La libertà dei mari e un'evoluzione americana

La libertà dei mari e un'evoluzione americana La libertà dei mari e un'evoluzione americana Una proposta che, se diverrà leg- ge, potrà avere enorme importanza nel campo del diritto internazionale ed in quelli della strategia navale e della politica di guerra per ogni na-jzione marinara, è passata fórse un po' troppo inosservata. Si tratta di I un progetto emanante non da un teorico irresponsabile o da un parlamentare desideroso di notorietà, ma da Cordell Hull Segretario di Slato, dunque di un progetto dello stesso Governo degli Stati Uniti Che se questo progetto non è stato I enunciato da Roosevelt in persona : prima, ciò è con ogni probabilità do- ! vuto al fatto che si riferisce ad un, argomento, su cui l'opinione pubbli- ca americana è tutt'altro che con-[corde e si è voluto saggiarla e pre- Upararla facendolo presentare da una 'persona responsabile ma in grado minore del Presidente. Prima di esporre la concezione del signor Hull sarà opportuno fissare alcuni punti fondamentali giacché si tratta di materia assai complessa e, appunto per questa complessità, non sempre valutata con esattezza e trattata con chiarezza. Pronunciare le tre parole libertà dei mari equivale a rievocare innumeri volumi di diritto internazionale, altrettanto innumeri controversie diplomatiche e sviluppi bellici, che vanno dal gigantesco duello tra Napoleone ed Inghilterra alla guer-!ra. m.°°*aTle: Nella quale si videro : gli Stati Uniti sostenere la loro dot--tnna, poi capovolgerla e poi, a guer- ra finita. «capovolgerla ancora Il diritto internazionale relativo ialla navigazione in tempo di guerra e stato definito nella Conferenza di Parigi del 1856. Fermo restando il diritto di cattura e di affondamento di navi del commercio appartenenti ] al nemico, venne riconosciuto ai neu- tri il diritto di commerciare per ma re coi belligeranti a due condizioni: che non trasportino merci dichiarate contrabbando di guerra; che siano evitati i porti e le coste sottoposti a blocco. Per contro il blocco dev'essere effettivo, cioè permanentemente mantenuto da navi. Concetto molto chiaro teoricamente, ma che nell'applicazione dette luogo ad infinite controversie di natura dottrinale e d'interpretazione quando si trattò di applicarlo. Ben s'intende che, come sempre, l'interpretazione è in funzione diretta degli interessi da tutelare. Gli Stati Uniti, potenza continentale soprattutto esportatrice, ha sempre sostenuto costituire contrabbando di guerra soltanto i soli materiali da guerra propriamente detti: armi e munizioni. L'interpretazione dell'Inghilterra, la quale fonda la propria potenza militare sul dominio dei mari perchè, senza tale dominio, non vive, è invece larghissima: contrabbando di guerra è quanto può servire ad accrescere la forza o la resistenza dell'avversario ; non solo, ma ha sempre sostenuto | che il blocco è effettivo anche se noni esercitato materialmente sul posto, j si giunge così, tra litigi, attriti, arbitrati in ogni occasione di guerre > marittime, alla guerra mondiale, di cui sarebbe ozioso ricordare gli sviluppi nel campo della navigazione dei neutri. Basterà accennare che la Germania affermava il diritto di affondare perchè erano state violate < le regole della navigazione; l'Inghil-' terra dichiarava d'essere costretta arricorrere a mezzi fin allora considerati come sleali dalla guerra sottomarina senza restrizione dei Tedeschi; gli Stati Uniti, ma soltanto fino a quando entrarono in guerra, pretendevano la piena libertà di navigare su tutti i mari. Venne poi la Conferenza della Pace ed il Presidente Wilson se ne giunse coi suoi 14 punti, il secondo dei quali diceva: «Libertà assoluta della naviga ,bzione sul mare all'infuori delle ac-!que territoriali tanto in tempo di (pace quanto in tempo di guerra, sai-ivo che per i mari che potessero esisere chiusi in tutto od in parte me-jdiante un'azione internazionale in vi-1sta dell'esecuzione di accordi internazionali ». t Quest'ultima parte è da mettere in correlazione con lo statuto della Società delle Nazioni allora in formazione). Ma dovette il Wilson perdere ben presto ogni il- lusione di far accettare questo pun- to dall'Inghilterra. Accettarlo ayreb-be voluto dire la perdita del più po- tente dei suoi mezzi di guerra, liai;piego degli incrociatori leggeri e dei bastimenti mercantili armati per laguerra di corsa. E siccome Wilson, disorientato dal sorgere di competi- zioni d ogni specie, che egli nelle suespeculazioni filosofiche neppure ave: va sospettato, voleva non trovarsi completamente isolato, butto a ma- re il secondo c forse più importante dei suoi punti, e della liberta dei mari a Parigi non si parlo più. Intanto però, col sorgere della S. d. N. era anche sorto un nuovo diritto. In virtù dell'articolo 16 del Patto, uno Stato che ricorre alla guerra è ipso facto considerato co- me avente commesso un atto di guerra contro tutti gli altri membri della Società e questi debbono rom- pere immediatamente ogni relazio- ne con esso. Se quest'articolo venis- se applicato (il che è assai dubbio perche parecchi Stati, primo fra tut- ti l'Inghilterra, hanno fatto espliciteriserve) non vi dovrebbero più essere neutri. Anche nel caso, in cui una Potenza non diventasse belligerante, dovrebbe per lo meno non commerciare con l'aggressore. Ma... gli Stati Uniti non sono membri del-la Società delle Nazioni. Viene il Patto Kellogg, che mette la guerra fuori legge. Logicamente chi vi ricorre dovrebb'essere messo al bando e quindi, anche per questo verso, nessuno dovrebbe commer-ciare con esso. Questa logica appai-- ve chiara al senatore Capper ed al deputato Porter, che allora presen tarono ciascuno una mozione, che venne però lasciata cadere. L'opijnione pubblica americana è sempre attaccata al principio del diritto dei I neutri. In sostanza, le posizioni a- mericana ed inglese sono rimaste press'a poco immutate. Chiarite così tali posizioni, si può ora apprezzare la portata del passo, che ha intenzióne di compiere il signor Cordell Hull, cioè il governo di I Washington. Sema abbandonare il : principio tradizionale della liberta ! dei mari, sia dato al Presidente — , egli propone — la facoltà di dichia rare in caso di guerra che le navi [americane, lc quali si inoltrino *« Uone pericolose, lo fanno a loro ri 'schio e pericolo, sema poter contare sull'appoggio del governo in caso di inconveniènti. Quali le ragioni della presentazio ne di un tale schema? Secondo cer te indiscrezioni della stampa britau nica — che non ha mancato di dar rilievo all'avvenimento impensato ed importante, — pare che a Londra Norman Davis abbia avuto, negli ultimi giorni delle conversazioni navali, il sospetto di una intesa anglogiapponese e l'abbia sventata facendo fare la dichiarazione Hull per legare l'Inghilterra. La mossa sa rebbe veramente abilissima, come abile sarebbe la forma della dichia' nei !razione nei riguardi dell'opinione : pubblica americana, alla quale si -$iene in sostanza a dire: i/esperien za ha provato che gli stati * Uniti banno dovl;to entrare in guerra in iconseza di conflitti determinati da incidenti di navigazione; faccia in modo da evitare ti inci. dentj ed evjteremo j conflitti Ma a parte queste interpretazio ] ni di ^atl}ra ta&ca è probabile che vi siano ragi0ni più profonde e che siamo di fronte ad un nuovo svilup po della politici americana in que sto campo. Senza entrare nel vasto dominio dei rapporti tra Potenze oceaniche, che comandano tutta la politica mondiale, nè dei rapporti di forza e di interessi tra Stati Uniti ed Inghilterra, si può molto sintetì camente dire che, tenuto presente lo Statuto di Westminster, che ha tanto allentati i vincoli tra Gran Bretagna e Dominions da costringe re Londra a fare una politica molto guardinga tanto verso l'Europa quanto nel Pacifico, un conflitto grave tra Inghilterra e Stati Uniti è fuori delle possibilità verosimili. E siccome v'è una possibilità molto più verosimile, un conflitto fra Sta^ ti Uniti e Giappone, ne viene Tinte resse degli Stati Uniti di agire d'accordo con l'Inghilterra. D'altra parte, molti fattori della presente fase di sviluppo della civil tà hanno dato ai problemi politici ed economici un carattere di inter continentalità. Di qui il graduale riavvicinamento che, a malgrado di tutti i pregiudizi e di tutte le pre- | giudiziali, non si può a meno di coni statare, dalla mentalità americana j alla mentalità europea. Basta ricor dare la partecipazione degli Stati U > niti alla Corte internazionale del l'Aja, all'Ufficio internazionale del Lavoro, alla regolamentazione del traffico delle armi, alla Conferenza pel disarmo; istituzioni queste che sono tutte emanazioni dirette della < S. d. N., di quella istituzione che gli ' Stati Uniti hanno all'inizio sdegnorsamente respinto, ma che a poco a poco, e sebbene non sia di piena soddisfazione per nessuno, si impone, magari come un male necessario, anche agli Americani se non vogliono rimanere straniati dalla politica mondiale. Non vi entreranno certamente fino a che la struttura non ne sia modificata, soprattutto nella parte re, lativa alle sanzioni. M'a sarebbe abbastanza straordinario che una dei¬ Gen. Giovanni Marietti !le conseguenze della politica del (Giappone nel Pacifico che ha portaito, oltre che alla denuncia del tratitato di Washington, all'uscita daljla S. d. N., fosse l'entrata in que1 st'ultima degli Stati Uniti è

Persone citate: Cordell Hull, Giovanni Marietti, Hull, Norman Davis, Roosevelt, Sema