La figlia attrice da circorievoca la tragedia della sua vita

La figlia attrice da circorievoca la tragedia della sua vita L'ombra di Rasputin La figlia attrice da circorievoca la tragedia della sua vita PARIGI, febbraio. In una zona d'ombra del circo, du rante le prove, aspettavo le vecchie melopee della Santa Russia. Ecco, d'un tratto, da una troika trascinata da quattro cavalli bianchi, inquadrata da quattro mugicchi con tra le mani delle enormi torcie dalla luce gialla, alzarsi una donna. Una lama di luce rossa tagliò improvvisa l'oscurità, e, alta, diritta, una lunga frusta serrata nel pugno, Maria Gregorievna Rasputin, rinserrata nel suo magnifico costume siberiano, saltò dalla troika tuttora in corsa e gridò al coro cosacco nascosto nell'ombra: — Basta? Basta? Pareva che nella sua voce vibrassero inflessioni di rabbia e di singhiozzi contenuti. Poi, percuotendo la pista col manico della frusta, essa si avvicinò a Maurizio Venie, direttore artistico del « Circo d'inverno », e gli lanciò sul viso: — Se fate ancora cantare questa canzono dai vostri russi, vi pianto! Il figlio del grande Giulio Verne tentò inutilmente di calmare questa piccola furia scatenata: ed io guardavo i gl'andi occhi di costei, occhi verdi, chiari, tristi, profondi come abissi di cristallo. Occhi siberiani che conservano i riflessi dei grandi deserti di neve e di ghiaccio, brillanti di collera e di lacrime, cosi somiglianti nella loro fiamma a quelli del padre. — Va bene, Maria Gregorievna, farò invece cantare la canzone del Volga. Siete contenta? — disse il signor Verne accomodando la faccenda. La figlia dello « staretz » allora mi spiegò: — E' la canzone che mio padre cantava sempre nei suoi rari momenti di allegria... L'ultima volta che lo vidi, egli stava per cantare questa vecchia melodia siberiana. Ciò tre giorni prima di sparire... Ma i ricordi di Maria Rasputin sono cosi numerosi ed essa è cosi inquieta e nervosa che, d'un tratto, interrompendosi, essa mi parla della sua infanzia. — Un giorno mio padre parti dal nostro piccolo villaggio di Pokrovskoio. Parti prendendo la strada maestra. Anche Tolstoi prese il cammino per le grandi strade e fini per morirvi. E' il nostro dannato destino di gente del nord. Ovunque mio padre si fermasse, 1 contadini gli si facevano d'intorno. Egli, come essi, era un povero mugicco, ma sapeva parlare di Dio perchè da Dio aveva avuto il dono di essere « staretz» e di guarire tutti i mali con una preghiera, come con la sola sua presenza. Per tutte le strado della Russia, da tempo immemorabile, sono passati degli « staretz », ma nessuno aveva la forza magnetica di Gregorio Rasputin. L'eco dei suoi miracoli giunse fino a San Pietroburgo, ove, al castello di Tzarkoie-Selo, il Granduca Alessio, l'erede del trono di tutte le Russie, moriva lentamente d'emofilia, tragica eredità della famiglia di sua madre, la Principessa di Hesse-Darmstadt; e le Granduchesse Militza e Anastasia vennero a scongiurare mio padre di salvare l'ultimo dei Romanoff. Ah! Non fossero mai venute!... Quel giorno segnò una tremenda croce sul suolo della nostra povera capanna di contadini. « Gregorio, voi lo sapete, salvò lo Zarevic, ma la riconoscenza che fu dimostrata a mio padre dall'Imperatrice e dalla Corte, sollevò la gelosia dei cortigiani soppiantati. Ecco: qui è tutta la storia di mio padre. La mia è ancora più tragica. Se non avessi avuto due bimbi da mantenere io sarei morta da chissà quanto tempo, ma avrei vendicato l'assassinio di Gregorio Rasputin».Dopo un lungo silenzio, durante 11 quale ossa tormenta con le dita nervoso la criniera del piccolo pohey che la segue dovunque come un cane, Maria Gregorievna prosegue: — Un anno prima dell'assassinio di mio padre, l'Imperatrice volle ricevermi a Corte: e vi fui condotta, nella residenza d'estate di Peterhof, da Anna Virubova, l'amica intima di Alessandra Federovna. L'Imperatrice era alta, bellissima, dal sorriso dolce e triste ad un tempo. In lei si sentiva la regina e la madre, la sua voce era soave anche nei comandi. Come gli assassini di Ekaterinenburg hanno potuto ucciderla dopo avrne udita la preghiera? Io ho vissuto con lei nella villa «Alessandra» fino al giorno in cui. mio padre disparve. Era il dicembre Ì916 ». « Per due interi giorni percorremmo in tutti i sensi Pietroburgo; Anna Virubova, la mia sorellina Varvara ed io... La Zarina aveva messo in movimento tutta la polizia. Protopopoff, il ministro dell'Interno, aveva lanciato i suoi migliori agenti segreti, ma nessuno riuscì a sapere dove fosse mio padre. Nell'atmosfera della capitale si sentiva che un dramma era accaduto, ma Pietroburgo, spossata, senza quasi respiro, taceva... Ove era nascosto Rasputin? « Cercate a Villa Rode », ci si era detto ridendo facendo allusione a qualche visita che mio padre aveva fatto a questo locale notturno sulle rive della Neva. Là ci si rispose che da parecchi giorni non lo si era visto. A Corte l'Imperatrice piangeva, Alessio chiedeva vanamente dove fosse Gregorio, il suo grande amico, e, da due giorni, era stato ripreso dal male: il sangue aveva ricominciato a fluire da piccole ferite imprevedute. « Mio padre era stato ucciso nella casa del principe Yussupoff al numero 93 della Moika. Ne fummo avvertiti da Makaroff, il ministro della Giustizia. Il corpo di Rasputin era stato ripescato nella Neva ed era stato composto in una casa prossima al luogo dove era stato rinvenuto. Quale atroce spettacolo! Noi lo vedemmo disteso su una tavola e il suo corpo sembrava ancor più grande, più imponente. Il viso bruttato di sangue, le vesti strappate, il torso nudo, un braccio rialzato al di sopra del capo con l'indice teso, gli occhi luminosi spalancati, sembrava essere morto maledicendo. Lo sguardo non aveva che un leggero velo di immobile fissità. « Poi, il crollo dell'Impero, la fuga. Mia sorella Voivoda fu avvelenata dai bolscevichi; mio fratello Dimitri e mia madre, che ora ha 76 anni, furono in viati in Siberia dove attendono in esi Ho la morte liberatrice. « Vedova, senza un soldo, con due ragazzi da mantenere, non ho mai potuto compiere la mia vendetta. Ho scritto un libro nel quale difendo la memoria di Gregory Rasputin e devo vivere per i miei figli. Ho cantato in Germania, in Cecoslovacchia, sono ve unta in Francia. Ho ammaestrati dei piccoli poneys ed ho preparato il « nu- mero » col quale ho debuttato al Circo dinvorno. Perchè ho scelto il circo? Perchè gli attori di circo sono più semplici degli altri. Vi ho trovato una nuova famiglia: e cosi torno lentamente alla vita. Ah! potessi morire avendo avato l'onta di cui nemici invidiosi hanno coperto la memoria di mio patire! Perchè mio padre, sappiatelo, non e mai stato l'uomo che ci si compiace a descrivere e che oggi si mostra nei drammi e nei film pieni d'ingiustìzie e di spropositi storici. Perchè mio padre avrebbe fatto il giuoco della Germania? Lui! Un russo... Chi può provare ch'egli ricevesse degli ordini da Berlino? No. No. '-Quelli» che l'hanno ucciso hanno agito perchè erano gelosi del favore ch'egli godeva presso la famiglia imperiale; u se altri hanno abusato di questo favore, lui mai... « Giudicate adunque che cos'è la mia vita. Mio padre assassinato, la sua memoria trascinata da cinema in cinema, da menzogna in menzogna. Pensate al mio supplizio nel vedermelo dinanzi con una barba finta, nell'atteggiamento di un crapulone, di un imbroglione, di un traditore. Mio madre e mio fratello in Siberia, mia sorella avvelenata... « Mi hanno detto che il Principe Yussupoff verrebbe qui al Circo, a vedermi lavorare. Venga, se ne ha il coraggio. So manovrare la frusta, io. E, con un grido selvaggio, essa salta nel mezzo del Circo. S. R. (Copyright per l'Italia by Keystone)