — E', nettamente, « toi » — ho dovuto ammettere... — Abbiamo letto anche noi « toi ». Ma come poteva l'Imperatore dubi- tare della Consorte? Tutto il contesto] della lettera sì oppone a tale inter- 'prelazione. Si è scoperto dopo due giorni di affannose ricerche che Napoleone aveva scritto — o ave-'va avuto intenzione di scrivere —\«roi» riferendosi al suo stesso fra-\tello, il Re d'Olanda. Questo non e che un esempio delle difficoltà cui ci siamo trovati di fronte durante questo mese di lavoro. Napoleone scriveva su entrambi i lati dì piccoli mezzi fogli e su una carta per niente imperiale. Molte di esse furono vergate sul campo di, battaglia, quando il fumo dei caii-ìnoni non s'era ancora disperso, quando i lamenti dei feriti o i canti, di vittoria erano ancora per l'aria,1, quando il condottiero non aveva an-\ cora la possibilità di concedersi poso poiché doveva impartire glì\ordini per inseguire il nemico o per proteggersi dal nemico incalzante... così che non c'è da meravigliarsi se una straordinaria tensione nervosa tradiva molto spesso la mano. Al contrario questi geroglifici abbreviati, scribacchiati, sono l'espressioj ne più certa che il cervello del genio \ era esasperato dalla incapacità o dalla impossibilità della sua penna a seguire e a tradurre l'altezza dei suoi alati pensieri. Forse così si spiega — oltreché col fatto che Napoleone non ha mai conosciuto perfettamente la lingua franrese — come egli infiorasse i suoi scritti di frequentissimi errori ] ai ortografia. Scriveva sempre « j'e » 'invece di « j'ai », « pensser » invece di « penser » e via di seguito. Più strano è il fatto che in queste sue 'lettere Napoleone scrive con grafia \errata anche i nomi delle città che \„veva conquistate, di città e di lo- calità che perpetuano le sue vittorie La chiusa preferita: « Adio mio bene » Molti dei suoi errori ortografici provano poi come la lingua madre , di Napoleone non era la francese: ìegli, per citare un solo esempio, seri ve sempre « gabinet » invece di « ca, binet » e chiude moltissime delle 1, sue lettere con la frase che è tut\ ta italiana «.Adio, mio bene» an che se l'« addio» manca, sempre, di \una«d». Dopo aver letto, come abbiamo fatto noi e come avranno il privile- gio di fare ì lettori de La Stampa, questa magnifica collezione di storia vissuta e raccontata dall'Uomo che « faceva » la storia d'Europa, ci si convince come l'epistolario recentemente venuto alla luce abbia colmato un vuoto di notevole ampiezza e profondità. Napoleone era un uomo di oltre quarant'anni quando sposò Maria Luisa, giovanetto di diciatto anni. ! Nelle sue prime lettere la chiama «Signora dei miei pensieri» e, poi Jcon una dolcezza che non si può chia- mare soltanto coniugale, le manda „ „ • „,. „ _,..„„ iconsìgh e suggerimenti per elimina- re gli effetti di un'inesperienza che'si faceva tanto più grave in quanto\che altissima era la responsabilità ; t J t» • . , della Donna che, da Parigi, deve .se-pguire e aiutare le imprese del con-'sorte e a Parigi deve guardarsi, nei,„-„»„• j: 7„ „*„„ momenti più gravi, di quanti le stan-\no più vicino. Poi i drammi politici in cui la giovane Imperatrice diviene suo malgrado protagonista. Leggiamo ora, nelle lettere dell'Imperatore, come essa, a un certo momento, abbia dovuto intervenire presso il padre, Francesco d'Austria, per aiutare l'impresa che il marito conduceva contro la Russia. L'atteggiamento del sovrano di Vienna verso l'Imperatore di Francia era per lo meno dubbio: ebbene la giovane sposa riuscì a convincere il padre ad una neutralità benevola prima, e poi a ordinare che un corpo d'armata austriaco fosse messo agli ordini di Napoleone. Situazione enormemente difficile e risultato enormemente grande se sì pensa che Maria Luisa doveva, per convincere il padre ad appoggiare la causa del marito, vincere prima di tutto l'opposizione contro Napoleone che alla Corte di Vienna era capeggiata dalla stessa sovrana che odiava Napoleone perchè aveva preso in Francia il trono dei Borboni e perchè le aveva portato lontano da Vienna la figlia. L'invocazione dell'Esule nell'isola d'Elba E sarà questo epistolario che ri vela un brano sconosciuto della sio-ria d'Europa quando si leggerà, in lina lettera a Maria Luisa, Napoleone che avverte la consorte degli intrighi che contro gli eserciti di Francia la loro suocera e madre è riuscita .a- combinare. Napoleone in quella lettera indicherà le ragioni per cui l'esercito austriaco, che lo aveva accompagnato e aveva combattuto con lui durante la campagna di Russia, ha abbandonato i francesi durante la successiva campagna di Germania, passando poi addirittura a combattere a fianco dei nemici djw , napoleone. E quale fu il tormento intimodell'Imperatore, quando nel 1814 combattendo su suolo francese gli alleati, la consorte lo informa di non sentirsi sicura a Parigi, dove la fede vacillava, dove le notizie buone erano coperte da quelle ad arte che attribuivano vittorie al nemico! Fu allora che Napoleone — dopo aver scritto durante un mese parole di incoraggiamento e preoccupato della moglie e del figlio — scrisse a Maria Luisa che avrebbe cambiato il suo piano di guerra e ingranditeche avrebbe ordinato lo spostameli- to delle sue armate in modo da di- stogliere l'attenzione degli Alle^che miravano a Parigi. E questa fula lettera che cadde nelle mani dclnpmirn il minte rpmsi nprriò conto nemico U quale, resosi pei ciò contoche la via su Parigi sarebbe stata ?i-bera, marciò sulla capitale, pose fi-np alla rnmimnna dettò la mimane alla campagna, detto la prima abdwazione e decise per l'Imperato-re l'esilio all'isola d'Elba. r ,±. , . . ,,, . . , . Le ultime lettere dell epistolario, appunto quelle scrìtte dalla piccola isola tirrenica, rivelano poi l'inten-so dramma dell'esule che, sentendo-si imperatore, non soffriva la pri-gionia e preparava il ritorno — e il dramma non meno intenso del marito innamorato e del padre affettuosissimo che scriireva invocando la moglie e invitandola, insieme al figlio, a raggiungerlo. Ma Maria Luisa, indecisa dapprima, si lasciò poi dominare ua Metternich. ritratti dell'Imperatore e di Maria Luisa all'epoca del matrimonio. A sinistra: la calligrafia che Napoleone si sforzava, nel marzo 1810, di rendere intelligibile alla fidanzata. A destra: Una delle lettere scritte durante la ca.mpagna del 1814 e che, tornata alla luce dopo un secolo, ha causato tanta fatica agli esperti della Biblioteca Nazionale francese. A sinistra: la calligrafia che Napoleone si sforzava, nel marzo 1810, di rendere intelligibile alla fidanzata. A destra: Una delle lettere scritte durante la ca.mpagna del 1814 e che, tornata alla luce dopo un secolo, ha causato tanta fatica agli esperti della Biblioteca Nazionale francese.

Persone citate: Borboni, Filippo Louer